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IL CENTRAL BANKING: REGOLE, DISCREZIONALITA OBIETT

2.3. L'EVOLUZIONE DELLE TENDENZE

Nel 1954 Schumpeter54 individuò una vera Magna Charta del

Central Banking in quella che un secolo e mezzo prima fu l'opera di

Henry Thornton, banchiere e filantropo britannico dove viene assegnato alla Banca centrale la funzione di politica monetaria da interpretare con saggia discrezionalità.55

La teoria monetaria è sempre stata un campo fertile di idee, dove la teoria ha influenzato in modo rilevante le scelte istituzionali, ed il problema dell'emissione monetaria è stato variamente letto a seconda delle capacità di aggiustamento del sistema economico. La riflessione sugli strumenti utili a a garantire la stabilità monetaria si è snodata su due fronti, da un lato chi sostiene la necessità che i meccanismi istituzionali debbano essere coerenti con l'obiettivo, e dall'altro chi ammette la supremazia delle regole, baluardo imprescindibile e necessario nella creazione di moneta.

Il comportamento della Banca centrale è vincolato dalla

53 Output gap indica la distanza tra Prodotto interno lordo effettivo e potenziale.

Dunque rappresenta la differenza tra l''economia reale, la crescita, e le sue stime. Una distanza piccola tra il Pil reale e quello ipotizzato rispecchia un utilizzo efficace delle risorse. Al contrario una distanza ampia significa non sfruttare a pieno le capacità produttive.

54 J. A. SCHUMPETER, “ Storia dell'analisi economica” Ed. Einaudi (1959). 55 Un approfondimento sulla figura di Thornton si rinvia a P. Ciocca – V.

Sannucci, “Henry Thornton, primo teorico della banca centrale”, saggio introduttivo all'edizione italiana dell'Enquiry, Cassa di Risparmio di Torino, Torino (1990).

visione macroeconomica a cui si aderisce in relazione al funzionamento dell'economia, da ciò dipende la preferenza per le

regole o per la discrezionalità nel perseguimento della politica

economica.

2.3.1. Operare secondo discrezionalità

“Operare secondo regole è l'antitesi del central banking”56, è

questo un pilastro per coloro che aderivano ad una visione dell'economia privata come sistema in evoluzione, intrinsecamente instabile, in cui è difficile raggiungere un equilibrio, e dove forti sono le fluttuazioni della produzione e occupazione, delle aspettative e delle convenzioni.

È una linea di pensiero che da va da Thornton a Bagehot, da Keynes a Minsky (T-B-KM) e che attribuisce una posizione di preziosa alla Banca Centrale, che intervenendo in modo discrezionale può ridurre l'ampiezza e la frequenza dei cicli economici, ma anche modificare la struttura del sistema, influenzando le aspettative dei soggetti privati, in maniera ancora più incisiva in periodi di crisi. È un modello che è stato accolto in periodi di particolare variabilità del tasso di cambio e la conduzione della politica economica avveniva ragionevolmente. Fu tuttavia un'esperienza piuttosto breve poiché l'esplosione dell'inflazione negli anni Settanta necessitò l'adesione a regole più stringenti e vincolanti.

2.3.2. Operare secondo regole

Cosa accomuna pensatori così diversi quali Ricardo e Friedman?

L'idea che il sistema monetario si presenti tendenzialmente stabile, le carenze conoscitive e di attuazione della politica economica, gli errori di previsione non sono altro che ulteriori dimostrazioni che le

56 R. S. SAYERS, “The Theoretical Basis of Central Banking, in Central banking

condizioni monetarie sono legate a leggi, autonomatismi, regole. Quando si parla di regole vuol dire ispirarsi a criteri stabiliti sulla base di esperienze del passato, ma soprattutto ha assunto l'accezione di indirizzi strategici preordinati. E tali leggi sono fondamentali criteri di ispirazione della Banca Centrale, il suo agire non può essere ispirato a principi di discrezionalità amministrativa e tecnica. Nel 1959 Friedman scriveva che il problema fondamentale era quello di evitare che gli assetti monetari si tramutassero in ulteriori fonti di instabilità.57

Interpretando l'azione della Banca Centrale come vincolata ai dettami delle regole, delle leggi emerge quella che è una certa analogia con la magistratura “Se la banca centrale dev'essere

indipendente come la magistratura occorre un insieme di regole a cui essa deve attenersi, così come i giudici applicano le leggi”58 (F.

Capie – G. Wood). Inoltre lo stesso concetto di regola può avere due accezioni: regola fissa che stabilisce l'evoluzione degli strumenti in un momento iniziale della pianificazione, imponendo alla Banca centrale di non discostarsi nel tempo da tale criterio; oppure può palesarsi come regola flessibile determinando i valori degli strumenti in relazione all'atteggiarsi delle variabili obiettivo nel tempo.59

Questo orientamento si è mostrato particolarmente prevalente negli anni Settanta del secolo scorso, la forte inflazione venne addebitata alle scelte monetarie da parte delle Banche centrali, colpevoli di una certa distrazione nel perseguimento delle funzioni

57 M. FRIEDMAN, “A Program for Monetary Stability” - Fordham University Press, New York (1959).

58 F. CAPIE – G. WOOD, “Central Bank Indipendence: Can it survive a Crisis?” in Rivista di storia economica, (2013).

59 Nel primo gruppo rientra la “regola semplice” di Friedman che fissa un tasso di aumento della quantità di moneta pari al tasso di crescita del reddito. Nel secondo quella che relaziona il valore del tasso di interesse allo scarto tra inflazione effettiva e inflazione desiderata (inflation gap), o quella tra output effettivo e output potenziale (output gap).

loro assegnate, tra cui quella di vigilanza finanziaria. Per cui venne rafforzata ed istituzionalizzata una certa autonomia delle Banche centrali, ma costringendo in criteri sempre più rigidi la discrezionalità.60 Tali regole hanno inciso non solo sulle scelte di

politica monetaria dove parametri quantitativi quali Inflation Target o la Taylor Rule, hanno ispirato l'idea per cui nel lungo periodo le variazioni dell'offerta di moneta incidono sul livello generale dei prezzi, e non sui livelli di reddito reale e dell'occupazione, ripercuotendosi infine sul livello potenziale di crescita dell'economia. In questi anni le Banche centrali di molti paesi cominciarono a cercare di influenzare l'inflazione e l'attività economica controllando taluni aggregati monetari: si cercava attraverso obiettivi intermedi volti a controllare la dinamica dei prezzi, di raggiungere il fine ultimo e importante della piena occupazione.