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Il turismo, come fenomeno di massa, nasce tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, quale espressione di un nuovo assetto socio- economico. Nella nuova società, l’evoluzione dei mezzi di trasporto, l’aumento del reddito e del tempo libero, l’innalzamento dei livelli di alfabetizzazione, etc., tutti questi fattori hanno contribuito a far sì che qualsiasi cittadino di un paese sviluppato potesse trasformarsi in potenziale turista. Nato sotto l’onda del consumismo e del benessere , quindi, il turismo di massa ha visto crescere sempre più le sue dimensioni nel corso degli anni, aumentando notevolmente i suoi impatti, già analizzati ampiamente nei paragrafi precedenti. Infatti , “l’evoluzione del turismo ha contribuito a creare un fenomeno di massa, nel quale vere e proprie ondate di uomini e donne, quasi come antichi flussi migratori, si spostano da un punto all’altro del globo, in modi stagionali e periodici, con conseguenze sensibili, che investono tutti gli aspetti del territorio attraversato” (Bruscino, 2011, p.7). Il turismo, in particolare, sembra urtare spesso con quelli che sono i principi della difesa dell’ambiente e delle tradizioni locali, soprattutto nei paesi più poveri. “ Gli abitanti dei “paradisi turistici” hanno subito e continuano a subire privazioni e abusi da parte dei governi dei propri paesi e dei tour operator. In molti casi, in seguito alla creazione di parchi e riserve naturali, le popolazioni indigene sono state relegate ai

44 margini di zone protette per turisti o si sono viste vietare l’accesso a spiagge riservate ai facoltosi stranieri in villeggiatura. In altri casi invece , riti e usanze secolari sono stati strumentalizzati a scopo di lucro e per soddisfare il desiderio di esotismo dei visitatori, il contatto con i quali è spesso estremamente negativo” (Colombo, 2005,p.9). Purtroppo, i governi e gli operatori turistici, spesso non si sono resi conto che, agendo in questo modo, hanno minacciato l’ambiente e le identità culturali e, di conseguenza, il turismo stesso, che si basa proprio su questo patrimonio di estimabile ricchezza. Questa consapevolezza è aumentata sempre di più negli ultimi anni e, di fronte ai gravi danni ambientali (e non solo), generati dall’espansione del turismo, si è resa inevitabile una rivalutazione del fenomeno. Ormai i pesanti effetti della massificazione sono così evidenti da determinare una riflessione critica sul futuro del turismo. Tra le conseguenze peggiori del turismo di massa, in particolare, notiamo come esso stia occupando sempre maggiori spazi della superficie terrestre, devastando gli ecosistemi e compromettendo in maniera irrimediabile il tessuto sociale della località turistica di destinazione: cosi facendo, il turismo “si trova a compromettere la stessa materia prima che lo costituisce e, quindi , alla lunga, se stesso” (Bimonti,Punzo,2003,p.137). Esso rappresenta un settore con molti benefici che sono soprattutto evidenti per le persone coinvolte nell’attività turistica, mentre i suoi costi (ambientali,economici e sociali)sono diffusi sull’intera collettività, presente e futura. Quindi bisogna pensare a un tipo di turista che abbia benefici più diffusi e non

45 concentrati solo nelle mani degli addetti ai lavori, come invece sempre più spesso accade, con tutte le conseguenze che da questo derivano. Infatti, “oggi il deterioramento delle risorse naturali è sotto gli occhi di tutti: i grandi organismi internazionali e gli operatori del settore non lo possono più ignorare, e nemmeno i viaggiatori possono più pensare che si tratti di qualcosa in cui essi non sono coinvolti” (Colombo,2005,p.1). E’ possibile identificare quattro posizioni principali nella relazione tra turismo di massa e turismo sostenibile:Clarke (1997) , nel suo testo A frame work of approaches to sustainable tourism, parla di contrapposizione,continuum, movimento e convergenza. Nel primo caso i concetti sono antitetici per cui il turismo sostenibile dovrebbe sostituire qualsiasi altra forma di turismo; nel secondo caso, nonostante i due concetti continuino a essere antiteci, si riesce a superare la loro contrapposizione poiché è possibile un’evoluzione del turismo di massa verso forme di turismo sostenibile. Nel terzo caso, quello del movimento, si registra una trasformazione del turismo di massa in turismo sostenibile(minimizzazione del turismo di grande scala e sostituzione di esso con un turismo sostenibile di piccola scala); l’ultimo caso, invece, fa riferimento a una possibile convergenza che si potrà realizzare solo quando entrambe le forme si saranno trasformate in forme di turismo sostenibile (Clarke,1997, in Montanari,2009, pp.12- 13). Esiste, pertanto, una contrapposizione tra turismo di massa, che tende a distruggere le risorse naturali e culturali, e un turismo che si può definire “alternativo”, che cerca invece di tutelare le risorse e

46 contribuire allo sviluppo delle società ospitanti, privilegiando pratiche turistiche più o meno sostenibili. Il grave deterioramento delle risorse naturali è stato uno dei motivi principali delle prime riflessioni sul turismo e sulle sue conseguenze, nella convinzione di una necessaria valutazione dei suoi impatti ambientali. Infatti ,è proprio nell’ambito del movimento ambientalista degli anni ’70 e ’80, che si è sviluppato l’ecoturismo, forma di turismo rurale che non ha come obiettivo la semplice fruizione del patrimonio naturale della località turistica, ma che invece si basa sulla salvaguardia delle risorse del territorio,rispettando le popolazioni locali. “ con l’ecoturismo è nato un nuovo modo di pensare l’esperienza del viaggio, che si basa su ragioni non solo estetiche ma anche morali e fa leva su un sentimento oggi più che mai diffuso: la sensibilità ambientale e la cura delle risorse naturali” (Colombo, 2005,p.12). L’ecoturismo si configura quindi come una forma di “ turismo alternativo”per reagire alla natura fortemente omologante, tipica invece del turismo di massa. La necessità di sviluppare queste forme innovative di turismo è una conseguenza dell’opposizione al turismo tradizionale, di cui si rifiutano molti aspetti come “ l’anomizzazione del tempo libero,la commercializzazione dei valori, la massificazione dei siti, l’azzeramento delle differenze “ culturali”,la perdita progressiva del sé” (Bimonte,Punzo,2003,p.38). L’ecoturismo si offre,quindi, come la migliore soluzione ai costi ambientali,economici e socioculturali di un turismo basato essenzialmente sul laissez-faire, il turismo di massa , appunto(Jafari,2001, in Montanari,2009,p.26). Alla luce di tutto ciò

47 non è più pensabile perpetuare un tipo di turismo così dannoso per l’ambiente e le comunità umane implicate: l’ambiente naturale e le tradizioni culturali rappresentano la memoria storica di un popolo, l’unico vero valore aggiunto di qualsiasi territorio. La capacità attrattiva di un luogo risiede proprio nell’amore per la propria terra, nel rapporto che i residenti hanno con essa: è necessario, quindi, “voler bene” al territorio in cui si vive, “curandolo e valorizzandolo, comunicando il piacere e la voglia di viverci, il che equivale anche a promuoverlo evidenziandone le caratteristiche di autenticità e bellezza”(Galli,Notarianni,2002,p.159). E’ quindi indispensabile che ogni uomo, nel suo agire quotidiano, si renda conto delle sue responsabilità nei confronti del “patrimonio” che lo circonda: il turista in particolare deve smettere di essere un semplice consumatore della destinazione, come lo è stato fino a questo momento, diventando “inconsapevole complice di pratiche distruttive” (Galli,Notarianni,2002,p.16), poste in atto dal turismo di massa. L’ecoturismo è , infatti, considerato come la soluzione più auspicabile per rispondere agli effetti dannosi che il turismo di massa ha prodotto , e continua a produrre, sulle destinazioni turistiche. Le conseguenze più negative non derivano solo dal numero eccessivo di turisti presenti su un territorio, ma soprattutto da una cattiva gestione dei flussi e da politiche inefficienti, che non riescono a portare benefici per la comunità locale e le risorse naturali. Pertanto , le forme di turismo alternativo , e quindi l’ecoturismo,diventano molto importanti, nel panorama internazionale odierno, perché non implicano solo il

48 concetto di sostenibilità ambientale, ma fanno anche riferimento a tutti quei processi che coinvolgono le popolazioni locali nella promozione e nella gestione del turismo , favorendo dunque il rispetto e la valorizzazione delle proprie culture. Solo così si può prevenire un eventuale atteggiamento ostile della comunità ospitante verso i flussi turistici. All’inizio degli anni ’90 però solo pochi conoscevano le vere ripercussioni che l’industria del turismo aveva sulla società e sull’ambiente: quindi, il superamento del turismo di massa in favore di una nuova forma di turismo è stato un processo lento e graduale. La necessaria metamorfosi dell’industria turistica è stata possibile solo grazie alla diffusione di una nuova filosofia di viaggio in cui si privilegiano “i valori del rispetto e del confronto , che non ostacolano in nessun caso la voglia di viaggiare e la sete di conoscere”(Colombo, 2005, p.83): questi sono valori che il turista deve fare propri ogni volta che entra in contatto con popoli e culture nuovi, con tradizioni diverse dalle proprie. Pertanto si può, anzi si deve, continuare a viaggiare ma in modo critico e responsabile perché come afferma Marcel Proust , “il vero viaggio di scoperta non consiste nel trovare nuove terre , ma nel vedere con nuovi occhi”(Colombo,2005,p.85).

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