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L’identikit del turista enogastronomico

Il turismo enogastronomico e i prodotti tipici, risorse per lo sviluppo di un territorio.

4.3 L’identikit del turista enogastronomico

A partire dagli anni novanta si è delineato un netto cambiamento di tendenza nel quadro socio-culturale con il recupero, rispetto al decennio precedente, di un modo di vita più naturale, con forti accenti di “spiritualità”. Ne è seguita una sensibile modificazione in molte attese culturali e negli stessi stili di vita, che è andata a riflettersi in nuove abitudini di consumo.

Il consumatore attuale ricerca nei prodotti non l’omologazione, ma un surplus di personalizzazione e servizio, tale da trasformare un bene da generico a perfettamente rispondente alle proprie specifiche esigenze118. Attese queste che si verificano anche nei modi di fare turismo: parallelamente, infatti, il turista si è progressivamente staccato da modelli presenzialistici – che privilegiano destinazioni metropolitane, luoghi marittimi e montani frequentati da VIP – abbracciando anche modelli più sobri quali per esempio aziende agrituristiche, percorsi enogastronomici, luoghi di turismo spirituale e culturale, e ricercando modalità di turismo che si traducono in esperienze da vivere in prima persona: turismo come occasione di conoscenza, di approfondimento, di incontro. Oggi il viaggiatore

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M. A. Corigliano, C. Morittoni, La domanda di turismo enogastronomico, in, I

luoghi del gusto. Enogastronomia, territorio, sostenibilità, M. A. Corigliano, G.

193 vuole essere un turista autodiretto, vuole cioè essere coinvolto sulla base dei suoi personali interessi, dei suoi hobby, cosicché la vacanza possa essere un’alternativa alla quotidianità lavorativa, in cui la tensione si trasformi in distensione119.

Il turismo del ventesimo secolo ha visto, infatti, allargare considerevolmente la fascia di coloro che si recano in vacanza per vari scopi e motivi. Tutto ciò è una risposta non solo al bisogno di divertirsi, svagarsi, riposarsi ma ha anche una funzione “compensativa” e rigenerativa contro lo stress quotidiano causato da vita di città .

Spesso il turismo è una forma di evasione e desiderio di ritorno alla natura; esso è un bene che permette all’individuo di recuperare una certa autonomia circa gli orari, gli spazi fisici e mentali.

Secondo Mc Cannell non vi sarebbe turismo se non vi fosse alienazione urbana, moderna insomma; e quindi la motivazione al viaggio starebbe nel desiderio di una nuova autenticità, nella ricerca di realizzazione e pienezza di vita.

In questo contesto, va inserito il turismo enogastronomico che può essere considerato uno “strumento” per la soddisfazione compensativa di bisogni che la società urbana non consente.

Questa non è chiaramente l’unica lettura possibile del fenomeno. L’analisi del consumatore-turista ci consente di affermare che alla

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194 base dell’esperienza turistico-gastronomica vi sia anche un’esigenza più raffinata di conoscenza culturale, di “elitaria” passione per le tradizioni, per le tipicità, per la ruralità.

Quindi le ragioni che stanno alla base di un week-end enogastronomico possono essere molto diverse tra loro: nel primo caso l’attrattiva principale risulta essere il territorio rurale o semi- rurale in cui sopravvivono ritmi di vita più a misura d’uomo rispetto alla realtà urbana; nel secondo caso, invece, prevale l’opportunità di soddisfare una passione, un “hobby”, quello dell’enogastronomia.

Qualunque siano le motivazioni di fondo, il turismo enogastronomico risulta essere un turismo di nicchia, proponibile ad un tipo di turista ben identificato ed identificabile, all’interno di un’esperienza di viaggio dai connotati ben definiti.

In linea generale, i tentativi di dare al turismo enogastronomico una definizione si possono ricondurre a due filoni di approccio120, a seconda che si ponga l’attenzione più sugli aspetti legati all’enogastronomia in se, e quindi ai prodotti e all’arte culinaria, o s’intenda invece valorizzare in maniera specifica anche il legame con il territorio. In altre parole si tratta di distinguere tra una logica di prodotto e una logica territoriale, tra un approccio che enfatizza l’oggetto (l’enogastronomia) e un altro che mette in primo piano il contesto di riferimento (turismo).

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M. A. Corigliano, G. Viganò, Turisti per gusto. Enogastronomia, territorio,

195 Riportata qui di seguito la distinzione realizzata dall’esperto di enogastronomia Davide Paolini121.

Il foodtrotter

Il foodtrotter è quel viaggiatore che vede nel giacimento gastronomico l’elemento centrale del viaggio dove, tuttavia giocano un ruolo importante anche le altre risorse del territorio.

Questo è un turista che vuole trascorrere una vacanza, anche di pochi giorni, dove il prodotto è una variabile importante ma non l’unica. Infatti per questo turista giocano un ruolo importante i servizi accessori di cui ne individua una ristretta gamma di interesse che, dopo aver scelto la destinazione “gastronomica”, utilizza come discriminante.

Il Gastronauta

Si tratta di quel turista che vede nel giacimento gastronomico l’esclusiva motivazione del viaggio, vero e proprio fine ultimo, che può, seppur impropriamente nella sua definizione turistica, essere esteso anche ai cacciatori del gusto professionali (negozianti, ristoratori, enotecari…). Il gastronauta è attirato dal prodotto raro, unico, legato a quel territorio e lavorato manualmente.

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196 La motivazione che lo spinge a visitare quel territorio è la degustazione, la visita al produttore artigiano, la voglia di conoscerne i segreti, le potenzialità di accostamenti e ricette, infine il desiderio di acquistarlo, magari con il recondito desiderio di farlo scoprire agli altri amici seguaci della gastrononautica. La durata dell’escursione di questo stereotipo, se le distanze lo permettono, è di una sola giornata.

Sempre nel target gastronauta si può individuare una figura similare ma con qualche evidente differenziazione: è il gastronauta motivato da un evento: un festival, una sagra, una fiera, ovviamente tutte manifestazioni strettamente legate al cibo, in particolare quando un prodotto diventa l’elemento centrale (Cantine aperte, Vinality, Il salone del gusto, Eurochocolate ecc..).

L’evento diventa in questo caso l’attrazione fatale, altrimenti il gastronauta non si sposterebbe mai: è il connubio prodotto inserito in un momento di festa che li attrae. Si tratta di un target spot, che può interessare l’offerta solo una volta all’anno, trasversale e infedele, da non confondere con la figura originale del gastronauta tratteggiata precedentemente. Comunque sia, rappresenta un’importante risorsa da attirare nel territorio nei momenti di bassa domanda.

197 E’ stato fatto122 un tentativo di leggere l’enogastronomia in relazione alle motivazioni di vacanza:

- motivazioni fisiche: il piacere che viene dal buon mangiare e dal buon bere;

- motivazioni culturali: attraverso un’esperienza di vacanza enogastronomica si entra in contatto con una nuova cultura. Le forme di turismo legate a un accrescimento del proprio bagaglio culturale e a esperienze di tipo intellettuale sono in progressiva crescita ed espansione. In particolare nei turisti “maturi”, che hanno già ripetutamente compiuto vacanze culturali nel senso classico del termine, l’appeal di opportunità alternative o comunque trasversali si sta fortemente consolidando.

- Motivazioni interpersonali: molte ricerche dimostrano che la funzione sociale del cibo ha un valore paragonabile, quando non superiore, a quello della qualità di ciò che si beve e si mangia. Generalmente, infatti, si sottolinea come il cibo sia un facilitatore del processo di conoscenza di nuove persone, o svolga la funzione di rinsaldare legami esistenti e persino di riprodurre ruoli sociali già definiti.

- Motivazioni di status: la possibilità di mangiare certi cibi o di scegliere certi luoghi è sempre stata un fattore di distinzione di classe, ma oggi anche le scelte alimentari, così come quella delle destinazioni

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Cfr. Fields k., Demand of gastronomy tourism product: motivational factors, in Atlas (a cura di Hjialager A. M., Richerds G.) Tourism and gastronomy, Routledge, London and New York 2002.

198 di vacanza, testimoniano soprattutto un certo stile di vita, sono un’espressione di gusto.

Dal lato delle motivazioni specifiche invece, emerge che la principale è conoscere meglio il prodotto, mentre l’acquisto non è al primo posto.