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Famiglie viscontili e società urbana: note conclusive.

I SECOLI X-XI: ISTITUZIONI E SOCIETÀ

I.3. Famiglie viscontili e società urbana: note conclusive.

Nei paragrafi precedenti si è tentato di esaminare le attestazioni documentarie in modo da poter ricostruire, per quanto possibile, i legami interni al lignaggio dei vicecomites genovesi. In realtà – come si è visto – sono ben poche le fonti che permettono di far luce sui tre rami in cui, alla metà del secolo XI, risulta già divisa la discendenza degli antichi funzionari marchionali. Certamente, in maniera anche piuttosto banale, si può imputare questa scarsità di risultati alla dispersione documentaria, o meglio alla carenza di istituzioni in grado di conservare organicamente la documentazione prodotta. Eppure, a ben guardare, l’immagine storiografica che ancora oggi abbiamo della società genovese sullo scorcio del secolo XI è quella di una composizione certamente variegata, in cui proprio le famiglie di origine viscontile sarebbero gli unici nuclei di apparente continuità con un passato anch’esso nebuloso e poco documentato.

Già nel 1985 Giovanna Petti Balbi, in un suo breve ma incisivo intervento sulle strutture famigliari del medioevo ligure, rileva a tale proposito come, nella storiografia locale, manchi «la percezione della vasta e complessa problematica legata alla ricostruzione prosopografica, come dimostra la facilità con cui si continuano a riproporre e a prestar fede a genealogie ottocentesche o ancora precedenti»277. Non si tratta tuttavia soltanto di discutere genealogie poco o male

documentate, ma soprattutto di confrontarsi con quella che sappiamo essere la comune percezione che nella Genova di metà Duecento si poteva avere riguardo ai discendenti dei vicecomites278: una

percezione che mette in relazione con il lignaggio viscontile un numero consistente di famiglie (ben diciannove), ma sorprendentemente tralascia le due stirpi che esplicitamente hanno messo in relazione la propria identità con quella dei funzionari marchionali e con il loro legame con il monastero di Santo Stefano, i Visconti e gli Avvocati. Sebbene il carattere indiretto di questa informazione suggerisca estrema cautela, non sembra comunque azzardato ipotizzare che i motivi di questa mancanza siano da ricercare non tanto in una presunta dimenticanza o nella scarsa conoscenza, da parte dei testimoni, della composizione della società urbana, quanto in una evidente caduta di rilevanza del riferimento alle origini viscontili, che si può osservare già nelle fonti relative al secolo XI.

Nel quadro ben noto della progressiva perdita delle prerogative di carattere pubblico, i 1213, 1215, 1216 (Olivieri, Serie dei consoli cit.).

277 G. Petti Balbi, Strutture famigliari nella Liguria medievale, in Governare la città cit., pp. 15-28 (la citazione è a p.

16).

278 Il riferimento è, ancora una volta, ai due testimoni interrogati nel 1256 sull’identità dei discendenti dei visconti:

discendenti dei visconti genovesi sembrano infatti allontanare decisamente la propria identità dal ricordo delle funzioni precedentemente esercitate in città. Proprio questo allontanamento – assieme alla «precoce tendenza ad articolarsi, a scindersi in rami e in più discendenze che diventano altrettanti lignaggi derivati con nuovi cognomi»279 – crea quella situazione di incertezza in cui le

attestazioni relative alle stirpi viscontili risultano sempre più sporadiche e dubbie, fino a perdersi in un silenzio documentario che, come si è visto, rende impossibile provare ogni collegamento di carattere genealogico. In tale contesto si devono dunque inserire quegli sforzi di ricostruzione genealogica, su tutti quello poderoso di Luigi Tommaso Belgrano, tesi sostanzialmente a individuare la provenienza sociale dei diversi componenti della compagna.

Nelle estreme povertà e ambiguità delle fonti, l’erudizione tardo-ottocentesca si è così trovata a misurarsi con una sola apparente possibilità: quella di rintracciare la continuità tra coloro che si presumeva dovessero conservare quell’eminenza sociale acquisita grazie alle antiche funzioni di ufficiali pubblici e i promotori del primitivo ordinamento consolare, ovvero di spiegare come «colla moltiplicazione, divisione e riunione de’ Visconti sia sorta una società di nuovo genere che fu il nucleo del Comune Genovese»280. Queste parole, pronunciate da Cornelio Desimoni alla metà del

secolo XIX, fotografano bene il clima in cui si muovono i genealogisti che operano nell’ambito della Società Ligure di Storia Patria – in particolare Olivieri e Belgrano –, la loro tensione verso gli unici spiragli concessi dalla documentazione dei secoli X e XI: le attestazioni della presenza in città di alcuni discendenti dei vicecomites e dei loro legami con la curia vescovile e con il monastero di Santo Stefano. In buona sostanza, sembra che – a dispetto della successiva retorica sui Genovesi- mercanti e imprenditori marittimi – l’erudizione ottocentesca proponga un modello di trasmissibilità del potere pubblico quasi esclusivamente per via famigliare, rifiutando l’idea di una possibile ascesa di nuovi gruppi sociali.

Risultano dunque evidenti i motivi per i quali proprio all’origine viscontile si sia fatto ricorso per spiegare buona parte delle attestazioni delle relazioni tra le famiglie dell’élite consolare e l’arcivescovo, relazioni sulle quali siamo informati – è bene ricordarlo – soltanto a partire dagli anni Quaranta del secolo XII, quando ormai le istituzioni comunali e il gruppo di famiglie che partecipano alla politica cittadina sono solidamente affermati. In realtà è possibile ricondurre con certezza alle origini viscontili soltanto una piccola parte di quelle famiglie per cui si sono ricercate in maniera spesso palesemente forzata antiche origini funzionariali. Ciò non significa certamente che nella società genovese di fine secolo XI le famiglie di origine viscontile non fossero numerose e tutte politicamente molto forti; significa soltanto che – alla luce della documentazione giunta fino a

279 Petti Balbi, I Visconti cit., p. 52.

280 C. Desimoni, Sul frammento di breve genovese scoperto a Nizza. Relazione letta alla sezione archeologica, in

noi – non ci è possibile tracciare genealogie certe che permettano di valutare e quantificare l’apporto di queste stirpi alla costituzione dell’élite che governerà il comune nei secoli XII e XIII.

PARTE II