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I SECOLI X-XI: ISTITUZIONI E SOCIETÀ

I.2. I vicecomites a Genova nei secoli X-XI: un problema aperto.

I.2.3 c Gli Embriaci.

Neppure per quanto riguarda la provenienza famigliare di Guglielmo Embriaco, il noto comandante militare della spedizione genovese in Siria in occasione della prima crociata, si hanno notizie certe255. Egli compare nel 1088 come testimone della donazione al monastero di Santo

251 I Libri Iurium cit., I/1, doc. 113.

252 Il dubbio riguardante Baldovino è dovuto al fatto che Caffaro identifica questo console soltanto attraverso il nome:

Olivieri, Serie dei consoli cit., p. 270.

253 Soltanto nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo XII sono attestati i nomi di Villano, Ugo e

Buonvassallo (I Libri Iurium cit., I/6, doc. 934); Baldovino e suo figlio Guglielmo (Il Cartolare di Giovanni Scriba cit., I, doc. 14, p. 7); Ruggerone (op. cit., doc. 22, pp. 11-12); Ottone (op. cit., doc. 238, p. 129); Marino (op. cit., doc. 290, p. 155); Tado (op. cit., doc. 360, p. 187); Rinaldo figlio di Lanfranco (op. cit., doc. 364, pp. 190-191); Folco (op. cit., doc. 443, pp. 235-236); Zaccaria (op. cit., doc. 444, p. 236); Lanfranco (op. cit., doc. 582, p. 316); Anselmo fratello di Folco (op. cit., doc. 712, pp. 384-385); Opizzo (Il Cartolare di Giovanni Scriba cit., II, doc. 1093, pp. 145-147).

254 Nel 1252 sono parte del maggior organo consigliare del comune Ferrario, Zaccaria, Corrado, Guglielmo, Opizzo e

Folco: I Libri Iurium cit., I/4, doc. 729.

255 Agli Embriaci è stato di recente dedicato uno studio che riguarda «1) il rapporto tra il nucleo genovese e il lignaggio

Stefano di un mansus con vigne, fichi, ulivi e castagni situato in Albaro; assieme a lui sottoscrivono l’atto Giovanni di Landolfo, Oberto di Merlo, Mauro e Amico Brusco256. Proprio quest’ultima

presenza ha forse suggerito a Belgrano la possibilità di proporre un legame tra Guglielmo e la stirpe di Oberto di Manesseno, attraverso il consueto inserimento nella numerosissima prole di Guido

vicecomes, ritenuto progenitore delle famiglie Spinola, de Castro, Visconti e, appunto, Brusco ed

Embriaco257. In realtà, già Jacopo Doria, a fine Duecento, aveva presentato una genealogia

distaccata da qualsiasi riferimento viscontile, postulando una discendenza di Guglielmo da un non meglio identificato Bergognonus258, nome che – se non altro – trova corrispondenza in scelte

onomastiche di centocinquanta anni successive259.

A prescindere dalla scarsa verosimiglianza della tesi di Belgrano, resa ancor più evidente dalla mancanza di riscontri documentari, la discendenza di Guglielmo pare differenziarsi da tutte le altre stirpi finora esaminate. Ciò che rende sostanzialmente unico il caso degli Embriaci, se raffrontato con quelli delle altre famiglie che partecipano alla vita politica in età consolare, è l’assenza di attestazioni circa una relazione di tipo clientelare con la curia arcivescovile: nel registro fatto compilare dal presule Siro all’inizio degli anni Quaranta del secolo XII sono infatti attestati – neppure incidentalmente, in qualità di testimoni – né Guglielmo né qualche altro individuo identificato con il suo stesso cognome. Questa assenza dalla documentazione vescovile risulta difficile da spiegare. Il prestigio di Guglielmo, o perlomeno le sue particolari capacità di comando militare, dovevano infatti essere già ben note in città, tanto da portare alla decisione – verosimilmente assunta collegialmente in maniera ponderata260 – di designare proprio lui come

«consul exercitus Ianuensium», affidandogli quella responsabilità nella conduzione militare dell’impresa che l’annalista Caffaro, presente anche lui in Terrasanta, tingerà retoricamente di esemplare eroismo261. Dopo le ben note vicende relative alle due spedizioni di Guglielmo in

Terrasanta, avvenute nel 1098-1101262, il riflesso del prestigio politico indubbiamente accresciuto

trasformazioni della società cittadina» durante i secoli XII e XIII, tralasciando di proposito qualsiasi tentativo di ricostruzione genealogica (il legame con i vicecomites proposto da Belgrano è accettato senza dubbi): Origone, Gli

Embriaci a Genova cit., p. 70.

256 Il codice diplomatico del monastero di Santo Stefano cit., I, doc. 89. 257 Belgrano, Tavole cit., tav. 29.

258 La genealogia proposta da Jacopo Doria, ultimo compilatore degli Annales ufficiali del comune (che si arrestano

all’anno 1294), è stata messa in evidenza da Gabriella Airaldi in un ampio lavoro sulla discendenza di Guglielmo Embriaco, che lascia comunque relativamente in secondo piano il problema delle origini della famiglia e della partecipazione alla vita politica cittadina nel corso dei decenni centrali del secolo XII: G. Airaldi, Blu come il mare cit., pp. 90-91.

259 Un Bergognonus Embriaco, fratello di Filippo, è menzionato per esempio nell’aprile 1247: A. S. G., Notai Antichi,

cart. 3/II, c. 196 v. (not. Facius di San Donato).

260 D’altra parte, proprio in occasione della partenza della spedizione contro Cesarea – «paulo ante», riferisce Caffaro –,

avvengono il giuramento della compagna e l’elezione dei relativi consules: Annali Genovesi cit., I, pp. 5 sgg.

261 «Willelmus Caputmallii consul, cum lorica et galea et ense tantum, multis eum sequentibus, per scalam usque ad

summitatem muri ascendendo, solus in muro remansit»: op. cit., I, pp. 11 sgg.

attraverso il successo crociato, ma anche dei cospicui guadagni economici ottenuti263, si concretizza

pure nell’accesso al consolato da parte dello stesso Caputmallei, nella compagna quadriennale giurata nel 1102264. All’inizio del secolo XII, dunque, Guglielmo sembra svolgere un ruolo di primo

piano nella politica cittadina, un ruolo che tuttavia non è considerabile soltanto come conseguenza delle imprese compiute Oltremare: la sua designazione quale comandante dell’esercito genovese presuppone infatti il possesso di quel bagaglio di conoscenze e capacità militari che sappiamo non essere di comune accesso. Nonostante ciò nessun Embriaco risulta compreso nelle liste dei nobiles cittadini vassalli dell’arcivescovo, o fra i detentori di decime o livellari di terreni di proprietà della curia.

Se per quel che concerne l’eminenza sociale di Guglielmo (e della sua famiglia) prima della crociata possiamo – come si è visto – avere pochi dubbi, poco si può invece dire della situazione economica di Guglielmo Embriaco e di suo fratello Primo sullo scorcio del secolo XI. Non risulta valido neppure il riferimento alla proprietà, da parte degli Embriaci, delle imbarcazioni usate per la prima spedizione in Terrasanta, quella condotta apparentemente in maniera privata da Guglielmo e Primo. A questo riguardo, infatti, Caffaro ci informa soltanto in maniera ambigua: per le due galee usate nel viaggio di andata l’annalista non specifica nulla, mentre siamo certi dell’acquisto, da parte dei due fratelli, di una galea per fare ritorno a Genova, che comunque è pagata grazie al ricco bottino ricavato dalla partecipazione alla conquista di Gerusalemme265. Tuttavia si deve ancora

considerare proprio il carattere privato della prima spedizione in Terrasanta, che Guglielmo e Primo sembrano intraprendere in maniera spontanea, senza che traspaia – almeno nel racconto di Caffaro – alcun riferimento a un qualche coinvolgimento di quelle istituzioni consolari che sappiamo già attive a Genova prima del 1099. Anche su tale questione non si è in grado di dare giudizi sicuri, ma è possibile comunque osservare l’esistenza di due possibilità, che portano entrambe nella medesima direzione: da una parte è infatti ipotizzabile che i due fratelli Embriaci avessero realmente organizzato il viaggio in maniera privata ed esclusiva, come sembra suggerire il racconto dell’annalista, dall’altra non si può certamente escludere il concorso di altri privati all’impresa

Embriaco, in «Archivio Storico Italiano», 136 (1978), pp. 405-436.

263 È ancora una volta Caffaro a riferire che, al momento della divisione del bottino tra i singoli componenti

dell’exercitus (ognuno spettano «solidos .xl.viii. de pictavinis et libras .ii. piperis»), «honorem consulum et naucleriorum et meliorum virorum ... magnum fuit»: Annali Genovesi cit., I, p. 13. Risulta evidente come, in questa occasione, il significato del termine consul afferisca alla sola sfera del comando militare, senza assumere nessuna connotazione di carattere politico.

264 Olivieri, Serie dei consoli cit., p. 231.

265 Le prime due galee sono distrutte da Guglielmo e Primo, che ne ricavano il legname necessario alla costruzione di

una macchina per assediare Gerusalemme. L’imbarcazione del ritorno è acquistata dai due «cum tota peccunia quam ceperunt»: proprio dopo l’entrata nella città santa infatti, Guglielmo e Primo «multam et immensam peccuniam auri et argenti atque gemmarum de principe Babilonie ceperunt»: Annali Genovesi cit., pp. 110-111. A tale riguardo si veda anche Krueger, Navi e proprietà navale cit., p. 6, che tuttavia non sembra cogliere l’incertezza sulla proprietà delle due galee per il viaggio di andata.

crociata. In ogni caso, ambedue le ipotesi presuppongono il fatto che i due Embriaci avessero autorità e capacità tali da far ritenere a Caffaro di associare soltanto ai loro nomi il ricordo della partecipazione genovese alla conquista di Gerusalemme.

A prescindere dalla posizione economica e sociale di Guglielmo e della sua famiglia alla fine del secolo XI, è indubbio che i privilegi, soprattutto di carattere economico, derivati dalle due spedizioni in Terrasanta abbiano comunque permesso agli Embriaci di accedere ai più alti livelli della politica cittadina. Questo accesso tuttavia non avviene in maniera massiccia e, dopo il già ricordato consolato di Guglielmo nella compagna del 1102-1106 e un’altra sporadica attestazione databile sempre negli stessi anni266, soltanto nel 1141 si ritrova la notizia di una relazione – tra

l’altro quasi del tutto estranea dalla sfera politica – tra un membro della famiglia e le istituzioni consolari: proprio in quell’anno infatti, il nome di Oberto Embriaco è compreso tra quelli dei privati appaltatori della zecca comunale267. Nonostante questo interessamento per le finanze pubbliche, gli

Embriaci non sembrano interessati alla politica cittadina: soltanto nel 1176 un membro della famiglia, Nicola, sarà nuovamente eletto console del comune268.

I motivi di questa assenza dei discendenti di Guglielmo dalla scena della politica comunale, che copre lo spazio di almeno due generazioni, non sono rintracciabili con sicurezza. Certamente non si deve considerare il prestigio ottenuto grazie alle imprese crociate come un carattere personale del solo Caputmallei269, il cui riflesso non sia stato di giovamento alla posizione sociale degli altri

esponenti della famiglia. Sappiamo infatti che le capacità militari (e pure l’impegno politico, in questo caso) di Guglielmo sono rintracciate dalla compagna anche in un altro Embriaco, Ugo, che sempre nei primi anni del secolo XII, assieme ad Ansaldo Corso, è chiamato a comandare ben settanta galee inviate in Terrasanta; lo stesso Ugo, sempre accanto ad Ansaldo, è lasciato poi in Oltremare «in guardia» di Gibelletto, appena conquistata dai Genovesi270.

Sono forse proprio i cospicui privilegi acquisiti con queste imprese che allontanano – almeno momentaneamente – la discendenza di Guglielmo dalla scena politica cittadina. Se infatti un ramo della stirpe, chiaramente distaccato e organizzato in senso dinastico, legherà il suo nome alla gestione signorile di Gibelletto271, anche gli altri membri della famiglia, che pure continuano a

266 Si tratta della spedizione di settanta galee genovesi comandate da Ugo Embriaco e Ansaldo Corso: Annali Genovesi

cit,. I, p. 120 (si veda in particolare la nota 3).

267 I Libri Iurium cit., I/1, doc. 36. Oberto contribuisce all’appalto con la cifra di 100 lire. 268 Olivieri, Serie dei consoli cit.

269 La centralità della figura di Guglielmo, almeno per il primo decennio del secolo XII, rimane comunque fuori

discussione. Ancora negli anni 1108-1109, egli è presente alla stesura dei documenti con cui Bertrando conte di Saint- Gilles concede alla chiesa vescovile genovese di San Lorenzo – che svolge una funzione di rappresentanza per l’intera città – Gibelletto e la terza parte di Tripoli, assieme all’esclusiva libertà di commercio nei suoi dominii (I Libri Iurium cit., I/1, doc. 119; op. cit., I/2, doc. 359). Sul ruolo della chiesa di San Lorenzo, e soprattutto dei suoi canonici, in questa vicenda, si veda Filangieri, La canonica di San Lorenzo cit., pp. 20 sgg.

270 Annali Genovesi cit., I, pp. 120-124.

risiedere in città, sembrano conservare diritti sulle acquisizioni in Oltremare. Questi diritti sono evidentemente alla base di un contenzioso con il comune, di cui conosciamo soltanto l’atto finale: nel 1147 i consoli genovesi – evidentemente pressati dalle esigenze economiche causate dalle spedizioni militari nella penisola iberica272 – accettano il pagamento di 300 lire da parte dei figli di

Nicola Embriaco, a titolo di risarcimento per la mancata restituzione dei possessi a Gibelletto, Solino, Laodicea e Antiochia, che erano stati concessi per vent’anni dallo stesso comune a Guglielmo, avo di Nicola, nel 1125273. È dunque ipotizzabile che il distacco degli Embriaci dalla

politica cittadina possa essere causato da questo intrico di interessi ultramarini, che creano attriti con le istituzioni comunali e comunque rappresentano un punto di netta differenza tra la discendenza di Guglielmo Caputmallei e le altre famiglie che accedono al consolato sin dai primi decenni del secolo XII274.

Sul piano del patrimonio fondiario e della partecipazione alle attività commerciali, infatti, si può ipotizzare che la situazione degli Embriaci sia del tutto assimilabile a quella osservata per tutte le altre famiglie finora prese in considerazione: la documentazione notarile relativa ai decenni centrali del secolo – sebbene in maniera piuttosto sporadica e lacunosa – permette di rilevare almeno alcune tracce di quelle stesse peculiarità che caratterizzano tutta l’élite consolare genovese. Sappiamo perciò che, durante gli anni Cinquanta, i discendenti di Guglielmo possiedono terra in Albaro, sulla riva sinistra del Bisagno, presso la foce, partecipano alla compravendita di immobili in città e soprattutto manifestano una cospicua disponibilità monetaria, che permette loro sia di garantire per gli impegni altrui sia di investire somme consistenti nel commercio ultramarino275. È senza dubbio

anche in virtù di questo inserimento nell’attività economica di cui si nutre tutta l’élite comunale del secolo XII che gli Embriaci riescono a introdursi in maniera così repentina tra le famiglie che hanno accesso esclusivo al consolato e – con una non comune continuità nelle attestazioni – a rimanere protagonisti della scena politica cittadina anche per tutta l’età podestarile276.

272 Non sembra fuori luogo pensare che la coincidenza tra l’accordo con gli Embriaci e le spedizioni contro Almeria

(1147) e Tortosa (1148) non sia soltanto cronologica, ma sia il segnale dell’inizio di quelle difficoltà economiche che porteranno il comune ad accumulare un debito superiore a 15000 lire (Annali Genovesi cit., p. 38).

273 I Libri Iurium cit., I/1, doc. 136.

274 Per quanto riguarda gli interessi in Oltremare degli Embriaci residenti a Genova si veda Origone, Gli Embriaci a

Genova cit., pp. 72 sgg.

275 La terra dei figli del fu Nicola Embriaco è menzionata in un documento datato luglio 1158 (Il Cartolare di Giovanni

Scriba cit., I, doc. 406, p. 215). Nell’ottobre dello stesso anno Ugo Embriaco partecipa, assieme a Baldizzone

Fornari e Simone Doria, alla vendita di alcune case che furono della famiglia della Volta (op. cit., I, doc. 505, pp. 269-270). Nel luglio 1159 lo stesso Ugo si impegna a restituire metà della dote pagata da Guglielmo Guercio per la figlia Dandala, sposa di Rubaldo di Gionata de Porta (op. cit., I, doc. 540, p. 190; per l’identificazione di Rubaldo op. cit., I, doc. 136, p. 71). Pochi giorni dopo Embriacus contrae un cambio marittimo su Trapani con Ottobono Alberici, per 100 lire (op. cit., doc. 543, pp. 291-292). Nel settembre 1162 Guglielmo partecipa a un’operazione di cambio monetario assieme a Rubaldo Saraphie, Angelerio de Camilla e Oberto di Negro (op. cit., II, doc. 966, p. 78).

276 Dagli anni Settanta fino al definitivo avvento del regime podestarile, ben sei membri della famiglia riescono ad