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Ramses VI fondatore della XIX dinastia (Mss anterior

7.6. I sei faraoni della XIX dinastia

La XIX dinastia tebana, secondo Rosellini, comprende sei faraoni (da Ramses IV a Ramses IX) che regnarono per 194 anni, dal 1474 al 1280 a.C. La lista della XIX dinastia di Rosellini comprendeva in realtà i re della XX dinastia fino a Ramses VIII. Lo studioso pose a capo della XIX dinastia “Sethos-Egitto” che corrisponedeva per lui a “

Rymcc”

Ramses IV. La XVIII era terminata, come abbiamo visto, con il re “Uerri” (Sethnakht)   cui   succedette   sul   trono   il   figlio   che   diventa   l’iniziatore   della   dinastia successiva. Si tratta di Ramses III che, nella successione di Rosellini, fu il quarto con questo nome (Tav. 14, n.117). Mi propongo dunque di ricostruire il percorso congetturale di Rosellini e ancor prima di Champollion intorno a questo re. Ramses III fu il sovrano di maggior spicco della XX dinastia, anche per le sue imprese militari, motivo per cui lo studioso gli dedicò molte pagine, sia nei Monumenti Storici sia nelle carte manoscritte.

Come possiamo vedere dalla lista dei re della XIX dinastia nella seconda lettera di Champollion al duca di Blacas,546 il fondatore è Ramses VI, che fu identificato con il “Sesostri” degli antichi. Nel Précis du système hiéroglyphique, l’egittologo   francese   inserì questo faraone al quindicesimo posto della XVIII dinastia con il nome “Ramsés-Meiamoun”547 e riconobbe in questo sovrano il re che Manetone soprannomina o , quindicesimo faraone della XVIII dinastia e padre di Amenophis III.

Nella prima lettera al duca di Blacas,548 invece, Champollion aveva inserito il cartiglio di questo faraone sempre nella XVIII dinastia, ma come sedicesimo re con il nome di “Ramses IV Meiamun”.

Dalla lettura sia dei Monumenti Storici sia di alcuni appunti manoscritti di Rosellini, posso affermare che lo studioso condivise le congetture di Champollion. Alcune sue carte inedite, in particolare, testimoniano la graduale correzione del posto dinastico assegnato a questo sovrano. Ad esempio, nella scheda appartenente al manoscritto 282549 (Tav. 113) Rosellini collocò “Ramses IV Meiamun” nella XVIII dinastia e da ciò

546 Op. cit., Pl. IV

547 Champollion J. F., Précis du système hiéroglyphique, pp. 227-228; Tableau Général, p.

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548 Op. cit., Pl. III 549 Ms. BUP 282 c.297

possiamo dedurre che questa ricostruzione è anteriore alla pubblicazione dei Monumenti dove il faraone fu messo a capo della XIX.550

Anche nel Ms.BUP 291.1c.16 Rosellini così scrive, riguardo ai sovrani della XVIII dinastia: “Sedicesimo   è   Ramses(IV)   Meiamun,   anche   per   gli   scrittori   Ramses Meiamoun. Il prenome è Sole guardiano della verità amato da Ammone. Il nome Ramsès moderatore della regione. A lui appartiene il gran sarcofago della collezione di Salt. Fu anche autore del gran palazzo di Medinet Abu”.

Nella Lettera sesta allegata al Giornale della Spedizione letteraria toscana in Egitto,551 lo studioso continuò a parlare di questo re, chiamandolo “Ramses Meiamun”, il quarto con questo nome, al cui figlio Ramses V apparteneva una vasta tomba che per Rosellini era una delle più considerevoli tra quelle di Biban-el-Moluk. Sempre nella stessa lettera552 fu dichiarato, in una nota a margine, che a causa delle nuove ricerche effettuate sul posto doveva essere corretta la successione dinastica in precedenza ipotizzata e per questo, sia a Ramses IV sia al figlio Ramses V doveva essere assegnato un altro posto. Infatti, nei Monumenti troviamo Ramses IV (Sethos Egitto secondo gli epitomatori di Manetone) come iniziatore della XIX dinastia. Anche una scheda del Ms.BUP 282553 (Tav. 114) con le attestazioni del faraone ricopiate dai monumenti di Medinet Habu e di Biban el Moluk conferma quello   che   sarà   pubblicato   nell’opera, il fatto cioè che Ramses IV dalla XVIII fu collocato a capo della XIX, in seguito allo studio delle testimonianze monumentali. Nel Tomo secondo dei Monumenti Rosellini tratta dei titoli e del nome del sovrano (Tav. 15, n.117) che furono ricopiati dai bassorilievi del Palazzo di Medinet Habu e dalla tomba del re a Biban el Moluk. Rosellini dedica anche un paragrafo alla migrazione in Grecia del fratello di Ramses IV, Armais-Danao, duce in Grecia di egiziane colonie e che sopra gli Argivi ebbe regno.554 Inoltre afferma ciò che aveva già detto nel primo volume,555 e cioè che gli storici greci, come Erodoto e Diodoro, fecero confusione tra Sesostri e questo Ramses Sethos-Egitto, perché tutti e due portavano lo stesso nome. Perfino Champollion, che al tempo della pubblicazione delle lettere relative al Museo di Torino ancora non aveva visitato i monumenti presenti a Tebe, fu tratto in inganno così da confondere il Sesostri dei greci con il

550 Mon. Stor., Tomo II, parte prima, p. 32 551 Op. cit., p. 256

552 Ibid., p. 256 (1) 553 Ms. BUP 282 c.169

554 Mon. Stor., Tomo II, parte prima, p. 2 555 Mon. Stor., Tomo I, parte prima, p. 311

Sethos di Manetone: questo spiegherebbe, secondo Rosellini, perché   l’egittologo   francese avesse tolto Sesostri dalla XVIII dinastia e lo avesse collocato a capo della XIX556 dove Manetone aveva posto il re Sethos.

Anche nella lezione universitaria XVIII del 16 maggio 1840557 Rosellini, esaminando la XIX dinastia, si sofferma su due faraoni in particolare: “Ramses IV” e “Ramses IX Thuoris-Proteo-Polibio”. Riguardo al fondatore della dinastia, egli rileva la sua grandezza,   perché   andò   a   conquistare   città   e   popoli   d’Oriente.   Inoltre,   come   nei   Monumenti, fa riferimento alla migrazione del fratello Danao e all’esportazione delle leggi egizie nell’ancor  barbara  Grecia, fatto importantissimo la cui veridicità Rosellini non mette in discussione, perché riferito non solo da Manetone ma anche da altri scrittori antichi.

È soprattutto nel IV volume dei Monumenti Storici558 che   l’autore si riserva di descrivere le memorie storiche di Ramses III (“Ramses IV Sethos-Egitto” secondo lui) che rappresentano i suoi trionfi militari per terminare con la descrizione della tomba del re a Biban el Moluk. Le iscrizioni e i bassorilievi presenti sulle pareti del tempio di Medinet Habu testimoniano che questo importante sovrano fece diverse campagne militari: la prima fu condotta contro i popoli vicini  occidentali  dell’Egitto,  le   tribù dei Libu, o dei Libi degli Sped (Seped) e dei Meshwesh.559 Le tribù del deserto libico erano in conflitto con lo Stato egizio già a partire dalla XIX dinastia e i rilievi delle battaglie nel Tempio di Karnak, risalenti al regno di Sety I, mostrano il faraone che combatte contro moltitudini di libici, noti con il nome generico di Tjehenu. Dopo questo conflitto, che risalirebbe  all’anno  5  di  Ramses  III,  il  sovrano  dovette affrontare una confederazione di popoli del mare del settentrione, in cerca di terre fertili dove potersi stabilire. Fu una guerra condotta per terra e per mare e, tra i nemici, si trovavano gli Sherden,560 con gli elmi sormontati da corna e gli scudi rotondi, che combattevano sia a fianco degli Egizi sia contro di loro. Tra questi popoli marinari compaiono per la prima volta anche i Danu o Danuna,561

i Peleset562 e i Tjekker.563

556 Seconde Lettre. Suite des monuments historiques, Pl. IV 557 Ms. BUP 291.1 Cc.222-223

558 Mon. Stor., Tomo IV, parte prima, pp. 5-101

559 Gardiner A., La civiltà egizia, Torino 1971, pp.2 57-262; Kitchen, Ramesside

Inscriptions vol.V (22:12); Ramesside Inscriptions Translations vol. V (22:12), p. 20

560 Kitchen, Ramesside Inscriptions , vol. V, fascicolo II 104:10; Ramesside Inscriptions

Translations, vol. V (104:10), p. 80

561 Kitchen, Ramesside Inscriptions, vol.V fascicolo I (36:5); Ramesside Inscriptions

Translations vol. V, (36:5), p. 31. I Danuna vengono nominati insieme al popolo dei Peleset e dei Shaklusha.

Nell’anno   11   del   regno   di   Ramses   III   si   ripresentò   infine la minaccia libica, questa volta rappresentata solo dai Meshwesh.

Partendo da questa situazione storica ricostruita   dall’egittologia   moderna, è interessante soffermarsi sui popoli nemici individuati da Rosellini nei Monumenti e infine sulle novità emerse dal confronto tra ciò che afferma lo studioso pisano e quello che Champollion scrisse in una lettera dall’Egitto  riguardo  ai  rilievi di Medinet Habu.

Nei Monumenti Storici Rosellini descrive i trionfi del faraone rappresentati sulle mura esterne del Tempio di Medinet Habu, una volta disseppellite dalla sabbia che vi si era accumulata e rappresentanti la sconfitta di due popoli, i “Fekkaro”564 e i “Robu” (Libu) provenienti, secondo le ipotesi dello  studioso,  dall’Asia  occidentale.  Nelle due tavole M.R.CXXVII e CXXVIII565 Angelelli riprodusse la scena della battaglia in cui il faraone con il suo esercito combattè contro i nemici contraddistinti “da alte berrette, che diresti di piume, larghe in cima, e cinte con un fermaglio sotto il mento”.566 L’egittologo  aggiunse che il nome del paese da cui proveniva questo popolo nemico si   trova   scritto   nell’ultimo   quadro   di questa serie, la Tav. M.R.CXXXIV567 dove è nominata la terra di “Fekkaro” (Tav. 115, colonna 2). Nella colonna n.2 si legge in alto Tjekker,568 ma Rosellini interpretò il   segno   dell’anatroccolo (T) come   una   “f ”ottenendo così la lettura “Fekkaro”.

Uno dei lavori più recenti sulle  popolazioni  denominate  “Popoli  del  mare”  è  quello  di   Eric   H.   Cline   e   David   O’Connor   intitolato   The sea Peoples.569 Le fonti egiziane ci

562 I Peleset corrispondono al popolo dei Filistei: Kitchen, Ramesside Inscriptions

Translations, vol. V (25:5), p. 22

563 I Tjekkeru erano identificati con i Siculi: Kitchen, Ramesside Inscriptions Translations

vol. V (25:5), p. 22

564 Abbiamo già visto che il termine Fekkaro usato da Rosellini in realtà corrisponde al

popolo dei Tjekkeru

565 Ms. BUP 300. 2 f.101-102 Cc. 171-172 566 Mon. Stor., Tomo IV, parte prima, p. 29 567 Ms. BUP 300. 2 f. 108 c. 178

568 Gardiner A. (Op. cit., p. 258) spiega che i Tjekker facevano parte di quella

confederazione di popoli del mare che volevano stabilirsi nelle regioni fertili del Delta, della Siria e della Palestina e che, insieme all’altro   popolo   dei   Peleset,   indossavano   un   capricapo di piume e portavano scudi rotondi

569 Cline  E.  H.,  O’Connor  D.,  The sea Peoples,  in  Cline  E.  H.,  O’Connor  D.,  (eds)  Ramesses III.

The  Life  and  Times  of  Egypt’s  Last  Hero, Ann Arbor: University of Michigan Press 2012, pp. 180-208; Cfr. Oren E. D., The sea Peoples and their world: a reassessment. University Museum Symposium Series 11; University Museum monograph 108, Philadelphia 2000; Sandars N. K., The Sea Peoples: worriors of the ancient Mediterranean, 1250-1150 B.C., Ancient Peoples and Places 89, London 1978