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Il faraone Uerri, l’ultimo sovrano con cui termina la XVIII dinastia

Ramses VI fondatore della XIX dinastia (Mss anterior

7.5. Il faraone Uerri, l’ultimo sovrano con cui termina la XVIII dinastia

L’ultimo  e  XVII  re  di  questa  dinastia  fu  chiamato  da  Rosellini  “Uerri” e corrisponde al faraone Sethnakht (Userkhaura Meryamun), fondatore della XX dinastia.

Nel libro III degli Aegyptiaca di Manetone, riguardo alla XX dinastia, lo storico egizio parla soltanto di dodici re diospolitani che regnarono per un periodo di 135 anni, secondo la versione dell’Africano   o di 178 secondo quella di Eusebio. Il Sincello, invece, volle colmare il difetto dei nomi di questi dodici sovrani, taciuti dagli antichi relatori della storia di Manetone, inserendo dodici nomi (Tav. 106) che, come afferma Rosellini, furono “raccolti in qua e in là da tutte le dinastie”525 tra i quali non compare quello di Sethnakht.

Questa lacuna fece sì probabilmente che non esistesse traccia di questo sovrano negli scritti di Champollion e di Rosellini prima della Spedizione franco-toscana in Egitto, in seguito alla quale fu possibile trovare i monumenti con le titolature reali che permisero così di riscattare  dall’oblio  il  capostipite della XX dinastia tebana.

Champollion parla di questo faraone, di cui è riportato il prenome, nelle lettere scritte dall’Egitto nelle quali Sethnakht fa parte della XVIII dinastia (Fig. 9,III) ed è chiamato “Ra-ouérri”.526 Nella   lettera   datata   24   novembre   1828   l’egittologo   francese   così   scrive: “Io ho la certezza che tutta la nostra XVIII dinastia, a partire dal cartiglio, quello di Ousirei o Mandouéi, è da rifare. Ho visto due tavole reali, una nel palazzo di Rhamsès il Grande (chiamata  Tomba  d’Osymandias)  e  l’altra  nel  palazzo  di  Medinet- Habou, che danno la successione dei re dopo Amenophis-Memnon fino al sesto successore di Ramses il Grande. Ne risulta che a partire da Sésostris, i Re sono i seguenti”.

Fig. 11- Prenome del re Sethnakht chiamato da Champollion Ra-ouérri

Anche nella lettera del 26 maggio 1829,527 Champollion menziona “Rhamerri” (“nom monumental” oltre a quello di “Ra-Ouerri”) come successore di “Menephtha III”

525 Mon. Stor., Tomo I, parte prima, p. 52

526 Lettres de Champollion le jeune. Lettres et journaux de Champollion recueillis et

annotés par H. Hartleben in Bibliothéque égyptologique, Paris 1909, p. 162

nonchè usurpatore della tomba della regina “Thaoser” e di suo marito “Siphtha”. Nelle Notices Descriptives,528 riguardo alla descrizione della tomba della regina Tausret a Biban el Molouk, lo studioso si rivolge più volte al faraone Sethnakht con l’epiteto  di  usurpatore, preferito a quanto sembra al nome proprio.

Rosellini, nei Monumenti, condivise e reputò più autorevole la lista della XVIII dinastia trascritta da Giuseppe Flavio che comprendeva diciassette re invece dei sedici degli epitomatori di Manetone.  Pertanto,  l’egittologo, comprendendo nella sua lista la regina “Tmauhmot”, figlia del re “Horus” e, considerando che i due “Akencheres” di Manetone corrispondevano in realtà al solo faraone “Menephtah I”, calcolava fino al re Menephtah III sedici sovrani. Fu la serie dei re di Medinet Habu che portò Rosellini ad affermare che i faraoni della XVIII dinastia furono diciassette, secondo i monumenti originali, perché dopo il cartiglio di “Menephtah III” (che corrisponde a Sety II) segue un altro prenome (Tav. 105,n.14) che non può che appartenere, per Rosellini, a un re della XVIII dinastia. Egli è, infatti, convinto che il cartiglio n°15 (Tav. 105) appartenga al fondatore della XIX dinastia, Sethos per gli antichi che, nella successione dinastica di Rosellini, è diventato Ramses IV.

Il prenome del re, considerato   dunque   l’ultimo   sovrano della XVIII dinastia, fu interpretato   dall’egittologo come Sole custode, o sostegno dei dominanti, Meiamun (Tav. 14,n.116), mentre sul nome proprio e sulle sue varianti (Tav.14 n.116a,b,c) Rosellini ebbe dei dubbi perché, come lui stesso affermò, “resta talmente inviluppato tra i vari titoli che non saprei con sicurezza ricavarvelo”.529 Tentò comunque di dare una lettura del nome,530 partendo da una delle varianti presenti nella tomba del re a Biban el Moluk (Tav. 14, n.116a). Rosellini ipotizzò che, poiché i due segni ripetuti sono preceduti dal segno , ieratica abbreviazione di (w), il nome del sovrano doveva probabilmente essere letto Uerri.

In seguito, però, Rosellini ritenne che fosse più probabile la lettura che di questo nome fece Champollion, cioè quella di “Ramerri”. Infatti, nel Tomo terzo dei Monumenti Storici531 pubblicato nel 1839, Rosellini menziona Leemans532 che, nel descrivere una colonna di granito rosso presente al Museo Britannico, seguiva Champollion e leggeva il nome del sovrano come “Rhamerre”. Leemans affermò che

528 Champollion J. F., Notices Descriptives, vol. I, Genève 1973, pp. 448-459 529 Mon. Stor., Tomo I, parte prima, p. 283

530 La lettura corretta del nome è sth nxt mrrw ra 531 Mon. Stor., Tomo III, parte seconda, pp. 316-317

532 Leemans C., Lettre à M. Francois Salvolini sur les Monuments égyptiens, portant des

il confronto delle varianti del nome regale, trovate nella tomba a Biban el Moluk, con quelle della colonna in questione (Tav. 107, n.198,199,200) sembrebbe confermare l’opinione di Champollion che lesse il cartiglio nome del sovrano “Rhamerré”. Leeman spiegò la lettura proposta da Champollion con il fatto che il gruppo geroglifico che occupa la parte centrale del nome (n.200) comprende quattro segni: il disco solare, Ra, una m, e due r. La figura di divinità sconosciuta dalla testa di animale fantastico,533 come dice Leemans, insieme al braccio armato formerebbero il primo gruppo, (n.201) mentre  l’immagine  del  dio  Amon  deve  essere  letta  alla  fine  del   nome. Pertanto, il nome deve essere interpretato con “il Signore vittorioso Rhamerré, l’amato  d’Ammone”. Lo studioso riconobbe che era stata proprio la variante n.201 ad aver indotto Rosellini a leggere “Uerri”; lo studioso toscano però non avrebbe dato al segno del braccio armato   un   significato   simbolico,   quello   cioè   di   “combattere”,   “vincere”,  “essere  vittorioso”.  

Mentre nei Monumenti Rosellini condivise alla fine la lettura del suo maestro, in alcuni appunti534 scritti durante la Spedizione, troviamo invece la lettura esatta del nome del sovrano che egli dedusse dall’aver   intuito   che   il   nome “Usirei” doveva esser letto “Setsciei”. Per lo stesso motivo, scrive Rosellini, “Il nome di Uerri si dee legger forse Sethnasct (il vincitor di Tifone) poiché è   l’abbreviazione   del   gruppo nxt come lo prova il nome di Nectanebo (signore vittorioso) ove la parola nxt è espressa per il solo determinativo”.

Il nome del faraone “Uerri” è presente anche in altre schedine inedite. Alcuni appunti,535 scritti prima della Spedizione in Egitto, testimoniano la mancanza di notizie e di attestazioni intorno a questo sovrano al punto che Rosellini suppose che “Uerri” fosse stato il marito di “Tausret”, perché i suoi cartigli furono trovati nella tomba della regina,536 e che ambedue potessero appartenere alla XX dinastia (Tavv. 108-109). Il Ms. BUP 282 c.289 raccoglie le attestazioni della regina “Taousire”, come la chiama Rosellini, copiate da Wilkinson, da Salt e da Wise prima della Spedizione franco-toscana. Nell’altra   scheda   –Ms. BUP 282 c.290- sono presenti

533 Ibid., p. 102

534 Ms. BUP 381 c.101 535 Ms. BUP 282 c.289, c.290

536 I cartigli del re Sethnakht, rinvenuti durante la Spedizione nella tomba di Tausret a

Biban-el-Molouk, furono ricopiati da Rosellini nella schedina Ms. BUP 282 c.167; Gauthier H., Le livre des Rois d’Égypte, vol.XIX, p.154 (XIV); Champollion, Notices, I, pp. 448 sgg. e 806 sgg.; L.D., III, 206 a; L.D., Texte, III, pp. 209-214

invece le legende reali del faraone Sethnakht, chiamato dallo studioso “Ouerè o Biré”.

Questo re fu sepolto nella stessa tomba di Tausret e di Siptah, le cui immagini e i cui cartigli furono da lui cancellati per sovrapporvi i propri. Questa damnatio memoriae degli ultimi sovrani della XIX dinastia sarà seguita poi dal figlio di Sethnakht, Ramses III, che nella lista processionale di Medinet Habu porrà il padre come diretto successore di Sety II. I due sovrani, Tausret e Siptah, che appartengono alla XIX dinastia e che precedono il regno di Sethnakht furono collocati da Rosellini nella XVIII, ma lo studioso non nascose la sua difficoltà nel definire con esattezza la durata del loro regno, poiché le liste di Manetone non conservano la loro memoria. La sua opinione fu che essi non potevano essere posteriori al faraone “Uerri”, poiché costui usurpò la loro tomba, pertanto la loro collocazione doveva essere posta nell’intervallo  di  tempo  occupato  da  “Menephtah II” e “Menephtah III”. La mancanza tuttavia di attestazioni sia nelle liste di Manetone sia in quelle monumentali faceva sì che si potessero fare solo congetture: “È questa certamente la più grave difficoltà ch’io   abbia   incontrato   nella   restituzione   dell’egiziane   dinastie;;   poiché   da   un   lato   mi   sembra incontrastabile che Taosra e Siphtah fiorissero negli ultimi periodi della diciottesima, ma non oso per altra parte inserirli nel novero di quei re, né assegnar loro un regno distinto, poiché me lo vieta il silenzio delle liste, né me ne porge autorità la successione espressa sui monumenti contemporanei”.537 Lo studioso inoltre si domandò come fosse stato possibile che la tomba di questi due sovrani si trovasse nella Valle dei Re, tra le sepolture dei faraoni della XVIII, se il loro regno si collocava in qualche parte  dell’Egitto  contemporaneamente  ai  due  “Menephtah” che regnarono a Tebe.

Del faraone “Uerri” sappiamo da Rosellini che regnò per un periodo molto breve, un paio   d’anni,   e   che   un’invasione   improvvisa   da   parte   dei   “Pastori” lo costrinse a rifugiarsi in Etiopia. Riguardo a questo fatto, lo studioso segue come fonte Giuseppe Flavio538 che racconta di una seconda invasione dei “Pastori” al tempo in cui regnava un Amenophis padre di Sethon, che si chiamò ancora Ramesses. Rosellini ipotizzò, sulla base delle testimonianze monumentali, che “Uerri” e non Amenophis fosse il padre di Sethos, che per lui corrispondeva a Ramses IV, ma che è, di fatto, Ramses III, figlio appunto di Sethnakht. Oltre alla tomba del re a Biban el Moluk, Rosellini

537 Mon. Stor., Tomo I, parte prima, p. 284(1) 538 Contro Apione, libro I, §§. 26 e 27

descrive539 una stele proveniente dalla Valle delle Regine, che mostra il re in atto di

ricevere i simboli della vita e della panegiria da Amonra e da Ptah.540 Tra gli appunti manoscritti541 è  presente  anche  la  testimonianza  di  un’altra  stele di buon lavoro ma guasta che riporta i cartigli del re. Si tratta della stele proveniente sempre dal Santuario di Ptah a Deir-el-Medina.542 Lo studioso trovò inoltre, a breve distanza dalla prima stele, dei grossi frammenti sparsi per terra, uno di pietra arenaria e un altro appartenente a un pilastro di pietra calcarea che recava scolpito il prenome del re (Tav. 110, n.23).

Infine, nella Valle delle Regine Rosellini affermò di aver trovato vari frammenti dispersi che, una volta ricomposti, rivelarono il nome di quella che per lo studioso era la moglie di “Uerri”, la reale sposa Aahmes-Nofrèi (Tav. 14, n.116e) che era raffigurata in compagnia del marito in atto di fare offerta agli dei. Qualche informazione in più ce la dà il Ms.BUP 284 dove, riguardo alla Valle delle Regine, troviamo scritto: “Nella valle precedente, nel lato sinistro, venendo da nord, sono diverse sculture nella stessa montagna”.543 Poco più oltre Rosellini dichiara di aver trovato dei cartigli incisi su pezzi di pietra che riportano il nome di “Uerri”, mentre un altro grosso frammento recava un bassorilievo con un re, una regina e due dee.544 Il cartiglio del re è andato quasi completamente perduto ma quello della regina mostra chiaramente che si tratta di Ahmes Nefertari, moglie del faraone Ahmose (Tav. 111). Lo studioso in questi appunti non riporta il nome di questa regina che è chiamata “Aahmes-Nofrèi” nei Monumenti come anche in una scheda inedita del Ms.BUP 282545 che raccoglie i cartigli trovati durante la Spedizione (Tav. 112). Poiché il cartiglio distrutto del re a fianco di quello di Ahmes Nefertari sembra essere quello di Ramses III, figlio di Sethnakht, il nome della regina, moglie di Ahmose, si spiegherebbe con il fatto che essa fu oggetto di culto anche in epoca ramesside.

539 Mon. Stor., Tomo III, parte II, pp. 317-319

540 Si tratta di una nicchia scavata nella roccia, situata tra il Tempio di Medinet Habu e la

Valle delle Regine: Porter & Moss vol. I part.II, Chapel D-Sanctuary of Ptah and Mertesger, p.707; Gauthier H., Le  livre  des  Rois  d’Égypte, vol. XIX, II.p. 152; Ms. BUP 284 c.197; L.D., III, 206 d; L.D., Texte, III, p. 224

541 Ms. BUP 284 c.198

542 Porter & Moss, vol. I, part.II (Chapel E, Sanctuary of Ptah and Mertesger), p. 708; L.D.,

III, 204 d.

543 Ms. BUP 284 c.193

544 Si tratta di un frammento dello stipite sinistro (Chapel D, Sanctuary of Ptah and

Mertesger) in Porter & Moss, vol. I, part. II, p. 707; Ms. BUP 284 Cc.200-201. Porter & Moss, vol. I, part. II, p. 707

Pertanto, la regina non poteva essere al fianco del re a fare offerte agli dei, come pensava  Rosellini,  ma  era  lei  stessa  l’oggetto  del  culto.

Rosellini non si era accorto che, a parte la variante del segno , il cartiglio rinvenuto a Semneh con il nome della regina da lui chiamata “Aahmes Nofre-Ari” (Tav. 4, n°98) di fatto era uguale a quello trovato nella Valle delle Regine, in quanto appartenente alla stessa persona. Non credo che ciò sia imputabile a una svista o a una certa fretta nel rielaborare tutto il materiale che aveva raccolto durante il viaggio in Egitto e in Nubia, perché se così fosse non avrebbe chiamato le due regine con nomi diversi. Rosellini era convinto che si trattasse di due cartigli differenti, riconducibili il primo alla moglie di Misphrathutmosis della XVII dinastia e il secondo alla regina moglie di “Uerri”, ultimo faraone della XVIII.