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CAPITOLO 7: LE TRE DINASTIE DIOSPOLITANE SECONDO ROSELLINI: XVIII-XIX-XX DINASTIA Dopo la cacciata degli Hyksos, iniziò per l’Egitto un lungo periodo di prosperità,

7.2. Thutmes IV Moeris

Dalla lettura dei Monumenti  dell’Egitto  e  della  Nubia, dal Giornale della Spedizione e anche da alcuni appunti inediti di Rosellini, ci si rende conto che uno dei faraoni la cui identificazione ha creato più incertezze è stato Thutmosi III, più conosciuto come Mœris presso gli scrittori Greci.

Se consideriamo i Monumenti appare chiaro fin da subito  che  per  Rosellini  il  Mœris degli antichi è Thutmosi IV e rimase fermo in questa sua convinzione dal primo tomo dei Monumenti Storici pubblicato nel 1832 fino ai Monumenti di Culto la cui pubblicazione risale postuma al 1844.

Per capire meglio le congetture sull’identità   di questo re della XVIII dinastia, che hanno portato Rosellini a intraprendere una strada diversa da quella fino allora seguita   dal   suo   “maestro”   e   dagli   antichi   scrittori prima di lui, dobbiamo rifarci allo stesso Champollion che, nella prima lettera al Duca di Blacas, tentò di ricomporre la serie dei re diospolitani della XVIII dinastia, confrontando i monumenti del Museo di Torino   con   la   tavola   di   Abydos   e   con   l’opera   di   Manetone.441 Le tappe dello studio dell’egittologo   francese   sull’identità   del faraone Moeris, dalla pubblicazione delle Lettres relatives au Musée Royal Égyptien de Turin alla Spedizione archeologica in Egitto, possono essere così schematizzate:

Il museo di Torino conserva una statua con il prenome del terzo successore di Thutmosi I, secondo la ricostruzione di Champollion, quarto re dopo Amenoftep sulla Tavola genealogica di Abydos: la legenda scritta sulla parte anteriore  del  trono  fornì  all’egittologo il nome proprio di questo re, Thoutmosis, che per lui diventò “Thoutmosis II”, ma i cartigli in realtà appartengono a Thutmosi III.442 L’egittologo, a proposito del quinto faraone di questa dinastia pensò che doveva trattarsi del celebre sovrano chiamato Mœris da Erodoto e Myris da Diodoro Siculo. Rosellini, dunque, identificò correttamente Moeris con il sovrano che sappiamo essere Thutmosi III, ma che nella sua ricostruzione dinastica diventa il secondo con questo nome. Anche Champollion, nella prima lettera al Duca di Blacas, ricorda il grande numero di monumenti che rievocano la memoria di “Thoutmosis II”, di Miphra o Miphrés nelle liste di Manetone, a dimostrazione del fatto che fu sicuramente uno dei più celebri sovrani dell’antico Egitto e pertanto si chiese se “Thoutmosis II”

441 Op. cit., pp. 1-92, Pl. II 442 Ibid., Pl. II n°6a, 6b

fosse stato, in effetti, il Mœris di Erodoto, di Strabone e di Diodoro Siculo. Infine concluse che i nomi di Miphra, Moiris, Myris, privati delle loro desinenze greche e riportati alla loro forma egizia e pronunciati Marè, Mari, Mirè, Moerè, Miphrè o Miphra esprimevano sempre un solo e identico concetto, donato dal Sole, Dono di Ra o di Phré. Champollion era dell’opinione che “Thoutmosis II” dei monumenti andasse identificato dunque con lo stesso Mœris che costruì il grande lago e che superò in magnificenza tutti i suoi predecessori nell’edificare i superbi propilei a Menfi, di cui si riconoscono le legende reali sui pilastri di granito  a  Karnak,  sull’obelisco  di   San Giovanni in Laterano, sui bassorilievi   di   molti   grandi   templi   dell’Egitto   e   della   Nubia,   senza   contare   la   prodigiosa quantità di amuleti con il suo prenome e nome proprio.

Anche Champollion Figeac, nella Notice Chronologique allegata alla prima lettera al duca di Blacas, compose una lista dei re della XVIII dinastia sulla base dello studio della Collezione Drovetti intrapreso dal fratello. In questa successione dinastica il quinto faraone “Thoutmosis II” regnò dodici anni a partire   dall’anno   1736   a.C.443 In seguito, nella Notice chronologique allegata

alla seconda lettera, Figeac riportò il nome di “Osymandias” di cui Diodoro Siculo aveva narrato le meravigliose imprese e i trionfi nei suoi Annali sull’Egitto, e affermò che tra Osymandias e Mœris ci furono diciannove o venti generazioni, che la durata totale dei 17 regni che formavano la XVIII dinastia fu di 348 anni e 7 mesi e che le generazioni furono 14, di 27 anni ciascuna. “Applicando questi dati aritmetici –scrive Figeac- all’intervallo   indicato   da   Diodoro   Siculo   tra   Osymandias   e   Mœris, si avranno 540 anni per 20 generazioni  e  l’anno  2276  a.C.  per  la  fine  del  regno  di  Osymandias, essendo quello  di  Mœris cominciato verso il 1736”.444

Fu proprio in questa seconda lettera, pubblicata a due anni di distanza dalla prima, che Champollion riesaminò le sue congetture riguardo al faraone Mœris in seguito allo studio di nuovi documenti. Si trattava di un frammento di manoscritto di carattere religioso e gran parte di documenti amministrativi del Museo di Torino scritti in ieratico, risalenti alla XVIII dinastia, che permisero

443 Notice Chronologique de la XVIII° dynastie égyptienne de Manéthon, in Lettres a M. Le

duc   de   Blacas   d’Aulps,   relatives   au   Musée   Royal   Égyptien de Turin. Première Lettre, Paris 1824, p. 107

444 Notices Chronologique des dinasties égyptiennes de Manéthon. Suite-xvi a xxii dinastie,

in   Lettres   a   M.   Le   duc   de   Blacas   d’Aulps,   relatives   au   Musèe   Royal   Égyptien de Turin. Seconde Lettre, Paris 1825, p. 134

allo studioso francese di verificare e controllare i risultati riguardanti la successione, precedentemente ricostruita sulla base dello studio dei monumenti in geroglifico, dei primi tre faraoni della XVIII e dei loro successori. Così scrisse Champollion a tal proposito: “il   papiro   ieratico445 che risale alla XXIII   dinastia,   come   io   stabilirò   altrove,   dimostra   l’esattezza   rigorosa   della   nostra classificazione dei prenomi e nomi propri reali geroglifici della XVIII din, riguardo ai primi tre re di questa famiglia; poiché questo testo che comprende una serie abbastanza estesa di prenomi e di nomi propri di re, di regine e di principesse, ci mostra il nome di Amosis-Misphragmouthosis, accompagnato dalle leggende dei suoi discendenti, i tre primi faraoni della XVIII. La prima di queste leggende, (leggenda rappresentata sulla tavola VIII n°4 con la sua trascrizione geroglifica ) partendo da Amosis, è quella di Aménoftep-Amosis- Thetmosis, faraone che ho riconosciuto nella mia precedente lettera, per essere a sua volta sia il figlio di Amosis-Misphragmouthosis, sia il primo re della XVIII din. La seconda leggenda (Pl.IX n°6) è quella di Thoutmosis I, secondo re della XVIII din. Infine nella terza (Pl.IX n°7) noi riconosciamo egualmente il prenome del successore immediato di Thoutmosis I, già determinato nella mia prima lettera. Ma io leggo anche in questo manoscritto ieratico, e per la prima volta, la leggenda completa di questo re. I segni formano la parola Amon-mai, che ho precedentemente trovato unita al prenome di questo re; non sono che un semplice titolo il Gradito di Ammone poiché il testo ieratico dimostra che il nome proprio sui monumenti di questo terzo re chiamato Aménophis da Manetone, fu Thoutmosis come il suo predecessore”.446

In conformità ai nuovi risultati ottenuti dallo studio di questi testi ieratici, Champollion dovette così correggere la successione di alcuni faraoni della XVIII dinastia:

Thoutmosis  I…. Chèbron Thoutmosis  II….Aménophis I Thoutmosis  III…Misphra (Mœris)

Thoutmosis  IV…Thoutmosis predecessore di Amenophis II (Memnone)

Champollion rimase convinto della identificazione di Thutmosi III con il Mœris dei Greci anche negli scritti successivi alla seconda lettera al duca di Blacas.

445 Champollion fa qui riferimento al Canone del Re 446 Ibid., pp. 54-56

Nelle   Lettere   scritte   dall’egittologo francese durante la Spedizione scientifica in Egitto,447 ogni qual volta parla  di  Mœris, si riferisce sempre al re Thutmosi III, figlio della regina “Amense”.  Nell’Appendice, ad esempio, dove è presente un  sunto  della  storia  dell’antico  Egitto, Champollion nomina “Amenof”, il capo della XVIII dinastia e i suoi tre successori: “Thoutmosis I,Thoutmosis II e Mœris-Thoutmosis III”. Nel suo Giornale, il 23 agosto del 1828 lo studioso si sofferma a raccontare dell’obelisco fatto erigere da “Mœri Thoutmosis III” davanti al Gran Tempio del Sole a Eliopoli,448 inoltre il 24 novembre dello stesso anno riferisce di aver trascorso interamente il secondo giorno a Medinet Habu e di aver trovato i Propilei di Antonino Pio, di Adriano e dei Tolomei, un edificio di Nectanebo, un altro del re etiopico Tharaca e un piccolo “palazzo”  di  “Thoutmosis III  Mœris”.449 Anche nelle Notices Descriptives, nella sezione  che  riguarda  Tebe,  in  riferimento  all’edificio  consacrato   ad Amon Ra da “Thoutmosis III” (Deir el-Bahri) Champollion riporta le iscrizioni dove compaiono le legende reali di Moeris e della madre.450 Infine, in una scheda del Ms.BUP 296,451 copia del dizionario egizio dello Champollion, possiamo trovare traccia della giusta attribuzione del cartiglio prenome Menkheperra al re Thutmosi III e non al IV come pensava invece Roselllini (Tav. 84).

Queste furono le ipotesi di Champollion riguardo all’identità   di questo sovrano. La ricostruzione dinastica della XVIII dinastia da parte dell’egittologo francese persuase anche Rosellini che condivideva solitamente le  congetture  del  suo  “maestro”. Fu così almeno fino al 1829, ma, in seguito, la pubblicazione dei Monumenti   dell’Egitto   e   della Nubia dimostra che   l’egittologo toscano si era allontanato in alcuni casi dalle conclusioni di Champollion, azzardando nuove ipotesi tra cui quella che il figlio di Amense fosse Thutmosi IV nato dal primo matrimonio della regina con Thutmosi III. Rosellini dedusse che ogni qual volta il nome del secondo marito “Amenenhè” (che corrisponde come abbiamo visto al nome Hatschepsut) si  trovava  “martellato”  sugli   edifici e ad esso era sovrapposto con il nome di “Thutmes IV” ciò era stato eseguito per ordine del figlio della regina, il quale una volta salito al trono “ebbe cari i cartelli

447 Champollion J. F., Lettres écrites  d’Égypte et de la Nubie en 1828-1829, Paris 1868, p.

366

448 Lettres de Champollion le jeune. Lettres et journaux de Champollion recueillis et

annotés par H. Hartleben in Bibliothèque égyptologique, tomo II, Paris 1909, p. 34

449 Ibid., p. 159

450 Champollion J. F., Monuments   de   l’Égypte et de la Nubie: Notices Descriptives, Paris

1829 vol. I, p. 573

del padre, ed ai propri li congiunse sugli architravi delle interne stanze  di  quell’edifizio   ch’egli   stesso   innalzò,   come   poco   sopra   ho   detto:   non   portò   offesa   ai   cartelli   della   madre  sull’obelisco  di  Karnak;;  ma  quelli  del patrigno volle distrutti, perché invece il proprio suo nome vi fosse scritto”.452

La ricostruzione delle dinastie da parte di Champollion e di Rosellini è attestata anche da numerosi appunti manoscritti dello studioso pisano, sia antecedenti sia posteriori alla pubblicazione dei Monumenti, così come anche dal Giornale della Spedizione archeologica in Egitto negli anni 1828-1829. Nel Ms.BUP 282 c.2bis2453 (Tav. 85) sono riportati i cartigli con i nomi dei primi sette re diospolitani della XVIII dinastia e accanto a Thoutmes (Thoutmosi III) è scritto Moeris. Questo documento è stato sicuramente scritto prima del viaggio in Egitto e, secondo il mio parere, confermerebbe i tentativi di ricostruzione dinastica che ricordano quelli ipotizzati da Champollion e al tempo stesso proverebbe la mancanza, in  quell’epoca, di certezze assolute  riguardo  all’individuazione di alcuni sovrani da parte degli studiosi.

La stessa cosa si può riscontrare anche nel Ms.BUP 291.1 c.15 (Tavv. 86-87) dove, al quinto posto, nella successione dinastica della XVIII, figura Thutmosi II, “anzi III”, chiamato dagli scrittori Miphra o Moeri, figlio di Amense, mentre al settimo posto è presente Thutmosi III, “anzi IV”.

Questa testimonianza, che sembra a mio parere anteriore alla pubblicazione dei Monumenti sia perché concorda con la ricostruzione dinastica tentata da Champollion sia per la citazione di alcuni faraoni che risultano diversi per il loro nome o per la loro successione dinastica, potrebbe   costituire   una   sorta   di   “anello   di   congiunzione”   tra la ricostruzione della lista reale della XVIII dinastia, tentata prima della Spedizione franco-toscana da Champollion, e la stesura finale dei Monumenti dell’Egitto  e  della  Nubia.

Nel Giornale del viaggio Rosellini sembra aver   accettato   l’idea che il Moeris degli antichi sia Thutmosi III e di ciò fa menzione diverse volte come pure nelle lettere che dall’Egitto   scrisse   ai   colleghi   di   Pisa. Ad esempio, nella lettera quarta del 1829, a proposito del tempio di Ombos, si sofferma a parlare delle soglie di una porta che furono scolpite sotto il regno del faraone Thutmosis III, il Moeris dei Greci, settimo della din.XVIII°.454 Oppure nella lettera settima dove menziona un edificio del faraone

452 Mon. Stor., Tomo I, parte prima, p. 230

453 Rosellini afferma di aver copiato questi cartigli da un lavoro inglese di Yorke e Leake

dal titolo Remarks on some Egyptian Monuments in England, 1826

Tutmosis III (Moeris).455 Anche il Ms.BUP 282 c.145 (Tav. 88) confermerebbe questa sua congettura, poiché considera la regina “Amense” come madre di Thutmosi III, a differenza di quanto affermerà più tardi nei Monumenti.

Altre attestazioni di Thoutmosis Moeris negli appunti di Rosellini che sono quasi certamente servite anche   per   la   stesura   dell’opera   e   che   ci   aiutano   a   seguire   l’evoluzione  del  pensiero  dello  studioso  sono:

Il Ms.BUP 282 c.91 (Tavv. 89-90) Le osservazioni qui riportate sono certamente posteriori alla Spedizione, dal momento che cita dettagli precisi relativi alla posizione delle iscrizioni nei templi. Si tratta di una scheda in cui Rosellini trascrisse sul recto i cartigli di Thutmosi II, per lui III, con le varie attestazioni dei monumenti sui quali erano stati scolpiti. A giusto titolo Rosellini lo considerò il marito di “Amense” e padre di Moeris, anche se ancora con il beneficio del dubbio: “È questa una semplice variante di nome di Tutmosi II o è un nuovo Tutmosi non della famiglia reale, sposato dalla regina Amense e padre di Moeri? Così piuttosto mi sembra”. Lo studioso non fece dunque un errore di identificazione, semmai di enumerazione. Nel verso della stessa scheda, invece, Rosellini riassume le fasi delle successioni dinastiche da Thutmosi I a Thutmosi III che regnò in nome di sua moglie.

Il Ms.BUP 282 c.92 (Tav. 91) attesta quella che ormai è diventata una convinzione per Rosellini: Il “figlio di Amense”, è il quinto faraone della XVIII dinastia con il nome di “Tutmes IV”.

Il Ms.BUP 285 c.124 (Tav. 92) riporta i cartigli del re copiati a Medinet Habu, pubblicati poi nei Monumenti. Il faraone non è chiamato per nome da Rosellini ma solo con il soprannome di Moeri, ma poichè i suoi cartigli si trovano insieme a quelli che lui considerava essere il padre, è molto probabile che con Moeri Rosellini intendesse proprio “Thutmes IV”.

Lo slittamento nella numerazione, che porta Rosellini a chiamare Moeris con il nome di “Thutmes IV”, è  ricorrente  nell’opera  intera  dei  Monumenti ma anche nelle lezioni di storia che portano la data del 1840. Una di queste è la lezione XVI del 2 Maggio456 dove   l’egittologo   descrive   il   famoso   lago   e   il   labirinto   fatti   costruire,   secondo   gli   scrittori antichi, da Moeris. Rosellini riporta principalmente la descrizione che ne fece Erodoto secondo cui queste costruzioni sarebbero state superiori, per magnificenza, alle piramidi di Giza.

455 Ibid., p. 258

7.3. Menephtah I

Il faraone Sety I, secondo sovrano della XIX dinastia e padre di Ramses II, fu considerato da Rosellini il dodicesimo re della XVIII dinastia e fu da lui chiamato “

Fth-mn”

“Menephtah I”. Il prenome di questo faraone (mn mAat Ra) segue nelle serie di Abydos, del Ramesseum e di Medinet Habu quello di Ramses I e fu interpretato da Rosellini come Sole stabilitor di giustizia. A questo cartiglio si unisce il nome proprio del faraone con tutte le sue varianti indicate nei Monumenti Storici (Tav. 9,n°110; 110 a,b,c,d).457

Prima della Spedizione archeologica in Egitto, i cartigli di Sety I avevano già generato una certa confusione   intorno   all’identità   di   questo sovrano al punto che Champollion era convinto che si trattasse di due distinti faraoni che avevano il prenome in comune ma  nome  diverso.  L’egittologo  francese  chiamò, infatti, il primo “Usirei” perché credeva di vedere nel nome la figura di Osiride, scambiando il segno di Seth con il geroglifico , e il secondo “Manduei”, a causa di quella immagine che lui giudicò essere il dio Mandu che talvolta era presente nel cartiglio nome al posto di Osiride.

Nelle Lettres   a   M.   le   duc   de   Blacas   d’Aulps   relatives   au   Musée   Royal   égyptien   de   Turin,458 Champollion parla, infatti, di due sovrani, “Ousirei” e “Manduei” figli di Ramses I, che corrisponderebbero ai due Achencheres459 delle liste di Manetone460 le quali trassero in inganno lo studioso francese che ancora non conosceva i grandi

457 Mon. Stor., Tomo I, parte prima, Tav.IX 458 Première Lettre, p. 86; Seconde Lettre, p. 60

459 In realtà questo nome e questi re sembrerebbero risalire alla fine  dell’età  amarniana.  

Rolf   Krauss   ad   esempio   propone   come   candidata   nella   successione   regale   “post   Amarna”,     la   figlia   maggiore   di   Akhenaton,   Meritaten,   e   considera   gli   Achencheres   manetoniani   una   forma   grecizzata   dell’egiziano   anx-xprw-ra (Krauss R., Das Ende der Amarnazeit: Beiträge zur Geschichte und Chronologie des Neuen Reiches. Hildesheimer Ägyptologische Beiträge 7, Hildesheimer 1978). Cfr. Barta W., Akencheres und die Witwe des Nibhururia, in Göttinger Miszellen 62 (1983), pp. 15-21. Juliette Bentley, nel suo articolo Akencheres, in Discussions in Egyptology, 16 (1990), pp. 29-30, suggerisce che il nome   Akencheres   possa   rappresentare   l’unione   dei   “nomen”   di   Akhenaten   e   di   Smenkhkare. Nella maggior parte dei casi, quando Manetone si riferisce a nomi delle liste  reali  che  finiscono  in  “ka-re”,  la  sua  versione  è  “cheres”.  Secondo  questo  sistema,  se   il  “ka-re”era  stato  sostituito  da  “cheres”  in  Akencheres,  il  risultato  sarebbe  per  la  Bentley   “Aken-ka-re”,  formato  dalla  prima  parte  del  nome  Akhenaten  e  dalla seconda parte del nome Smenkhkare. Se, infatti, il regno di Smenkhkare era compreso in quello del suo predecessore, i due sovrani potrebbero essere stati considerati, ai tempi di Manetone, un unico faraone e ciò spiegherebbe la fusione dei due nomi.

460 Giuseppe   Flavio   riporta   “Akencheres”,   l’Africano   “Acherres”   e   Eusebio  

monumenti storici d’Egitto. Nella Prima Lettera, Champollion Figeac, nel ricostruire la cronologia egizia sulla base degli studi compiuti dal fratello, afferma che “Ousirei” sarebbe  salito  al  trono  l’anno 1597 a.C., mentre “Manduei” nel 1585 a.C. e che nelle successioni reali della XVIII dinastia avrebbero occupato rispettivamente il dodicesimo e il tredicesimo posto.461

Invece nelle   lettere   che   l’egittologo francese   scrisse   dall’Egitto   troviamo una situazione in parte cambiata. In quella del 24 novembre 1828,462 ad esempio, è nominato il faraone della XVIII dinastia “Ousirei” o “Manduei”, come pure nella lettera del 18 giugno 1829,463 dove Champollion afferma che nella serie dei re del Ramesseum, che precedono Ramses il Grande, viene al dodicesimo posto “Menephtah” (Ousirei). Dallo studio dei monumenti originali, Champollion e Rosellini si resero conto che non si trattava più di due persone diverse ma di un unico faraone che essi chiamarono “Menephtah I, l’amato  da  Ptah”.

Prima delle due Lettere al duca di Blacas pare che non vi siano attestazioni del nome di Menephtah in Champollion, poiché egli credeva inizialmente che Ramses il Grande fosse stato figlio di Amenophis III e, dopo il viaggio in Egitto, di Ramses I. Né Champollion né Rosellini seguirono come fonte storica Manetone nel considerare questo   faraone   l’iniziatore della XIX dinastia con il nome di Sethos con un regno lungo 55 anni. Rosellini, infatti, identificò, nei Monumenti, il Sethos di Manetone con Ramses IV il cui fratello “si fece, col nome di Danao, duce in Grecia di egiziane colonie e che sopra gli Argivi ebbe regno”.464 In realtà, i cartigli attribuiti da Rosellini al re Sethos sono del faraone Ramses III della XX dinastia così come il cartiglio della regina Isi, considerata  dall’egittologo  toscano la moglie di Ramses IV, appartiene di fatto alla sposa di Ramses III (Tav. 15, n°117;117 a,b).

Prima   di   partire   per   l’Egitto,   Rosellini   condivise   la   teoria   di   Champollion   sulla   possibilità che i due Achencheres di cui parla Manetone fossero veramente due fratelli che regnarono durante la XVIII dinastia e che assunsero il nome di “Ousirei” il primo e di “Manduei” il secondo. Questa ipotesi è confermata da alcuni appunti inediti,465 molto probabilmente antecedenti al 1828, che mostrano i vari cartigli del faraone Sety I, ricopiati dai monumenti egizi da Ricci e da Wilkinson durante i loro

461 Notice chronologique p. 107 in Première Lettre-monuments historiques, Paris 1824 462 Lettres de Champollion le jeune. Lettres et journaux de Champollion recueillis et

annotés par H. Hartleben in Bibliothéque égyptologique, Tome deuxième, Paris 1909, pp. 150-165

463 Ibid., pp. 308-328

464 Mon. Stor., Tomo II, parte prima, p. 2 465 Mss. BUP 282.Cc.293-294; 291.1 c.16

viaggi che precedettero la Spedizione franco-toscana (Tavv. 93,94.95). Il Ms. BUP