La mutilazione delle Erme e la profanazione dei Mister
VI 28.2 ejpilevgonte tekmhvria th;n a[llhn aujtou' ej ta;
4. sul fatto che la tirannide non fosse terminata a causa del tirannicidio, ma solo grazie all’intervento spartano.
Quella riportata è dunque la versione alcmeonide della caduta della tirannide, che attribuisce a questa famiglia (di cui faceva parte anche Alcibiade) il merito di aver ristabilito la libertà scacciando il tiranno Ippia con l’aiuto degli Spartani98. Grazie a fonti secondarie99, conosciamo anche un’altra versione
98 A questa versione Tucidide fa brevemente riferimento anche nella sua Archeologia (I 20), ed essa coincide in parte con la versione erodotea, vd. Hdt. V 55-65, VI 123.
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Per un’analisi delle diverse versioni del tirannicidio si vedano Dover (in HCT IV 317-329) e Podlecki (1966), il quale suggerisce di far risalire la versione dei tirannicidi al periodo fra le due guerre persiane, durante il quale si diffuse una accesa propaganda anti-alcmeonide, che provocò alcuni ostracismi tra i componenti di questa famiglia, sospettata di aver sabotato la battaglia di
ufficiale, che attribuiva ad Armodio ed Aristogitone il merito di aver ucciso il tiranno, determinando con questo gesto la fine del regime oppressivo, ed è a quest’ultima che Tucidide contrappone evidentemente la propria versione100.
Quindi, in base al testo tucidideo, gli Ateniesi erano sospettosi e timorosi poiché ricordavano la cacciata dei tiranni. Tuttavia il nesso tra le due situazioni non è chiaro. Secondo Pearson (1949), il parallelo era determinato dal fatto che, in entrambe le due situazioni, l’inasprimento del regime era succeduto a questioni private. Tuttavia lo storico ribadisce più volte che si trattava di una versione sconosciuta agli Ateniesi: non è dunque al racconto alcmeonide che si riferivano i sospetti. Dovendosi necessariamente trattare di un parallelo che Tucidide aveva ritenuto comprensibile ai propri contemporanei, bisogna quindi far riferimento a quanto indicato all’inizio della digressione, cioè all’inasprimento del regime a seguito dell’uccisione di Ipparco, e all’intervento spartano (VI 53.3). I fatti avvenuti facevano cioè temere un peggioramento della situazione ed un intervento da parte degli Spartani nella politica ateniese. L’excursus quindi non sarebbe strettamente legato ai sospetti degli Ateniesi, ma costituirebbe un’occasione per Tucidide per insistere e confermare la sua disapprovazione verso le ingerenze private nelle questioni pubbliche101.
Conclusioni sulle accuse di tirannia
Anche alla luce di queste riflessioni il legame tra tirannia e oligarchia all’interno della medesima congiura politica resta ingiustificato. Se l’esistenza di un’attività anti-democratica di stampo oligarchico poteva essere svelata dagli scandali che presupponevano l’attività organizzata di uno o più gruppi di congiurati (unwmoivai), l’aspetto tirannico della congiura non è ancora chiaro. Bisogna dunque capire cosa si intendesse per tirannide, se in senso costituzionale o ideale. L’uso del termine unwmoiva (VI 27.3 e 60.1) indicherebbe un sospetto radicato in una realtà storica tangibile, accresciuto dai movimenti delle truppe lacedemoni sul confine con la Beozia, che avrebbe indotto gli Ateniesi a dormire in armi nel ThesEione per paura di un tradimento (VI 61.2); per lo stesso motivo
Maratona per favorire un ritorno del tiranni (HDT. VI 121-124; cf. supra n. 217), e dietro alla quale è forse intravedere l’iniziativa di Temistocle.
100 Vd. VI 54.1 To; ga;r ÆAritogeivtono kai; ïArmodivou tovlmhma diÆ ejrwtikh;n xuntucivan ejpeceirhvqh, h}n ejgw; ejpi; plevon dihghavmeno ajpofanw' ou[te tou; a[llou ou[te aujtou; ÆAqhnaivou peri; tw'n fetevrwn turavnnwn oujde; peri; tou' genomevnou ajkribe; oujde;n levgonta. 101 Gribble 1999, 188-193. Dover (HCT IV 329) pone maggiormente l’accento sull’interesse puramente documentaristico dello storico, che non avrebbe resistito alla tentazione di correggere la tradizione; l’excursus non sarebbe pertanto pertinente al racconto. Secondo Palmer (1981), Tucidide avrebbe introdotto questo aneddoto per mostrare l’infondatezza dei timori ateniesi riguardo la tirannide.
anche gli ospiti di Alcibiade ad Argo vennero sospettati di ordire trame contro la democrazia (VI 61.3 tw/` dhvmw/ ejpitivqeqai). Tuttavia la unwmoiva indica in genere un complotto oligarchico, e non tirannico (vd. Sartori 1957, 26-32). D’altro canto il fatto che, quasi un secolo dopo la fine della tirannide ad Atene e in tutto il Peloponneso, essa costituisca ancora una minaccia così temibile, non può non suscitare qualche perplessità102.
In realtà è l’insistenza sulla partecipazione di Alcibiade alla congiura a fornire la soluzione: Tucidide stesso rivela infatti che ciò che faceva paura era il suo comportamento (VI 28.2), che lo storico aveva precedentemente paragonato a quello di chi aspirasse alla tirannide (VI 15.4 wJ turannivdo ejpiqumou`nti). Altre testimonianze attestano che Alcibiade fu prima oggetto di un tentativo di ostracismo, procedura intentata contro coloro che costituivano un pericolo per la democrazia ateniese103. Sono quindi i suoi comportamenti a suscitare i sospetti, non delle azioni politiche vere e proprie; la tirannide in questo caso non va dunque intesa come fenomeno istituzionale, ma piuttosto in senso ideale, cioè come un tipo di comportamento che si articola in contrasto con l’idea di democrazia (vd. Giorgini 1993, 33, 220 ss., 272-3). La tirannide avrebbe cioè perso il suo significato istituzionale, ma indicherebbe piuttosto un modo di comportarsi e per questo sarebbe stata attribuita ad Alcibiade: il suo comportamento richiamava infatti quello del tiranno in quanto spinto dal più assoluto individualismo104. In questo senso si capisce inoltre come possa essere avvenuta l’associazione con l’oligarchia, giacché entrambe avevano funzione anti-democratica. Esse non sono ovviamente equivalenti e vanno anzi visti come due regimi tradizionalmente contrastanti tra di loro, tuttavia dopo un secolo di democrazia il concetto di tiranno è sfumato ed oligarchia e tirannide finiscono per essere considerate parallelamente come antitesi della democrazia.
Si può quindi proporre un’ipotesi che ricostruisca il percorso mentale che portò ad associare oligarchia e tirannide in un medesimo complotto anti-democratico: a seguito dei fatti del 415 sarebbe sorto il sospetto di una congiura oligarchica e anti-democratica, in cui sarebbe stato coinvolto, più o meno a ragione, Alcibiade. Questo personaggio, a causa dei suoi atteggiamenti egocentrici e individualistici, aveva un’immagine percepita come tirannica (VI 15.4), ed ecco dunque che, per suo tramite, tirannide e oligarchia si trovarono associati nel comune intento anti-democratico. Il richiamo alla tirannide accrebbe
102
Cf. Mossé 1962b e Giorgini 1993, 28. Il ricorrere nella commedia di riferimenti alla tirannide mostra chiaramente che questa poteva essere ancora percepita come una minaccia (cf. per esempio Aristoph. Vesp. 502, Av. 1074, Lys. 619-620, Th. 338-9).
103 L’orazione Contro Alcibiade dello Pseudo-Andocide farebbe riferimento proprio a questo tentativo di allontanare Alcibiade da Atene, vd. infra pp. 65 ss.
104 È lo stesso Alcibiade ad articolare questo pensiero: VI 89.4 pa'n de; to; ejnantiouvmenon tw'/ dunateuvonti dh'mo wjnovmatai.
poi il sospetto e gli Ateniesi finirono per trovare conferma dei propri timori nei movimenti delle truppe sul confine, attuando di fatto una confusione tra piano ideale e piano pratico.
Al di là delle considerazioni storiche su quello che con ogni probabilità fu un complotto ordito contro Alcibiade stesso, l’elemento interessante per la presente ricerca è che queste profanazioni contribuirono a creare un’immagine di Alcibiade caratterizzata da atteggiamenti individualistici, interpretati come tirannici.