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Ad ogni modo Platone non pare ignorare le accuse di Policrate, anche se non vi si riferisce mai in modo esplicito. È stato ipotizzato che il Gorgia costituisca una prima risposta platonica a Policrate348; tuttavia tale ipotesi basa le proprie argomentazioni essenzialmente su una serie di somiglianze tra il dialogo platonico e la Difesa di Socrate di Libanio, sulla quale sono state già espresse

mostra alcun intento apologetico: egli viene descritto come aristocratico dai gusti raffinati, ma privo di alcuna delle qualità necessarie all’uomo politico.

346 Vd. supra Lib. Decl. I 1,136 p. 90-91 Forster, Aristid. XLV 139-140, vol. II p. 111 D. e Philostr. VS I 16.

347 Gigon (1953, 39), accettando la tesi di Isocrate (Bus. 5), sostiene che sarebbe stato Policrate per primo ad attribuire a Socrate la responsabilità dell’educazione di Alcibiade e ad associare quest’ultimo a Crizia come allievi del filosofo.

348 Fondamentale il saggio di Humbert (1931), il quale ha datato la composizione del Gorgia proprio sulla base del libello di Policrate.

alcune perplessità (vd. supra p. 131). In particolare è stato messo in evidenza il fatto che entrambi utilizzerebbero lo stesso passo di Pindaro: Callicle cita infatti un verso del poeta per avvalorare la legge del più forte (484b-c), e Libanio (Ap. 87) cita lo stesso frammento per mostrare l’insolenza dell’accusatore di Socrate.

La situazione è alquanto complessa: nel Gorgia Callicle cita questo verso (fr. 169a Maehler dikaiw`n to; biaiovtaton 349) che viene probabilmente corrotto da un copista in biaiw`n to; dikaiovtaton350, assumendo così un significato ben diverso. Wilamowitz (1920 96 ss.) ritiene che la corruzione risalga allo stesso Platone e che Policrate (a cui attingerebbe Libanio) colga l’occasione per accusarlo (o per accusare Socrate). Humbert sostiene invece che Policrate per primo avrebbe frainteso il frammento: Platone avrebbe quindi attribuito l’errore a Callicle, che costituirebbe una sorta di rappresentazione letteraria del retore (1931 47-66). Infine Dodds dimostra che Platone citò Pindaro correttamente e che la corruzione si produsse nel testo abbastanza presto (1959, 270-2); accetta tuttavia la tesi che Libanio debba la conoscenza della lettura alternativa proprio all’Accusa di Policrate. Libanio quindi avrebbe letto il testo corrotto nella sua copia di Platone, ritenendolo tuttavia corretto; avrebbe quindi accusato Anito (cioè Policrate) di aver volutamente frainteso le parole del poeta per mostrare l’insolenza di Socrate, mentre in realtà quest’ultimo avrebbe criticato giustamente il verso le cui parole potevano essere interpretate in modo da indurre i giovani a violare la legge, come in effetti fa Callicle.

Tuttavia Livingstone (2001, 32-38) ritiene che non vi siano motivi sufficienti a supporre che Libanio possa essere considerato un testimone dell’Accusa di Policrate; egli mostra che il passo di Libanio che riporta questa citazione non deve essere necessariamente tratto dall’Accusa di Policrate, infatti l’autore nomina Anito, non Policrate, e non vi sono prove del fatto che egli credesse alla notizia secondo cui Policrate aveva venduto l’accusa a Anito (vd. supra p. 131).

Inoltre Apelt (1912, 106-8) ha suggerito di vedere nel personaggio di Callicle una sorta di rappresentazione fittizia di Alcibiade351: viene infatti descritto come un giovane appartenente ad una famiglia aristocratica ateniese, di fronte al quale si apre una luminosa carriera politica (484c), mostra poi un atteggiamento demagogico, simile a quello che Socrate percepisce in Alcibiade (481d-e, cf. Alc. 132a, 135e, vd. infra p. 175). Tuttavia Dodds (1959, 12-13 seguito da Livingstone 2001, 32-9) rifiuta tale ipotesi: il problema fondamentale è rappresentato dal fatto che Platone nomina ben due volte Alcibiade, in modo

349 Lo stesso frammento è tramandato anche da uno scolio a Pindaro (Schol. ad Pind Nem. 9.35) e ad Aristide (Schol. ad XLV 52.9, vol. II 408 D.); inoltre Platone rievoca lo stesso verso nelle Leggi (715a 1).

350 Si tratta di un errore frequente dovuto allo scambio accidentale tra le iniziali di due parole che cominciano con una sequenza vocalica simile (vd. Dodds. 1959, 272), ed infatti il testo corrotto è conservato da alcuni codici.

351 Questa è ipotesi sostenuta anche da Vickers (1994) secondo il quale il ritratto di Callicle attingerebbe in parte all’immagine fornita dalle commedie aristofanee; cf. n. 309.

indipendente da Callicle352; inoltre quest’ultimo viene descritto con dettagli che difficilmente possono essere frutto di immaginazione353. Dodds (1959, 13) suggerisce dunque che il silenzio delle fonti a proposito di questo personaggio sia dovuto alla sua morte prematura durante gli ultimi anni della guerra del Peloponneso. Callicle, che nel dialogo è presentato agli inizi della propria carriera (515a), sarebbe morto troppo presto per essere ricordato per le proprie azioni, se Platone non lo avesse fatto.

Conclusioni

Ogni considerazione conclusiva sulla figura di Policrate e sulle accuse da costui avanzate ai danni di Socrate ha purtroppo carattere provvisorio. L’unico elemento su cui tutte le fonti sembrano concordare è il fatto che Alcibiade venisse menzionato come allievo di Socrate, esempio dei rischi che gli empi insegnamenti di quest’ultimo potevano provocare per la città. Isocrate sembra voler intendere che proprio Policrate abbia portato alla ribalta questo argomento (Bus. 5)354. Tuttavia l’ipotesi, per quanto affascinante e in parte confermata dal silenzio delle fonti precedenti, trova un ostacolo difficilmente sormontabile nel fatto che Platone non smentisce mai la veridicità di questo rapporto; d’altra parte quasi tutte le testimonianze sulla relazione fra i due personaggi sono fornite proprio da Platone, ed è stato più volte messo in luce come queste informazioni siano tutt’altro che univoche355. Il dato più importante resta dunque un elemento negativo, cioè il silenzio delle fonti precedenti sul legame fra Socrate e Alcibiade, a cui si aggiunge l’assenza di ogni riferimento ad un rapporto erotico tra i due nell’opera di Senofonte: si tratta di argomenti e silentio ma ritengo che si possano considerare sufficienti a porre quanto meno dei dubbi riguardo l’effettiva natura del legame tra Alcibiade e Socrate.

352 Socrate confronta il comportamento di Callicle con quello di Alcibiade (481d-482a) poiché entrambi si sarebbero adattati ai desideri della folla: difficilmente il parallelo avrebbe potuto essere istituito se Callicle fosse stato solo una trasfigurazione letteraria di Alcibiade.

353

Mentre Alcibiade apparteneva al demo di Scambonide (Plut. Alc. 22.4), Callicle sarebbe stato originario del demo di Acarne (Plat. Gorg. 495d 3) e amante di Demo figlio di Pirilampe (481d 5), a sua volta personaggio reale ed imparentato con la famiglia di Platone. Callicle è poi nominato insieme ad altri tre giovani, Tisandro di Afidna, Androne figlio di Androzione e Nausicide di Colargo, probabilmente persone reali (vd. Dodds 1959, 282).

354 Brickhouse e Smith (1989, 84) sembrano dar credito a questa informazione, tuttavia Livingstone (2001, 32-39) propone di interpretare il passo in modo diverso: l’enfasi sembrerebbe infatti essere posta sulle parole maqhthvn e paideuovmenon, cioè non sul fatto che Alcibiade e Socrate si conoscessero ma sulla funzione paideutica svolta da maestro sul suo allievo, notizia che contrasta con le affermazioni del filosofo che nega di poter svolgere tale funzione (vd. Apol. 33a- b).

355 In particolare Platone entra in contraddizione con se stesso sul periodo di frequentazione fra questi due personaggi, vd. infra p. 140 (cf. Montuori 1998, 148-151).

Si può quindi avanzare una ipotesi, cioè che, a partire da un dato di realtà storica356, la relazione tra Alcibiade e Socrate sia stata enfatizzata dalla tradizione letteraria solo successivamente al processo e che solo col tempo sia diventata un

topos centrale nella biografia di entrambi e nella letteratura socratica. Nelle Apologie di Platone e di Senofonte precedentemente citate non si fa ancora parola

di questo argomento, e questo confermerebbe così l’ipotesi di una composizione del testo di Platone molto vicina al processo357. Anche nelle orazioni analizzate nel capitolo precedente non si ha alcun accenno alla relazione tra i due, ma l’immagine di Alcibiade si sviluppa in esse in modo da farne un modello di anti- cittadino: nei primissimi anni del IV secolo si era aperto, come abbiamo visto, un dibattito attorno alla figura di Alcibiade che testimoniava i sentimenti contrastanti degli Ateniesi di fronte ad un individuo superiore per nascita, educazione, aspetto fisico, carattere, ricchezza, etc., che da un lato era diventato oggetto di ammirazione, ma dall’altro suscitava i timori dei concittadini. La sua immagine avrebbe finito quindi col sovrapporsi a quella del tiranno, modello, ancora nel IV secolo, di un individuo che si poneva al di sopra delle leggi, ed in quanto tale sarebbe stata introdotta all’interno del dibattito sulle cause del processo e della morte di Socrate: gli avversari del filosofo avrebbero cioè portato la figura di Alcibiade come modello, insieme a Crizia, del giovane corrotto dagli empi insegnamenti del filosofo.

La rappresentazione di Alcibiade fornita dalle orazioni avrebbe infatti ‘fatto il gioco’ degli oppositori di Socrate, di cui l’Accusa di Policrate costituisce un esempio, ma probabilmente non l’unico; ad ogni modo il 392 costituisce un

terminus ante quem per la creazione di questo topos. I Memorabili di Senofonte

presentano una reazione a tali accuse, anche se è probabile che l’autore abbia avuto accesso ad altre testimonianze, non pervenute fino a noi, dello stesso tenore delle Accuse di Policrate358. Ad ogni modo Senofonte pare completamente all’oscuro dell’aspetto erotico della relazione tra i due personaggi (vd. supra p. 129). La natura della relazione tra Alcibiade e Socrate divenne comunque un argomento frequente all’interno delle discussioni della cosiddetta ‘scuola socratica’ (vd. supra p. 119), ed è dunque verosimile supporre che anche Platone

356 È verosimile pensare che, dato il ristretto circolo di aristocratici ateniesi i due si conoscessero veramente.

357 Quella di Senofonte è invece datata posteriormente al 386 (vd. supra n. 312), ma costituisce probabilmente una reazione diretta all’Apologia di Platone, e non avrebbe quindi introdotto argomenti non presentati da quest’ultimo.

358 La datazione di questo testo è ancora problema assai discusso: secondo alcuni, la sua composizione andrebbe diluita nel tempo, ma le parti relative al kathvgoro costituirebbero una risposta ‘a caldo’ alle Accuse di Policrate (vd. Montuori 1998, 134 n.9). Dorion confuta invece tale ipotesi sostenendo la sostanziale unità compositiva del testo: afferma inoltre che la data di composizione non sia «d’une très grande utilité pour la compréhension des Mémorables», accetta pertanto il 370 come terminus post quem, ma non propone alcuna indicazione più precisa (2000 CCXLIX).

abbia tentato di difendere il maestro da tali accuse ed una prima risposta può forse essere considerata il Gorgia.

Tuttavia è verosimile ipotizzare che anche nell’Alcibiade – e in secondo luogo nel Simposio, cioè in quei dialoghi in cui Alcibiade compare e svolge un ruolo significativo – Platone cerchi in qualche modo di dare una risposta alle accuse che volevano Socrate responsabile delle malefatte compiute dal suo giovane discepolo.