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Fenologia della specie Coffea Canephora Pierre allo stato selvatico in Uganda

CAPITOLO II LA PIANTA DEL CAFFÈ:

AGROMETEOROLOGICHE DELLA PIANTA DEL CAFFÈ

1. Il ciclo di crescita stagionale: FENOLOGIA

1.2 Fenologia della specie Coffea Canephora Pierre allo stato selvatico in Uganda

Come sopra detto, la specie di Coffea eugenioides, canephora Pierre e liberica sono piante di caffè indige-ne delle foresti tropicali in Africa e in Uganda. La Coffea liberica è circoscritta alle zoindige-ne fredde ed umide degli altipiani dell’Uganda centro orientale, mentre le altre due specie sono più diffuse, e meglio si adatta-no alle precipitazioni e a diversi tipi di terreadatta-no.

La Coffea canephora è la più importante specie di caffè allo stato spontaneo dal punto di vista com-merciale. Essa raggiunge il suo sviluppo ottimale negli strati più bassi della foresta.

La crescita spontanea rappresenta un’inesauribile risorsa genetica per lo sviluppo di cultivars alternati-vi. L’espansione delle coltivazioni di caffè alla periferia delle foreste, come quella di Kibale nel Kibale National Park (KNP), situato nella parte occidentale dell’Uganda (0 13’ 0 41’ N e 30 19’ – 30 32’ E), ai piedi della catena montuosa del Rwenzori, indica la loro dipendenza e l’impatto che hanno su di esse le piante che crescono allo stato selvatico. Le foreste dell’Uganda e gli arbusti di caffè che vi crescono costi-tuiscono, pertanto, delle risorse non trascurabili e di gran valore commerciale per scopi diversi dall’estra-zione del legname. La crescita spontanea delle piante di caffè può essere, infatti, del tutto sostenibile con un minore impatto sull’ambiente, comparato con gli effetti del disboscamento a fini energetici (legna da ardere, legname e carbone).

Se consideriamo le condizioni ambientali naturali di Kibale-Ngogo nel KNP (795 km2), si tratta di una foresta equatoriale che si stende su un altopiano di 1590 metri a nord e 1110 m a sud. Le precipitazioni nella foresta di Kibale sono da basse a moderate, con una media annuale di 1749 mm (1990-2001, o 1547

mm dal 1903-2001); la media giornaliera minima di temperatura è di 14.87°C, mentre la media giorna-liera massima è di 20.18°C (1990-2001) (Fruits and Frugivores Cap.5, 2005). Ci sono due distinte stagio-ni, una umida e una secca, con un regime di precipitazioni bimodale. Le due stagioni delle piogge general-mente hanno luogo tra Marzo e Maggio, e tra Settembre e Novembre; mentre, i mesi da Maggio ad Agosto e da Dicembre a Febbraio tendono ad essere più asciutti rispetto agli altri.

Durante tutto l’arco del secolo scorso, si è avuto un incremento nell’ammontare di precipitazioni che la regione riceve annualmente. Si deve osservare che le precipitazioni sono caratterizzate da un modello tropicale tipico, con livelli massimo e minimo quasi uguali.

Per la sua elevata altitudine, la piovosità moderata e la bassa temperatura, la foresta di Kibale è clas-sificata come una foresta umida tropicale sempreverde, di media altitudine sebbene, come fisionomia, risulta abbastanza simile alla foresta pluviale tropicale delle base altitudini.

Quello che è interessante notare, riguarda la tipologia di copertura forestale sotto la quale cresce spontaneamente l’arbusto di caffè. Nel KNP, infatti, la C. canephora occupa zone della foresta di qualità mediocre, ossia le specie di alberi che ne costituiscono la copertura hanno un basso grado di rigenerazio-ne forestale, di conservaziorigenerazio-ne dei fusti e di densità. Diversamente, in termini di rigerigenerazio-neraziorigenerazio-ne, le piante di caffè sembrano avere maggiore successo rispetto alle altre specie di alberi con cui sono associate, sebbe-ne il tasso di mortalità delle piante giovani, durante il percorso verso lo stadio di maturità, sia molto alto (98.6%) (Kasenene, 1998).

Nel sottobosco e nelle aree semi aperte della foresta, la correlazione tra la densità di alberi e quella della vegetazione al suolo (erbe ed altri arbusti), con la densità dei giovani alberi e delle piante di caffè, risulta molto debole. Tuttavia, si può dire che la percentuale di copertura vegetativa al suolo è inversamen-te proporzionale alla densità delle giovani pianinversamen-te di caffè. Di conseguenza, la competizione con le altre spe-cie e diversi altri fattori, come le caratteristiche del suolo, influenzano lo sviluppo di caffè selvatico (Kasenene, 1998).

Lo studio condotto da John M. Kasenene all’interno del KNP (1998), con riferimento alla fenolo-gia della pianta del caffè allo stato spontaneo, ha mostrato che esiste una continua produzione di frut-ti da parte dell’arbusto, il quale esibisce diverse fasi riprodutfrut-tive non in sincronia fra loro. In tutfrut-ti i mesi dell’anno si evidenziò, infatti, la concomitante presenza di piccoli frutti verdi che di frutti verdi ad uno stadio più avanzato, ad indicare proprio una produzione di caffè continua. I frutti maturi restano sulle piante per un prolungato periodo che va da Dicembre-Gennaio fino, al più tardi, a Luglio del successi-vo anno.

È molto importante sottolineare che la grandezza della produzione e la maturazione del caffè variano da un mese all’altro e secondo i siti in cui cresce l’arbusto. In generale, tuttavia, le osservazioni concorda-no con quelle effettuate da Jordaconcorda-no (1993) (3), circa la maturazione dei frutti tropicali durante le stagioni

3Jordano, P. (1993). Fruits and frugivory. In: Seeds: the Ecology of Regeneration in Plant Communities (Ed. M. Fenner). CAB International, Wallingford.

secche. Allo stesso modo, il picco di maturazione delle ciliegie nel caffè selvatico coincide, in entrambe le stagioni (regime bimodale), con quello di minori precipitazioni.

Per Kasenene, (1998), il picco di maturazione si ha in concomitanza del periodo compreso tra i mesi di Dicembre ed Aprile (stagione secca). Mentre, in un altro studio condotto all’interno del KNP (Oryem-Origa, 1999), è stato riscontrato che il picco mensile di maturazione e raccolta di nuovi frutti si ha in coin-cidenza dei mesi tra Maggio-Agosto e Dicembre-Marzo. Infatti, le due stagioni secche di cui si è avuta evi-denza durante il periodo dello studio sono avvenute tra Giugno ed Agosto e da Dicembre a Febbraio.

Durante gli stessi periodi, il minimo di raccolta di nuovi frutti si è avuto tra Marzo e Maggio e tra Agosto e Novembre. Sempre secondo Oryem-Origa (1999), il periodo della maturazione dura 5 mesi nella prima parte dell’anno, mentre servono 7 mesi se consideriamo la maturazione che avviene verso la fine del-l’anno. Ciò rivela che la fase fenologica di fruttificazione del caffè selvatico nella foresta di Kibale, proba-bilmente, cambia da una stagione all’altra. Le variazioni annuali nella produzione di frutti sono state, infat-ti, riscontrate di frequente.

Vi sono altre possibili spiegazioni della stagionalità osservata nella produzione di frutti da parte della pian-ta. La riduzione nel numero di alberi allo stato di maturazione dei frutti è causata dal bisogno di un tempo pro-lungato per la rigenerazione vegetativa dei rami riproduttivi. Questo periodo maggiore si rende necessario per gli arbusti, poiché, a volte, i frutti si seccano e restano sui rami per lunghi periodi, ritardandone in tal modo il ringiovanimento. Tuttavia, va anche considerata l’influenza che hanno le fluttuazioni climatiche sulla produ-zione stagionale dei frutti, come è stato osservato da altri ricercatori quali Frankie, Baker & Opler (1980) (4).

I frutti sani cadono al suolo in quantità maggiore soprattutto in coincidenza dei periodi in cui si hanno minori precipitazioni mentre, al contrario, durante i mesi di maggiori piogge si ha una minima caduta dei frutti. In generale, Oryem-Origa (1999) ha rilevato che nei 12 mesi in cui ha condotto il proprio studio, la caduta dei frutti o la loro maturazione è scarsamente correlata negativamente con le precipitazioni.

Il periodo in cui si ha un’elevata produzione di germogli e di fiori, ossia Luglio-Settembre e Dicembre-Marzo, coincide con un basso rendimento produttivo. Questa indicazione costituisce un’ulteriore confer-ma di quanto sopra osservato, cioè che la stagionalità nella produzione dei frutti è influenzata dalla com-petizione che si crea tra la fase riproduttiva e quella vegetativa della pianta, rispettivamente coincidenti con alti e bassi rendimenti. Inoltre, resta valida la constatazione che i periodi di massima fruttificazione sono coincidenti con quelli di precipitazioni minime (Oryem-Origa, 1999).

Tuttavia, non è ben chiaro se il caffè che cresce allo stato spontaneo nella foresta di Kibale abbia due distinti periodi di produzione, come riportato da Kingston (1967), oppure un lungo periodo nel quale le fasi fenologiche si sovrappongono a diverse intensità, come suggerito nello studio di Kasenene (1998).

In particolare, Kingston (1967) osservò due picchi di produzione durante le stagioni secche di Dicembre-Marzo e di Giugno-Settembre di ogni anno.

4Paul A. Opler, Gordon W. Frankie, Herbert G. Baker (1980). Comparative Phenological Studies of Treelet and Shrub Species in Tropical Wet and Dry Forests in the Lowlands of Costa Rica. The Journal of Ecology, Vol. 68, No. 1 (Mar., 1980), pp. 167-188.

Da osservare che, le ciliegie degli arbusti che crescono in spazi semi-aperti raggiungono la maturazio-ne molto prima e molto più rapidamente rispetto a quelle degli alberi che si trovano al di sotto di una più fitta copertura forestale.

Anche la produzione di germogli e di nuove foglie si è rivelata essere quasi continua, mentre un’alta percentuale di foglie adulte è dall’albero mantenuta durante tutto l’anno. I danni provocati alle foglie da insetti, che sembrano intensificarsi soprattutto durante i mesi asciutti, sono ricorrenti e maggiormente gravi sulle foglie adulte che su quelle più giovani. L’intensificarsi dei danni derivanti alle ciliegie e ai semi aumenta con l’avanzare dello stato di maturità dei frutti. Diversamente, le piante di caffè che crescono in spazi della foresta aperti mostrano un danno da insetti minimo e una concentrazione elevata di foglie adul-te in buono stato duranadul-te l’anno.

Di conseguenza, un disboscamento effettuato in maniera lieve e selettiva o un’attività con la quale si interferisca al minimo con l’habitat naturale delle piante, tale da creare delle aperture nella copertura fore-stale, avrà un effetto benefico sulla salute e sulla produttività del caffè selvatico.

Si deve, da ultimo, osservare che la crescita del caffè in un ambiente indisturbato come la foresta com-porta, tuttavia, una perdita di produttività pari a circa il 60-80% a stagione, quale conseguenza di frutti raccolti da animali, principalmente scimmie (Red tail e Red Colobus), pipistrelli ed uccelli, o dispersi nel sot-tobosco, prima della loro completa maturazione e caduta al suolo.