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Le implicazioni di ENSO a livello regionale sulla gestione dei raccolti agricoli

Tavola 1. Località delle stazioni utilizzate nello studio di Phillips e McIntyre (2000)

4.1. Le implicazioni di ENSO a livello regionale sulla gestione dei raccolti agricoli

Le previsioni stagionali dell’ENSO possono essere un utile strumento per i decision makers locali ma, in tal caso, è necessario che le informazioni climatiche siano configurate almeno a scala sub-regionale.

Come anticipato in precedenza, le implicazioni degli eventi ENSO sulla gestione dei raccolti agricoli (crop management) a livello sub-regionale in Uganda sono state individuate sulla base della distinzione effet-tuata tra le 33 località indicate nella Tavola 1 con un regime di precipitazione unimodale e quelle che, diversamente, hanno un regime bimodale (Fig.19, v. Phillips e McIntyre, 2000).

In generale, diversi studi mostrano che, per l’intero territorio dell’Uganda, le SSTs dell’Oceano Pacifico sono correlate positivamente (“warm ENSO”) con le piogge di Novembre e Dicembre (ND), mentre hanno una correlazione negativa con quelle di Agosto e Settembre (AS). Tuttavia, le piogge che cadono in AS sono spazialmente, oltre che funzionalmente, separate rispetto a quelle di ND.

La zona bimodale

Nella zona bimodale, dove il picco di precipitazioni ha luogo in Novembre-Dicembre (ND), quindi duran-te la stagione delle piogge brevi, gli eventi de El Niño accentuano questa configurazione climatica tipica. Il posi-tivo impatto di eventi ENSO sulle piogge di Novembre e Dicembre (ND) è rappresentato in Figura 20.

Figura 20. Distribuzione della precipitazione mensile per 21 zone bimodali e in anni di eventi ENSO in Uganda. (Fonte: Phillips e McIntyre, 2000).

In anni caratterizzati da El Niño, la semina anticipata (Luglio) di raccolti di breve durata, come i fagioli, e una semina ritardata (Settembre) di cereali a più lenta maturazione potrebbero rappresentare una valida strategia di adattamento agricolo alla variabilità climatica, considerata l’abbondante umidità presente nel suolo. Un maggiore utilizzo di inputs, poi, così come l’incremento nella densità di coltivazione, permettereb-be ai coltivatori di trarre vantaggio dalle piogge intense e, in tal modo, aumentare la produttività agricola.

Nelle zone bimodali, un evento legato al fenomeno de La Niña tende a mostrare una riduzione al di sotto del normale delle precipitazioni di Novembre, ed uno spostamento del picco circa due mesi prima (Settembre). I produttori sposteranno, così, la semina dei cereali agli inizi di Agosto, oppure, anche a Luglio, in modo da sfruttare le condizioni secche di questo intervallo di tempo. Poiché durante la stagio-ne secondaria di OND in anni de La Niña cadono meno precipitazioni, le varietà che maturano in antici-po e i raccolti di durata più corta hanno maggiore probabilità di successo.

La zona unimodale

Nelle zone più settentrionali dell’Uganda, dove il regime di precipitazioni è quasi-unimodale, i picchi di precipitazione si hanno in Agosto. Il fenomeno de La Niña accentua il picco di precipitazione estivo

(Agosto) e produce un graduale declino di esse, fino a raggiungere i minimi rilevati a Gennaio. Al contra-rio, in anni di El Niño, il picco delle piogge si riduce in Agosto, anche se le precipitazioni proseguono gene-ralmente fino a Novembre (Figura 21).

L’enorme importanza delle previsioni che si possono fare sul verificarsi di un evento ENSO si riflette sulla selezione dei raccolti, sul periodo di coltivazione e sull’utilizzo di fertilizzanti. In anni di El Niño, il cam-biamento nei livelli massimi di precipitazioni rende opportuno estendere la stagione dei raccolti e, quindi, piantare varietà agricole a lenta maturazione, che sono potenzialmente più produttive. Infatti, le varietà a lenta maturazione possono trarre maggiori vantaggi climatici rispetto ad altre categorie di raccolti. Per esempio, la semina in Agosto di granoturco, che ha una maturazione posticipata, garantisce alla pianta un livello di precipitazioni sufficiente nei mesi di Ottobre-Novembre, così da evitarle uno stress idrico; in tal modo, poi, la maturazione avverrà non prima che abbia luogo la subsidenza delle piogge a Gennaio.

Le previsioni degli eventi ENSO permettono, altresì, ai produttori di selezionare i raccolti che meglio si adattano a piogge prolungate. Ad esempio, la coltivazione del granoturco è senz’altro più conveniente di quella dei legumi per la maggiore resistenza alle malattie e spiccata produttività durante piogge più este-se a livello temporale. Inoltre, i cultivars a lenta maturazione e i raccolti di lunga durata, che hanno la pos-sibilità di raggiungere una produttività più elevata, apportano ancor più benefici ai coltivatori attraverso l’incremento degli inputs.

Diversamente, in anni de La Niña, la semina a Luglio delle varietà agricole che hanno una maturazio-ne anticipata avranno migliori chance di successo. I fertilizzanti dovrebbero essere applicati quando il livel-lo di umidità del suolivel-lo è sufficiente a favorire l’assorbimento di nutrienti del terreno da parte della pian-ta, ma non è così elevato da produrne l’infiltrazione al suo interno. L’utilizzo di nitrogeno dovrebbe essere minimo, oppure, evitato subito prima dell’atteso picco di precipitazioni in Agosto, al fine di ridurre le per-dite dei nutrienti.

Figura 21. Distribuzione della precipitazione mensile per 12 zone unimodali e in anni di eventi ENSO in Uganda (Fonte: Phillips e McIntyre, 2000).

Con riferimento alle strategie di raccolti agricoli da adottare, vale la pena di osservare che, sebbene l’enfasi attribuita ad ognuna delle zone sopra descritte sia differente, esistono tuttavia delle similarità.

In entrambi i casi, infatti, durante anni di El Niño, generalmente si suggerisce di piantare raccolti a lenta maturazione e, possibilmente, incrementare l’utilizzo degli inputs in modo da ottimizzare al meglio le maggiori risorse idriche dovute a più intense precipitazioni nel caso delle zone bimodali, o a precipi-tazioni temporalmente più estese nel caso delle zone unimodali. In anni de La Niña, ridotte precipita-zioni (zone bimodali) od una stagione di piogge più breve (zone unimodali) rendono, invece, più oppor-tune quelle varietà agricole di breve durata stagionale, da piantare un po’ prima di quanto avviene nor-malmente.

La differenza consiste nel fatto che, nelle zone unimodali più settentrionali dell’Uganda, la strategia maggiormente raccomandata per gli anni de La Niña risulta più strettamente allineata con una gestione agricola attuata in condizioni “normali”. Di conseguenza, le informazioni che si possono trarre dalle previ-sioni relative alle SSTs dell’Oceano Pacifico, hanno un valore aggiunto maggiore in anni caratterizzati dal fenomeno de El Niño, nei quali sarà possibile beneficiare di una lunga stagione delle piogge. Al contrario, nelle zone bimodali più meridionali del paese, saranno invece le previsioni relative ad anni de La Niña quel-le di maggiore interesse ai fini del crop management e, in tal caso, è da incoraggiare la semina anticipata di colture agricole a breve durata stagionale.

Da ultimo, va osservato che se da un lato, le generali correlazioni tra le SSTs del Pacifico e le preci-pitazioni in Uganda riscontrate in questo studio di Phillips e McIntyre (2000) concordano con le risultan-ze ottenute in diversi altri studi (Ogallo, 1988; Indeje et al., 2000), dall’altro non va dimenticato che la tem-peratura della superficie del mare (SST) è da considerarsi come un forzante climatico di grande scala e che esistono dei limiti nell’utilizzo delle sue previsioni ai fini della gestione agricola a livello locale. Infatti, quando le precipitazioni relative alle stazioni considerate nella Tavola 1 sono state correlate con le SSTs dell’Oceano Pacifico, si è riscontrata un’ampia variabilità nei risultati. Le ragioni di ciò sono duplici. La prima riguarda il fatto che i valori delle SSts e delle precipitazioni sono dedotti da distribuzioni probabi-listiche e, pertanto, essi sono utili solo al fine di restringere il range di aspettative rispetto ad una determi-nata stagione. Quindi, le decisioni da prendere in merito ai raccolti agricoli, a livello locale oppure anche di una singola fattoria, comportano ancora dei rischi inevitabili. La seconda ragione è da imputarsi alla scarsità di modelli climatici a scala regionale, attraverso i quali sia possibile ottenere informazioni sul clima a più piccola scala come, ad esempio, di 50 km o anche meno, o a livello di singola stazione

(dow-nscaling).

L’efficacia di questa metodologia previsionale dipenderà strettamente dalla capacità degli operatori istituzionali e non nel sensibilizzare i coltivatori sulle implicazioni che può avere una stagione caratterizza-ta da un evento ENSO. Altro elemento critico per il successo dell’implemencaratterizza-tazione delle strategie da adot-tare per i raccolti agricoli sopra descritte è costituito dall’utilizzo degli inputs (fertilizzanti e semi con i sud-detti requisiti riferiti al periodo di maturazione) da parte dei produttori in modo tempestivo.