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Il clima in Africa Orientale: il ruolo dell’ITCZ

UN CASE STUDY: L’AFRICA ORIENTALE E L’UGANDA

3. Il clima in Africa Orientale: il ruolo dell’ITCZ

Il clima in Africa Orientale è largamente regolato, oltre che dalla migrazione nord-sud intrannuale dell’ITCZ, anche dalle temperature della superficie del mare (Sea Surface Temperatures - SSTs), principalmen-te degli Oceani Indiano e Pacifico, dalla circolazione atmosferica globale, in particolare la circolazione atmosferica sugli Oceani Indiano e Pacifico e la circolazione zonale equatoriale durante il periodo delle piogge brevi (v. in seguito), dalle anomalie di vasta scala (l’ENSO oppure la modalità dipolare dell’Oceano Indiano - Indian Ocean dipole), dall’attività del ciclone tropicale dell’Oceano Indiano e, infine, dalla variabi-lità dei monsoni (Shein, 2006 pp. 556-557). L’intera regione è sotto l’influenza dominante di una circola-zione proveniente da est, portatrice di umidità dall’Oceano Indiano.

In particolare, sulla regione dei Grandi Laghi dell’Africa Orientale, il regime stagionale delle preci-pitazioni è controllato prevalentemente dalla migrazione nord-sud interannuale della Zona di

Convergenza Intertropicale (ITCZ), conosciuta anche come Fronte Intertropicale o Zona di Convergenza Equatoriale, una fascia di bassa pressione che avvolge la Terra all’Equatore (Figura 16). L’ITCZ rappresenta l’equatore climatico che fluttua intorno a quello astronomico in base ad una cadenza stagionale. Questa fascia atmosferica, ove convergono gli alisei, è semipermanente e caratte-rizzata da debole circolazione ed elevati valori di temperatura e umidità. Ad essa è associata una zona interessata da abbondanti precipitazioni (c.d. tropical rain belt).

L’ITCZ costituisce, infatti, uno dei principali meccanismi attraverso i quali si formano le precipitazio-ni in Africa ed è la zona di convergenza al suolo di grandi masse di aria tropicali (i c.d. trade winds prove-nienti da sud est e da nord est) che, sotto l’azione di moti convettivi, risalgono verso l’alto. In altri termi-ni, essa è formata da correnti verticali ascendenti di aria calda ed umida provenienti dalle latitudini al di sopra e al di sotto dell’equatore. Il suo spostamento meridionale dipende dall’insolazione (radiazione sola-re) in superficie, più o meno intensa a seconda delle stagioni. Ciò conferisce la nota caratteristica bimo-dale al regime delle precipitazioni nell’Africa equatoriale, con due stagioni delle piogge che la attraversa-no. Generalmente, il movimento dell’ITCZ provoca una stagione secca (dry season) ed una più umida (wet

season) lungo il continente africano.

Figura16.

Nella zona di convergenza intertropicale, inoltre deve essere tenuta in considerazione la circolazione zonale definita dall’azione della Cella di Hadley (Figura 17), che rappresenta una componente atmosferica di macroscala e di cui è in parte costituito il sistema di distribuzione/regolazione del calore e dell’umidità sulla Terra. Per descrivere i circuiti atmosferici che trasferiscono calore dalle basse alle alte latitudini sono stati, infatti, ideati alcuni modelli detti celle, tra i quali la cella di Hadley è il più semplice e rende conto del trasferimento di calore dall’Equatore a latitudini di circa 30° Nord e Sud.

La gran quantità di energia solare che quotidianamente giunge all’Equatore riscalda enormi masse d’aria che si dilatano e si sollevano, portando un’abbondante quantità di vapore.

In quota, la colonna d’aria inizia a raffreddarsi dando origine a corpi nuvolosi alti 15-20 km. Il vapo-re si condensa: le piogge torvapo-renziali, bvapo-revi e quotidiane, sono tipiche dei climi caldo-umidi dove cvapo-rescono le foreste pluviali. L’aria in quota, ormai secca, si sposta versi i Tropici, e giunta a circa 30° di latitudine scende. Scendendo verso il suolo, l’aria secca si comprime e si scalda. Ciò causa un clima molto secco e, infatti, le aree desertiche si trovano a queste latitudini. Successivamente, l’aria è richiamata verso l’Equatore dal riscaldamento che ha luogo nelle zone equatoriali: inverte la direzione di spostamento e torna da dove era partita. I venti costanti a bassa quota che spirano dai Tropici all’Equatore si caricano di umidità; così, il ciclo ricomincia.

La cella di Hadley è un moto convettivo che non si interrompe mai. Perciò, nella fascia compresa tra i Tropici, le condizioni climatiche e meteorologiche sono costanti:

fra il Tropico del Cancro e l’Equatore, il clima è sempre caldo e arido;

intorno all’Equatore, il clima è sempre caldo-umido con piogge giornaliere;

fra l’Equatore e il Tropico del Capricorno il clima è sempre caldo e arido.

Le regioni comprese all’interno della zona di convergenza intertropicale ricevono precipitazioni per più di 200 mm in un anno.

Figura 17. Sezione della Cella di Hadley con riferimento alla circolazione tropicale.

Il clima delle regioni tropicali è dominato da tale meccanismo con un periodo che va da Ottobre a Marzo, durante il quale l’area delle precipitazioni è posizionata nell’emisfero australe (raggiungendo approssimativamente il Tropico del Capricorno come suo limite meridionale), mentre da Aprile a Settembre, viceversa, l’area delle precipitazioni si sposta nell’emisfero boreale avendo, stavolta, come suo confine settentrionale il Tropico del Cancro.

Nella regione tropicale, il regime di precipitazioni tende ad essere influenzato, oltre che dalla migra-zione dell’ITCZ, anche dall’esistenza di complesse caratteristiche topografiche e dalla presenza di grandi corpi d’acqua, come ad esempio il Lago Vittoria. La conseguenza di questo è ravvisabile in un elevato grado di variabilità spaziale e temporale del clima regionale (Ogallo, 1989). La sub-regione può, dunque, essere suddivisa in tre settori, a seconda dell’inizio e della fine del periodo delle piogge: Sud, Equatoriale e Nord.

Il settore meridionale, comprendente la zona centrale e a sud della Tanzania, subisce un regime uni-modale di precipitazioni, con piogge che hanno luogo tra Dicembre ed Aprile.

Il settore equatoriale, in cui sono comprese le zone a nord della Tanzania, il Kenya, l’Uganda, la parte sud e l’estremità orientale dell’Etiopia, il sud del Sudan e metà zona meridionale della Somalia, subisce, generalmente, un regime di precipitazioni bimodale (Figura 18), in concomitanza della migrazione nord-sud dell’ITCZ. La stagione delle “lunghe piogge” (long rains) va da Marzo a Maggio (MAM), mentre la sta-gione secondaria delle “piogge brevi” (short rains) si estende lungo i mesi tra Ottobre e Dicembre (OND). Le “short rains” hanno luogo quando la ITCZ migra verso sud ed è localizzata sulla zona meridionale del Lago Tanganyika; al contrario, le “long rains” si hanno quando l’ITCZ muove nuovamente verso nord, col-locandosi sopra la parte nord del Lago Vittoria. Questa stagione si accompagna normalmente a forti piog-ge e a temporali.

L’ITCZ apporta precipitazioni sull’Africa Orientale approssimativamente un mese dopo che l’orbi-ta del Sole e il piano dell’equatore coincidono; poiché al di sopra di quest’ultimo il Sole vi passa due volte l’anno, le zone in prossimità dell’equatore subiscono, di conseguenza, un regime bimodale di pre-cipitazioni, come descritto. Le piogge arrivano, generalmente, con i venti provenienti da nordest, che hanno origine nell’Oceano Indiano (Ogallo, 1988; Mutai et al., 1998). Ancora più a nord, compreso il limite settentrionale dell’Uganda, le piogge brevi tendono ad anticipare il loro picco massimo nel mese di Agosto. Secondo le osservazioni di alcuni (Jameson e McCallum, 1970, p. 14), nel nord dell’Uganda, il periodo compreso tra la fine delle lunghe piogge e l’inizio di quelle brevi è molto breve e, pertanto, le due stagioni di precipitazione sono “sufficientemente vicine da costituire una stagione singola per ogni finalità pratica”. Alcune località sono, in realtà, caratterizzate da una distribuzione unimodale delle precipitazioni, con scarse piogge durante il resto dell’anno come, ad esempio la località di Kitgum, che presenta un regime di precipitazioni fortemente unimodale, con piogge che hanno il loro picco nel mese di Agosto (J. Phillips e B. McIntyre, Int. J. Climatol. 20: p. 173 Fig. 1, 2000).

Nel settore Nord, infine, ossia le zone centrali e settentrionali dell’Etiopia, l’Eritrea, Djibouti, e parte della zona a nord del Sudan, la stagione delle piogge maggiore ha luogo tra i mesi di Giugno e Settembre, ma poche aree ricevono un picco secondario da Marzo a Maggio.