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Il tipo di suolo: caratteristiche fisiche

CAPITOLO II LA PIANTA DEL CAFFÈ:

CULTURA E TECNICHE DI PRODUZIONE

1. Struttura e morfologia

2.1. Il tipo di suolo: caratteristiche fisiche

Per le sue caratteristiche botaniche, la pianta del caffè richiede un suolo profondo, con un pH legger-mente acido, fertile e ricco di nutrienti, speciallegger-mente potassio, e capace di fornire alla pianta un’abbon-dante quantità di humus, il risultato della decomposizione del materiale organico presente nel suolo (Wellman, 1961).

Il più importante requisito per la crescita del caffè è, in ogni caso, un terreno ben drenato. I terreni eccessivamente compatti, argillosi o con acqua stagnante comportano seri rischi, anche di putrefazione, per le delicate radici della pianta. Il ristagno dell’acqua, infatti, se prolungato, può portare alla morte degli arbusti e, in ogni caso, ne riduce la produttività. I suoli argillosi di maggior spessore sono addirittura impossibili da penetrare da parte delle radici.

È ben noto che il caffè prospera bene in suoli superficiali di natura friabile, che poggiano sopra un buon substrato di terreno ragionevolmente spesso, e nel quale la transizione tra un orizzonte e l’altro avvie-ne in modo graduale (Wellman, 1961).

I terreni vulcanici sono quelli più adatti alla crescita dell’arbusto, perché porosi e ricchi di materiale organico e riserve nutritive, come azoto, potassio e fosforo. Inoltre, è necessario che il suolo sia ben

area-to, permeabile e ben irrigato. Le piante di caffè prediligono, infatti, suoli ricchi e umidi, capaci di assorbi-re rapidamente l’acqua, ma anche in grado di consentiassorbi-re un rapido dassorbi-renaggio dell’acqua in eccesso. Un’elevata capacità di stoccaggio di acqua è una caratteristica molto importante per il suolo, poiché per-mette la continuazione dell’evapotraspirazione per tutta la stagione secca.

La presenza di rocce nel suolo, sebbene di idonea consistenza, riduce la capacità di conservazione del-l’acqua e la crescita delle radici. Naturalmente, nei terreni più pesanti, mal drenati e rocciosi, la necessità di acqua sarà senza dubbio maggiore.

Un suolo profondo è rilevante per la maggiore proliferazione delle radici, grazie alla quale l’arbusto riceverà più acqua e nutrienti. Nelle zone di coltivazione a basse precipitazioni e dove la stagione secca ha una durata relativamente lunga, la profondità del suolo diventa un fattore di importanza critica.

In particolare, tre metri di profondità sono ideali, ma il suolo deve essere profondo almeno due metri (in particolare, oltre un metro e mezzo di profondità per la Robusta), al fine di permettere lo sviluppo della radice primaria ed assicurare alla pianta le necessità idriche durante i periodi secchi dell’anno (Wintgens, 2004). Nelle zone più aride, il suolo dovrebbe essere anche più profondo per un maggior sviluppo delle radici in un più ampio volume di terra.

Per fare un esempio, la crescita del caffè avviene con successo in Papua Nuova Guinea, pur in terreni argil-losi, profondi soltanto dai 15 ai 20 cm, che poggiano su un duro strato di argilla, impossibile da penetrare dalle radici dell’arbusto. Le abbondanti precipitazioni, una breve stagione secca e una frequente copertura nuvolosa la rendono, tuttavia, possibile. In simili condizioni, il raccolto sarà marcatamente compromesso in anni con un’eccessiva piovosità oppure con un’insolita lunga stagione secca.

I suoli della savana che si trovano in regioni dove le temperature sono elevate e le precipitazioni scar-se come, ad escar-sempio, in Kenya, risultano esscar-sere meno fertili e, dunque, non adatti per la coltivazione del caffè. Dall’altra parte, in Uganda, esistono ampi terreni (grassland) coltivati a caffè, come anche risultano adatti i suoli profondi, fertili e sabbiosi, ricchi in humus delle foreste, come quelle che si trovano in Angola e nella Repubblica Democratica del Congo (Wellman, 1961).

Uno dei raggruppamenti con cui si identificano le caratteristiche dei diversi tipi di suolo esistenti, e che risulta abbastanza comune nei tropici, è quello che si definisce lateritico, ossia un suolo formato da una roccia sedimentaria color rossastro, frequente nelle regioni tropicali, ricco di ferro e alluminio. Suoli simili sono abbondantemente coltivati a caffè e di gran lunga utilizzati in Brasile, dove risultano essere ric-chi anche di nitrogeno e humus, non appena sottratti alla foresta; tuttavia, essi sono poveri di calcio, di potassio e di fosfato. In simili condizioni, la produttività di questo tipo di suoli in Brasile è buona nei primi anni, ma si esaurisce molto rapidamente.

La presenza di uno strato duro e spesso di terra, così come di un letto di acqua o di rocce al di sotto di quello più superficiale, ossia al di sopra dei 2 m, deve essere sempre valutata con attenzione prima di piantare gli alberi di caffè. Questo tipo di formazione, spesso dovuto alla presenza di rocce o di uno scudo di laterite, rappresenta, infatti, un ostacolo alla crescita delle piante, in quanto risulta difficile sia da supe-rare che da penetsupe-rare. Nel caso in cui, tuttavia, la formazione lateritica viene disgregata, le radici

dell’albe-ro di caffè sono in grado di tdell’albe-rovare la pdell’albe-ropria strada attraverso le fenditure e le crepe del terreno, così che la pianta possa prosperare adeguatamente (Wintgens, 2004). Questo risulta particolarmente vero per la Robusta, che è maggiormente produttiva in aree dove lo strato di laterite è in disintegrazione, poiché il suolo offre buona permeabilità, la quale assicura condizioni favorevoli per l’infiltrazione dell’aria e dell’ac-qua (Figura 3).

È preferibile che le piantagioni di caffè siano collocate in simili tipologie di suolo, in presenza, quindi, di frammenti lateritici e rocce disgregate, dove cresceranno con maggior successo rispetto ai suoli con strati meno profondi e costituiti di argilla pesante. Lo stesso non può dirsi per quegli spessi strati di suolo for-mati da lava, rocce calcaree o pietre fangose, poiché la loro densità o spessore può costituire una barrie-ra impenetbarrie-rabile per le barrie-radici del caffè (Wintgens, 2004).

Figura 3. Crescita del sistema della radice di un albero di robusta attraverso un orizzonte disintegrato di laterite.

(Fonte: Coffee: Growing, Processing, Sustainable Production, J. N.Wintgens, (2004), Cap. 6, pp. 169)

I suoli dove risiede permanentemente una superficie d’acqua non dovrebbero mai essere coltivati a caffè e, nel caso, la presenza di acqua dovrebbe trovarsi ad almeno 1.5 metri al di sotto del suolo superfi-ciale. Se l’acqua è temporaneamente presente, la durata della sua presenza costituisce un fattore decisivo per collocare degli alberi di caffè, sebbene queste aree risultino marginali per la loro coltivazione (Wintgens, 2004).

Allo stesso modo, i suoli soggetti ad inondazioni occasionali dovrebbero essere evitati, in quanto le radici delle piante di caffè possono essere facilmente asfissiate, e neppure i suoli mal drenati o i suoli dif-ficilmente lavorabili (suoli pesanti) e con un contenuto eccessivo di argilla non sono da raccomandarsi per piantare caffè. Infatti, sono sicuramente da evitarsi le regioni dove il livello medio di precipitazioni è basso o con una lunga stagione secca, dal suolo sabbioso, roccioso o fortemente laterizzato, e con una scarsa capacità di ritenere l’umidità.

Poiché la parte principale del sistema radicolare di un albero di caffè si sviluppa nella zona più super-ficiale del suolo (topsoil), ossia entro 30 cm dalla superficie, le proprietà fisiche di quest’ultimo sono più importanti per il caffè di quanto non lo siano quelle del sottosuolo.

Il topsoil è, infatti, particolarmente ricco di materiale organico (MO) e, come già detto, è qui che la maggior parte delle radici laterali più piccole, che provvedono a fornire i necessari nutrienti e acqua per la pianta, sono localizzate. Di conseguenza, la conservazione della fertilità del suolo e, in particolare, del suo contenuto di MO, risulta essenziale per assicurare una coltivazione sostenibile per il caffè.

La porosità del suolo, ossia la percentuale del terreno occupata da aria ed acqua, fornisce un’indica-zione della sua capacità di drenaggio, della sua permeabilità e della facilità per la pianta di radicarsi. I suoli che sono favorevoli alla pianta di caffè hanno una porosità del 50-60% (ovvero, il 50-60% della massa di suolo è permeata da pori e interstizi, dove sono presenti sia acqua che aria), mentre il contenuto di mate-riale minerale (45%) e matemate-riale organico (2-5%) fanno il resto (Wintgens, 2004).

Va, pertanto, tenuto bene in considerazione che, le proprietà fisiche del suolo sono di gran lunga più importanti, poiché non possono essere modificate, a differenza di quelle chimiche che possono essere inve-ce corrette.

Le tipologie del suolo che meglio si adattano alla coltivazione del caffè sono quelle originate da lava, da ceneri vulcaniche e da depositi alluvionali, i quali tutti possiedono un’elevata capacità di scambio cationico (CEC) ed un favorevole stato organico. Come regola generale, si assume che il suolo da preferire per pianta-re caffè non dovpianta-rebbe contenepianta-re più del 20-30% di sabbia grossa (più grande di 2 mm) e del 70% di argilla negli strati del suolo più in superficie (30-50 cm) (Wintgens, 2004).

Per quanto riguarda il materiale organico, è fortemente consigliabile un suolo che ne possieda un conte-nuto elevato, dal momento che suoli simili sono più fertili, meno suscettibili all’erosione, ed offrono una miglio-re capacità di ritenemiglio-re acqua e nutrienti. Per questa ragione, per piantamiglio-re caffè, i coltivatori pmiglio-rediligono termiglio-reni forestali ripuliti, dove la fertilità originaria non è stata affatto compromessa da coltivazioni precedenti.

La questione della conservazione del MO del suolo si rivela cruciale nelle zone di montagna (ad es., Africa Orientale), le quali sono esposte all’erosione, ma anche in tutte quelle aree dove i coltivatori utilizzano pochis-simi inputs e coltivano, tra i filari di caffè, raccolti annuali per scopo alimentare. Una pochis-simile pratica, si rivela di scarso interesse a livello produttivo se non è associata ad un’adeguata gestione del suolo (nei sistemi di coltura intensiva, i nutrienti sono forniti dai fertilizzanti e il controllo delle erbacce avviene tramite l’uso fre-quente di erbicidi). Con il passare del tempo, il contenuto di MO del suolo si riduce, mentre quello di mine-rali diventa sbilanciato. Conseguente a ciò è il leaching, l’erosione e la compattazione del suolo. La corretta crescita delle radici non può, inoltre, aver luogo e, da ultimo, la produzione viene severamente ridotta, a causa della scomparsa delle riserve nutrizionali. Allo stesso tempo, l’albero del caffè diventa più suscettibile alle pesti come i nematodi, oppure alle malattie della radice come la Fusarium o Rosellina (Wintgens, 2004).

In merito al contenuto di MO, è necessario specificare che l’impoverimento di quest’ultimo nel suolo, provoca una bassa disponibilità di nitrogeno (N), altro elemento fondamentale per l’albero di caffè, da cui dipende la sua produttività e la sua crescita vegetativa.

Alcune delle pratiche che dovrebbero essere adottate al fine di contenere il ricorso ai fertilizzanti sin-tetici e mantenere un buon rendimento produttivo, consistono nel ridurre le perdite di MO, dovute al ruscellamento (runoff), ad esempio collocando piante di confine o effettuando il terrazzamento, e nel ridur-re quelle dei nutrienti minerali, causate dal leaching, con il ricorso al mulching.

Si è osservato (Wellman, 1961) che la specie dell’Arabica sembra essere meno dipendente dal tipo di suolo rispetto a quanto accade per la Robusta. Tuttavia, il contenuto di humus nel suolo esercita un’influenza predominante sulla crescita dell’Arabica e, se presente in quantità sufficiente, è possibi-le superare anche i peggiori impedimenti derivanti dalpossibi-le caratteristiche del suolo per la sua coltivazio-ne. In base a ciò, furono confermati anche gli studi effettuati in Uganda sulla produzione caffeicola, nei quali fu indicato che esiste una evidente correlazione tra il contenuto di materiale organico e i nutrienti facilmente solubili, dai quali dipende la produzione stessa (Wellman, 1961).

A tale proposito, a seguito delle osservazioni effettuate in aree specifiche, diversi scienziati del suolo sono giunti ripetutamente ad evidenziare che i suoli tropicali, compresi quelli utilizzati per coltivare caffè, sono caratterizzati da un basso tenore di nutrienti. Di conseguenza, la maggior parte dei suoli tropicali sono più fragili rispetto a quelli che si trovano nelle zone temperate: infatti, il contenuto di humus è un fat-tore molto più importante per i suoli tropicali, che non per quelli delle zone temperate (Wellman, 1961).. Se prendiamo, ad esempio, il suolo di terra fertile e rossa del Brasile, a partire da una situazione in cui il suolo è coperto da foresta, la coltivazione di caffè poteva contare su una buona disponibilità di mate-riale organico. Quando la copertura ombrosa fu eliminata, al fine di ridurre la competizione per l’umidità tra il caffè e la vegetazione circostante, il suolo cominciò ad essere coltivato tra i filari di caffè già esisten-ti. In seguito, però, si fecero sentire le conseguenze derivanti dagli eventi meteorologici: le piogge ed il sole, ovvero le elevate temperature dei tropici, distrussero il materiale organico e, in pochi anni, i suoli si dete-riorano in modo irreversibile (Wellman, 1961).

Nelle zone di coltivazione dei tropici, è dunque necessario prolungare la produttività della terra man-tenendo il suolo ben coperto dalla vegetazione (raccolti alimentari e non), senza mai permettere che la materia organica si decomponga. Sembra, infatti, che una volta che il contenuto organico sia perso, risul-ta quasi impossibile introdurlo nuovamente nel suolo coltivato, a differenza di quello che invece può esse-re fatto nei suoli alle latitudini temperate (Wellman, 1961).

A tal proposito, come avremo modo di vedere in seguito, anche alla luce della particolare attenzione rivolta agli aspetti ambientali, molti studi recenti hanno dimostrato che le condizioni ecologiche ottimali per il caffè sono quelle in cui le piante crescono all’ombra di alberi di leguminose. Questo sistema agrofo-restale, se da un lato è vero che riduce la produttività delle piante rispetto ai sistemi più intensivi a pieno sole, dall’altro, tuttavia, favorisce un più elevato livello di riciclaggio di minerali e di disponibilità di nutrien-ti al suolo, una minore perdita di N, grazie alla riduzione del leaching, oltre ad una migliore conservazio-ne del MO. Di conseguenza, la produttività diventa più stabile e regolare conservazio-nel corso degli anni e, conservazio-nel lungo termine, il risultato finale sarà quello di un miglioramento delle condizioni sociali ed economiche dei col-tivatori caffeicoli.

Riassumendo, possiamo dire che il caffè Robusta cresce bene in un suolo fertile, friabile, profondo, permeabile e ben drenato (al fine di ossigenare per bene le radici del caffè), lievemente acido e poroso (ben strutturato e con una tessitura favorevole), costituito da un mix di sabbia e argilla, e da materiale organi-co deorgani-composto. Dovrebbe, inoltre, offrire un’elevata capacità di ritenere l’umidità e un’idonea quantità di humus. Il ringiovanimento di suoli ormai esausti da una coltivazione susseguitasi per diverse decadi, avvie-ne proprio lasciando il suolo a riposo ed aggiungendovi humus (mulching o concime organico), insieme alla pratica del terrazzamento. In ogni caso, si deve sottolineare che un suolo diventa caratterizzato da una ricca quantità di humus grazie alle appropriate condizioni climatiche in cui si trova. Generalmente, un ter-reno argilloso non è adatto per la coltivazione del caffè (Wintgens, 2004; Wellman, 1961).

Infine, in merito al pH del suolo, la pianta del caffè cresce, in diverse località, su terreni che sono o estremamente acidi (con un pH sotto 4.0) oppure, all’opposto, legge rmente alcalini (con un pH sopra 8.0). Nessuno di questi due casi, tuttavia, può dirsi adeguato per ottenere una produzione caffeicola eco-nomicamente ad alto rendimento. Quelle aree ad elevata piovosità, dove l’estrazione dei nutrienti può por-tare ad un rapido incremento nell’acidità del suolo, al di sotto dello strato superficiale, potrebbero rivelar-si non più indicate per proseguire la coltivazione.

Le radici della Robusta, in particolare, prosperano al meglio in suoli con un pH tra 5.5 e 6.0 mentre, al di sotto di valori di pH del suolo di 5.2, si ha uno scarso sviluppo della radice (Wintgens, 2004). Infatti, possiamo dire che, in generale, i principali nutrienti indispensabili per la crescita della pianta sono rintrac-ciabili in terreni che hanno un pH compreso tra i valori indicati e, pertanto, in suoli lievemente acidi. Se il pH scendesse al di sotto di 4.6, nel suolo sarebbero disciolte particelle di alluminio, tossiche per le piante di caffè. In tal caso, i coltivatori applicano della calce per incrementare il pH del suolo e, così, ridurre la quantità di alluminio discioltosi. Forestier (1969), ad esempio, ha suggerito un pH più alto di 4.5 per la robusta. Questa varietà tollera maggiormente i terreni neutri e leggermente alcalini.

L’acidità di valori compresi entro un corretto intervallo non è l’unico requisito per la reperibilità dei nutrienti necessari. Essi devono essere rinvenibili ad un livello ragionevole e in appropriate proporzioni rela-tive. Più il livello di nutrienti del suolo si discosta da quello ottimale, maggiore saranno i costi che si dovranno sostenere per l’applicazione di fertilizzanti, necessari per fornire un corretto nutrimento alle pian-te ed otpian-tenere quindi il massimo rendimento.

Va osservato che, la capacità dell’albero di caffè di poter crescere su un’ampia gamma di suoli, signi-fica che l’applicazione di fertilizzanti varierà enormemente a seconda delle condizioni presenti nei diversi terreni. L’ottimo per ognuno sarà determinato sul posto, facendo riferimento alle condizioni locali. I requi-siti per le principali specie di pianta sono similari; pertanto, è poco probabile che gli ibridi o i cloni possa-no variare di gran lunga rispetto alle prime o porre problemi significativi.

2.2. Topografia

Per quanto riguarda la conformazione topografica dei luoghi di crescita della pianta, alcuni elementi devono essere parimenti considerati.

Un terreno piatto, o gentilmente inclinato, oppure colline lievemente arrotondate, ben si adattano alla crescita del caffè. Questo genere topografico, generalmente, offre suoli profondi e con una buona capacità di trattenere l’umidità. Inoltre, la coltivazione e la meccanizzazione sono molto più semplici da praticare.

Al contrario, pendii molto scoscesi, sono più difficili da coltivare, sebbene anche qui il caffè possa cre-scere con successo. La maggiore difficoltà che deriva dal coltivare caffè in luoghi simili è, principalmente, quella di mantenere fertile il terreno a causa dell’erosione, la quale, pur senza l’adozione di costose misu-re di conservazione del suolo, è capace di portar via la parte più superficiale del termisu-reno, da cui dipendo-no fondamentalmente tutte le piante di caffè. I pendii scoscesi, idipendo-noltre, sodipendo-no difficilmente accessibili alle macchine agricole.

Nelle zone sub-tropicali, i versanti rivolti verso nord o verso sud, a seconda dell’emisfero in cui ci si trovi, riceveranno una quantità maggiore della radiazione solare, importante soprattutto in condizioni marginali ed estreme. In aree a rischio gelata, i fondi valle dovrebbero essere evitati, mentre la coltivazio-ne sopra i versanti dei rilievi aiuterà ad allontanare le correnti di aria fredda dal caffè.

Il vento costituisce un fattore importante. Nei siti esposti, sarà necessario piantare, insieme agli arbu-sti del caffè, anche alberi che li proteggano dal vento.

I luoghi in prossimità del mare sono rischiosi per via degli effetti causati dagli spruzzi di acqua salata. Le zone con un discreto rischio di inondazioni, durante i periodi delle abbondanti precipitazioni, dovrebbero essere evitati.

2.3. Altitudine

L’altitudine è legata alla temperatura. Nelle regioni equatoriali, pertanto, l’arabica cresce sugli altipia-ni, ad altezze comprese tra i 1,000 e i 2,000 metri, mentre la robusta cresce bene ad un’altitudine compre-sa tra 800 e 1500 metri sopra il livello del mare, ma possono trovarsi coltivazioni anche ad altezze inferio-ri (200-300 metinferio-ri).

Al graduale allontanamento dall’equatore, coltivare la robusta non sarà più economico, mentre l’ara-bica continuerà ad essere un raccolto prezioso anche a minori altitudini, sebbene limitate a zone dove la possibilità che si verifichino frequenti o lunghe gelate è bassa.

Una visione generale dei fattori ambientali che meglio si adattano alla coltivazione del caffè Robusta è presentata nella Tabella A.