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Fig. 5 - L'alta Valchiusella - A f f i o r a m e n t o d i o r i t i c o .
falliva la sua fonderia di P o n t St. Martin, mentre si chiude-vano anche le miniere di ferro in conseguenza della morte del conte Ricardi.
La popolazione della valle, esperta nel mestiere tradizio-nalmente esercitato, fu costret-ta ad emigrare; e molti scel-sero, sia pure per un'emigra-zione stagionale, le miniere di Monteponi in Sardegna, dove il
loro apporto contribuì non poco all'industrializzazione mineraria dell'isola.
* * *
Un t e n t a t i v o di ripresa del-l'attività in Valchiusella, specie allo scopo di utilizzare le grandi discariche contenenti minerale di rame separato e concentrato meccanicamente, ebbe a prota-gonisti l'ing. Larghi e la Società
Società delle miniere e degli sta-bilimenti di Traversella, sino a che, nel 1913, non vi suben-trarono le Ferriere Piemontesi, già Mandel, a loro volta assor-bite dalla Società F I A T , che ne è tutt'oggi concessionaria.
Questa nel 1937 stipulò con la Società Nazionale Cogne un contratto per l'utilizzazione del-le vecchie discariche, valutate a 300.000 tonn, mettendo nuo-vamente in funzione l'antica la-veria. Per circa due anni durò il t r a t t a m e n t o dei misti piri-Fig. 6 - C a r i c a m e n t o del m i n e r a l e in u n o s t r o z z o , 1953.
mineraria anglo-sarda (1890), che iniziò un « ribasso » a q 774, costituente ancor oggi la gal-leria di base e di scolo della miniera. Nel 1900 poi, con la fondazione della Società anoni-ma delle miniere di Traversella a capitale s o p r a t t u t t o straniero, il suo direttore, ing. Alcide Froment, installò un nuovo « s e p a r a t o r e m a g n e t i c o » di grandi dimensioni e potenza, costruendo anche un impianto-pilota per la prova del « pro-cedimento Elmore », capace di t r a t t a r e circa 40 tonn al giorno di minerale. Nacque allora un altro moderno sistema di lavo-razione, la flottazione a schiu-ma. Il Froment, avendo n o t a t o l'influenza d'un gas come veico-lo nella separazione dei minerali unti d'olio dalla loro ganga, brevettò nel 1902 il suo pro-cedimento, che anche se basato su un errore di valutazione, rappresenta il prototipo dei si-stemi odierni; ed è interessante osservare che proprio a Traver-sella esso venne per la prima volta applicato. Ancora un'ini-ziativa straniera, quella del-l'ing. Paul Gredt, lussembur-ghese, diede vita nel 1906 alla
tosi cupriferi e venne pure a tal fine costruita una teleferica, lunga circa 9 km, pel trasporto d-ei concentrati alla stazione ferroviaria di Montalto Dora, di dove il minerale di ferro veniva portato agli alti forni di Aosta. La F I A T fece inoltre approntare dall'ing. Zabelli uno studio geoelettrico di t u t t a la conces-sione mineraria e sui dati di tali rilievi vennero eseguiti son-daggi profondi sino a 300-400 m per un totale di 2900 m, onde accertare l'esistenza del mine-rale ed avere una conoscenza maggiore dell'andamento geo-logico delle zone costituenti la formazione ferrifera. Dopodiché f u rinnovata la laveria, capace di t r a t t a r e 400-500 tonn di grezzo ogni 24 ore e composta di una sezione di f r a n t u m a -zione a secco, di altra di maci-nazione a umido, di altra, ma-gnetica, per la separazione della magnetite ed altra ancora, gra-vimetrica, per la separazione dei misti piritosi e scheelitosi, nonché di una sezione di flotta-zione differenziata per la sepa-razione della pirite e della cal-copirite. Venivano pure appron-tati i vari servizi accessori, con l'installazione di una cabina elettrica di 620 K W O di po-tenza, una centrale di compres-sione aria per un totale di 140 H P , un deposito di
esplo-Fig. 7 - C e r n i t r i c e m a g n e t i c a di Q u i n t i n o Sella. ( P r o t o t i p o e s i s t e n t e p r e s s o l ' I s t i t u t o di a r t e m i n e r a r i a del P o l i t e c n i c o di T o r i n o ) .
sivo e gli alloggiamenti per im-piegati ed operai. Anche la teleferica per la stazione di Montalto veniva potenziata, con la costruzione di una serie di tramogge che scaricavano di-rettamente sui vagoni, della ca-pacità di 500 tonn. Per l'estra-zione del grezzo si fruì in un primo tempo di un piano incli-nato, poi, verso il 1952, ven-ne scavato un pozzo profondo 110 m fra il jriazzale antistante la laveria a q 890 e il « ribasso Anglo-sarda » a q 780.
Negli anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale, passatosi a lavori di traccia-mento e coltivazione, vennero prodotte (1950) 2060 tonn di magnetite, 247 tonn di pirite, 59 tonn di calcopirite e 1,8 tonn di scheelite. Il ritmo di produzione andò poi scemando e la coltivazione venne con-dotta col metodo delle camere-magazzino, producendosi ma-gnetite, scheelite e piccole quan-tità di uranio e accantonandosi in un misto di solfuri, da flottar-si succesflottar-sivamente, la pirite e la calcopirite. In anni recenti (1963) è stata sospesa l'atti-vità della sezione flottazione dei misti piritosi, divenuta antieco-nomica, nonché quella dei misti scheelitosi (1969), a causa della diminuita presenza nel grezzo di detto minerale, col proce-dere dei lavori in profondità. Infine il 1° settembre 1971 la F I A T sospendeva i lavori della miniera, per l'impossibilità di utilizzare direttamente il mine-rale, essendo stati chiusi per ragioni tecniche i forni di ridu-zione dello stesso.
Quanto alle miniere di Bros-so, esse furono coltivate, per il minerale di ferro, sino agli inizi del X V I I I secolo, sfrut-t a n d o l'oligissfrut-to e scarsfrut-tando la pirite di cui non si conosceva ancora l'utilizzazione; in genere però ebbero modesto sviluppo,
Figg. 8-9 - V e c c h i a laveria.
per la minore consistenza del giacimento e la difficoltà di reperire sul posto il combusti-bile necessario per la fusione del minerale. Al principio del '700 i conti di Valperga comin-ciarono la coltivazione della pi-rite per ricavarne vetriolo verde (solfato ferroso) usato in tin-toria, ma d a t a la limitata ri-chiesta sul mercato, la produ-zione a n n u a non superava qual-che centinaio di tonn. Il mine-rale veniva t r a t t a t o in uno
sta-bilimento di cui esistono ancora le rovine in località Bore, a valle di Brosso. Esso era sottoposto ad arrostimento, con successiva liscivazione del torrefatto e con-centrazione delle acque madri, in modo da j^rovocare la preci-pitazione del solfato ferroso. Siffatta a t t i v i t à venne conti-n u a t a da uconti-na società costitui-tasi nel 1769 fra il conte di Valperga e il maggiore Fran-cesco Chiumino, cui un decreto di re Vittorio Amedeo I I I
attri-buiva nel 1781 la privativa per anni 15 per la fabbricazione del vetriolo. La nuova industria ebbe successo, avendo pure ot-t e n u ot-t o dallo Sot-taot-to privilegi e protezione. Per successivi even-ti sfortunaeven-ti le miniere e la fabbrica di Bore vennero messe all'asta e, dopo vari passaggi di proprietà, acquistate nel 1839 dalla d i t t a Fratelli Sclopis, che esercitavano in Torino uno sta-bilimento per la produzione di acido solforico. Primi in Italia, gli Sclopis cominciarono ad usare la pirite per la produzione dell'acido, con un procedimento a p p e n a e n t r a t o in uso in E u -ropa. Il complesso di Brosso raggiunse allora notevole flo-ridezza, vennero f a t t i nuovi la-vori, un impianto di arricchi-mento del minerale, u n a tele-ferica pel trasjDorto a Montalto. Per molti anni la miniera di Brosso f u la sola p r o d u t t r i c e di piriti di ferro in Italia; solo nel 1872 venne smantellata.
A seguito dei progressi della chimica, infatti, e delle m u t a t e condizioni economiche del Pae-se, la fabbricazione del sol-f a t o sol-ferroso con la torresol-fazio- torrefazio-ne delle piriti non si p r e s e n t a v a più conveniente, p o t e n d o tale p r o d o t t o venire meglio e più economicamente f a b b r i c a t o con procedimenti semplici e razio-nali.
Ma nuove masse di pirite sco-perte verso il 1890, dopoché la d i t t a Sclopis a v e v a riunito t u t -te le concessioni della zona di
Brosso, assicurarono una ancor lunga vita alla miniera. Inoltre lo sviluppo assunto dall'indu-stria chimica e l'impiego dei perfosfati di calcio e dei con-cimi artificiali in agricoltura fe-cero a u m e n t a r e enormemente la d o m a n d a di acido solforico sul mercato. La produzione se-gnò p e r t a n t o un continuo incre-m e n t o : da 3000 t o n n nel 1863, a 10.000 tonn nel 1885, ad u n a media a n n u a di 15.000 tonn negli anni successivi; d u r a n t e la prima guerra mondiale si toc-carono p u n t e di 35-40.000 t o n n annue. Forti riduzioni si veri-ficarono poi nel dopoguerra, a causa della diminuita richie-sta, m a già nel 1927, quan-do la miniera passò in con-cessione alla Società Monteca-tini, la produzione era oscillante sulle 31.000 tonn, livello che conservò nel successivo decen-nio, grazie anche alle opere compiute per m e t t e r e in luce nuove masse di minerale. Il dif-fondersi della concimazione ar-tificiale dei terreni e le forti richieste delle fabbriche di acido solforico h a n n o i n f a t t i favorito tale produzione sino ad anni recenti. Nel 1950 essa raggiun-geva le 24.330 tonn, di contro alle 28.000 t o n n del 1938; dal 1951 al 1958 vennero prodot-te complessivamenprodot-te 246.196 tonn, col minimo di 25.399 t o n n nel 1951 e il massimo di 41.311 t o n n nel 1957. Solo nel 1960 la miniera è s t a t a chiusa per totale esaurimento.
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