Che cos'è questo piano chimico ?
4. Progetto di promozione della chimica di base
Il progetto di promozione della chimica di base è centrato sulla soluzione dei problemi connessi all'impianto principa-le della petrolchimica degli
an-ni '70, lo « steam-cracker » ed al suo più importante prodotto, l'etilene, in considerazione del -ruolo fondamentale che la
so-luzione di tali problemi riveste per lo sviluppo di t u t t a l'in-dustria chimica. Anche in Ita-lia il valore della produzione chimica direttamente o indi-rettamente influenzata dallo « steam-cracker» è notevole: nel 1968 si aggirava intorno al 54% dell'intera produzione chi-mica di base, ma si prevede che tale quota salga al 68% nel 1975 e al 73% nel 1980. I centri fondati sullo « steam-cracker » presentano due punti deboli:
a) dipendono completamente dal funzionamento del « cra-cker » di etilene, il cui arresto può fermare buona parte delle produzioni del centro stesso;
b) richiedono un grosso sforzo finanziario per gli investimenti relativi al cracker e agli im-pianti derivati.
II rapido aumento delle di-mensioni unitarie degli impian-ti ha esaltato quesimpian-ti inconve-nienti portandoli a un livello tale da rendere necessario un ripensamento della logica e della strategia di sviluppo tra-dizionalmente seguita dalle im-prese.
Un tentativo di superamento delle debolezze del centro pe-trolchimico integrato a livello di azienda o di gruppo consiste nello sviluppo di reti di etileno-dotti, che consentono di operare un processo di « deverticalizza-zione » (decaptivation) volto al-la realizzazione di centri solo parzialmente integrati, con una forte riduzione degli investi-menti necessari.
I vantaggi diretti e indiretti e le opportunità offerte da un sistema di etilenodotti di grandi dimensioni, che interconnetta numerosi centri produttivi, pos-sono essere cosi riassunti:
— sviluppo della capacità p r o d u t t i v a il più possibile ade-rente ai fabbisogni, con
sca-RETE DI PIPELINES DI ETILENE NEL SUD-EST DELLA FRANCIA
P.U. 1 N A P H T A C H I M I E U. 6 C O C H I M E U. 1 0 R H O N E - P R O G I L u. 2 R H 0 N E - P 0 U L E N G u. 7 ICI P. 11 R H O N E - A L P E S u. 3 OCTEL-KUH LIVI ANN u. 8 P S G u. 1 2 A Q U I T A I N E u. 4 P S G u. 9 D A U F A C II. 1 3 S 0 L V A Y p . 5 S H E L L
glionamento nel tempo delle iniziative di investimento delle diverse imprese e sincronizza-zioni dell'ingresso degli impianti nuovi di elevate dimensioni con la chiusura di quelli minori, non più redditizi;
— maggiore diversificazione delle iniziative e delle conve-nienze di specializzazione nel-l'orientamento produttivo delle singole imprese;
realizzazione di impianti di dimensioni ottimali;
— garanzie di approvvigio-namento e assistenza reciproca nel caso di arresto forzato del cracker;
— attrazione nei confronti di nuove iniziative;
-— sviluppo di aree o zone poco industrializzate attraver-sate dalla rete.
L'ampiezza dello svilupjio della rete eurojDea di pipelines — favorita da un lato dalla presenza in molte zone di una forte concentrazione di produ-zioni petrolchimiche che ha consentito la realizzazione di una rete di collegamento in con-dizioni economiche, e dall'altro dal raggiungimento di positivi accordi di coordinamento t r a le imprese interessate e le pro-spettive della sua estensione — sembrano giustificare l'interesse delle imprese ad inserirvisi per goderne i vantaggi e rappresen-tano una sfida nei confronti della petrolchimica italiana e dei suoi dieci centri produttivi di etilene, per nulla collegati, anzi notevolmente dispersi.
Porre rapidamente le pre-messe e creare le condizioni per lo sviluppo efficiente della pe-trolchimica italiana che tenga conto, alla luce dell'esperienza europea, della situazione speci-fica del nostro paese signispeci-fica, secondo il « R a p p o r t o » prepa-ratorio, affrontare e avviare a soluzione i problemi inerenti alla razionalizzazione dei centri produttivi esistenti e alla loca-lizzazione delle nuove capacità produttive. Bisogna da un lato
IMPIANTI PER LA PRODUZIONE DI ETILENE LOCALIZZATI IN ITALIA
IMPRESA LOCALITÀ CAPACITÀ FINE '70
(000 tonn/a) CAPACITÀ PREVISTA PER IL '73 (000 tonn/a) ANIC Gela 90 340 ANIC ( A B C D ) . . . Ragusa 30 Montedison . . . . Mantova 55 55 Montedison . . . . Fernara 65 65 Montedison . . . . P. Marghera 250 Montedison . . . . Brindisi 280 400 Montedison (Sincat) Priolo 225 225 Rnmianca Cagliari 65 65 SIR P. Torres 185 305 Solvay Rosignano 55 55
Totale 1050 1760
valorizzare al massimo gli in-vestimenti già effettuati e quelli da effettuare j^er raggiungere dimensioni unitarie di impianto ottimali in relazione alle tecno-logie vigenti, dall'altro indivi-duare un'area sulla quale pun-tare per creare in Italia un polo di attrazione della chimica di base in grado di rappresentare potenzialmente un'alternativa, nel bacino del Mediterraneo, al sistema francese Marsiglia-Val-le del Rodano.
I fattori che sono da consi-derarsi fondamentali al fine di pervenire all'individuazione di tali aree sarebbero rappresen-tati da:
a) capacità, esistenti o in corso di realizzazione, di eti-lene;
b) capacità, esistenti o in corso di realizzazione, di im-pianti utilizzatori diretti di eti-lene;
c) capacità di raffinazione di prodotti petroliferi;
d) disponibilità di superfici
a d a t t e per la realizzazione di impianti di rilevanti dimen-sioni;
e) disponibilità di attracchi per navi petroliere;
/) disponibilità di acqua dolce;
g) possibilità di risolvere po-sitivamente i problemi di con-gestione e di inquinamento.
Considerata l'attuale ubica-zione (Valle Padana, Puglie, Si-cilia e Sardegna) dei centri pe-trolchimici basati sull'etilene, è la Sicilia a rivelarsi — secondo il programmatore — l'area me-glio rispondente agli indirizzi enunciati, ai vincoli posti per realizzarli ed in grado di con-tribuire al fabbisogno nazio-nale di etilene per 4,4 milioni tonn./anno previste per il 1980, con un gettito }Droprio di circa due milioni.
È la sola regione in cui sono già presenti due dei maggiori protagonisti della petrolchimi-ca italiana (Montedison e A N I C ) , i cui impianti sono situati a
PROGRAMMI DI ESPANSIONE DELLA CAPACITÀ PRODUTTIVA DI ETILENE IN ALCUNI PAESI EUROPEI
(000 tonn/a) PAESI 1970 1975 1980 Francia 1.100 2.200 4.100 Germania 2.050 4.000 ) Olanda 780 1.700 1 1 . 0 0 0 Belgio 500 750
(
Regno Unito 1.350 2.000 3.300S T I M E D E L F A B B I S O G N O A N N U A L E D I C A P A C I T À D I E T I L E N E I N I T A L I A (000 tonn/a) A N N I CAPACITÀ DI ETILENE 1 9 7 1 1 0 4 5 1 9 7 2 1 3 4 0 1 9 7 3 1 6 5 5 1 9 7 4 1 9 6 0 1 9 7 5 2 2 8 5 1 9 7 6 2 7 2 0 1 9 7 7 3 1 4 5 1 9 7 8 3 6 5 0 1 9 7 9 3 9 8 0 1 9 8 0 4 4 2 0
una distanza tale da rendere fattibile un collegamento. Sono inoltre presenti unità produt-tive di altri gruppi che potreb-bero essere interessati ad espan-dersi nella chimica dell'etilene e, quello che è pili importante, esiste già una pipeline t r a Gela e Ragusa nonché una notevole capacità di raffinazione.
Certo la scelta non si pre-senta priva di inconvenienti, poiché si t r a t t a di un'area che risulta distante dagli attuali principali mercati di sbocco. Un'impostazione di questo tipo porterebbe a individuare come area di concentrazione la Valle P a d a n a . Il « R a p p o r t o » fa però rilevare che l'incidenza del co-sto di trasporto per i prodotti finiti tende a perdere impor-tanza, che l'area della Valle P a d a n a non presenta in misura soddisfacente certi requisiti (adeguata capacità di raffina-zione e possibilità di attracchi
idonei) ma, soprattutto, che la sua scelta parrebbe contrastare con l'obiettivo generale di in-dustrializzazione del Mezzogior-no. Rispetto alle aree pugliese e sarda, quella siciliana offre poi possibilità più elevate. Il problema maggiore rimane quello relativo alla possibilità di un sufficiente approvvigio-n a m e approvvigio-n t o d'acqua.
Sulla base dei previsti fab-bisogni annuali di capacità pro-d u t t i v a è stato p e r t a n t o elabo-rato uno schema operativo di sviluppo degli impianti di eti-lene riferito al periodo 1973/ 1980. Esso propone un percorso temporale di costruzione dei nuovi impianti con rispettiva localizzazione, degli amplia-menti di quelli esistenti e della chiusura degli obsoleti, in mo-do da garantire annualmente un sostanziale equilibrio t r a disponibilità di capacità di eti-lene e suo fabbisogno a livello
D I S T R I B U Z I O N E P E R A R E E D E L L A F U T U R A C A P A C I T À D I E T I L E N E I N I T A L I A
(000 toirn/a)
A N N I VALLE
PADANA BRINDISI SARDEGNA SICILIA TOTALE ( 1 )
1 9 7 3 3 7 0 4 0 0 3 7 0 5 6 5 1 . 7 0 5 1 9 7 4 3 7 0 4 0 0 3 7 0 8 6 5 2 . 0 0 5 1 9 7 5 3 7 0 4 0 0 6 7 0 8 6 5 2 . 3 0 5 1 9 7 6 3 7 0 4 0 0 6 7 0 1 . 1 9 5 2 . 6 3 5 1 9 7 7 6 5 0 4 0 0 9 4 0 1 . 1 9 5 3 . 1 8 5 1 9 7 8 6 5 0 4 0 0 9 4 0 1 . 6 0 5 3 . 5 9 5 1 9 7 9 6 5 0 7 5 0 9 4 0 1 . 6 0 5 3 . 9 4 5 1 9 8 0 6 5 0 7 5 0 9 4 0 2 . 0 0 5 4 . 3 4 5 (1) N o n c o n t i e n e l a c a p a c i t à d i e t i l e n e a t t u a l m e n t e d i s p o n i b i l e a R o s i g n a n o ( 5 5 . 0 0 0 t o n n / a ) .
di ciascuna area e centro pe-trolchimico. Si t r a t t a di uno schema che va considerato con la opportuna flessibilità e con-frontato con :
a) l'effettivo andamento del-la domanda, che dovrà essere oggetto di verifiche periodiche;
b) le strategie e i programmi delle imprese;
c) la realizzabilità, nel rispet-to dei vincoli di economicità e di tempestività, delle infrastrut-ture connesse alla costruzione degli impianti.
A mo' di conclusione il piano chimico presenta alcune consi-derazioni riguardanti in preva-lenza aspetti di politica econo-mica globale, e precisamente:
a) l'elevatezza della previ-sione di espanprevi-sione delle capa-cità produttive;
b) il notevole impegno tec-nico, finanziario ed imprendito-riale necessario per la realiz-zazione del progetto proposto;
c) la verifica dell'opportunità di destinare il rilevante am-montare di risorse richiesto per lo sviluppo della chimica di base;
d) l'esigenza di modificare i rapporti t r a le imprese;
e) le direttive che dovranno essere seguite nell'azione pub-blica.
Per quanto concerne il pri-mo punto, l'elevato ritpri-mo di espansione ipotizzato viene giu-stificato per il raggiungimento del duplice obiettivo della ri-presa dello sviluppo del settore e del mantenimento della sua funzione trainante nei confronti dell'intero sistema industriale.
In merito all'impegno finan-ziario il cospicuo fabbisogno degli investimenti nella chimica di base per il periodo 1971-1980 (stimato in 4500 miliardi di lire a prezzi 1970) viene giustificato dai vantaggi che esso può comportare in rela-zione agli incrementi di occu-pazione (80-85 mila nuovi posti di lavoro « diretti ») e alla sua funzione nello sviluppo della
s t r u t t u r a industriale (attiva-zione industrie dei macchinari, della lavorazione delle materie plastiche e delle fibre, dei pro-dotti della chimica fine e pa-rachimiea).
Relativamente al quarto pun-to, la proposta di accordi tra le imprese viene intesa non nel senso di eliminare la spinta della concorrenza, ma nel senso di indirizzarla nelle produzioni a valle, stimolando una mag-giore diversificazione e una più elevata qualificazione dei pro-dotti. Nelle grandi produzioni di base (etilene), che svolgono il ruolo di « commodity », è in-f a t t i di primaria importanza l'eliminazione dei rischi di so-vrapposizione e di eccesso di capacità tipici della concorren-za oligopolistica.
Circa l'ultimo p u n t o viene jirecisato che il successo del programma di promozione è le-gato non solo all'atteggiamento delle imprese, ma in misura notevole anche ai criteri seguiti dall'azione pubblica relativa-mente alle modalità di eroga-zione degli incentivi finanziari e alla programmazione ed ese-cuzione delle i n f r a s t r u t t u r e . L'accento è posto in particolare sulla necessità che la gestione degli incentivi (nazionali e re-gionali) sia coerente con il per-seguimento di una linea di mas-sima efficienza del settore, in modo da evitare il pericolo della riduzione della chimica di base ad un'industria struttural-mente sussidiata.
* * *
Questo piano chimico, si è cercato di ridurre alle sue linee fondamentali, può confi-gurarsi come il primo esempio di « programmazione per pro-getti ». Esso inaugura in certo modo un nuovo metodo di pia-nificazione, dopo che i prece-denti ispirati al concetto di glo-balità si sono dimostrati com-pletamente inadatti a incidere
anche in modesta misura sul-l'andamento della realtà econo-mica italiana.
Da qualche parte si è levata la critica che cosi si torna al-l'esperienza, già severamente giudicata, dei cosiddetti piani settoriali (piano verde, piano azzurro, piano della scuola, piano della sanità, piano della casa, ecc.), con t u t t i gli incon-venienti che hanno determinato e le incongruenze che hanno messo in luce rispetto alle altre componenti del sistema produt-tivo.
A nostro avviso l'appunto è valido solo in parte, o meglio solo in superficie. In primo luo-go perché il piano chimico non prescinde, ma postula un quadro globale di riferimento dello svi-luppo industriale e più a monte ancora dello sviluppo del red-dito, anche se per economia di trattazione nei documenti di-r e t t a m e n t e intedi-ressati i di- richia-mi sono molto rapidi e appena accennati. Basta allargare la consultazione, per convincerse-ne, all'appendice del « Progetto
80 » e alla seconda parte del « Documento programmatico preliminare ». In secondo luogo il piano chimico costituisce uno degli anelli della catena di pro-getti relativa ai settori strate-gici dell'industria italiana (in-formatica, elettronica strumen-tale, chimica, elettromeccanica strumentale, nucleare, aeronau-tica, spazio, meccanica genera-le, cantieri navali, materiale rotabile e ferroviario, tessile vestiario e abbigliamento, agri-colo-alimentare). L'interconnes-sione settoriale, se vogliamo usare u n termine già incontrato a p p u n t o a proposito di promo-zione della chimica di base, è implicita nell'ampio disegno progettuale in cui si sostanzia il nuovo corso della program-mazione nazionale.
Ma c'è un d a t o che secondo noi rappresenta un f a t t o real-m e n t e innovativo nella ricerca di una formula ;d o n e a di
pro-grammazione in Italia, ed è costituito dalla sollecitazione ,(e dal conseguimento) di un
consenso intorno ad un preciso indirizzo di politica industriale per il quale si è inteso realiz-zare, più che in linea di prin-cipio, l'armonia delle decisioni non soltanto dell'operatore Sta-to, nel suo apparato ammini-strativo, ma anche e soprat-t u soprat-t soprat-t o degli operasoprat-tori economici di settore sia privati sia pub-blici.
Questo è ciò che differenzia i vecchi piani settoriali dal piano chimico: non si t r a t t a più soltanto di sequenze, con scadenza più o meno lunga, di interventi della pubblica am-ministrazione, ma di conver-genza di obiettivi da parte dello Stato e delle imprese diretta-mente interessate. Questa con-vergenza ha in effetti già com-portato modificazioni e ridi-mensionamenti nei programmi dei singoli gruppi produttivi; determinerà successivamente una serie di accordi fin d'ora chiaramente identificati.
C'è chi ha detto che il vero piano chimico è ancora t u t t o da fare; a noi pare che esso sia invece già ben delineato e non resti semmai che dare ese-cuzione agli indirizzi tracciati e alle linee operative concor-date.
Dopo t a n t i dibattiti sul tipo di programmazione che meglio conviene alla realtà italiana, abbiamo qui un esempio creto di programmazione con-certata e ci sono buoni motivi per ritenere che essa sia la più a d a t t a alla nostra condizione economica e sociale. Il piano chimico, cosi com'è stato strut-turato, non è certo esente da critiche e presenta anche i suoi bravi difetti, come nel luogo op-p o r t u n o si cercherà di mettere in luce, ma siamo convinti che su questa strada la program-mazione nazionale avrà forse qualcosa da dire perché a v r à certamente qualcosa da fare.