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L'avvenire nel mondo dei metalli non ferrosi

Amelio Cimino

Negli ultimi anni la ricerca di nuove fonti di approvvigionamento di metalli non ferrosi è stata sensibilmente intensificata in t u t t o il mondo, si che in alcuni paesi si può dire senza esagerazione che sia scoppiata addirittura una « esplosione dei metalli » t a n t o sono ingenti i programmi di sviluppo avviati.

Questo fenomeno è stato assecondato ed ingigantito dalla politica seguita dai paesi in-dustrializzati, i quali preoccupati di assicurare il rifornimento delle loro industrie per questi prodotti base di primaria importanza, hanno favorito con finanziamenti e sgravi fiscali, la partecipazione di loro imprese in ricerche mi-nerarie, s o p r a t t u t t o nelle regioni in via di svi-luppo, dell'Africa e dell'America centro-meri-dionale, attraverso forme di «joint-venture». Contratti che permettono in vari modi, di distribuire i rischi e gli impegni finanziari, con il p a t t o che, nel caso la ricerca abbia esito positivo, ciascuno dei partners possa disporre di una quota parte del minerale estratto.

Questo tipo di politica è perseguita ampia-mente dalla Jugoslavia, da alcuni grujipi tede-schi, francesi, cinesi, giapponesi e dai paesi del blocco sovietico.

È bene sottolineare però che questi ultimi insieme ai cinesi mirano più ad obiettivi poli-tici che economici.

In particolare, in Giappone è stata costi-tuita una agenzia che ha per scopo la ricerca di giacimenti minerari in paesi esteri, al fine di assicurare le materie prime alle industrie. L'agenzia, alla quale partecipano lo Stato, le banche, le imprese industriali del settore, è estremamente a t t i v a in t u t t a l'Africa, in Au-stralia, nella costa occidentale delle Americhe, Canadà compreso.

Il « Bureau des recherches géologiques et minieres » francese, svolge d'intesa con l'indu-stria nazionale, una attività similare, in deter-minate aree del mondo, con specifico riferimento a quelle di influenza francese.

I tedeschi, di fatto, sono ben coordinati, poiché t u t t i gli interessi del settore metalli non ferrosi, fanno direttamente od indirettamente capo alla « Metallgesellschaft », la quale, fra

l'altro, ha anche lo scopo di assicurare le ma-terie prime e di ricercarle in ogni area. Solo l'Italia non ha ancora una presenza coordinata in questo senso, le aziende operano indipen-dentemente e spesso in contrasto l'una con l'altra. In altre parole si deve ancora decidere se il coordinamento possa essere realizzato e chi eventualmente deve essere il promotore.

I n questo quadro è interessante passare in rassegna l'andamento generale presentato dalla produzione e dal consumo mondiale fra il

1960 ed il 1970, anni nei quali è stato originato questo fervore di produzione specie per l'allu-minio, rame, piombo, nichel, stagno e zinco, metalli ai quali limitiamo la nostra indagine. Dal 1960 la produzione mineraria è aumen-tata, nel mondo, nelle seguenti proporzioni:

Tabella I PRODUZIONI MINERARIE (migliaia di tonn.) Voci 1960 1970 27.620 58.686 Rame 4.235 6.275 Piombo 2.376 3.391 Nichel 342 647 Stagno 189 233 Zinco 3.319 5.445

I dati si riferiscono al tenore in metallo dei minerali estratti eccetto per la bauxite per la quale è indicata la produzione complessiva senza riguardo al tenore. La disponibilità della bauxite e del nichel è a u m e n t a t a molto più rapidamente di quella degli altri metalli.

La massima concentrazione della produzione si ha s o p r a t t u t t o per il nichel, per il quale il Canadà e la Nuova Caledonia dominano la produzione mondiale con almeno 2/3 del totale; e in misura minima, invece, per il piombo la cui produzione è distribuita in modo più equi-librato fra un largo numero di paesi.

Nel passato decennio la Giamaica e la Russia sono stati i principali produttori di

bauxite, ma Australia e Surinam hanno oggi superato l'URSS, mentre al quinto posto si pone la Guyana, che ha raddoppiato la propria produzione. Nel corso del decennio si è anche avviata la produzione in Rhodesia (1962), nella Sierra Leone (1965) e in Turchia (1964), ma per il momento la produzione assume importanza significativa soltanto nella Sierra Leone.

Per il rame la distribuzione è rimasta rela-tivamente stabile e gli Stati Uniti hanno man-tenuto il primo posto fra i paesi produttori. Cile e Perù rappresentano anche fonti impor-tanti di approvvigionamento, ma l'incremento produttivo è stato più accentuato in alcuni dei minori paesi produttori, come il Sud Africa, grazie allo sviluppo dei giacimenti di Palabora avviato nel 1966, e le Filippine la cui produ-zione annua è quasi quadriplicata dal 1960 sino a raggiungere l'attuale livello di 160.000 tonnellate.

Per il piombo, le caratteristiche più interes-santi sono state il forte incremento della produ-zione nell'America settentrionale, dove gli Stati Uniti hanno superato l'URSS e l'Australia fino a diventare il maggior produttore mondiale, e l'avvio di una produzione su larga scala ini-ziato nel 1965 nella Repubblica d'Irlanda.

La produzione dello stagno tende anch'essa ad essere dominata da un numero relativa-mente limitato di paesi: il maggior produttore è rimasto la Malaysia ma la produzione della Bolivia, che giunge attualmente a 30.000 ton-nellate annue, è a u m e n t a t a del 50% rispetto a.1 '60 tanto che il paese è oggi al secondo posto nella graduatoria mondiale.

Tabella II PRODUZIONE DI METALLI (migliaia di tonn.) 1960 1970 Alluminio . . . 4.543 10.042 Rame 4.994 7.486 Piombo . . . . 2.716 3.923 Nichel 326 575 Stagno . . . . 207 238 Zinco 3.151 5.043 INCKEM. PERCENT. NEL TASSO DECENNIO ANNUO 121 8,3 50 4,1 44 3,7 76 6,0 15 1,4 60 4,8

La produzione del metallo affinato è anche essa a u m e n t a t a in misura sensibilissima per t u t t i i sei metalli considerati, come mostrano i dati che precedono.

Salvo nel caso dell'alluminio i dati qui riportati includono anche la produzione di

se-conda fusione ottenuta dai rottami, che costi-tuisce una parte importante del totale. Il rame affinato di seconda fusione, per esempio, rap-presenta il 20% circa della produzione mon-diale complessiva, senza contare i notevoli quantitativi di rottami di lavorazione riutiliz-zati direttamente dagli impianti metallurgici, ciò che porta il recupero dei rottami di rame a un totale del 40% circa del consumo mondiale del metallo in t u t t e le sue forme.

A confronto con l'andamento della produ-zione mineraria, quello della produprodu-zione indu-striale metallurgica presenta una concentrazione molto più accentuata nei paesi industriali, sia per il minerale importato sia nel recupero dei rottami. Fa tuttavia eccezione lo stagno, per il quale Malaysia e Thailandia producono quasi la metà dell'offerta mondiale di metallo affinato mentre Zambia e Cile sono i maggiori produt-tori del mondo per il rame affinato e Cuba e Nuova Caledonia i maggiori del nichel.

E difficile prevedere se continuerà o non continuerà l'attuale tendenza all'aumento della quota di minerali e concentrati affinati negli stessi paesi di estrazione del minerale. È evi-dente che per i paesi interessati ciò presenta vantaggi in termini di prezzi superiori ricava-bili dal metallo affinato e, in minore misura, in termini di occupazione addizionale; ma, a parte gli ingenti capitali necessari, anche i costi operativi possono essere estremamente elevati. Una caratteristica degli anni più recenti è che in molte miniere fra le maggiori oggi in corso di sviluppo, specialmente per il rame, il con-centrato prodotto viene fornito a contratto a imprese di fusione e affinazione nei paesi indu-striali, specialmente in Giappone.

Il consumo mondiale risulta aumentato, nel decennio, come indicato nella Tabella III:

Tabella III CONSUMO DI METALLI (migliaia di tonn.) Voci 1960 1970 Alluminio . . . 4.177 9.739 Rame 4.724 7.139 Piombo . . . . 2.629 3.707 Nichel 293 558 Stagno . . . . 201 240 Zinco 3.088 4.859 INCREM. PERCENT. . NEL TASSO DECENNIO ANNUO 133 8,8 51 4,2 41 3,5 90 6,6 19 1,8 57 4,6

L ' a n d a m e n t o dei consumi per ciascuno dei metalli considerati mostra, naturalmente, la

massima concentrazione nelle principali aree industriali del mondo: Stati Uniti, Europa Occi-dentale, Giappone e URSS. L'importanza delle singole aree, individualmente e collettivamente considerate, risulta dalle quote rappresentate da ciascuna nei consumi totali del 1970 ripor-tate nella Tabella IV:

Tabella IV

PERCENTUALE DEI CONSUMI DI METALLI NEI PRINCIPALI PAESI INDUSTRIALI Voci USA EUROPA OCCID. GIAP-PONE URSS TOTALE

Alluminio . 3 6 2 6 9 1 3 8 4 Rame . . . 2 6 3 4 1 2 1 3 8 5 Piombo . . 2 2 3 7 6 1 2 7 7 Nichel . . . 2 5 3 0 1 6 1 8 8 9 Stagno . . . 2 4 2 8 1 1 1 5 7 8 Zinco . . . 2 2 3 2 1 3 1 0 7 7 Il maggiore cambiamento intervenuto nel-o o l'andamento dei consumi negli ultimi dieci anni è forse il tasso d'incremento spettacolare regi-strato in Giappone. Dal '60, ad esempio, i consumi giapponesi di alluminio sono a u m e n t a t i quasi del 500%; quelli dello zinco del 200% e del rame del 75%.

L'immagine della civiltà moderna si incentra s o p r a t t u t t o su due materiali di più largo im-piego: acciaio e cemento. I metalli non ferrosi entrano però in t u t t i gli altri aspetti della vita odierna.

L'alluminio resta il materiale fondamentale per le industrie aeronautiche ma è anche im-piegato largamente nell'edilizia e nelle opere di costruzione, oltre a competere direttamente col rame nell'elettrotecnica ed a incontrare sempre più larga diffusione nell'industria degli imbal-laggi.

Per il rame, l'industria elettrotecnica rap-presenta il mercato principale, che assorbe il 60% del consumo totale. Tubi e condotte per i servizi pubblici di distribuzione di gas e acqua, radiatori per auto e coperture per tetti, rubinetterie, viterie e cerniere di rame sono soltanto alcuni degli impieghi più evidenti del rame nella vita corrente, mentre laminati, barre, nastri, profilati e tubi di rame e ottone ven-gono impiegati in t u t t i i settori dell'industria meccanica.

Il piombo trova impiego principalmente nelle batterie di accumulatori ma anche come rive-stimento per cavi e negli antidetonanti per carburanti, in lastre e tubi e in una grande varietà di ossidi e composti. Gli schermi di piombo per materiali radioattivi ne

rappre-sentano una delle più recenti applicazioni speciali.

Il nichel è ormai uno dei metalli essenziali nella costruzione dei motori aeronautici ma l'industria siderurgica ne rappresenta ancora il maggiore utilizzatore. Legato col rame, il nichel fornisce una importante linea di mate-riali al cupronichel ad al nichel-argento larga-mente impiegati nella coniazione di monete e nell'industria delle telecomunicazioni, oltre a essere variamente usato nella placcatura dei metalli.

Lo stagno si impiega prevalentemente per la galvanizzazione della banda stagnata, ma in lega col rame, sotto forma di bronzo — uno dei suoi usi più antichi — resta ancora di note-vole importanza. Materiali per saldatura e appli-cazioni chimiche ne costituiscono altri utilizzi.

Per lo zinco, l'impiego nel processo di zinca-tura o in lega col rame sotto forma di ottone restano le due maggiori applicazioni. Le leghe di zinco per fusioni utilizzate in una grande varietà di parti di autoveicoli sono aumentate rapidamente di importanza rispetto al minore tasso di incremento degli impieghi più tradizio-nali. I laminati di zinco sotto forma di lamiere e nastri, e gli ossidi di zinco costituiscono anch'essi una quota importante del consumo complessivo di questo metallo.

Una caratteristica interessante, nell'anda-mento degli impieghi dei principali metalli non ferrosi, è il numero crescente di applicazioni che essi trovano in combinazione con altri materiali. Molti metalli — e soprattutto rame, stagno e zinco — sono impiegati in lega come bronzo o ottone da secoli; ma le combinazioni di base si allargano oggi in corrispondenza dei m u t a t i bisogni delle industrie utilizzatrici e la g a m m a delle leghe che si producono è oggi estremamente varia.

Notevole attenzione è inoltre attribuita negli anni più recenti al « sandwich » di metallo per rivestimento con un processo che impiega i vari metalli sovrapposti anziché fusi in forma di lega. È troppo presto per prevedere se questi im-pieghi assumeranno importanza determinante: sono però indicativi del costante allargamento della gamma dei materiali disponibili volti a s f r u t t a r e insieme le singole proprietà di più metalli per rispondere a particolari esigenze. Per il momento, il recente rallentamento del-l'attività industriale occorso negli Stati Uniti, nell'Europa Occidentale ed in Giappone si è risolto in un surplus mondiale per quasi t u t t i i metalli. Non si ha però ragione di dubitare che questa situazione non sia altro che una fase p u r a m e n t e transitoria simile ad altre già verificatesi in passato, e che non inciderà sui

tassi di incremento di base dei consumi. Le ampie disparità nel consumo prò capite di metalli che si rilevano fra i paesi in via di sviluppo ed i paesi industriali indicano le note-voli dimensioni della domanda potenziale che attende di venire soddisfatta.

L'importanza dei paesi dell'America centro-meridionale in questa continua espansione sarà notevole. Un'ombra sulle possibilità future di equilibrio tra domanda ed offerta è però gettata dai massicci programmi di sviluppo in atto. Gli investimenti in Cile ed in Perù sono quelli che hanno richiamato maggiore pubblicità, ma pra-ticamente in t u t t o il mondo la ricerca mine-raria e la progettazione di impianti metallur-gici si è intensificata negli ultimi anni. Per esempio un nuovo impianto di fusione dell'al-luminio sarà completato in Argentina nel 1973; è prevista l'espansione della produzione di bauxite nella Guyana e nel Surinam, lo svi-luppo dei depositi di nichel in Colombia, nel Venezuela e nella Repubblica dominicana, la espansione della produzione del rame in

Bra-sile, mentre sono stati scoperti vasti depositi di rame nel Panama, t u t t i esempi salienti dei nuovi progetti in atto. Il decennio in corso avrà pertanto grande importanza per questi paesi e al suo termine la lista dei produttori mondiali di metalli non ferrosi si sarà accre-sciuta di molte unità nuove.

In questa situazione non si può escludere a priori che la produzione aumenti ad un ritmo più sostenuto dei consumi, dovrebbe trattarsi però di un periodo breve di transizione e l'equilibrio non dovrebbe tardare ad essere ristabilito. La storia economica del resto ci insegna che le maggiori espansioni nei consumi sono determinate dalla disponibilità sul mer-cato del prodotto a prezzi convenienti. Basta pensare a ciò che è avvenuto in Inghilterra agli inizi dell'Ottocento con il carbon fossile. Prima sono state scavate le miniere e poi è esploso l'utilizzo di questa materia prima.

Pertanto una politica adeguata che assicuri gli approvvigionamenti sarebbe augurabile anche per il nostro paese.