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La figura di Meuccio Ruin

DATA INTESTAZIONE AUTOCITAZIONI NEUTRALITA’/

2.7 La figura di Meuccio Ruin

Bartolomeo Ruini nacque a Reggio Emilia il 14 dicembre 1877. Sia il padre, un ex garibaldino di nome Antonio, che la madre, di nome Anna Buccella, erano maestri elementari217. Da giovane studiò al liceo classico «Ariosto» di Reggio Emilia e «si formò culturalmente sugli scritti di Carducci rivelando sin dagli anni dell’adolescenza un notevole interesse per la letteratura e per la storia»218. Successivamente si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Bologna, grazie anche

217

Il nome gli deriva dal nonno materno. Solo nel 1946, con decreto del 23 marzo, cambiò definitivamente il proprio nome in Meuccio, da sempre usato. Notizie tratte dall’Archivio Consiglio di Stato, fascicoli personali, n. 719. M. Ruini, Ricordi, cit., pp. 4-5.

218

G. Focardi, «Ruini Meuccio (Bartolomeo)», in Il Consiglio di Stato nella storia d’Italia, cit., pp. 1064- 1080. Per la comprensione della figura di Ruini si offre una panoramica dei suoi scritti senza citare i numerosi suoi articoli da lui scritti per i quotidiani: M. Ruini, La risposta degli impiegati, in “Avanti!”, 7 dicembre 1908 (editoriale); Ministero dei lavori pubblici, Gli edifici e le case degli impiegati dello Stato nei paesi colpiti dal terremoto. Relazione del Comm. Capellina e prefazione del Direttore generale Meuccio Ruini, Roma 1913; Ministero dei lavori pubblici, Direzione generale dei servizi speciali, Le opere pubbliche in Calabria. Prima relazione sull’applicazione delle leggi speciali dal 30 giugno 1906 al 30 giugno 1913, Istituto italiano d’Arti Grafiche, Bergamo 1913 (ora anche Laterza, Roma-Bari 1991, a cura e con introduzione di G. Cingari); La questione meridionale e l’ora presente, “Sapientia”, Roma 1914; L’istituto italiano per il commercio internazionale, in “Nuova Antologia”, 16 ottobre 1919; La riforma dei servizi dell’industria, commercio e lavoro, in “Nuova Antologia”, 16 dicembre 1919; I più essenziali ed urgenti problemi finanziari, Tip. della Camera, Roma 1920; Il pensiero di Wilson, Zanichelli, Bologna 1920; Il monopolio delle assicurazioni-vita in Italia e all’estero, in “Nuova Antologia”, 16 ottobre 1922; Le possibilità economiche dell’Italia, Athenaeum, Roma 1922; La democrazia e l’Unione Nazionale, Corbaccio, Milano 1925; Luigi Corvetto genovese, ministro delle finanze in Francia, Laterza, Bari 1929; Le quattro vite di Pellegrino Rossi, Napoli 1929; La Signora di Stäel, Laterza, Bari 1931; Verso la Costituente, Europa, Roma 1945; Storia della Svizzera come nazione e come società di nazioni, Cremonese, Roma 1947; Il Parlamento e la sua riforma, Giuffrè, Milano 1952; Il diritto di stampa nella Costituzione, Giuffrè, Milano 1952; La funzione legislativa, Giuffrè, Milano 1953; Il referendum popolare e la revisione della Costituzione, Giuffrè, Milano 1953; L’organizzazione sindacale e lo sciopero nella Costituzione, Giuffrè, Milano 1953; Profili storici di Amendola, Sacchi, Bissolati, Bonomi, Giuffrida, Orlando, Croce, Cappelli, Bologna 1953; De Gasperi. Ricordi di vita, Tip. O. Rossi, Roma 1954; Scritti di Meuccio Ruini, Giuffrè, Milano 1961-1973 (comprendenti: Federico List, 1961; Profili di storia. Rievocazioni, studi, ricordi, 1961; Come si è formata la Costituzione, 1961; Dal nazionale al sopranazionale, 1961; Commenti e note alla nostra Costituzione, 1962; Pensatori e politici del prerisorgimento e Risorgimento d’Italia, 1962; Le vite di Pellegrino Rossi, 1962; Lavoro e comunità del lavoro. Al di là del capitalismo e del comunismo: democrazia del lavoro, 1962; Luigi Corvetto genovese, ministro e restauratore delle finanze di Francia (1756-1821); La Signora di Stäel, 1963; La nostra e le cento costituzioni del mondo. Problemi aperti: organi costituzionali, 1964; Avventure ed avventurieri della finanza. Law e Casanova, 1969; Ricordi, 1973); Discorsi parlamentari di Meuccio Ruini, Senato della Repubblica, Roma 1997.

all’aiuto di borse di studio. Si laureò nel 1899, a soli ventidue anni, con una tesi dal titolo «La distinzione tra società e Stato e la teoria dello Stato di diritto»219.

Riuscì a conseguire la libera docenza in filosofia del diritto, e frequentando ambienti socialisti di Prampolini e Vergagnini si avvicinò alle teorie marxiste, senza mai però prendere la tessera socialista. Poi si trasferì a Roma dove cominciò a prestare servizio nel Ministero dei lavori pubblici, inizialmente come volontario e poi, dopo aver superato il concorso, in maniera stabile. Durante le prove concorsuali e anche successivamente ebbe modo di incontrare e conoscere Vincenzo Giuffrida, anche lui futuro membro del Consiglio di Stato220. All’interno del Ministero fece una brillante e rapida carriera, collaborando ad un periodico del Ministero e pubblicandovi numerosi scritti: si occupò di legislazione speciale, di opere pubbliche per le aree arretrate, di riforma degli appalti, di bonifiche idrauliche. Nota acutamente la Staderini:

«Nel suo pensiero esiste infatti una continuità progettuale e culturale che ruota sempre intorno ad alcuni elementi portanti: la teorizzazione di una società democratica, modernamente organizzata sulla funzione sociale del lavoro, sia manuale che intellettuale; la necessità di un intervento coordinatore dello Stato in politica economica; una visione interclassista dei rapporti tra le forze sociali che prevedeva la collaborazione di tutti i

219

Per riferimenti più propriamente biografici si rimanda a Archivio Consiglio di Stato, Fascicoli personali, fasc. 719; Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’interno, Direzione generale della pubblica sicurezza, Divisione polizia politica, Fascicoli personali, b. 20, ad vocem. Inoltre, Parte II Archivio, sezione “8. Documenti”, in Archivio Meuccio Ruini. Inventario, a cura di R. Marcuccio, Reggio Emilia, Biblioteca Panizzi, 1993, pp. 145-153, M. Ruini, Ricordi, cit.

220

Per una completa descrizione della figura di Ruini si vedano gli scritti su di lui di F. Caffè e A. Staderini, «Meuccio Ruini (1877-1970)», in I protagonisti dell’intervento pubblico in Italia, a cura di A. Mortara, Franco Angeli, Milano 1984, pp. 241- 283; C. Ghisalberti, Storia costituzionale d’Italia. 1849- 1948, Bari, Laterza, 1974, pp. 412-413 e 430; Scelte della Costituente e cultura giuridica, I, Costituzione italiana e modelli stranieri, I Protagonisti e momenti del dibattito costituzionale, a cura di U. De Siervo, il Mulino, Bologna 1980; L. D’Angelo, «Meuccio Ruini», in Parlamento italiano. Storia parlamentare e politica dell’Italia 1861-1988, XIV, 1946-1947. Repubblica e Costituzione, Nuova Cei, Milano 1989, pp. 399-417; P. Scoppola, La repubblica dei partiti. Profilo storico della democrazia in Italia (1945-1990), il Mulino, Bologna 1991, pp. 87-88 e 181-182; G. Melis, Storia dell’amministrazione italiana, cit., pp. 278- 280; Idem, «Il Consiglio di Stato nella storia d’Italia», in Il Consiglio di Stato e la riforma costituzionale, a cura di S. Cassese, Giuffrè, Milano 1997, pp. 1-19; L. D’Angelo, «Introduzione», in Discorsi parlamentari di Meuccio Ruini, Senato della Repubblica, Roma 1997; F. Boiardi, «Le idee costituzionali di Meuccio Ruini», in Millenni Sampolesi, parte II, Comune di San Paolo d’Enza 1997, pp. 241-247; G. Quagliariello, «Meuccio Ruini formazione politico culturale e impegno costituente», in La via alla politica. Lelio Basso, Ugo La Malfa, Meuccio Ruini protagonisti alla Costituente, a cura di G. Monina, Franco Angeli, Milano 1999, pp. 139-152. D. Novacco, L’officina della Costituzione italiana. 1943-1948, Feltrinelli, Milano 2000; S. Campanozzi, Il pensiero politico e giuridico di Meuccio Ruini, Giuffrè, Milano 2003; AA.VV., Meuccio Ruini: la presidenza breve, atti del convegno tenutosi nella Sala Zuccari del Senato il 26 maggio 2003, Roma, Rubbettino, 2003.

ceti produttivi, industriali, agrari e impiegatizi, allo sviluppo democratico della società civile; un laicismo infine, che non assume mai forme di anticlericalismo»221.

Nell’ambito del settore in cui lavorava si sviluppava la necessità di confrontarsi con l’intervento pubblico nella società dovuto alla nuova legislazione sociale. La nazionalizzazione delle ferrovie e l’espandersi dell’iniziativa governativa verso il Mezzogiorno, sono esempi di questo. Erano gli anni del primo sviluppo industriale italiano e il Ministero dei lavori pubblici sosteneva enormemente questo sforzo222.

221

F. Caffè e A. Staderini, Meuccio Ruini (1877-1970), cit., p. 247. 222

Per una idea sulla formazione culturale, politica e sociale di Ruini si vedano gli scritti di E. Lussu, Il Partito d’Azione e gli altri. Note critiche, Mursia, Milano 1968, pp. 121-123; G. Melis, Burocrazia e socialismo nell’Italia liberale. Alle origini dell’organizzazione sindacale del pubblico impiego (1900- 1922), Bologna, il Mulino, 1980; L. D’Angelo, Ceti medi e ricostruzione. Il Partito democratico del lavoro (1943-1948), Giuffrè, Milano 1981; G. Melis, «Amministrazione e mediazione degli interessi: le origini delle amministrazioni parallele», a cura di Istituto per la scienza dell’amministrazione pubblica, in L’amministrazione nella storia moderna, II, Giuffrè, Milano 1985, II, pp. 1429 e segg. e in particolare pp. 1461-1462; Idem, «Elaborazione giuridica e burocrazia nell’età giolittiana», in I giuristi e la crisi dello Stato liberale in Italia fra Otto e Novecento, a cura di A. Mazzacane, Napoli, Liguori, 1986, pp. 291 ss.; Idem, Due modelli di amministrazione fra liberalismo e fascismo. Burocrazie tradizionali e nuovi apparati, Ministero per i beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i beni archivistici, Roma 1988; Idem, Il sindacalismo del pubblico impiego in Italia nell’età liberale (1900- 1915), in “Jahrbuch fur Europäische Verwaltungsgeschichte”, 1991, 3; Idem, Il socialismo riformista e la burocrazia nell’età liberale, in “Studi storici”, 1992, 2-3, pp. 285 e segg.; M.S. Piretti, Le elezioni politiche in Italia dal 1848 ad oggi, Laterza, Roma-Bari 1995, pp. 347-359, 376 e 386; G. Melis, «Amministrazione e politica nell’Italia del primo dopoguerra», in Il partito politico dalla grande guerra al fascismo. Crisi della rappresentanza e riforma dello Stato nell’età dei sistemi politici di massa (1918-1925), a cura di F.G. Orsini e G. Quagliariello, Il Mulino, Bologna 1996, pp. 209-229; Idem, «Il Consiglio di Stato», in Storia d’Italia, Annali, 14, Legge, diritto, giustizia, cit., pp. 837-838; Dall’Italia tagliata in due all’Assemblea Costituente. Documenti e testimonianze dai carteggi di Benedetto Croce, a cura di M. Griffo, Il Mulino, Bologna 1998, pp. 232 e 251.-252; G. Orsina, Senza Chiesa né classe. Il partito radicale nell’età giolittiana, Carocci, Roma 1998; U. Allegretti e G. Focardi, «Amministrazione, Costituente, Costituzione», in La Costituzione italiana, a cura di M. Fioravanti e S. Guerrieri, Carocci, Roma 1999, pp. 359- 416; A. Fino, Dalla Costituzione allo Stato Repubblicano. Momenti e problemi dell’Italia degasperiana, Congedo editore, Università degli studi di Lecce, Lecce 2000; V. Vidotto, Roma contemporanea, Laterza, Roma-Bari 2001; G. Orsina, Anticlericalismo e democrazia. Storia del Partito radicale in Italia e a Roma, 1901-1914, Rubbettino, Catanzaro 2002,; G. Focardi, «I linguaggi della burocrazia: le parole del Consiglio di Stato», in L’impiegato allo specchio, a cura di A. Varni e G. Melis, Rosenberg & Sellier, Torino 2002, pp. 263-296; M.S. Piretti, La legge truffa: il fallimento dell’ingegneria politica, Il Mulino, Bologna 2003; G. Quagliarello, La legge elettorale del 1953, Il Mulino, Bologna 2003; E. Novello, La bonifica in Italia: legislazione, credito e lotta alla malaria dall’unità al fascismo, F. Angeli, Milano 2003; Indice biografico italiano, a cura di T. Nappo, edizione riveduta e ampliata, Munchen, K.G. Saur, 2003 , I, 870, 171, II, 529,25-59 e III, 372, 116, 118-119; G. Focardi, Storia dei progetti di riforma della pubblica amministrazione: Francia e Italia 1943-1948, Bononia University Press, Bologna 2004; G. F. Marcucci, Ivanoe Bonomi dal fascismo alla Repubblica. Documenti del Comitato Centrale di Liberazione Nazionale (dicembre 1942-giugno 1944), introduzione di G. Sabbatucci, Piero Lacaita Editore, Manduria-Bari-Roma 2005; G. Focardi, Le sfumature del nero: sulla defascistizzazione dei magistrati, in “Passato e presente”, 2005, 64, pp. 61-87; S. Nocentini, Alle origini dell’Istituto nazionale per il commercio estero, in “Passato e presente”, 2005, 66, pp. 68-69; A. Baravelli,

Le riviste del Ministero, il “Giornale del Genio civile”, la “Rivista dei lavori pubblici”, il “Giornale dei lavori pubblici e delle strade ferrate”, erano la sede di un confronto di idee, di progetti, di dibattiti. Ruini intendeva l’intervento dello Stato come un mezzo per compiere una vera e propria azione sociale, non solo, ma anche aiutare a incentivare l’attività produttiva. secondo Ruini lo Stato, attraverso il Ministero dei lavori pubblici, inteso come strumento di pianificazione sociale, poteva coordinare, controllare e programmare tutti gli interventi sul territorio223.

Nel 1904 Ruini si impegnò attivamente nella politica, nelle file del Partito radicale e, nelle elezioni per la prima direzione del partito, ottenne solamente un insuccesso. Ma nel giugno del 1907 riuscì a farsi eleggere e a Roma come consigliere sotto l’amministrazione di Ernesto Nathan, anche se era stato eletto contemporaneamente consigliere provinciale a Reggio Emilia. Fu a Reggio Emilia specialmente che ebbe modo di frequentare Turati, Bissolati e soprattutto Bonomi, con il quale avrebbe intrecciato un rapporto che sarebbe durato a lungo.

Durante i primi anni del 1900 Ruini si interessò al sindacalismo impiegatizio che si stava diffondendo, in particolare occupandosi dei diritti degli impiegati, oltre alle altre rivendicazioni che erano ormai divenute improcrastinabili. Era per una modernizzazione della burocrazia, dell’amministrazione, che sarebbe sfociata naturalmente anche in una sua democratizzazione. Con uno pseudonimo scrisse anche sull’”Avanti!” con importanti contributi sia sui problemi generali della riforma amministrativa, sia sul tema delle associazioni sindacali degli impiegati, dei loro programmi e della loro compatibilità con gli obblighi derivanti dal «servizio di Stato»224.

Importanti furono le sue posizioni sulla democratizzazione dell’organizzazione impiegatizia contro la linea garantistico-difensiva, maggioritaria nel sindacalismo degli impiegati e cara a molti dei suoi esponenti più vicini a Turati, tanto che questo gli valse l’isolamento dal movimento. Criticato dall’una e dall’altra ala del movimento socialista

La vittoria smarrita. Legittimità e rappresentazioni della Grande Guerra nella crisi del sistema liberale (1919- 1924), Carocci, Roma 2006, pp. 143, 188 e 194.

223

Per Ruini il ruolo dei lavori pubblici era una sorta di anticipazione ante litteram di Keynes sul ruolo di volano economico assegnato alla spesa pubblica, nella quale rifluivano la lunga riflessione del meridionalismo italiano sui problemi delle aree depresse.

224

M. Ruini, La risposta degli impiegati, cit.

si avvicinò a Bissolati e a Bonomi, che sarebbero stati poi entrambi espulsi dal partito socialista nel 1914225.

Riuscì ad essere eletto nel 1913 come deputato per la XXIV legislatura nelle liste radicali e il 14 maggio 1914 pronunciò alla Camera il suo primo discorso parlamentare. Sembra non per il suo impegno politico, comunque proseguì la sua carriera amministrativa. A 34 anni fu nominato Capo di gabinetto del Ministro dei lavori pubblici Ettore Sacchi, e nel 1912 fu nominato direttore generale dei servizi speciali per il Mezzogiorno. Era uno dei più giovani direttori generali dell’amministrazione italiana. Scrisse della situazione del Mezzogiorno, anche grazie al lavoro sul campo, indicando vizi e rimedi nel complesso ambito della realizzazione delle opere pubbliche e della relativa legislazione speciale. Scrisse anche della situazione delle case degli impiegati pubblici dopo il terremoto di Messina del 1908226.

Il suo primo ingresso a Palazzo Spada, a 36 anni, è dell’8 febbraio 1914. Fu assegnato alla II sezione dove sarebbe formalmente rimasto sino al 1927, anche se non partecipò mai in modo intenso ai lavori del collegio, anche perché l’anno dopo, nel 1915, partì come volontario per la guerra, dapprima in qualità di sottotenente del Genio, poi come tenente dei bersaglieri227. Per il suo comportamento eroico in guerra ebbe la medaglia d’argento al valor militare228. Comunque il suo impegno in guerra non gli impedì di continuare la sua vita intellettuale e di produzione scientifica. Nel 1916 aveva

225

In Il Consiglio di Stato nella storia d’Italia, cit, p. 1068. 226

Ministero dei lavori pubblici, Gli edifici e le case degli impiegati dello Stato, cit. 227

M. Ruini, Ricordi, cit., pp. 34-37. Ruini stesso ricorda in queste pagine come, tenente del Genio, non si accontentava di far scavare trincee di retroguardia e, avendo conosciuto dei bersaglieri a riposo, chiese al Ministro della Guerra Alfieri di poter entrare nel corpo dei bersaglieri. Il Ministro gli disse che il passaggio non era consentito e Ruini gli comunicò: «ti annuncio, caro Ministro, che per l’assalto al San Michele, mi son messo alle mostrine le fiamme rosse». La risposta fu «sei una canaglia, ma ti abbraccio commosso».

228

In Il Consiglio di Stato nella storia d’Italia, cit., p. 1069. Diaz di lui disse: «Questi parlamentari che fan parlare i giornali dicono di fare la guerra e non la fanno. Solo pochi si battono realmente. C’è però un ufficiale che non so se sia folle o se voglia suicidarsi: quando si dà il segno di uscire dalla trincea è sempre il primo: si chiama Meuccio Ruini», in M. Ruini, Le confessioni pel domani (da un ultraottuagenario), Ricordi di pensiero e di vita e per la storia di domani, bozza inedita conservata in Archivio Meuccio Ruini, presso Biblioteca “Panizzi” di Reggio Emilia; riportato anche da Le domande dei lettori di Candido - Perché non è applicata la Costituzione? —Risponde il senatore Meuccio Ruini, “Candido”, anno 1955, in Archivio Meuccio Ruini presso Biblioteca “Panizzi” di Reggio Emilia. In M. Ruini, Ricordi, cit., p. 37, le parole di Diaz vengono riportate in un discorso che fece Nitti al Senato repubblicano di elogio della figura di Ruini, prima di polemizzare con lui, come una esclamazione rivolta a Nitti stesso riferendosi a Ruini.

infatti fondato la rivista “La Nuova rassegna”, alla quale avrebbero collaborato economisti e politici quali Luzzatti, Raineri, Rava e naturalmente l’amico Bonomi.

Dopo la guerra, eletto deputato anche nella prima legislatura del dopoguerra, dal 1919 al 1920 partecipò in maniera attiva alla vita politica governativa dando in maniera personale il suo contributo a vari interventi legislativi, alcuni scritti direttamente da lui, sull’intervento governativo e statale in materia di bonifica agraria. Con il governo Nitti Ruini fu anche Ministro delle Colonie, nel 1920. Continuò a pubblicare vari articoli sulla riforma burocratica, da politico ma anche persona attiva che, provenendo da una carriera amministrativa, certo ben conosceva i meccanismi lenti e farraginosi della burocrazia dell’epoca. Scrisse anche sui problemi economici finanziari dell’epoca e su temi quali le bonifiche, le acque pubbliche, la politica agraria229.

Dopo la fine del partito radicale nel 1921 Ruini decise di non ripresentarsi anche per effetto dell’avversione di giolittiani e fascisti. Nel 1925 fu collaboratore del giornale di Amendola “Il Mondo” e fu molto vicino al movimento aventiniano. Questo gli fu rimproverato dai fascisti nel momento della sua epurazione dal Consiglio di Stato230.

Nel 1926 il governo fascista decise di porre fine all’attività lavorativa e professionale di Ruini e altri contrari al regime fascista. Come detto, il fascismo aveva emanato una disposizione che permetteva «di dispensare dal servizio i funzionari, impiegati e agenti di ogni ordine e grado civili e militari, dipendenti da qualsiasi amministrazione dello Stato, che, per ragioni di manifestazioni compiute in ufficio o fuori di ufficio, non diano piena garanzia di un fedele adempimento dei loro doveri o si pongano in condizioni di incompatibilità con le generali direttive politiche del Governo»231.

Tale disposizione aveva un carattere transitorio e cessava di avere efficacia il 31 dicembre 1926. Così per Ruini, oltre che per Camillo Corradini, Alfredo Lusignoli e Vincenzo Giuffrida, si decise di far scattare il meccanismo dell’epurazione ma ormai la legge aveva perso la sua efficacia. Si dovette ricorrere ad un’altra norma invece di prorogare la legge 2300, norma che fu prontamente predisposta e, forse le conoscenze

229

In Il Consiglio di Stato nella storia d’Italia, cit., pp. 1069-1071 230

Ibidem. 231

Art. 1 legge 24 dicembre 1925, n. 2300.

dei quattro, forse per la fretta, la norma uscì il 6 gennaio232 1927, recante il titolo di Modificazioni agli articoli 51 e 52 del R. decreto 30 dicembre 1923, n. 2960, sullo stato giuridico degli impiegati dell’Amministrazione dello Stato233. Ma, andando a modificare le norme generali sugli impiegati «semplici» non si andò ad intaccare l’inamovibilità dei giudici, come Ruini, inamovibilità sancita da norme precedenti di sessanta anni prima234.

Inoltre la norma, composta di due soli articoli, sarebbe entrata in vigore il giorno della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. La norma del 6 gennaio quindi, non dette i risultati sperati e così, diremmo oggi con una magra figura, tre giorni dopo, il 9 gennaio 1927 fu approntata in fretta e furia un decreto legge, che questa volta andava ad intaccare l’inamovibilità dei magistrati.

Infatti il decreto legge entrava in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. La registrazione alla Corte dei Conti di questo decreto fu il 19 gennaio, mentre l’altro fu il 31 gennaio. Questo decreto legge fu pubblicato sulla Gazzetta del 20 gennaio, mentre l’altro fu pubblicato il 31 gennaio. Il regio decreto legge 9 gennaio 1927, n. 16, Facoltà al Governo del Re di dispensare dal servizio magistrati dell’ordine amministrativo, questa volta centrava il suo obbiettivo ma solamente Ruini e Corradini235 furono epurati, e Ruini dovette abbandonare il posto al Consiglio di Stato nel maggio 1927236.

Il foglio di contestazioni rivolto a Ruini, a firma Mussolini, sosteneva che: «il Consigliere di Stato Avv. RUINI dopo l’avvento al potere del Governo Nazionale, si è dichiarato fra i suoi più accaniti avversari sì da rendersi incompatibile con le generali direttive politiche del Governo stesso. L’Avv. RUINI ha fatto parte della redazione del giornale d’opposizione “IL MONDO”, pubblicando vari articoli, specie sulla politica finanziaria

232

La Befana fascista fu istituita a partire dal 6 gennaio 1928. All’epoca il 6 gennaio era un giorno lavorativo come un altro.

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Regio decreto 6 gennaio 1927, n. 57, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 1 febbraio 1927, n. 25. 234

Ex Legge 20 marzo 1865, n. 2248, allegato D, art. 4. 235

Camillo Corradini, consigliere di Stato, nato ad Avezzano il 23 aprile 1867, nominato consigliere 18 novembre 1915, sottosegretario di Stato e deputato al Parlamento, morì poi il 30 dicembre 1928.

236

Negli Annuari del Consiglio di Stato risulta che Ruini cessò di far parte degli organici a partire dal 1