• Non ci sono risultati.

I magistrati coinvolti

DATA INTESTAZIONE AUTOCITAZIONI NEUTRALITA’/

2.5 I magistrati coinvolti

Nella riunione del Consiglio dei Ministri del 18 settembre 1944 venne approvato lo schema di decreto con il quale il consigliere Tito Livio Mesina, già nominato consigliere di Stato e trasferitosi al Nord per effetto della circolare n. 25393/2547 inviata a Santi Romano dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Barracu, veniva nominato Presidente di Sezione a decorrere dal 1° ottobre successivo187. Santi Romano aveva ricevuto la circolare 14 ottobre 1943 n. 25393/2547 da parte del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Barracu, «del quale si dice che ricevesse a colloquio gli ospiti – fra cui il Romano – con un mitra spianato sulla scrivania»188, e l’aveva inoltrata ai consiglieri, quasi tale e quale due giorni dopo, con la sua circolare n. 820. Questa lettera imponeva l’obbligo di trasferirsi presso la sede di Cremona. Di fatto Santi Romano sarebbe stato il primo, seguito poi da moltissimi altri colleghi, ad esibire vari certificati medici per evitare di dover lasciare Roma. Così fecero moltissimi altri e fu anche per questo motivo che all’atto pratico al Nord si trasferirono solamente sette persone189.

Il Consigliere Mesina, nominato Presidente di Sezione nonché Presidente del Consiglio di Stato, proveniva dai ruoli dell’amministrazione e nel 1924 aveva partecipato al concorso per referendario, ma senza vincerlo. La sua carriera si era allora sviluppata presso il Ministero dei Lavori Pubblici, ove era stato direttore generale della viabilità contribuendo alla creazione, nel 1928, dell’Azienda autonoma statale della strada, di cui ebbe solo la direzione dei servizi amministrativi. Solo il 27 settembre del 1928 fu nominato consigliere di Stato. Aveva partecipato alla vita giurisdizionale del consiglio di Stato anche con sentenze di qualche rilievo e di un certo carattere

186

Cfr. M. Cardia, L’epurazione della magistratura, cit.; M.S. Righettini, Il giudice amministratore, cit. e Idem, «Consiglio di Stato e classe politica in Italia», cit., pp. 231-301.

187

G. D’Agostini, «Mesina Tito Livio», in Il Consiglio di Stato nella storia d’Italia, cit. pp. 1512-1516. 188

F. Cocozza, Santi Romano presidente del Consiglio di Stato, cit., pp. 1231-1252. 189

Negli archivi del Consiglio di Stato risultano notevoli certificati medici con le malattie più disparate, spediti dai consiglieri agli uffici della presidenza del Consiglio di Stato, al fine di evitare di doversi stabilire a Cremona. Tali certificati medici compaiono in faldoni “Varie” della presidenza contenuti negli archivi in via dei Monti della Farnesina e in piazza Capo di Ferro. Si vedano anche i relativi fascicoli personali citati da M.R. Cardia, L’epurazione della magistratura, cit.

innovativo. Aveva partecipato a varie commissioni all’interno del Ministero dei Lavori Pubblici, in particolare ad una per lo studio di un progetto di legge generale urbanistica nel periodo 1941-1942190. A Roma, dopo la liberazione da parte degli Alleati, sarebbe stato sospeso dal servizio dal 30 dicembre 1944, ai sensi dei decreti legislativi luogotenenziali 27 luglio e 23 ottobre 1944, nn. 159 e 285. Ma nel frattempo avrebbe ovviamente operato al Nord come testimoniano le sentenze pubblicate da «Giurisprudenza amministrativa».

Nel verbale della riunione del Consiglio dei Ministri della Rsi del 18 settembre 1944 era prevista anche la nomina del consigliere Giuseppe Martina, all’epoca sessantenne, proveniente dai ruoli della magistratura, vincitore di concorso da referendario che aveva preso servizio a Palazzo Spada nel gennaio 1925 ed poi era divenuto consigliere di Stato nel 1929. Perfetto conoscitore della lingua tedesca aveva partecipato a molte missioni all’estero, specialmente in occasione della risoluzione del problema del rispetto delle norme plebiscitarie nel territorio tedesco della Saar nel 1934. Lo stesso Santi Romano lo considerava un elemento indispensabile per la IV Sezione e nel 1935 aveva scritto una lettera per riaverlo a Palazzo Spada191. «Magistrato laborioso e solerte, elemento indispensabile», lo aveva definito Santi Romano192. La sua attività aveva coperto ambiti prevalentemente in materia di pubblico impiego e in diritto coloniale, diritto islamico, commerciale e marittimo e aveva collaborato anche con varie riviste tedesche193.

Sempre nella seduta del 18 settembre 1944 veniva approvato lo schema di decreto per il funzionamento della quarta Sezione del Consiglio di Stato di Cremona con l’attribuzione di cinque componenti, per la durata della guerra e fino a sei mesi dopo la cessazione delle ostilità, precisamente il decreto legislativo del duce 18 ottobre 1944, n. 736, pubblicato sulla G.U. n. 262 del 9 novembre 1944194. Tra i molteplici provvedimenti adottati in quella riunione vi furono anche quelli riguardanti la nomina di alcuni consiglieri di Stato: Avian, Ruzzier, Delisi, Pagnozzi, Molfese. Quello che qui

190

G. D’Agostini, «Mesina Tito Livio», cit., pp. 1512-1517. 191

Già aveva avuto modo di segnalarlo al Ministero dell’Interno per la nomina a consigliere di Stato, che era avvenuta poi nel 1° ottobre 1929.

192

G. D’Agostini, «Martina Giuseppe», in Il Consiglio di Stato nella storia d’Italia, cit., p. 1359. 193

Ivi, pp. 1360-1363. 194

Archivio Centrale dello Stato, Verbali del Consiglio dei ministri della Repubblica sociale italiana, cit. p. 716.

interessa è che a Cremona andarono, o vi furono mandati, solamente Tito Livio Mesina, Giuseppe Martina, Corrado Zoli, Carlo Pini, Roberto Sandiford, Agostino Chiofalo, in qualità di primo referendario, e Luigi Aru, come referendario, all’epoca trentaquattrenne, vincitore di concorso dal 1° maggio 1942, (dopo la guerra, divenuto Presidente di Sezione, fu incaricato di esercitare le funzioni di Presidente del Consiglio di Stato per due mesi, dall’aprile al giugno del 1979). Dei sette che si trasferirono, o vennero trasferiti, al Nord il più giovane era Aru, con soli 34 anni mentre il più anziano era Corrado Zoli con 66 anni e seguiva il Presidente Mesina con 64. In definitiva l’età media dei consiglieri di Salò era di circa 55 anni.

Aru non presentò certificati medici che giustificassero l’impossibilità di trasferirsi nel Nord come avevano fatto colleghi più anziani. Secondo la sua biografia pubblicata nell’opera citata a cura di Melis, e come dettagliatamente esposto nell’opera della Cardia sull’epurazione nel Consiglio di Stato, Aru si dimise il 31 agosto 1944 rifiutandosi di prestare giuramento di fedeltà alla Repubblica di Salò195. Rientrò a Roma e fu riammesso in servizio nel Consiglio di Stato di Roma il 14 agosto 1945. Nel 1946, durante i processi conseguenti alla fine del fascismo, fu prosciolto con formula piena dal Commissario per l’epurazione e proseguì nella sua carriera, all’interno di Palazzo Spada e anche all’esterno, con notevoli e vari incarichi governativi. Il caso di Aru merita di essere segnalato in quanto, nell’aprile del 1979, ormai Presidente di Sezione e con la prospettiva di essere nominato Presidente del Consiglio di Stato in virtù della maggiore anzianità di servizio, non fu mai formalmente nominato Presidente, dal Governo presieduto da Giulio Andreotti, ma solamente facenti funzione.

Il Presidente del Consiglio Andreotti, in occasione del suo quinto governo, con una nota ufficiale del 21 aprile 1979, scrisse: «mi rammarico che la particolarissima situazione governativa non consenta di nominarLa presidente effettivo prima che venga raggiunto, di qui a due mesi, dai fatali limiti di età. Con vivissima considerazione mi creda Suo Giulio Andreotti»196. Singolare lettera di un politico che, ponendo come motivazione la crisi di governo che stava attraversando, non procedette alla nomina per

195

G. Zanfarino, «Aru Luigi», in Il Consiglio di Stato nella storia d’Italia, cit., pp. 1952-1957; M. Cardia, L’epurazione della magistratura, cit., pp. 101-102.

196

Archivio del Consiglio di Stato, fasc. 1089.

2 mesi di un Presidente del Consiglio di Stato. Una crisi di Governo era in atto, in effetti, e infatti il 4 agosto 1979 si sarebbe insediato il primo governo Cossiga197.

Nel suo discorso di commiato al momento di essere collocato in pensione con il titolo di presidente onorario del Consiglio di Stato, il Presidente Aru, riferendosi a quei fatti, riferisce di una corrispondenza tra lui e la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che si era conclusa con la considerazione che, essendo la nomina del Presidente del Consiglio di Stato un atto politico, essa non poteva avvenire con un governo sfiduciato dalle camere. Aru aggiunge: «l’indipendenza del Consiglio di Stato [deve], innanzitutto, riguardare il sistema di scelta del suo presidente. Fino a quando questa scelta sarà affidata al Governo, la norma costituzionale [art. 100 Cost.] resterà inattuata, dato che tale scelta non garantisce, anche normalmente, l’indipendenza dell’Istituzione stesso perché, in astratto, essa potrebbe cadere su una personalità estranea al Consiglio e fortemente politicizzata». Si legge una sottile vena di polemica in queste parole e, dopo aver fatto un accenno agli incarichi governativi affidati ai magistrati, aggiunge: «scusatemi di queste parole che, partendo da considerazioni di carattere esclusivamente giuridico, possono anche indurre a qualche conclusione amara. Non è il caso che vi doliate»198.

Ritornando a coloro che lavorarono nell’Italia del Nord, il consigliere Zoli, alla fine della parentesi di Cremona, fu dispensato dal servizio con perdita del diritto a pensione in seguito al suo trasferimento volontario al Nord e alla sua attiva opera di propaganda politica, che, secondo le accuse, lo aveva indotto a collaborare con il governo fascista repubblicano «sia in seno al Consiglio di stato, sia come propagandista». Comunque nel 1947 la Sezione speciale per l’epurazione del Consiglio di Stato dichiarò estinto il procedimento di epurazione a suo carico; Zoli venne quindi collocato a riposo per limiti di età. Chiofalo e Sandiford, come detto per Aru, vennero riammessi in servizio nell’agosto 1945, in seguito alla autorizzazione data dall’Alto commissariato per l’epurazione, dal momento che si riteneva non fosse emerso a loro carico nessun elemento atto a dar luogo ad un giudizio di epurazione. Il consigliere Pini

197

Sorge spontaneo un confronto: il «caso» di Aru e la nomina di Antonio Azara, nominato dal settimo Governo De Gasperi per due mesi primo Presidente della Corte di Cassazione, dal 12 novembre 1952 al 17 gennaio 1953. Il Governo De Gasperi cadde pochi mesi dopo.

198

Annuario del Consiglio di Stato, 1967-1980, pp. 256-258. Sicuramente non si può parlare di una vendetta ma, Luigi Aru, rimane l’unico Presidente mai formalmente nominato Presidente.

fu collocato a riposo nel gennaio 1946, dopo che nel 1945 l’Alto commissario per l’epurazione aveva emesso il provvedimento di archiviazione ritenendo che a suo carico non fosse emerso nessun elemento che potesse dar luogo ad un giudizio di epurazione199.

Durante la Repubblica di Salò vi furono in definitiva due Consigli di Stato, uno a Roma e uno a Cremona configurato come un mini-Consesso esercitante la stessa funzione giurisdizionale di quello di Roma. Le sentenze adottate furono poche e, per quanto riguarda lo stile, si possono inserire in una sorta di linea di continuità con quelle emanate negli anni passati. I consiglieri che si trasferirono al Nord furono pochi e il fatto di rimanere a Roma, in ufficio o alla macchia, non fu una naturale linea di demarcazione con riguardo al deferimento alla commissione per l’epurazione. Esemplare è il caso di Santi Romano200. Alla fine della seconda guerra mondiale il Consiglio di Stato riprese il suo naturale, logico, necessario e degno posto tra le istituzioni dell’Italia tanto che quando il 15 novembre 1945 il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro di Grazia e Giustizia presentarono alla Consulta Nazionale un disegno di legge per provvedimenti economici a favore della Magistratura, Consiglio di Stato e Corte di Conti, nella relazione accompagnatoria si legge che: «Per la natura della altissima funzione che i Magistrati sono chiamati ad esercitare è necessario che ad essi sia garantita una dignità di vita ed una serenità di spirito del tutto particolari, e che sia, sotto ogni profilo, tutelata la loro indipendenza»201.

Importante è sottolineare che del Consiglio di Cremona, a liberazione avvenuta, si sarebbe parlato pochissimo. Quell’esperienza non sarebbe più ritornata nei discorsi costituenti che riguardarono il Consiglio di Stato, né in Aula, né nelle commissioni o sottocommissioni. Al di là delle poche sentenze sopra ricordate, forse anche dato il breve periodo di attività, il Consiglio di Cremona non avrebbe lasciato molte tracce di sé.

199

C. Giorgi, «Il Consiglio di Cremona», cit., p. 2348; M Cardia, L’epurazione della magistratura, cit. 200

M. Cardia, L’epurazione della magistratura, cit., pp. 103, 107-110. 201

Archivio Storico della Camera dei Deputati, Consulta nazionale, provvedimenti legislativi, n. 63, con allegata tabella stipendiale, anche in http://archivio.camera.it/resources/atc02/pdf/CD1400000098.pdf .