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Figure iconiche dell'agricoltura biologica in Tamil Nadu

4.4 Il Tamil Nadu

4.4.2 Figure iconiche dell'agricoltura biologica in Tamil Nadu

Il guru Nammalvar è stata una figura molto importante per il movimento biologico in Tamil Nadu. Il suo successo tra gli agricoltori è stato suggellato dall'opera di desalinizzazione avviata dopo lo tsunami del 2004. Egli ha rappresentato una sorta di messia della “rivoluzione biologica” , in quanto ha speso almeno quaranta anni della sua vita a tentare di convincere gli agricoltori a rinunciare all'impiego di sostanze chimiche e tornare ad un'agricoltura naturale.

Dopo una laurea in agronomia ha iniziato a lavorare con un'organizzazione che aiutava i produttori ad istallare pozzi e pompe meccaniche al fine dell'approvvigionamento idrico. Dopo dieci anni di attività in questo ambito ha realizzato che i produttori non riuscivano a liberarsi dai debiti mentre gli intermediari godevano dei benefici economici prodotti dal lavoro degli agricoltori. (Alvares, 2010)

L'incontro con Bernard Declerq è stato fondamentale per iniziare a ragionare sulla sostenibilità in termini ecologici ed economici e dall' incontro nasce la collaborazione fruttuosa con la ONG “Agriculture Man Ecology” (AME), che promuoveva pratiche agricole sostenibili ed una visione integrata dell'ambiente naturale. Dal lavoro con l'AME nacque l' ispirazione per creare nel 1990 il movimento LEISA (“Low External Input Sustainable Agriculture”) per l'adozione di un metodo agricolo che comportava basso utilizzo di fattori produttivi esterni. Al movimento aderirono nel tempo diversi agricoltori e ONG. (Infochange, 2010)

L'AME in collaborazione con l'ILEIA, un centro olandese di formazione sull'agricoltura sostenibile, pubblica la rivista “LEISA India”, in cui si trattano tematiche di interesse per chi pratica o segue l'approccio agroecologico. Sulla rivista si legge “il LEISA riguarda le opzioni tecniche e sociali disponibili per agricoltori che vogliono migliorare la produttività ed il reddito in una maniera ecologica. Il metodo LEISA concerne l'uso ottimale delle risorse locali e dei processi naturali, e, laddove necessario, l'utilizzo sicuro ed efficiente di inputs esterni. Riguarda anche il rafforzamento di produttori e produttrici e comunità che cercano di costruire il proprio futuro sulla base delle loro conoscenze, competenze, valori, cultura ed istituzioni. […] Il LEISA è un concetto, un approccio ed insieme un messaggio politico.” (LEISA

India, 2012: p. 2)

Declerq critica apertamente le politiche governative perchè incoraggiano l'agricoltura chimica attraverso le politiche di sussidio per l'elettricità e i fertilizzanti e accusa gli scienziati dell'establishment di spaventare gli agricoltori che vorrebbero passare al metodo biologico, facendo loro credere che non è un metodo produttivo ed efficiente e che potrebbero incorrere in importanti perdite di raccolto. ( Alvares, 2010)

Nonostante politiche ostili al passaggio ad un modello di agricoltura diverso egli riteneva che in Tamil Nadu fosse presente un movimento sotterraneo di produttori che avevano adottato pratiche sostenibili e l'alta partecipazione, nell'ordine delle migliaia di persone per volta, ai suoi seminari attestava tale crescente interesse intorno all'agricoltura biologica. Era convinto che prima o poi anche gli scettici avrebbero, magari a distanza di tempo, apprezzato e riconosciuto la verità contenuta nel messaggio dell'agricoltura biologica, della necessità di fare il più possibile a meno di fattori di produzione esterni e di ridurre al minimo il potenziale conflitto con i ritmi della natura. (Down to Earth, 2014)

Il suo impegno nella diffusione delle pratiche agricole biologiche, la tutela delle varietà di sementi tradizionali, l' incoraggiare la produzione di cereali locali come il miglio e l'allevamento di razze bovine locali, la lotta contro l' introduzione di OGM e

le centinaia di seminari e corsi in situ organizzati per promuovere l'approccio agroecologico in diverse località l'hanno reso uno dei leader più popolari all' interno del movimento biologico in India.

Nel corso delle interviste condotte in Tamil Nadu, ma anche nel Karnataka ed in Andhra Pradesh il suo nome è circolato a più riprese, a testimonianza del riconosciuto ruolo di Nammalvar come guida, soprattutto spirituale, del movimento biologico nel sud dell' India.

Bernard Declerq è una delle autorità di Auroville, la comunità sita nel distretto di Pondicherry in Tamil Nadu dove si pratica agroecologia da diversi decenni. Auroville, che costituisce un'esperienza unica di luogo completamente dedicato all' agroecologia, alla vita di comunità e alla rigenerazione del suolo, ha costituito una tappa formativa per molti promotori dell'agricoltura biologica, come Sangita Shana, che abbiamo intervistato nel paragrafo dedicato al Karnataka. (Permaculture

Magazine, 2005)

Nel suo sperimentare soluzioni e tecniche agricole incentrate sulla tutela della biodiversità, della salute del suolo e della conservazione dell'acqua Bernard Declerq è diventato per molte associazioni e individui indiani un riferimento in relazione a tutto ciò che concerne l''agroecologia applicata. Nella sua intervista con Alvares parla di “ipnosi chimica” in relazione allo stato di soggiogamento in cui si trovano la maggior parte degli agricoltori oggi, che si affidano ciecamente alla chimica o alle biotecnologie per portare avanti la loro attività agricola.

Questa dimensione passiva dell'agricoltura contemporanea è però scossa da alcuni anni ormai da diversi coltivatori che riscoprono “se stessi, i propri suoli, i

propri semi ed i propri animali”. Una tendenza che va oltre un processo di

riappropriazione di alcuni dei saperi tradizionali dell'agricoltura, accompagnata da un atteggiamento creativo di sperimentazione e innovazione. L'atteggiamento dei critici che sostengono che le pratiche agroecologiche non sono sufficienti a garantire la sicurezza alimentare di una popolazione in aumento viene messo in discussione dal

fatto che ad oggi, nonostante il cambio di paradigma in agricoltura apportato dalla rivoluzione verde, la denutrizione e la malnutrizione sono problemi urgenti che riguardano milioni e milioni di persone.

“I critici rimangono ad un livello astratto, volano da una conferenza all'altra, diecimila piedi in alto sopra le teste degli agricoltori. Conta davvero ciò che essi dicono? Conta ciò che accade nei campi”.

4.4.3 “Se è agricoltura non può essere naturale”

A poche ore dalla città di Bangalore, muovendosi in direzione sud-est nello stato del Tamil Nadu, ci rechiamo in visita al contadino Jayappa e sua moglie. La sua terra è un laboratorio di esperimenti continui, dalla produzione di “vermicompost” alla preparazione di misture per la salute delle piante coltivate. Quando gli chiediamo che tipo di agricoltura pratichi risponde “agricoltura biologica”, intendendo con questa definizione un'agricoltura che utilizza le risorse naturali e locali e non fa uso di sostanze chimiche. Parlando del metodo natural farming Jayappa ritiene che non possa esistere un'agricoltura totalmente naturale, perchè fare agricoltura è un' attività umana, non spontanea, la quale richiede una serie di interventi sulla natura, seppure nel rispetto di essa e dei suoi ritmi. Se si fa agricoltura, e lo si fa per vivere e ricavare un reddito, non si può lasciare la natura fare il suo corso senza agire per correggere, migliorare, curare.

Jayappa e sua moglie riescono a condurre un'esistenza dignitosa attraverso l'agricoltura biologica, posseggono 3 acri e mezzo di terra, quasi un ettaro, di cui tre acri ereditati e mezzo acro acquistato.

Sono ormai quattordici anni88 che Jayappa, oggi sessantasettenne, pratica

agricoltura biologica, un passaggio che ha cambiato la sua esistenza. C'è stato un momento nella sua vita in cui aveva pensato di abbandonare l'agricoltura e trasferirsi

nel Karnataka a Bangalore, la città in cui i suoi figli hanno intrapreso gli studi universitari. L'attività di famiglia era diventata sempre meno redditizia per via dei costi alti e di un progressivo calo dei prezzi di vendita, per cui le spese sostenute non erano più sufficienti a garantire un' esistenza dignitosa alla famiglia. In questa fase di scoraggiamento l' incontro con Krishna Prasad 89 è stato decisivo. Krishna Prasad lo ha

incoraggiato a cambiare metodo di produzione, a fare a meno degli input chimici per la coltivazione e a praticare agricoltura biologica. Il sostegno più importante è consistito però nell' impegno di acquistare i suoi prodotti e commerciarli attraverso il circuito di “Sahaja Samrudha”.90 La possibilità di vendere i propri prodotti ad un prezzo equo e

contestualmente diminuire i costi di produzione ha inciso in maniera rilevante e positiva sui ricavi generati dall'attività agricola.

Jayappa è un agricoltore orgoglioso del suo lavoro e pieno di progetti per il futuro. Tra i progetti di ci parla ci sono un agriturismo in cui ospitare persone interessate all'agricoltura biologica o partecipanti a laboratori che lui stesso vorrebbe tenere, laboratori in cui si insegnano tecniche biologiche di produzione. Jayappa spera di poterlo realizzare in quattro/cinque anni costruendo dei piccoli cottages all' interno della fattoria. Connessa a questa idea è la creazione di un'associazione che lavori per la diffusione dell'agricoltura biologica. Un altro progetto che Jayappa sta considerando è l'avvio di un allevamento di bovini per fare produzione casearia biologica, ma in questo caso avrebbe bisogno del supporto di almeno uno dei due figli, i quali hanno mostrato un certo interesse nonostante lavorino in città in altri ambiti (commercio elettronico e biotecnologie).

Jayappa e la moglie appartengono ad una delle caste basse, secondo quanto ci ha comunicato Ranjit, il nostro accompagnatore. Oggi Jayappa è un agricoltore molto conosciuto nella sua area per il tipo di agricoltura sperimentale che conduce. Lui afferma che la passione è il motore fondamentale della sua attività, perchè senza passione vengono meno anche la pazienza e la costanza di dedicarsi all'agricoltura, che

89 Di cui si è parlato nel paragrafo sul Karnataka

richiede un impegno quotidiano e a tempo pieno. Inoltre il miglior modo per convincere gli altri dei molti aspetti vantaggiosi dell'agricoltura biologica è mostrare loro cosa si fa invitandoli sul posto. Solo nel momento in cui una persona vede con i propri occhi che è possibile produrre senza fertilizzanti nè pesticidi di sintesi e si rende conto che rinunciare a queste sostanze può anche essere redditizio, può prendere seriamente in considerazione la possibilità di cambiare sistema di produzione.

Jayappa realizza delle piccole entrate extra con l'attività di consulenza per gli agricoltori della zona che vogliono sperimentare delle tecniche di coltivazione biologica. La sua impressione è che ci sia interesse per le pratiche alternative in agricoltura ma poi spesso nelle persone manca la determinazione per portarle avanti. In ogni caso, per la sua esperienza, lui ritiene che si può vivere di agricoltura, a condizione che si pratichi un'agricoltura non chimica, indipendente il più possibile dal mercato esterno per gli input di produzione, e che si sia disposti ad accontentarsi di uno stile di vita semplice ma con tutto il necessario per potere stare sereni (il cibo, una casa e piccoli risparmi per affrontare le spese di educazione dei figli). A suo parere, in diversi casi, i debiti che gravano sugli agricoltori sono dovuti non solo ai costi dell'attività, ma anche ad altri consumi (matrimoni, dipendenza da alcol o da gioco etc). (cfr. Guerin, 2013)