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L'iniziativa per la “salute tribale” nel distretto di Sittling

4.4 Il Tamil Nadu

4.4.4. L'iniziativa per la “salute tribale” nel distretto di Sittling

L'area di Sittling è collocata nella parte nord est dello stato. Ci rechiamo a visitare l'ospedale creato dal dr. George e sua moglie la dottoressa Lalitha, i quali hanno deciso di lavorare in un'area con una significativa presenza di villaggi “tribali” e scarsamente servita dall'assistenza sanitaria statale. Le attività dell'ospedale riguardano soprattutto interventi di chirurgia e di trattamento delle emergenze, e vi sono anche alcuni casi di pazienti sieoropositivi. I due medici, provenienti dal confinante stato del Kerala, hanno realizzato che in quest'area vi era una forte necessità di servizi medici e

hanno raccolto dei fondi per la costruzione dell'ospedale le cui cure sono a pagamento ma a costi accessibili per i pazienti.

Il lavoro a contatto con le comunità tribali ha reso consapevole il dr. George e la moglie di quanto l'aspetto della nutrizione fosse importante rispetto ad alcune delle problematiche dei pazienti. Il progressivo abbandono delle coltivazioni locali, il massiccio impiego di sostanze chimiche e la riduzione della varietà degli alimenti hanno avuto un impatto sulle condizioni di salute generale degli abitanti dell'area di Sittling e i due medici hanno ritenuto che fosse opportuno abbinare all'attività medica di intervento un'azione di attenzione generale alla salute intesa in maniera olistica. L'alimentazione quindi è diventato un aspetto da considerare all'interno della cura, in particolar modo per il suo valore di prevenzione.

Nasce così l'iniziativa della produzione biologica, in una prima fase con l'intento di ridurre il consumo di sostanze chimiche in agricoltura. Questo è il racconto che ci ha fatto il dr. George rispetto alla loro esperienza:

“Con l' introduzione degli input chimici nella produzione si è fatto credere agli agricoltori che essi non fossero più in grado di produrre in maniera biologica.91

Il nostro lavoro è consistito nell'avere supportato la creazione di gruppi di coltivatori che inizialmente si riunivano per parlare genericamente di agricoltura e dei problemi legati all'attività agricola. I gruppi si riunivano una volta al mese e si scambiavano esperienze. Ad un certo punto abbiamo cominciato ad introdurre il concetto di agricoltura biologica all' interno di questi meeting. Poi abbiamo organizzato delle visite presso agricoltori che praticavano agricoltura biologica per mostrare come fosse possibile fare agricoltura in maniera diversa. Abbiamo anche invitato produttori esterni che raccontassero la loro esperienza con l'agricoltura biologica.

Dopo questi approcci tre/quattro produttori hanno deciso di avviare una produzione biologica su una porzione dei loro terreni in via sperimentale. Abbiamo chiesto loro di annotare le spese per i due diversi tipi di coltivazione e di comparare le

uscite e le entrate totali. Si trattava di produzioni di curcuma e quell'anno ci furono dei danni nei raccolti dovuti a condizioni climatiche sfavorevoli. Emerse che coloro che avevano adottato il metodo biologico avevano subito perdite inferiori agli altri.

La stagione successiva furono sedici i produttori che decisero di provare a coltivare con metodo biologico. Destinarono alcune porzioni dei loro terreni alla produzione di cotone biologico. Si resero conto che riuscivano ad ottenere la stessa quantità di raccolto con entrambi i metodi.

A quel punto abbiamo deciso di aiutarli cercando canali di vendita per il cotone, e siamo entrati in contatto con una ONG chiamata “Gandhi Graham” che produceva khadi 92 biologico filato a mano che si è detta disposta ad acquistare il

cotone. Così ci hanno fatto un'offerta di una rupia al kg sopra al prezzo di mercato per il cotone e soprattutto hanno consentito agli agricoltori di pesare loro stessi il prodotto, operazione davvero inusuale. I produttori erano talmente contenti di questa fiducia che hanno scontato all'acquirente la rupia per kg in più proposta.

L'anno seguente i produttori biologici sono diventati quarantacinque e la ONG “Gandhi Graham” non era in grado di commercializzare tutto quel cotone, così ci siamo rivolti ad alcuni funzionari del governo che gestiscono dei filai statali chiedendo loro di comprare il nostro cotone. La nostra offerta è stata accettata e hanno pagato il prodotto 4/5 rupie al kg in più sul prezzo di mercato.

I produttori biologici di cotone oggi sono circa novanta e anche altre aziende tessili hanno mostrato interesse. Inoltre i produttori hanno cominciato ad applicare il metodo biologico su altre produzioni, come i millets, la curcuma, il coriandolo ed i legumi. Da qui l'esigenza di creare una filiera per la trasformazione e la vendita dei prodotti.”

La filiera che la coppia di medici ha contribuito a realizzare funziona così: sono stati formati sette gruppi (“self-help groups”) composti ciascuno di circa dodici persone, in prevalenza donne. Ciascun gruppo ha una “missione” (connessa alle diverse fasi di trasformazione dei prodotti) e si è costituita una organizzazione chiamata “Shoba” che commercializza i prodotti agricoli (curcuma, cereali e legumi)

sul mercato. “Shoba” acquista il raccolto dagli agricoltori e lo assegna ai gruppi di trasformazione per farlo lavorare, quindi una volta trasformato riprende il prodotto finito per commercializzarlo. “Shoba” incassa una percentuale sulla vendita dei prodotti, mentre i membri dei gruppi sono pagati per ora di lavoro.

Il resto dell' incasso viene distribuito tra i produttori. Il profitto realizzato da ciascun nucleo familiare non è sempre sufficiente come reddito esclusivo, per cui spesso succede che altri componenti del nucleo familiare cerchino delle occupazioni al di fuori di quella agricola. Nonostante questa sia una delle circostanze più diffuse alcune famiglie riescono a fare affidamento su quell'unico reddito, come nel caso della persona che ci fa da guida nella visita al villaggio 93, che ha il ruolo di facilitatore di un

gruppo e dice di avere rinunciato ad alcuni precedenti lavori occasionali perchè il guadagno generato dall'attività agricola è adeguato per il sostentamento della sua famiglia.

Il reddito deriva anche dal tipo di produzione condotta, alcune coltivazioni, come il riso, non richiedono una presenza costante di tutti i componenti della famiglia. Il fabbisogno alimentare degli abitanti del villaggio è quasi interamente soddisfatto dall'autoproduzione, sempre in modalità biologica. Se la produzione di ortaggi eccede il consumo familiare si vende quel che avanza al mercato esterno. L'estensione media degli appezzamenti varia tra meno di un acro e i due acri, si tratta quindi di produzioni marginali. In quell'area tutte le famiglie sono proprietarie di un piccolo terreno, e i contratti di affitto non sono diffusi.

Abbiamo intervistato alcuni produttori biologici inclusi all'interno di questa iniziativa, e sotto riportiamo una delle esperienze più interessanti, quella di due famiglie che insieme praticano agricoltura biologica osservando alcuni rituali vedici.

Si tratta di due giovani fratelli, i quali hanno ereditato dieci acri di terra. Coltivano insieme con le loro mogli e l'agricoltura è per loro l' unica fonte di reddito. Il

motivo principale per cui hanno deciso di praticare agricoltura biologica è soprattutto legato alla preoccupazione per la salute.

E' da cinque anni che praticano agricoltura “vedica”, secondo quanto ci raccontano, coltivano cibo per il loro fabbisogno e allo stesso tempo hanno avviato una produzione biologica di curcuma e cotone. In precedenza facevano agricoltura convenzionale, ma l'attività era poco redditizia. Poi sono venuti a conoscenza dell' iniziativa del THI e si sono incuriositi, hanno cominciato a valutare i benefici dell'agricoltura biologica e hanno deciso di provare ad effettuare la conversione.

I primi due anni sono stati difficili, i raccolti erano leggermente inferiori ai precedenti e il suolo doveva ancora rigenerarsi. Poi gradualmente la produttività è tornata ai livelli anteriori ma con il vantaggio di un notevole risparmio sui costi. L'agricoltura biologica richiede costanza e dedizione, in termini di forza lavoro è più intensiva rispetto all'agricoltura convenzionale. Nel loro caso sono quattro persone quotidianamente impegnate nei campi. Talvolta, al bisogno, assumono manodopera per periodi limitati. Possiedono quindici mucche, qualche capra e dei polli, di cui si servono per ottenere il concime organico. Hanno accesso all'acqua del fiume attraverso un sistema di pompaggio, per cui non hanno particolari difficoltà dovute alla mancanza di acqua come accade ad altri produttori della zona.

Utilizzano un rituale accompagnato dalla recitazione di una formula (un “mantra”). Il rituale vedico ha soprattutto una funzione repellente per i parassiti, ma ha anche un effetto rivitalizzante per il suolo, a loro avviso. Si prepara un composto con chicchi di riso, letame e terra e si brucia in un punto preciso del campo recitando una breve formula, sempre e solo all'alba ed al tramonto. Il rituale va svolto tutti i giorni, e può essere eseguito da persone diverse. Da due anni a questa parte, da quando hanno cominciato a praticarlo hanno notato una notevole riduzione negli attacchi di parassiti e un miglioramento generale dello stato di salute del terreno.

Per quanto riguarda altre preparazioni per migliorare la fertilità del suolo le uniche sostanze utilizzate sono letame e materia organica. Inoltre, praticano la

rotazione nelle coltivazioni. I semi vengono conservati e piantati in parti del terreno di volta in volta diverse, a rotazione. Questo metodo sembra favorire la resa. Il cotone e la curcuma sono commercializzati attraverso “Shoba”, il resto della produzione (noci di cocco) è venduto sul mercato. Si dicono contenti di come stanno andando le cose da quando hanno cambiato tecniche di produzione e si sentono sereni perchè il cibo che consumano è quasi interamente autoprodotto e di conseguenza non temono danni alla salute derivanti da un'alimentazione che non reputano sana. Anche loro fanno parte di una casta delle più basse all'interno del sistema delle caste dello stato.