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Il Public Distribution System (PDS)

3.5 Le principali politiche di sostegno al settore agroalimentare

3.5.2 Le altre misure statali

3.5.2.2 Il Public Distribution System (PDS)

Il Sistema Pubblico di Distribuzione (Public Distribution System, PDS) nasce per garantire l' accesso ai principali alimenti di uso quotidiano nella dieta indiana. Grano e riso in particolare sono disponibili per la maggioranza della popolazione a prezzi minimi. Nel 1997 il Governo ha introdotto un PDS selettivo (TPDS= Targeted PDS), per cui solo una certa percentuale della popolazione, costituita dalle fasce sociali deboli, ha diritto di procurarsi cibo attraverso il sistema pubblico di distribuzione. I gruppi sociali più disagiati, tra cui uno denominato “Antyodaya Anna Yojana” (AAY, i più poveri), e i nuclei familiari al di sotto della soglia di povertà, sono i beneficiari principali del sistema, anche se alcuni stati hanno esteso il servizio alla maggioranza della popolazione.

Tra le lacune principali identificate nel sistema c'è l' esclusione di alcune persone che avrebbero diritto ad accedere al servizio, dovuta a una pluralità di fattori quali un calcolo sbagliato dei parametri, inefficienze amministrative, corruzione degli operatori e informazione non corretta e incompleta.

Se si prende in considerazione la popolazione urbana su scala nazionale, solo il 26 % della fascia appartenente alla soglia economica più bassa si rivolge al PDS per l' acquisto del riso, un alimento onnipresente nella dieta nazionale. Ancora più basse le stime sul grano (M. S. Swaminathan Research Foundation, 2010)

% dei cereali sovvenzionati raggiungeva i poveri, nonostante gli alti costi di gestione del sistema TPDS. Alcuni stati come il Tamil Nadu, hanno universalizzato il sistema, così che tutta la popolazione ha accesso al canale di distribuzione, e quello del Tamil Nadu viene considerato da alcuni un caso di successo.

Il “Food Security Ordinance Act” emesso nel settembre 2013 prevede l' estensione del PDS ad una percentuale più ampia di popolazione, rendendo il servizio semi-universale. Ora tocca agli Stati singoli implementare in modo corretto la legge, raggiungendo il numero più alto possibile di beneficiari. La proposta è quella di abbassare il costo dei principali cereali, riso, grano e miglio, rispettivamente a 3, 2 ed una rupia per kg.

Forti obiezioni alla legge provengono da alcuni economisti e altre figure pubbliche, che sostengono che estendere il servizio ad una fascia più ampia di popolazione è inefficiente e dispendioso. In realtà i calcoli economici sono controversi, poichè sono basati sul funzionamento attuale del sistema, mentre la nuova legge propone delle modifiche anche alla logistica della distribuzione. Inoltre vari studi dimostrano come il sistema si sia rivelato più efficiente proprio in quegli Stati che hanno ampliato il bacino di beneficiari e abbassato i prezzi. (Drèze and Khera, 2011; Himanshu, 2011; Khera, 2011; Sen and Himanshu, 2011 cit. in Sinha, 2013)

Devinder Sharma (2012), un giornalista popolare ed attivista nel campo della difesa del diritto al cibo e dell' agricoltura contadina, afferma che dietro ai tentativi di Stati Uniti ed Europa di smantellare il sistema di distribuzione alimentare indiano, il più grande del mondo, si celi la volontà di alcune agrocorporations soprattutto straniere di entrare nel mercato indiano, un mercato in crescita per via dell' aumento demografico e dei consumi. Se si eliminano i sussidi sui prezzi dei principali beni alimentari e si mette fine al sistema pubblico di approvvigionamento, il campo è aperto per quei soggetti privati che vogliano occupare quote di mercato. Gli scenari che potrebbero aprirsi sono quelli di una produzione nazionale in balia di prezzi instabili, con un conseguente ritiro dall' attività dei soggetti più deboli, un aumento

delle modalità di contract farming, dove grandi aziende commissionano la produzione a piccoli e medi agricoltori spesso a condizioni impari per questi ultimi per gestire poi la distribuzione e la vendita dei prodotti attraverso catene di supermercati.

I timori di Sharma non paiono così improbabili dato che lo scorso anno è stata approvata una legge sugli investimenti diretti esteri che prevede un 'apertura del 51 % per gli investitori stranieri nel settore delle vendite multi-brand.

3.5..2.3 I Buffer Stocks

Il terzo strumento di regolazione nazionale della produzione agroalimentare è costituito dagli stock nazionali, creati per garantire la riserva di cereali nei periodi di scarsità. Negli ultimi anni le riserve di grano e riso sono state superiori alle quantità considerate ottimali, per via di un eccesso di produzione cerealicola. Le agenzie governative, la “Food Corporation of India” sopra tutti, sono tenute ad acquisire la produzione degli agricoltori domestici pagando il prezzo minimo di supporto (MSP).

Il mantenimento di grosse riserve nazionali di cereali consente anche di attutire gli effetti degli shocks nei prezzi internazionali delle materie prime alimentari. In una recente dichiarazione ufficiale Annand Sharma, ex-ministro del Commercio che ha preso parte alla nona Conferenza Ministeriale del WTO tenutasi a Bali, sottolineava nel corso di una intervista quanto le riserve alimentari nazionali fossero necessarie per garantire la sicurezza alimentare del paese, condizione che dovrebbe renderle non negoziabili. (The Hindu, 2013a) Tale dichiarazione si riferiva alle pressioni subite dall' India nell' ambito del trattato sull' agricoltura (AoA) del WTO affinchè imponesse un tetto alle riserve alimentari domestiche, pressione esercitata sulla maggioranza dei cosiddetti paesi “in via di sviluppo”.

Uno degli accordi raggiunto nell' ultimo appuntamento del WTO, la nona Conferenza Interministeriale del dicembre 2013, chiamato “peace clause”, dura quattro anni e prevede il mantenimento degli stock alimentari nelle quantità attuali e

solo per i prodotti che ad oggi rientrano tra quelli destinati alle riserve domestiche. Non è prevista quindi la possibilità di inserire nuovi alimenti nelle scorte nazionali, elemento molto contestato dai gruppi in difesa del diritto al cibo e dell'agricoltura contadina, nonchè da alcuni governi dei paesi “in via di sviluppo”.

L' India ha esercitato un ruolo leader all' interno dei G33, la lista dei paesi emergenti di cui fanno parte anche Cina e Brasile, ed ha trovato il modo di non cedere completamente alle richieste statunitensi ed europee, con il risultato di lasciare quasi inalterate le proprie politiche agricole sul prezzo minimo di supporto, gli stock alimentari e il sistema pubblico di distribuzione. La clausola però è solo temporanea, quindi è un compromesso che non preclude modifiche alla fine dei quattro anni per quanto riguarda le politiche di sicurezza alimentare e di protezione dell'agricoltura domestica.