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Le proposte contro la crisi agroecologica

Si è raccontato nel capitolo 3 cosa significhi la crisi agraria in India. La condizione di “agrarian distress”, il preoccupante numero di suicidi tra gli agricoltori, la desolazione delle campagne, la perdita di biodiversità, l'inquinamento delle falde acquifere, la scomparsa della piccola economia locale. Se Bernstein (2014) trova poco appropriato parlare di crisi agraria nel sistema economico contemporaneo, perchè il concetto rischia di offuscare una realtà in cui una fetta consistente di profitti economici (e finanziari) mondiali è diretta verso il settore agro-alimentare, nondimeno non si può

ignorare la crisi economica dell'agricoltura di piccola scala, la crisi di natura sociale delle aree rurali e la crisi ambientale che si collega alle altre due.

Le proposte espresse da varie associazioni e organizzazioni di agricoltori (tra cui il KRRS, l'ASHA, (“Alliance for Sustainable & Holistic Agriculture”), di cui fanno parte il CSA ed il SICCFM (“South Indian Coordination Committee for Farmers’ Movements”)104 sono rivolte a degli interventi governativi che possano

alleviare la condizione di “agrarian distress” , sintetizzabili in quattro azioni principali: a) l'erogazione di un reddito minimo garantito per tutti gli agricoltori

b) un supporto normativo e finanziario verso un'agricoltura più sostenibile a livello ecologico ed economico

c) la garanzia che il controllo delle risorse naturali (acqua, terra, foreste, semi) non finisca in mano a pochi privati e venga operato a beneficio della collettività

d) la protezione dell'agricoltura indiana nello scenario degli accordi commerciali internazionali

Per quanto riguarda la prima azione, si invoca la costituzione di una “Commissione Nazionale” e delle “Commissioni Statali sul Reddito degli Agricoltori” incaricate di provvedere alla istituzione e alla corretta implementazione della misura di un reddito minimo per i produttori. L'azione successiva si basa sulla constatazione dell'impatto negativo che i costi crescenti e i problemi ecologici hanno sull'attività agricola, per cui si chiede di promuovere un modello di agricoltura più sostenibile per l'ambiente e che comporti meno spese per i fattori di produzione, che possa in parte contribuire a risollevare gli agricoltori. Si domanda poi di intervenire sulle questioni del “land grabbing”, con le implicazioni che il fenomeno comporta sulla tutela delle risorse idriche e vegetali, e dei brevetti sui semi, i quali possono minare il libero accesso ed utilizzo delle risorse genetiche presenti all' interno dei diversi territori. L'ultima azione riguarda l' attesa di una presa di posizione più decisa del governo nelle

sue relazioni internazionali a tutela della produzione domestica e degli aspetti legati alla sicurezza alimentare e alla salute della popolazione all'interno del paese.

Accanto a queste azioni ne compaiono altre più specifiche, alcune a favore di un un miglioramento delle misure esistenti, o che agevolino la loro implementazione.

Si domanda una revisione del “Minimum Support Price” (MSP) affinchè si operi una corretta stima dei costi sostenuti dagli agricoltori e si fissino dei prezzi che siano remunerativi per questi ultimi. Alcuni propongono di fissare dei prezzi per i principali prodotti agricoli che equivalgano al doppio dei costi complessivi di produzione, un provvedimento previsto persino nel programma elettorale del partito oggi al governo, il BJP (Bharatiya Janata Party). Nell'ambito delle misure di controllo dei prezzi si propone la creazione di un sistema di compensazione del prezzo o di pagamento della differenza di prezzo, per fare in modo che il prezzo al consumo di alcuni beni non debba essere oneroso per la popolazione ed allo stesso tempo il prezzo pagato ai produttori risulti remunerativo. Si chiede al governo di assumere su di sè l'onere economico della compensazione tra i due prezzi.

Per quanto riguarda gli interventi di politica agricola considerati spesso sbilanciati a favore dell'agricoltura di media e larga scala, che costituisce una componente minima dell'agricoltura indiana, si punta alla riduzione dei costi di produzione, ma con provvedimenti che vadano nella direzione opposta rispetto a quelli adottati per decenni. Come si è visto nel terzo capitolo le politiche attuali sovvenzionano l'uso di fertilizzanti chimici, sia attraverso sussidi economici che attraverso interventi di controllo sui prezzi di questi ultimi. L'adesione ad un modello agricolo più sostenibile è percepita come una concreta via d'uscita dalla crisi ecologica ed economica che vive l'agricoltura di piccola scala, per cui le misure governative invocate chiedono di investire meno denaro pubblico nell'incentivare l'uso di input inorganici e di sostenere più vigorosamente pratiche agroecologiche, includendo tra queste l'agricoltura biologica. Una delle critiche mosse agli attuali provvedimenti contenuti nel budget centrale 2014 sull'agricoltura biologica è che questi ultimi sono

rivolti soprattutto agli stati del nord-est dell'India, stati in cui l'agricoltura non fa tradizionalmente ricorso all' irrigazione in maniera significativa e a fattori produttivi di sintesi, per cui trovandosi in presenza di pratiche agricole sostenibili già esistenti l'azione statale non andrebbe a stimolare alcun processo di conversione ma servirebbe solo a mantenere lo status quo.

Gli interventi invocati sulla questione della protezione delle risorse della biodiversità locale e contro la commercializzazione di aree demaniali per vari fini legati ai piani di sviluppo territoriale, sono frutto di diverse battaglie come quelle contro i brevetti sul patrimonio genetico di piante e di altri organismi viventi o contro la creazione di ZES (Zone Economiche Speciali, descritte nel terzo capitolo) per la conversione di aree rurali ad uso agricolo ed abitativo in aree industriali e per l' espansione metropolitana.

Nel luglio 2014 una coalizione di associazioni e sindacati di agricoltori ha emesso un comunicato stampa in cui esprime preoccupazione per il posizionamento del governo indiano nel quadro delle trattative all'interno del meeting dei ministri del commercio del G20 tenutosi a Sydney il 19 luglio 2014. 105 Nel comunicato si chiede al

governo di esplicitare se intende mantenere la linea assunta nell'incontro del WTO a Bali sulle proposte per l'agricoltura domestica e la sicurezza alimentare, che hanno condotto alla impostazione di una cosiddetta clausola “di pace” (“peace clause”) temporanea, per la quale ragioni di sicurezza alimentare possono consentire ai governi dei paesi di intervenire sulle riserve alimentari domestiche e sulla regolazione interna dei prezzi dei principali prodotti agricoli, sebbene in modalità transitoria. La coalizione indiana dei produttori chiede al governo di rispettare la posizione presa a Bali e “non

cedere alle pressioni di Stati Uniti e Unione Europea e non ammorbidire la propria posizione rispetto ai legami tra agevolazioni commerciali, sicurezza alimentare e garanzia di requisiti minimi di benessere delle persone. […] Inoltre si domanda al

governo indiano di agire per correggere le criticità del WTO, di formare una

105 www.focus.web.org/content/indian-farmers-organizations-urge-government-stand-firm-food-

coalizione con paesi con interessi comuni per assicurare il mantenimento di spazi per lo sviluppo di politiche nazionali sovrane, per la sicurezza alimentare e per i bisogni primari degli agricoltori e delle popolazioni.” All'interno di queste richieste sono

dunque incluse una serie di questioni che vanno dalla protezione dell'agricoltura domestica, la salvaguardia della sicurezza alimentare e di standard minimi di vita per le popolazioni, ai temi della sovranità degli stati e dei rapporti di forza nell'ambito delle relazioni internazionali.