4.3 Il Karnataka
4.3.6 Le attività di “Annadana” e la fattoria “Ishana”
Alcuni chilometri a nord di Bangalore si incontrano i 5 acri della fattoria “Ishana” gestita dall'associazione “Annadana” che letteralmente significa “donare cibo”. “Annadana” è un'associazione che sostiene l' agricoltura contadina e la biodiversità attraverso numerose attività tra cui:
la costituzione di una “banca dei semi” che riproduce e preserva più di sessanta varietà di sementi ortive;
ripetute donazioni di semi a piccoli produttori per aiutarli a conservare i propri semi ed evitare loro di approvvigionarsi con semi commerciali di varietà ibride o OGM;
la conduzione di produzioni cerealicole (mais, frumento, grano, orzo e riso) e ortive ai fini della conservazione dei semi e del fabbisogno alimentare dei
membri attivi dell'associazione e degli agricoltori impegnati nella produzione; l'impegno in attività di lobby ed advocacy presso istituzioni politiche per
promuovere i principi della sovranità alimentare;
l'organizzazione di corsi di formazione per agricoltori e appassionati di agricoltura biologica/naturale;
attività di sensibilizzazione sui temi della sovranità alimentare e della tutela della biodiversità.
La principale figura dell' associazione è una donna, Sangita Sharma, ex consulente aziendale. Sangita, dopo avere lavorato per anni nell' ambito delle strategie di sviluppo aziendale, si è soffermata a riflettere sul significato dell'alimentazione per la qualità delle vita di ciascuno e ha cominciato ad interessarsi del sistema della produzione di cibo in India.
Nel 2000, assieme ad altri soci, ha fondato l' ONG “Annadana”, con lo scopo di promuovere l' agricoltura tradizionale, la conservazione di varietà di sementi native, l' abbandono dell'uso di pesticidi, concimi e fertilizzanti chimici, la tutela della biodiversità e dell'ecosistema.
Dopo avere portato avanti una serie di battaglie contro l' introduzione della melanzana BT (“BT Brinjal”, geneticamente modificata) e altre coltivazioni OGM, attualmente opera direttamente per la conservazione di sementi native attraverso la banca dei semi e l' azienda agricola “Ishana”.
Ci siamo recati in visita all' azienda in diverse occasioni, e nel testo sotto sono riportati stralci delle lunghe conversazioni avute con Sangita.
“Si dovrebbe parlare di ecofarming per descrivere tutte quelle pratiche agricole naturali, biologiche, biodinamiche, di permacultura etc
Gli insetti, gli animali, tutte le creature presenti nell' ecosistema di una fattoria sono importanti, invece si considerano molti insetti come delle creature
incompatibili con le coltivazioni. Si può fare un'agricoltura sostenibile ed integrata impiegando tutte le risorse interne alla fattoria.
Una corretta agricoltura parte dalla buona gestione del suolo, immaginiamo la terra come un ventre materno. Il suolo dovrebbe essere nutrito con sostanze naturali così da essere sano, se il suolo non è sano le creature da lui generate difficilmente potranno essere sane. Noi esseri umani abbiamo diritto solo ad una percentuale di tutta la biomassa che consumiamo, il resto bisogna restituirlo alla terra.
E' fondamentale comprendere l' importanza dei semi all' origine della catena alimentare. Se i semi sono contaminati, ad esempio con funghicidi, il frutto che nasce da quel seme conterrà tracce di contaminazione e il cibo che si ottiene da esso sarà altrettanto contaminato.
In India vi sono centinaia di migliaia di specie vegetali, e la banca del gene di Delhi, il “National Plant Genetic Resource Center”, ha catalogato ben 18162 germaplasmi di sole varietà ortive e fruttifere. Oggi politiche colpevoli stanno svendendo il nostro patrimonio genetico. I dirigenti del “National Bureau of Plant Genetic Resources” stanno svendendo il germaplasma di molte specie senza il consenso degli agricoltori che le hanno preservate nel tempo.
I politici e i soggetti monopolisti dell' industria biotecnologica sono colpevoli della crisi agraria in questo paese. Il costo dei semi da laboratorio è molto superiore a quello dei semi naturali o nativi. Facciamo l' esempio del cotone. Un tempo in India si contavano almeno 6 mila varietà di cotone, e oggi ne sono rimaste solo una manciata. Quattrocento grammi di semi naturali costano intorno alle 50-150 rupie. La stessa quantità di semi ibridi costa dalle 450 alle 550 rupie. I semi OGM costano circa dalle 1200 alle 1500 rupie, più di dieci volte il costo dei semi naturali. Senza contare che questi semi esigono trattamenti specifici con prodotti quasi sempre venduti dalle stesse aziende che forniscono i semi.
Si tratta di un sistema distorto che penalizza i piccoli produttori. Spesso le compagnie regalano una prima partita di semi agli agricoltori, così da invogliarli ad avviare una produzione con i loro semi. Una volta cominciato a produrre con semi
ibridi o OGM, l' agricoltore si trova costretto a comprare i semi per la produzione successiva, poichè i semi ricevuti gratuitamente dalla compagnia non sono replicabili. Per avere una idea dell' impatto economico di questo sistema specifichiamo che in Karnataka il reddito medio di un piccolo produttore è di circa 2250 rupie al mese (meno di 30 euro), quindi una cifra al di sotto della soglia di povertà.
Questo non accade solo per il cotone, in Andra Pradesh un chilo di semi ibridi di pomodoro raggiunge il costo di 7200 rupie. Cosa può fare un piccolo produttore? Ecco come gli agricoltori si trovano alla mercè di corporations come la “Monsanto”, la “Cargill”, la “Syngenta”.
La “buffer zone” di 300 metri identificata come la distanza adeguata tra un campo a coltivazione biologica ed uno a coltivazione OGM perchè non avvenga contaminazione è del tutto arbitraria. Per prima cosa in India gli appezzamenti sono spesso uno attaccato all' altro, per cui tale distanza è difficile da mettere in pratica nella realtà. Inoltre anche se essa venisse rispettata, chi decide che le api e le farfalle non si debbano muovere da un campo all' altro, fungendo quindi da possibili vettori di contaminazione?
L'unico modo per non essere dipendenti dalle agro-corporations è abbandonare il modello agricolo convenzionale e tornare alle pratiche agricole pre- rivoluzione verde, condotte per millenni nella storia umana e del nostro paese.
Il lavoro di informazione e sensibilizzazione profuso da “Annadana” sta portando risultati incoraggianti, alcuni degli agricoltori biologici presenti alla fiera di “Biofach” a Bangalore 79 ad esempio sono stati formati dalla nostra associazione.
Se si fa una corretta informazione e soprattutto si spiegano i vantaggi dell' agricoltura ecologica i contadini possono essere persuasi a cambiare metodo di coltivazione.
Nell' esperienza di “Annadana” questo sta avvenendo, una volta dimostrato come possono essere ridotti i costi di produzione, il miglioramento delle risorse naturali del terreno (acqua e suolo), la possibilità di impiegare un paio di bovini per
79 Una fiera internazionale del biologico svoltasi dal 29 novembre all' 1 dicembre 2012
http://oneco.biofach.de/en/news/biofach-india-2012-successful-in-bangalore--focus--321c670b- 01e6-4ccf-ba9e-20e103fd0489/ La fiera si ripropone ogni anno in una località diversa
acro per concimare e rendere il terreno più fertile, i piccoli produttori sono disposti a provare una via alternativa.
Dopo che è trascorso un fisiologico periodo di transizione di due/tre anni, perchè il terreno si liberi delle sostanze tossiche accumulate nel tempo, si può toccare con mano come si ottangano un miglioramento della produzione e quantità di raccolto altrettanto soddisfacenti.
Il modello di agricoltura integrata80 non solo è sostenibile, ma anche proficuo,
non ci sono dubbi. Persino nella famigerata zona dei suicidi, “the suicide belt”81, ci
sono esempi di contadini che praticano agricoltura ecologica, “ecofarming”, e riescono a ottenere profitti.
La tradizione agricola indiana, l' agricoltura vedica, è stata in grado di preservare per secoli migliaia di varietà di prodotti alimentari senza dover dipendere da fattori esterni. I semi conservati sono stati riprodotti e mantenuti sani e robusti nel tempo, perchè oggi questo sembra impossibile?
Perchè le agrocorporations controllano la nostra catena alimentare. Inoltre l' industria del cibo, attraverso la trasformazione dei prodotti, riesce a privare i cibi di quel poco di valori nutritivi rimasti, propinando una dieta non salubre.
Se in media in India le spese mediche costituiscono dal 15 al 25 % del nostro reddito perchè questa cifra non può essere spesa per pagare qualcosa in più per alimenti di qualità superiore, più sani?
Attualmente molta della produzione di eccellenza è destinata all' esportazione, questa è una politica sbagliata e colpevole. Dovremmo prima pensare a soddisfare il nostro diritto ad un cibo sano e nutriente e poi destinare ciò che avanza all' esportazione.
Il costo dei prodotti biologici certificati in India è piuttosto alto, sia perchè nella maggior parte dei casi i prodotti sono destinati all' esportazione sia perchè gli
80 L' agricoltura integrata, si basa su tre principi: gestione integrata del suolo, protezione integrata della
produzione, allevamento integrato con attenzione alla salute e al benessere del pascolo. Si basa quindi sulla cooperazione tra risorse vegetali ed animali presenti nell'ambiente circostante al fine di ottimizzare la produzione e massimizzare la resa dell'attività agricola e di allevamento. Seppure non escluda esplicitamente l' utilizzo di sostanze chimiche, privilegia l'uso di risorse naturali in situ.
operatori delle certificazioni biologiche speculano sui produttori facendo pagare cifre importanti per la certificazione.
Non dovrebbero essere i produttori biologici a pagare per ottenere la certificazione, semmai dovrebbero essere i produttori convenzionali a sottoporsi ad un regime di certificazione, a causa delle sostanze estranee immesse nella catena alimentare a partire dal suolo e dai semi.
Nella nostra azienda, le “Ishana farms” pratichiamo una “agroecologia della conoscenza” e impieghiamo solo risorse in situ. Per le ragioni espresse sopra abbiamo rifiutato di ottenere la certificazione biologica ufficiale dei nostri prodotti.”
Sangita insiste dunque su tre aspetti principali: l'agricoltura integrata ed ecologica, l'importanza del recupero delle sementi locali e delle conoscenze tradizionali. Anche dal suo discorso emerge la necessità dell'autonomia rispetto al mercato e di potere di mantenere il controllo sui propri mezzi di produzione. Sangita inoltre ha avuto modo di formarsi ad Auroville, una realtà di agroecologia di cui si tratterà in seguito.