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Glottodidattica dell‟italiano come lingua seconda nel contesto scolastico

DEDICATI Iniziale

2.2 L‟accoglienza e la didattica dell‟italiano L 2 a scuola: le modalità organizzative

2.2.2 Le figure professionali preposte

Rispetto alle figure preposte all‟insegnamento dell‟italiano lingua seconda, la normativa vigente stabilisce che “possono essere adottati specifici interventi individualizzati o per gruppi di alunni, per facilitare l‟apprendimento della lingua italiana utilizzando, ove possibile, le risorse professionali delle scuole” (D.P.R. n.34 del 31 agosto 1999, art. 45: Iscrizione scolastica).

Nelle diverse realtà scolastiche italiane, l‟insegnamento dell‟italiano L2 è

affidato principalmente:

a. agli stessi insegnanti delle classi nelle quali gli alunni stranieri sono inseriti, compresi gli insegnanti di sostegno per gli allievi portatori di handicap o con difficoltà di apprendimento, insegnanti che fanno parte del team docente della classe e ai quali può essere richiesto, più o meno regolarmente, di lavorare individualmente anche con gli studenti stranieri;

b. ad altri insegnanti della scuola, che riescono a “ritagliare” al loro orario scolastico qualche ora da dedicare a questa attività;

c. a insegnanti che si rendono disponibili, in orario aggiuntivo, a realizzare moduli intensivi di rafforzamento linguistico attraverso interventi mirati ed individualizzati o organizzando e gestendo dei laboratori di italiano

L2.

In tutti i casi citati però non è detto che questi docenti abbiano una formazione glottodidattica - può infatti accadere che spesso siano insegnanti non solo dell‟area linguistica ma anche di matematica, scienze o altre discipline tecniche - né tanto meno una specializzazione in glottodidattica della lingua seconda, dal momento che tale formazione specifica, anche se suggerita dalla normativa e promossa da molti progetti nazionali che si occupano delle tematiche legate

72 alla didattica dell‟italiano L2, non è richiesta ufficialmente e obbligatoriamente

a nessuna figura del corpo docente della scuola.

Ciò significa, che in quei contesti plurilingui e multiculturali, dove la presenza di alunni immigrati è cospicua e dove non è possibile avvalersi delle risorse interne alla scuola poiché non sufficienti o adeguatamente preparate, la legge sull‟autonomia e sull‟arricchimento dell‟offerta formativa prevede di avvalersi anche di figure esterne specializzate come i mediatori linguistici-culturali e i facilitatori linguistici.

a. Il mediatore linguistico-culturale

Il mediatore linguistico-culturale opera nelle scuole e in altri ambiti formativi, educativi e sociali e gioca un ruolo indispensabile in materia di mediazione fra persone con radici, esperienze e valori culturali diversi ma che condividono gli stessi luoghi di vita. Può essere un madrelingua straniero già inserito in Italia, portatore della lingua d‟origine degli immigrati e quindi fungere da “ponte affettivo con la terra d‟origine” (D‟Annunzio 2009: 37) o un italiano con una adeguata conoscenza di una delle lingue e delle culture di migrazione. A differenza del facilitatore linguistico, il mediatore culturale non necessariamente dispone di una formazione glottodidattica e pedagogica ma dovrebbe aver ricevuto una formazione in tecniche di mediazione culturale dal momento che, come puntualizza D‟Annunzio (2009: 38),

“lo straniero è sempre mediatore, in quanto rappresentante della propria comunità etnica, ma diventa mediatore culturale quando ha maturato una formazione specifica che, da un lato, gli permette di avere consapevolezza nella cultura di un popolo e di „distanziarsi‟ da sé per relativizzare il proprio punto di vista e, dall‟altro, di mettersi in relazione positiva con quella del gruppo ospitante”.

Le competenze del mediatore, in sinergia con quelle del facilitatore linguistico, possono essere determinanti per facilitare il percorso di inserimento, di apprendimento e di integrazione dei discenti non nativi. I mediatori linguistici- culturali possono sostenere gli insegnanti svolgendo importanti compiti:

73 a. di accoglienza, tutoraggio e facilitazione nei confronti degli allievi NAI e

delle loro famiglie. Il mediatore può facilitare i processi di comprensione e, se i discenti sono scolarizzati nel paese di origine, guidarli nelle operazioni di recupero di conoscenze e di strategie di apprendimento che hanno appreso nella loro L1. Molto spesso, infatti, i discenti stranieri neo-arrivati o quasi, non avendo ancora sviluppato una sufficiente competenza linguistica, non sono in grado di comprendere le richieste del nuovo contesto e di esprimere le competenze e conoscenze già acquisite, non riuscendo, di fatto, a dimostrare quanto già sanno o non sanno. Da qui l‟utilità del mediatore che, utilizzando la L1, può attingere al bagaglio conoscitivo e cognitivo degli apprendenti stranieri; b. di mediazione nei confronti degli insegnanti fornendo loro informazioni

sulla scuola nei paesi di origine, sulle competenze e sulla storia personale del singolo alunno e, conoscendone i riferimenti culturali, fornendo la giusta lettura di determinati atteggiamenti ed abitudini; c. di interpretariato e traduzione (avvisi, messaggi, documenti orali e

scritti) nei confronti delle famiglie, di assistenza e mediazione negli incontri dei docenti con i genitori, soprattutto nei casi di particolari problematicità;

d. di traduzione dei materiali disciplinari;

e. relativi a proposte e a percorsi didattici di educazione interculturale, condotti nelle diverse classi, che prevedono momenti di conoscenza e valorizzazione dei paesi e delle lingue d‟origine.

b. Il facilitatore linguistico

Il facilitatore linguistico è un professionista esperto nella didattica dell‟italiano lingua seconda tanto che, se fosse ufficialmente prevista questa funzione nella scuola, potrebbe essere definito “insegnante di italiano L2” (Favaro, 2002: 63).

I facilitatori linguistici sono insegnanti, di madrelingua italiana, con una adeguata formazione didattica, glottodidattica e pedagogico-interculturale, che insegnano italiano L2 nei laboratori organizzati nelle scuole e che promuovono

74 scambio reciproci fra le persone portatrici di culture diverse presenti nelle scuole.

I compiti del facilitatore linguistico possono essere i seguenti:

a. collaborare nella definizione di pratiche condivise all‟interno della scuola in tema di accoglienza degli alunni stranieri;

b. facilitare l‟apprendimento della lingua all‟interno i laboratori di italiano

L2;

c. ricostruire il profilo linguistico, cognitivo e culturale degli studenti NAI

collaborando con insegnanti e mediatori culturali alla documentazione, alla rilevazione dei loro bisogni ed alla valutazione iniziale delle loro competenze;

d. programmare un percorso didattico coerente con le competenze e i bisogni rilevati e con gli obiettivi comuni di apprendimento;

e. relazionarsi e collaborare con gli insegnanti nella decisione degli obiettivi comuni da raggiungere per il pieno inserimento dell‟allievo straniero e per l‟apprendimento della lingua per comunicare e per studiare;

f. essere di supporto didattico agli insegnanti fornendo materiali e strumenti utili e suggerendo metodologie per l‟insegnamento dell‟italiano L2e per la gestione della classe plurilingue;

g. monitorare l‟apprendimento degli allievi e osservare l‟evolversi della loro interlingua;

h. valutare e documentare i risultati ottenuti e gli obiettivi raggiunti dagli allievi non nativi al termine del periodo di facilitazione linguistica; i. promuovere e facilitare il dialogo interculturale fra tutte le persone che

vivono la scuola;

j. favorire la negoziazione e la mediazione tra gli schemi culturali di riferimento e le regole della scuola italiana, facendoli emergere nell‟azione didattica.

Per poter svolgere tali compiti sono richieste specifiche competenze ai facilitatori linguistici, nello specifico: avere conoscenze e competenze

75 metodologiche in particolare di didattica dell‟italiano L2 e di gestione di gruppi

plurilingue; saper applicare modelli operativi che prevedano la differenziazione e la stratificazione del compito; saper progettare percorsi didattici in coabitazione con la classe per cui rendere trasferibili gli apprendimenti maturati nei due contesti e favorire lo sviluppo di abilità strategiche e trasversali; conoscere i valori di fondo dell‟educazione interculturale e saperli applicare; applicare le tecniche cooperative di gestione della classe e i metodi a mediazione sociale; saper gestire percorsi flessibili e rapidamente capitalizzabili, essendo la realtà del laboratorio, in costante divenire e in rapido cambiamento in conseguenza alla forte mobilità che caratterizza la condizione migrante.

Talvolta, nella prospettiva di una sinergia positiva tra figure professionali diverse, può accadere che i facilitatori esterni e i docenti disciplinari collaborino attivamente nell‟implementazione del laboratorio, mettendo in atto un‟importante connubio di competenze, conoscenze e strategie metodologiche che, indubbiamente, incidono positivamente nell‟efficacia dei percorsi di facilitazione co-progettati.

Nella collaborazione, soprattutto per i discenti scolarizzati nella loro lingua materna, il docente può esercitare un ruolo di rilievo soprattutto nella facilitazione dei testi disciplinari11, nella quale può portare la sua competenza nella materia mentre il facilitatore esterno, esperto nella glottodidattica della

L2, può coadiuvare l‟azione del docente fornendo un supporto sul piano

metodologico.

Entrambe le figure sono impegnate a facilitare i processi di comprensione, fondamentali per lo sviluppo dell‟interlingua degli apprendenti, e il recupero di strategie cognitive che questi ultimi hanno già appreso nello studio disciplinare nella L1. Nello specifico, docente e facilitatore dovranno:

a. attivare e valorizzare i „saperi naturali‟ degli studenti recuperando cosa conoscono già rispetto a un determinato argomento;

11

76 b. socializzare quanto è emerso in modo che diventino patrimonio del

gruppo in laboratorio e del contesto classe;

c. creare dei collegamenti tra quanto il discente già conosce e i nuovi elementi presentati o emersi dal confronto di idee e saperi;

d. presentare i testi per lo studio semplificati nella struttura e nella lingua e preceduti, accompagnati e seguiti da opportune tecniche di facilitazione;

e. verificare, con opportune tecniche didattiche, l‟acquisizione dei contenuti presentati.