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Finanziamento degli Itinerari del CoE e politiche per la qualità

Capitolo 2: La valorizzazione gli itinerari culturali e di pellegrinaggio come

2.4 Gli Itinerari Culturali del Consiglio d’Europa

2.4.1 Finanziamento degli Itinerari del CoE e politiche per la qualità

Le questioni, i temi, le lacune, gli elementi di forza, i meccanismi da discutere riguardo al programma europeo degli Itinerari Culturali sono infiniti, e non è questa la sede per entrare nel dettaglio. Si è deciso, tuttavia, di inserire un seppur breve approfondimento su due temi di interesse ai fini della presente trattazione: il finanziamento dei progetti, poiché si riallaccia alla questione dei fondi allocati ai vari livelli amministrativi per la riqualificazione della Francigena, di cui si discuterà nel capitolo 4; e il supporto del programma nella creazione di un’offerta sostenibile e di qualità, tema centrale di tutto l’elaborato. Particolarmente significativo è, a questo proposito, il contributo dello studio, pocanzi citato, Impact of European Cultural Routes on SME’s innovation and competitiveness (Khovanova- Rubicondo, 2011, pp. 42-46 e pp. 110-119), che propone buoni spunti di riflessione, illustrati come segue, riguardo ad entrambi i temi.

L’Unione Europea rappresenta una significativa fonte di finanziamento per gli Itinerari Culturali, soprattutto a livello di network e progetti transfrontalieri, poiché sul piano nazionale spesso si dedicano risorse esclusivamente entro il territorio di riferimento, mentre si è restii a sovvenzionare iniziative comuni riguardanti la collaborazione fra gli stati coinvolti nel network. I maggiori e più mirati finanziamenti derivano, in ogni caso, dal livello locale, ma queste risorse sono distribuite su piccola scala, mirate al territorio di competenza, e non all’itinerario nel suo insieme, e per questo ancor meno intercettabili per iniziative a livello transnazionale.

Anche l’Unione Europea, tuttavia, ha stabilito delle limitazioni o quantomeno delle regole nell’allocazione di fondi sui vari progetti proposti, creando delle situazioni a volte non paritarie fra i membri del programma. Intercettare fondi europei risulta difficoltoso perché le condizioni di

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M. Walda, Europe is a Journey. The European cultural routes as an instrument for heritage revival, in L. Edgberts and K. Bosma (a cura di), Companion to European Heritage Revivals, Springer Open, 2014, p. 216, traduzione propria.

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autofinanziamento e di reperimento fondi iniziali richieste non sempre possono essere sostenute dal network, perché la parte degli adempimenti legali e burocratici è sostanziosa e in alcuni casi molto difficile da portare a termine senza sbavature, o perché l’itinerario a volte comprende territori appartenenti a stati non candidabili.

Questa situazione è molto limitante rispetto al tentativo di creazione di rete fra le diverse nazioni europee coinvolte nei progetti degli itinerari culturali. Il problema necessita di una soluzione complessa e ponderata. Le fee d’ingresso imposte da alcuni network ai partecipanti non bastano nemmeno lontanamente a coprire la necessità finanziaria del progetto. Canali alternativi potrebbero essere costituiti da sponsorizzazioni, donazioni, crowd sourcing e autofinanziamento.

Tuttavia, ognuna di queste iniziative va ben ponderata e programmata. Per attrarre sponsor, ad esempio, bisogna offrire qualcosa in cambio, e questo vuol dire esibire un brand molto forte ed affermato e statistiche convincenti che dimostrino la convenienza di una collaborazione (e si è già ricordato quale immensa lacuna esista sul tema delle ricerche di mercato in questo campo). Le donazioni volontarie stanno crescendo nel tempo, ma bisogna approcciare donatori compatibili con l’attività proposta o che almeno nutrano un qualche interesse nei suoi confronti. È doveroso, inoltre, ricordare che quella della donazione volontaria per la cultura non è una pratica molto diffusa in Italia. Anche l’autofinanziamento va ben ponderato: la progettazione commerciale di beni e servizi necessita di risorse dedicate in termini di denaro, tempo e risorse umane.

L’appoggio dell’Unione Europea sullo sviluppo di partnership esterne dovrebbe, dunque, essere un’area da migliorare e implementare all’interno del programma, a partire dallo sviluppo di azioni che procurerebbero un beneficio trasversale a tutto il progetto, e non solo sul fronte del reperimento fondi, come potrebbero essere ad esempio lo sviluppo di ricerche di mercato e di mirate politiche di branding.

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Per quanto riguarda le politiche sulla qualità, purtroppo la situazione registrata a livello europeo è abbastanza desolante, in quanto non esistono criteri e standard dedicati, se non quelli previsti da qualche isolata iniziativa locale che tuttavia non emerge nella gestione generale dell’itinerario. L’assenza di standard di qualità è, sempre secondo Khovanova-Rubicondo (2011, pp. 110-113), il principale motivo per cui il marchio Itinerari Culturali Europei è ancora molto poco accattivante ed incisivo, nonché poco rappresentativo dei differenti itinerari.

Per quanto riguarda l’ambito sostenibilità, invece, sebbene non esista una politica specifica a livello di Itinerari (anche perché sarebbe di difficile implementazione, data la necessità di considerare i differenti contesti in cui essa dovrebbe essere applicata), le iniziative europee in tema di sviluppo sostenibile sono tuttavia numerose, a cominciare dalla rete NECSTouR (Network of European Regions Committed to the Issue of Sustainable Development), della quale peraltro è capofila la Regione Toscana, al progetto ERNEST (European Research Network on Sustainable Tourism), per non parlare delle certificazioni: EMAS (Eco-Management and Audit Scheme), EcoLabel (certificazione dell’UE per la qualità ecologica), EETLS (European Ecotourism Labelling Standard), sviluppato sul modello dei Global Sustainable Tourism Criteria, costituiscono solo alcuni esempi che vanno ad aggiungersi a quelli di livello internazionale (Khovanova-Rubicondo, 2011, pp. 113-119).

In particolare, l’EICR è partner della rete NECSTouR, il network delle regioni europee per il turismo sostenibile e competitivo, del quale fanno parte 28 enti locali e 30 istituti privati (enti accademici e imprese). L’operato della rete è focalizzato su: promozione della conoscenza grazie allo scambio di buone pratiche di turismo competitivo e sostenibile; sviluppo di iniziative comuni quali progetti e collaborazioni fra membri del network; sviluppo di competenze; sostegno alla visibilità delle iniziative promosse dai membri all’interno del network, in modo da portarle all’attenzione degli stakeholder e delle istituzioni; impegno nel contribuire allo sviluppo delle politiche turistiche europee. Il NECSTouR si profila come contenitore in cui programmi e

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progetti regionali di turismo competitivo e sostenibile possono trovare appoggio ed essere coordinati secondo quanto prescritto dall’Agenda 21 per il turismo europeo sostenibile e competitivo (www.necstour.eu).

Come si può ben vedere, dunque, il tema è complesso, e l’EICR non è inerme rispetto alle istanze della sostenibilità. Si è già discusso di quanto sia importante elaborare un sistema di indicatori di qualità e di sostenibilità. Sarebbe necessario, dunque, che anche all’interno del programma sugli Itinerari esistesse un metodologia di riferimento con standard di qualità chiari, uniformi e riconoscibili in tutte le nazioni aderenti al programma. Tale sistema dovrebbe, ovviamente, prendere spunto e mantenersi coerente con gli esistenti programmi e certificazioni di sviluppo sostenibile, pur considerando le necessità di calare tali iniziative negli specifici contesti territoriali. Sarebbe, a nostro parere, una chiara dimostrazione di quanto le potenzialità in termini di crescita responsabile offerte dagli itinerari culturali siano state comprese, nonché della volontà e capacità di saperle sfruttare, valorizzare e promuovere al meglio.