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Capitolo 2: La valorizzazione gli itinerari culturali e di pellegrinaggio come

2.1 Pellegrinaggio: prima forma di turismo?

«Molto probabilmente la prima forma di turismo ad essere praticata nelle diverse civiltà umane è stato il viaggio a scopo religioso»2. Pare, infatti che forme di pellegrinaggio fossero presenti già nelle società tribali come nelle prime grandi civiltà della storia (Sumeri, Assiri, Babilonesi, Ittiti, Egizi, Greci), e non a caso il fenomeno ha interessato ed interessa tutte le religioni (si pensi al pellegrinaggio musulmano alla Mecca, o al bagno nel fiume Gange per gli Indiani).

Il pellegrinaggio cristiano vede le sue origini nel passo del Vangelo in cui le donne piangenti sul sepolcro di Cristo vengono invitate da un angelo a diffondere i suoi insegnamenti in tutto il mondo.

Le maggiori destinazioni di turismo religioso sono tutt’oggi Gerusalemme (Santo Sepolcro), i cui pellegrinaggi cominciarono a diffondersi largamente nel IV secolo, dopo la fine delle persecuzioni contro i Cristiani e con il trionfo del Cristianesimo; Santiago de Compostela, che ospita la tomba di San Giacomo, primo fra gli apostoli, e che divenne luogo di pellegrinaggio dopo il X secolo; Roma, a partire dal IV secolo, per esser stata teatro del martirio degli apostoli Paolo e Pietro. Inoltre, si assistette ad una proliferazione delle mete di pellegrinaggio fra il VIII e il IX secolo a seguito della lotta iconoclastica, per cui le immagini sacre, in Europa Orientale, furono ritenute pericolose per la possibilità di ritorno al paganesimo e per questo bandite e distrutte. Molte reliquie e icone furono, tuttavia, trasferite in Occidente e salvate, dando origine alla nascita di nuove mete religiose. A completare il quadro, l’Occidente subì fra il IX e il X secolo l’attacco da parte dei cosiddetti barbari, particolarmente attratti dai santuari in quanto caratterizzati da

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I contenti del presente paragrafo sono prevalentemente tratti da: P. Battilani, Vacanze di pochi, vacanze di tutti: l'evoluzione del turismo Europeo, Bologna, Il Mulino, 2001, pp. 65-86 e pp.350-354, e dagli appunti del Corso di Storia Economica del Turismo - Corso di Laurea Magistrale in Progettazione e Gestione dei Sistemi Turistici Mediterranei, Campus Lucca, A.A. 2013-2014.

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copiosità di ricchezze. Così, molte reliquie furono spostate da una sede all’altra, e questo processo modificò la geografia dei luoghi di culto.

Il pellegrinaggio cristiano raggiunse la sua massima diffusione fra il XII e il XIII secolo. Le ragioni sono numerose. Prima di tutto, il pellegrinaggio rappresentava una vera e propria istituzione, una pratica molto diffusa, nonché considerata di forte prestigio: il pellegrino riceveva riconoscimento sociale ed i suoi beni, come anche il suo diritto di fare testamento, erano tutelati dalla Chiesa stessa. Inoltre, pene gravi erano riservate a coloro che avessero aggredito un pellegrino, riconoscibile grazie al bastone e alla croce che portava sulle vesti, durante il proprio cammino. Secondo il rituale, il penitente, prima di partire, era tenuto a saldare i propri debiti e ad affidare la propria casa a qualcuno che ne avesse cura; al momento della partenza, si veniva segnati con una croce, e si ricevevano bordone, schiavina3 e bisaccia (si veda, a tal proposito, l’appendice 1).

Il viaggio verso luoghi sacri, nel Medioevo, poteva anche essere comminato come pena inflitta dai tribunali civili e da altre organizzazioni (come le università o le gilde) a chi commettesse peccati contro la Chiesa e, nel XIII secolo, dai Tribunali d’Inquisizione a chi fosse sospettato di eresia in assenza di prove concrete (punizione blanda). Sebbene questa pratica fosse molto diffusa, tuttavia, il pellegrinaggio assolveva nel Medioevo soprattutto una funzione penitenziale, in quanto spesso esso era considerato un lasciapassare per la salvezza eterna, nell’ottica dell’allora diffusa pratica di compravendita delle indulgenze.

A questo proposito, le Crociate erano considerate una sorta di pellegrinaggio penitenziale finalizzato alla lotta agli infedeli, e dunque meritevoli di indulgenza. Dopo la prima Crociata, in particolare, conclusasi con la conquista di Gerusalemme, la Via Francigena (che nel frattempo si era fatta via di commercio più che di fede) assunse un ruolo fondamentale nella comunicazione fra Occidente ed Oriente, riportando in Terra Santa molti

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Il bordone è un bastone da viaggio in legno e munito di punta in metallo, mentre la schiavina è la tipica veste del pellegrino, lunga e ruvida, accompagnata di solito dalla pellegrina, un indumento munito di cappuccio che copriva testa e spalle.

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pellegrini che avevano preferito altre mete per via dell’impossibilità di giungere a destinazione, a causa dell’espansione islamica (Nuzzo, 2008, p.113).

I pellegrinaggi medievali videro il tramonto nel XIV secolo e, nella più ampia cornice della secolarizzazione della società europea, persero il loro significato istituzionale e religioso a favore di motivazioni culturali. Nel Cinquecento, il protestantesimo additava questa pratica come incentivante del sistema delle indulgenze e, nel Seicento e Settecento, fu la Chiesa Cattolica stessa a limitare i pellegrinaggi a causa dell’estrema proliferazione dei sedicenti luoghi di culto. Nell’epoca dell’Illuminismo e del trionfo della ragione, dunque, il pellegrinaggio assunse le caratteristiche di un viaggio breve verso mete più prossime.

Il cammino del pellegrinante era costellato di pericoli e difficoltà, per questo in epoca medievale si usava redigere testamento prima di partire: esisteva, infatti, una consistente probabilità di non tornare. Proprio in virtù di tale rischiosità, intorno all’anno Mille il viaggio di fede perse la propria connotazione intima e solitaria, e si cominciò a spostarsi in gruppo, così da poter godere di maggiore sicurezza. Chi poteva permetterselo ingaggiava addirittura una scorta armata. Il percorso da seguire non era unico, anche se esistevano punti di convergenza come ponti, guadi, valichi e luoghi di ospitalità. (Nuzzo, 2008, p. 112-114).

Quest’ultima, nel IV secolo, era offerta ai pellegrini in forma gratuita negli xenodochia, ovvero ospizi creati ad hoc, finanziati da ricchi uomini di chiesa o fedeli e gestiti da enti ecclesiastici. Solo più avanti gli xenodochia furono adibiti anche a ricovero per i poveri, divenendo, così, hospitales. Questa pratica rimase preponderante fino ai secoli X-XII, quando i pellegrini cominciarono ad appoggiarsi all’ospitalità monastica, mentre in occasione dei Giubilei del XIV secolo la Santissima Trinità forniva alloggi gratuiti in ospizi o istituti di beneficienza creati appositamente. In aggiunta, alcuni privati offrivano accoglienza ai fedeli che si recavano a Roma.

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Lungo le vie di pellegrinaggio si era sviluppata, col tempo, una rete di servizi (ospizi, locande, monasteri, infrastrutture, ecc..), intorno ai quali spesso sorgevano agglomerati urbani, che in molti casi sarebbero diventati paesi o città (Nuzzo, 2008, p. 113).

Ci si potrebbe chiedere in virtù di quali eventi o ragioni un luogo possa diventare meta di pellegrinaggio. Battilani evidenzia tre caratteristiche essenziali affinché una meta religiosa abbia successo come tale: la longevità, il riconoscimento ufficiale da parte delle autorità religiose, ma anche politiche, e la pianificazione di interventi (soprattutto da parte delle autorità religiose). La scoperta di una nuova meta avviene, infatti, di solito casualmente grazie al ritrovamento di reliquie (per esempio Santiago), per la presenza di sepolcri di figure religiose significative (Tours, Canterbury, San Giovanni Rotondo, ecc..), o per il verificarsi di apparizioni miracolose (Lourdes, Fatima, ecc..), ma affinché la meta religiosa rimanga tale nel lungo periodo serve il riconoscimento quantomeno delle istituzioni religiose e un’opera di programmazione degli interventi sia da parte della Chiesa che da parte dello Stato, soprattutto per quanto riguarda la creazione di infrastrutture di accoglienza per i pellegrini. Inoltre, serve anche un’opera di comunicazione e diffusione che incentivi il flusso.

Quello che ci preme sottolineare della pratica del pellegrinaggio è che esso ha sempre svolto un importante ruolo di contatto fra culture. Il viaggiatore, infatti, portava la propria attraverso le terre che attraversava, e tornava a sua volta arricchito delle esperienze fatte durante il cammino. È esattamente in quest’ottica che oggi l’Unione Europea promuove gli itinerari culturali come veicolo di scambio internazionale, di coesione culturale e sociale, e come elemento pregnante dell’identità comunitaria.