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Capitolo 2: La valorizzazione gli itinerari culturali e di pellegrinaggio come

2.5 Itinerari culturali: casi studio

2.5.2 La Via per Gerusalemme

Le tre maggiori mete di pellegrinaggio della storia sono Roma, Santiago e Gerusalemme. Quest’ultima rientra nella tradizione di pellegrinaggio sia cristiana che ebraica, ed è considerata – insieme a La Mecca e a Medina – città santa dell’Islam. La Palestina ha una storia notoriamente travagliata, tanto che in vari periodi

(compresi i giorni nostri) intraprendere un percorso per arrivarvi è risultato pericoloso, se non impossibile. In antichità, la Palestina è stata occupata da Romani, Bizantini, Arabi e Turchi. Tutt’oggi, la delicata situazione in Medio Oriente penalizza gravemente il settore dei viaggi.

La storia del pellegrinaggio a Gerusalemme ha inizio ai tempi dell’Imperatore Costantino (IV secolo), che volle costruire in Terra Santa monumenti che celebrassero la vita di Cristo. Il Santo Sepolcro a Gerusalemme e la Basilica della Natività a Betlemme fanno parte di questi monumenti. Com’è noto, Costantino è una figura fondamentale nella storia del Cristianesimo. Egli arrivò a legittimare un culto che si era già diffuso fra i fedeli già poco dopo la morte di Cristo, ma è con le opere costantiniane che inizia il vero flusso pellegrino.

Le principali vie storiche di pellegrinaggio a Gerusalemme erano la Via Diagonalis e la Via Danubia. La prima attraversa l’Europa tramite il Nord Italia, prosegue nei Balcani fino a Costantinopoli, poi a sud verso Gerusalemme. Un’alternativa era costituita dal percorso attraverso la penisola italiana fino alla Puglia, dove ci si imbarcava per la Terra Santa. La

Figura 4: logo dell'itinerario (www.waytojerusalem.com)

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Via Danubia, invece, costeggia il Mar Nero fino a Costantinopoli, prosegue fino a Rodi, da cui poi si raggiunge Gerusalemme. Era utilizzata dai pellegrini romei che si recavano a Roma e da coloro che volevo raggiungere la Terra Santa dai territori dell’attuale Russia (www.waytojerusalem.com).

Tali vie sono oggetto di un recente progetto di recupero e riqualificazione, denominato The Ways to Jerusalem: maritime cultural and pigrimage routes. Il progetto nasce da un’iniziativa dell’Associazione Internazionale The Ways to Jerusalem: maritime, cultural and pigrimage routes European Culture Itinerary (fondata nel 2013 dalla Camera di Commercio di Xanthi, in Grecia, e dall’Associazione Turistica Regionale di Burgas, in Bulgaria), di tre associazioni culturali di cui due italiane (VIATOR STUDIES CENTRE ed Europa Progresso) ed una albanese, e di due società private italiane e albanesi. La collaborazione investe, inoltre, amministrazioni locali, centri di ricerca, università, enti pubblici e privati, fondazioni, associazioni e imprese. Le nazioni promotrici sono, dunque, Albania, Bulgaria, Croazia, Grecia, Italia e Romania, ma in futuro la collaborazione si estenderà anche a Israele, Slovenia, Turchia ed altre, attraversate dagli itinerari (Trono et al., 2015, pp. 138-139).

Il progetto prevede la creazione di un «prodotto culturale complesso» basato sulle due direttrici di pellegrinaggio principali, e comprendente vie terrestri e marittime attraverso il Mediterraneo ed il Mar Nero. Obiettivi principali sono il recupero dei valori storici, culturali, ambientali ed economici legati alle vie di fede e l’affermazione di un modello di uno sviluppo sostenibile di lungo periodo a livello sociale, ambientale ed economico, nonché lo scambio e la collaborazione fra culture in un clima di reciproco rispetto (Trono et al., 2015, pp. 138-139). Il modello di sviluppo sostenibile sarà implementato grazie alla creazione di prodotti turistici in grado migliorare la qualità di vita dei locali, creare posti di lavoro, delocalizzare e destagionalizzare i flussi turistici, migliorare le condizioni del patrimonio destinandolo ad un uso consapevole e in linea con le caratteristiche della risorsa, e coinvolgere per quanto possibile i territori partecipi del progetto

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nella creazione di un sistema di offerta turistica e culturale di qualità (VIATOR STUDIES CENTRE, 2013, p. 22).

Inoltre, l’associazione culturale VIATOR STUDIES CENTRE, il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, La Camera di Commercio di Xanthi e l’Associazione Regionale per il Turismo di Burgas hanno proposto a settembre 2013 la candidatura di The Ways to Jerusalem a Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa. L’itinerario proposto è quello che ricalca le vie del pellegrinaggio cristiano: la via per mare che congiunge i porti dell’Adriatico con quelli del Medio Oriente (Giaffa, Acri, Gerusalemme) e gli itinerari su terraferma attraverso i Balcani (VIATOR STUDIES CENTRE, 2013, p. 20).

Il progetto è sicuramente ambizioso. Chi scrive, inoltre, ha riscontrato non poche difficoltà a trovare informazioni che non provenissero dal sito ufficiale del progetto o da enti partner e che riportino notizie aggiornate sull’iniziativa. Il progetto è ancora in fase di elaborazione (Trono et al, 2015, p. 142), e sicuramente la delicata situazione politica del Medio Oriente non è d’aiuto. Esso, tuttavia, è rilevante da vari punti di vista. Lo si è scelto come best practice prima di tutto per la sua valenza a livello storico, culturale e identitario, in quanto si ritiene assolutamente importante riportare alla luce itinerari connessi a una delle tre maggiori mete di pellegrinaggio della storia. Soprattutto, però, ci ha colpiti l’impostazione di tutto il progetto come promotore di uno sviluppo turistico sostenibile dei territori coinvolti, il che ci dà il la per ribadire che progetti come gli itinerari culturali offrono grandi potenzialità in termini di crescita responsabile, un po’ per le caratteristiche intrinseche del prodotto, e soprattutto perché promuovo modi collaborativi, coadiuvanti del reciproco scambio di conoscenze, incentrati sulla cultura, il patrimonio e l’identità dei luoghi, dunque attenti nei confronti degli impatti provocati da qualsiasi tipo di sviluppo. Ci preme sottolineare, inoltre, che gli itinerari per Gerusalemme coinvolgono territori di cui spesso la cultura occidentale si disinteressa, e dunque il potenziale è alto anche in senso educativo e di spostamento dell’attenzione su culture che spesso non conosciamo e delle quali, addirittura, diffidiamo. Le potenzialità sono enormi,

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dunque, in termini culturali, storici, educativi, di scambio fra culture, di ridistribuzione dei flussi, di sviluppo sostenibile.