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Capitolo 2: La valorizzazione gli itinerari culturali e di pellegrinaggio come

2.5 Itinerari culturali: casi studio

2.5.3 Itinerario di San Martino di Tours

San Martino di Tours è un personaggio del IV secolo, nato in Ungheria e cresciuto in Italia, nel Pavese, arruolato a quindici anni nell’armata romana. La sua conversione al Cristianesimo risale al 337 d.C., a seguito del famoso episodio in cui San Martino condivise il proprio mantello con un mendicante sconosciuto. Dopo aver abbandonato la vita militare, portò avanti la propria formazione religiosa a Poitiers, presso il vescovo Hilaire. Anni dopo, sempre a Poitiers

si ritirò per vivere da eremita e fondò il primo monastero d’Occidente Ligugé. Venne successivamente eletto vescovo di Tours, dove fondò il monastero di Marmoutier.

L’istituzione di un itinerario dedicato a San Martino è un’iniziativa del Centre Culturel Européen Saint Martin de Tours, istituito nel 2005 con il c ompito di gestire, tutelare e valorizzare il patrimonio legato al santo. Il Centro collabora, a questo proposito, con l’Istituto Europeo degli Itinerari Culturali. Oltre all’opera di tutela e sviluppo del patrimonio legato alla figura di San Martino, il Centro promuove l’identità europea comune e i valori della condivisione, e fornisce consulenza ai progetti inerenti l’itinerario. L’obiettivo è quello di creare un cammino che congiunga le località importanti della vita del santo: Szombathely (Ungheria, città di nascita), Candes-Saint-Martin (Francia, luogo di morte), Pavia (dove ha trascorso la propria infanzia), Tours (Francia, città di sepoltura, della quale fu vescovo), eccetera.

Il Centro ha messo in rete il patrimonio martiniano attraverso quattro grandi sub-itinerari: la Via Sancti Martini (Ungheria, Slovenia, Italia, Francia), la Via Caesaraugustana (Spagna e Francia), la Via Treverorum (Germania,

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Le informazioni contenute in questa sezione sono prevalentemente tratte dal sito ufficiale della Fédération Française des Itnéraires Culturels Européens www.ffice.eu e dal sito ufficiale del cammino www.saintmartindetours.eu.

Figura 5: logo dell'itinerario (www.viasanctimartini.eu)

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Lussemburgo, Belgio, Francia) e la Via Trajectenis (Paesi Bassi, Belgio, Francia).

Complessivamente, più di 5.000 chilometri di itinerario, che tutelano e valorizzano il patrimonio materiale e immateriale legato al santo, simbolo per antonomasia della condivisione e della carità, creando una cultura della condivisione e della conoscenza. Si tratta di un progetto improntato allo sviluppo culturale, sociale, scientifico, formativo, ambientale ed economico, attraverso il quale i promotori sperano di sensibilizzare pubblico e amministratori nei confronti di una risorsa turistica di grande valore.

Selosse (2012, p. 2) ritiene che questi itinerari possano costituire una valida alternativa a quelli di Santiago di Compostela, in quanto corrispondono alle moderne tendenze verso il turismo lento e responsabile, su lunga distanza, europeo e tematizzato. Si profila il passaggio da un turismo consumistico ad un turismo di partecipazione, per il quale la qualità ambientale diviene criterio stesso di scelta e che ricerca mete meno battute.

L’intero progetto è, infatti, stato concepito con la precisa volontà di sviluppare un turismo culturale durevole, e sotto l’etica del «partage citoyen», concetto che può essere interpretato come «un’evoluzione della coscienza in grado di carpire l’assoluta necessità di condivisione cui ci troviamo di fronte nel XXI secolo: acqua, aria, cibo, risorse, conoscenza, cultura, accessibilità al lavoro, all’educazione, alla salute, ad un alloggio»12

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Nel 2016 ricorre il 1700’ anniversario della nascita del santo, per questo il Centro lavora all’implementazione finale della Via Sancti Martini. A questo proposito, è prevista l’inaugurazione di una vera e propria Bande verte et citoyenne, da Szombately a Candes Saint Martin (2500 chilometri, rispettivamente luoghi di nascita e di morte), ispirata alla pratica lenta e alla condivisione. Un prodotto, dunque, che va al di là sia della classica via di pellegrinaggio che del classico itinerario escursionistico. Un vero e proprio laboratorio di turismo lento, partecipato, inclusivo, basato su valori di

12 Chemin de saint Martin. Itinéraire culturel du Conseil de l’Europe, in Fédération Française

des Itinéraires Culturels Européen, Les Itinéraires/Routes, consultazione: maggio 2016 http://www.ffice.eu/itineraires/litineraire-saint-martin-de-tours/, traduzione propria.

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condivisione, per cui il visitatore lento odierno è fonte di insegnamenti e di conoscenze, e prende parte all’educazione al sentimento d’identità e di condivisione. San Martino rappresenta l’emblema di questa filosofia.

Il turismo che si intende sviluppare tramite il progetto è attento ai propri impatti economici, ambientali, sociali, culturali, e contribuisce allo sviluppo durevole ed equo della destinazione. Tutti gli attori sono coinvolti, ognuno ha un proprio ruolo e delle conoscenze che mette a disposizione di altri. Lo sviluppo di un simile prodotto ha come scopo la sensibilizzazione dei visitatori a livello internazionale, in modo da ispirare comportamenti turistici rispettosi dell’ambiente e delle culture visitate. La Bande verte et citoyenne promuove ognuno dei quattro pilastri dello sviluppo di lungo termine: quello ambientale ed ecologico, quello socio-culturale, quello politico-istituzionale e quello economico. Tale sviluppo durevole è perseguito tramite la cultura del bio, la protezione della biodiversità e dell’ambiente, la tutela delle risorse idriche e dell’aria pulita, la riqualificazione degli edifici in senso ecocompatibile, la mobilità dolce, la promozione delle energie rinnovabili, la lotta all’inquinamento paesaggistico e acustico, in un’ottica tipicamente slow e ispirata alla condivisione (Selosse, 2012, p. 5). I target obiettivo sono disparati, ma tutti accomunati da consapevolezza e responsabilità turistiche.

Per concludere, il motivo per cui il caso della green band ha colpito l’attenzione di chi scrive è lampante: un esempio calzante di come un cammino religioso possa diventare un’ottima occasione di sviluppo di turismo lento, responsabile e partecipativo. Un concetto di itinerario che va al di là sia della classica via di fede, sia del tradizionale itinerario di trekking: una figura religiosa assolutamente coerente con lo spirito che ha animato e che anima tutto il progetto, in un’ottica di prodotto che risponda a esigenze disparate, ma rispettose della destinazione, che valorizzi le mete tradizionali come le destinazioni minori, che crei un senso di condivisione che dovrebbe costituire il punto di forza delle politiche di sviluppo odierno.

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