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La valorizzazione degli itinerari culturali e di pellegrinaggio nella cornice

Capitolo 2: La valorizzazione gli itinerari culturali e di pellegrinaggio come

2.3 La valorizzazione degli itinerari culturali e di pellegrinaggio nella cornice

A proposito di quanto introdotto nel paragrafo precedente, l’itinerario culturale costituisce una forma innovativa di offerta turistica e culturale complessa. Esso, infatti, rappresenta un fenomeno relativamente nuovo, un sistema di offerta che aggrega beni culturali materiali e immateriali più o meno eterogenei in una logica integrata atta a valorizzare le specificità dei luoghi attraversati tramite un tema, valorizzato a sua volta come filo conduttore ed elemento identitario comune a tutti i nodi. Nell’itinerario culturale si intrecciano, quindi, beni materiali come beni immateriali, che il viaggiatore ricerca nelle tradizioni, nelle usanze, nel senso di accoglienza dei locali, in un rapporto di contaminazione e arricchimento reciproci. Ogni tappa dell’itinerario ha un suo ruolo ben specifico e viene valorizzata sia nella sua unicità che come parte dell’identità unitaria del percorso.

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Gli itinerari culturali possono essere utilizzati come strumento di ridistribuzione dei flussi fra destinazioni maggiori e minori, nonché fra alta e bassa stagione. Costituiscono un elemento di pianificazione turistica territoriale e contribuiscono allo sviluppo delle aree minori e, soprattutto, del territorio considerato in ottica sistemica, in quanto forniscono un terreno di collaborazione fra portatori di interesse, aiutando così ad affrontare il problema dell’estrema frammentazione e della rivalità fra attori turistici, che secondo Majdoub costituisce un ostacolo all’adozione di pratiche sostenibili nella destinazione (2010, p. 31). In coerenza con quanto affermato nel primo capitolo, infatti, non esiste politica di sviluppo sostenibile che non poggi sulla partecipazione e l’adesione degli stakeholder.

Walda (2014, pp. 219-220) propone una macrocategorizzazione, ripresa in maniera simile anche da Berti (2013, p. 5) degli itinerari: la prima categoria afferisce a quelli che non costituiscono un percorso fisico concreto, ma che sono rappresentati perlopiù da un network tematico, all’interno del quale è proposto un percorso di lettura più o meno determinato (Strade del Vino, Hansa, Historic Thermal Towns, eccetera..). Sono lineari, invece, gli itinerari che sono scanditi da un percorso (o da più percorsi) fisico ben preciso e definito, per cui il network si concretizza non solo a livello di tema, ma anche di tragitto vero e proprio (Via Francigena, i Cammini di Santiago di Compostela, l’Itinerario di San Martino di Tours, la Via per Gerusalemme, eccetera..). La presente trattazione si occupa perlopiù di quest’ultima macrocategoria.

In questo gruppo rientrano, infatti, gli itinerari costruiti sugli antichi percorsi di pellegrinaggio, e che possono essere considerati a tutti gli effetti tipici esempi di turismo slow: costituiscono, infatti, percorsi a mobilità lenta, in cui il centro dell’esperienza turistica è il cammino stesso (tipicamente ma non necessariamente a piedi, in bicicletta o a cavallo), corredato delle opportunità di arricchimento culturale grazie all’incontro con i territori. Spesso, tali itinerari ricalcano le antiche vie di pellegrinaggio, per cui oggi vengono ancora definiti tali, anche se le motivazioni di chi li percorre sono eterogenee (dunque non necessariamente religiose), disparate e quasi sempre plurime. Si tratta di

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cambiare, dunque, prospettiva, e valorizzare tali percorsi non solo come vie di fede, ma anche e soprattutto come prodotti turistici figli di quello che Majdoub (2010, p. 33) chiama «holistic destination approach» (approccio olistico alla destinazione), in cui le diversificate esigenze del visitatore vengono soddisfatte attraverso l’offerta sistemica di esperienze e servizi diversi, che hanno ad oggetto la valorizzazione delle risorse tipiche locali unite da un filo conduttore tematico.

Esperienze, dunque, autentiche, in luoghi in cui i residenti sono soddisfatti ancor prima dei turisti, in cui la qualità della vita è caratteristica pregnante ed elemento di attrattività dell’esperienza lenta stessa. Le componenti caratterizzanti del viaggio sono, dunque, il cammino stesso, i beni culturali ‘tradizionali’, e quelli immateriali offerti dalla rete di iniziative di valorizzazione degli usi, dei costumi e delle tradizioni locali e che rappresentano tipicamente le produzioni dell’industria creativa. Il visitatore assume in questo contesto un ruolo attivo di prosumer, ovvero di co-creatore del prodotto turistico stesso.

A sostegno di quanto appena affermato, si riporta l’elenco di quelli che secondo Majdoub (2010, p. 31) sono i benefici che gli itinerari turistici possono portare al territorio:

- Capacità attrattiva e fidelizzazione;

- Riallocazione dei flussi con conseguente equa distribuzione delle rendite;

- Aumento della permanenza e dalla spesa medie;

- Valorizzazione turistica delle mete meno conosciute e possibilità di ingresso nel mercato turistico;

- Messa in rete di attrazioni e mete che da sole non avrebbero la forza di attirare visitatori;

- Sviluppo di un approccio integrato alla creazione del prodotto e al marketing;

- Maggiore forza delle azioni turistiche perché realizzate in un sistema collaborativo;

52 - Benefici in termini di sostenibilità;

- Opportunità di gestione della capacità di carico grazie alla ridistribuzione dei flussi;

- Diminuzione degli impatti ambientali grazie alla riallocazione dei flussi. È, a ben vedere, un’ottima opportunità di sviluppare prodotti in grado di attrarre segmenti di turismo lento responsabile e le cui attività, come si è visto, sembrano essere particolarmente in linea con le istanze dello sviluppo turistico sostenibile. Rivalorizzare le antiche vie di pellegrinaggio secondo una prospettiva nuova, dar loro un vigore nuovo tramite le opportunità offerte dal turismo lento costituisce un passo nella direzione dello sviluppo sostenibile tanto auspicato, ma anche un cambiamento di mentalità nella gestione delle destinazioni e dei beni della tradizione religiosa ancora, purtroppo, non del tutto accolto.

L’iniziativa del Consiglio d’Europa presentata nel seguente paragrafo, nata già alla fine degli anni Ottanta, è un esempio affermato e lungimirante di tentativo di dare spazio e valenza internazionale a progetti del genere. Purtroppo, la validità di proposte di questo tipo non è ancora riconosciuta da tutti i portatori di interesse, per cui molte iniziative hanno ancora carattere parziale o quantomeno frammentario. Successivamente, verranno presentati casi studio interessanti sotto svariati punti di vista, al fine di dimostrare la validità dei progetti di creazione di itinerari d turismo lento.