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Flussi occupazionali e fabbisogno professionale nell’industria alimentare

Nel documento Volume Rapporto 2002 (.pdf 2.0mb) (pagine 194-200)

7. L’INDUSTRIA ALIMENTARE

7.3. Flussi occupazionali e fabbisogno professionale nell’industria alimentare

Proseguendo l’analisi sull’occupazione si vogliono mettere in risalto al-cuni fatti salienti intervenuti e precisare quali siano, in particolare per l’Emilia-Romagna e più nel dettaglio per l’industria alimentare, le aspettati-ve riguardanti il mondo del lavoro. Oltre a quantificare gli stock e i flussi di occupazione si vogliono identificare le qualifiche professionali richieste dal-le imprese che hanno manifestato l’intenzione di assumere nell’anno 2002.

Per condurre l’analisi sono stati utilizzati i dati di Excelsior1, il sistema informativo permanente per l’occupazione e la formazione, realizzato da U-nioncamere, unitamente al Ministero del Lavoro ed all’Unione Europea.

Come noto questo sistema si basa su informazioni ricavate da dati ammini-strativi (Registro Imprese/REA, Inps e Inail) e da indagini periodiche sulle imprese, ed è in grado di fornire importanti informazioni sulla domanda di lavoro delle imprese a livello nazionale, regionale e provinciale.

I dati utilizzati, tratti dalla quinta indagine svolta da Excelsior, si riferi-scono al personale dipendente, presente nelle imprese al 31 dicembre 2001, e alle previsioni occupazionali per l’anno 2002. Bisogna subito rilevare che si tratta di dati diversi da quelli sulle unità locali e gli addetti forniti da U-nioncamere o che usciranno dall’elaborazione dell’ultimo Censimento dell’industria del 2001, dati peraltro non ancora disponibili; questo a causa della diversa data di rilevazione, del fatto che l’indagine Excelsior considera solo i dipendenti e non tutti gli occupati e per la differente metodologia di ri-levazione dei dati.

La ricorrenza della fonte statistica Excelsior consente di approfondire la conoscenza sul mercato del lavoro e su tutta una serie di caratteristiche asso-ciate alle assunzioni previste dalle imprese. Inoltre la sempre maggior atten-zione, dimostrata dall’indagine, ai sistemi territoriali locali consente di otte-nere dati significativi a livello dei settori/comparti che caratterizzano le sin-gole realtà provinciali.

7.3.1. L’occupazione nell’industria e nei servizi

In Italia risultano operanti poco meno di 1 milione e 200 mila unità pro-vinciali, di cui oltre il 70% non prevede di effettuare assunzioni nel 2002. Le due ragioni principali sono le difficoltà di mercato (30%) e una dotazione di

1.Le informazioni riguardanti Excelsior sono state tratte dalle note metodologiche ed interpretative disponibili nel sito internet dell’indagine http://excelsior.gruppoclas.it

organico sufficiente (42%). Le imprese che assumeranno considerano che, circa, il 40% del nuovo personale sia di difficile reperimento e questo soprat-tutto a causa della mancanza della qualificazione necessaria e della ridotta presenza, forte concorrenza tra le imprese per una specifica figura professio-nale. Queste due motivazioni pesano complessivamente per oltre l’80%. Le imprese prevedono inoltre che per il 35,2% del personale assunto con espe-rienza e addirittura il 52,8% degli assunti senza espeespe-rienza sia indispensabile un periodo di formazione. Queste percentuali di per sè già elevate salgono ad oltre il 70% per le imprese con più di 250 addetti.

Nella regione Emilia-Romagna operano circa 110 mila unità locali. An-cor più che a livello nazionale, solo un numero ridotto, 29 mila unità locali (26%), dichiara di voler effettuare delle assunzioni. La difficoltà nel reperire il personale adatto ammonta a circa il 48% delle previste assunzioni. Gli o-stacoli che le imprese regionali dovranno superare sono gli stessi; infatti, con un peso preponderante rispetto alle altre motivazioni, vengono citate la man-canza della qualificazione necessaria e ridotta presenza, forte concorrenza tra le imprese, per specifiche figure professionali. A livello generale la mag-gior difficoltà riscontrata nel reperimento dei dipendenti è da ricondurre alla mancanza di personale sufficientemente qualificato. Questo dato di fatto viene confermato dalla necessità, evidenziata dalle imprese, di dover proce-dere ad un’ulteriore formazione per circa il 50% dei nuovi assunti.

Secondo il sistema Excelsior, al 31 dicembre 2001, i lavoratori dipenden-ti presendipenden-ti in Emilia-Romagna sono oltre 1 milione, poco meno del 10% ri-spetto al totale nazionale (tab.7.1). Un dato in linea riri-spetto alla precedente rilevazione. Il saldo occupazionale atteso alla fine del 2002 è positivo, con una crescita del numero degli occupati di 30.915 unità (+3,1%). Un aumento paragonabile con il dato nazionale ma in calo rispetto al 3,9% evidenziatosi lo scorso anno. Il saldo positivo risulta dalla differenza tra le 69.333 assun-zioni e l’uscita dal mondo del lavoro di 38.418 addetti. La diminuzione del saldo è causata soprattutto dal forte aumento (+18%) delle uscite dal mondo del lavoro. Il numero degli assunti rimane praticamente costante riducendosi di meno dell’1%. Il sistema ha dunque presentato una maggiore mobilità verso la cessione del rapporto di lavoro. Tenuto conto degli andamenti degli scorsi anni, sembrerebbe che sia il numero dei dipendenti che escono dal mondo del lavoro la variabile più importante nel definire il segno del saldo.

Come ulteriore cambiamento, rispetto alla passata analisi, si osserva che il tasso di crescita degli occupati dei servizi è decisamente superiore a quello dell’industria.

Le assunzioni previste a livello nazionale, nel 2002, scendono sotto la soglia delle 700 mila unità, mentre le imprese hanno previsto l’uscita dal

Tab. 7.1 - Dipendenti al 31.12.2001 delle imprese attive con almeno un dipendente e saldo occupazionale al 2002

Italia Emilia-

Romagna PC PR RE MO BO FE RA FO RI

Dipendenti al 31.12.2001

Industria alimentare 325.288 46.651 2.325 11.728 6.247 9.175 5.298 1.929 3.871 4.178 1.900 Industria 5.211.853 533.346 28.089 53.273 80.205 115.333 123.660 34.056 34.964 41.233 22.533 Servizi 5.054.750 467.916 29.155 49.650 41.905 65.629 123.130 29.828 42.033 41.714 44.872 Totale 10.266.603 1.001.262 57.244 102.923 122.110 180.962 246.790 63.884 76.997 82.947 67.405 Saldo occupazionale 2002

Industria alimentare 10.773 1.115 90 118 58 208 156 116 100 197 72

Industria 141.231 13.205 672 1.317 1.958 2.617 2.280 952 823 1.614 972

Servizi 182.474 17.710 1288 1.317 1.841 2.484 4.253 1057 1557 1.944 1969

Totale 323.705 30.915 1.960 2.634 3.799 5.101 6.533 2.009 2.380 3.558 2.941 Fonte: Unioncamere - Ministero del Lavoro, Sistema informativo Excelsior, 2002.

mercato del lavoro di circa 362 mila unità, un dato purtroppo in crescita. Il saldo finale permane tuttavia positivo, indicando complessivamente una cre-scita del 3,2%. L’andamento è simile a quello regionale, e anche l’aumento a livello nazionale vede una prevalenza della crescita nei servizi piuttosto che nell’industria. Il saldo complessivo è per lo più dovuto all’azione delle PMI.

Le imprese con più di 50 dipendenti crescono di meno dell’1%. Le grandi imprese, quelle con almeno 250 dipendenti, registrano un saldo ancora più basso seppur positivo, +0,36%.

Analizzando la distribuzione dei dipendenti emiliano-romagnoli a livello provinciale, emerge il ruolo leader di Bologna, che occupa poco meno di un quarto del totale regionale, seguita da Modena con il 18,1%. Solo a distanza troviamo le altre province ed in ultima posizione risulta essere Ferrara2 con il 6,4% dei dipendenti. A livello di saldo occupazionale la provincia di Bo-logna contribuisce da sola ad oltre il 21% del totale dei nuovi posti di lavoro.

Non si riscontrano particolari differenze provinciali a livello di saldo. Si ri-leva inoltre che, in tutte le province, l’industria manifatturiera realizza cre-scite occupazionali inferiori a quelle dei servizi presentando un andamento analogo a quello nazionale. Molto più eterogenea risulta essere l’evoluzione per l’industria alimentare, sebbene quest’anno con dei saldi sempre positivi.

Il peso dei diversi settori vede a livello regionale una, seppur lieve, minor prevalenza degli occupati nei servizi su quelli nell’industria. Si discostano tangibilmente due province, Reggio Emilia e Modena, per le quali il peso degli occupati dell’industria manifatturiera oltrepassa il 60%, e in senso op-posto Rimini con il 67% dei dipendenti impegnati nei servizi.

Nettamente prevalenti sono a Reggio Emilia le Industrie macchinari in-dustriali ed elettrodomestici, mentre a Modena sono particolarmente impor-tanti, oltre alle Industrie macchinari industriali ed elettrodomestici, le Indu-strie tessili, dell’abbigliamento e delle calzature. Nel caso di Rimini sono, come ci si poteva aspettare, particolarmente rilevanti gli addetti agli Alber-ghi, ristoranti e servizi turistici.

7.3.2. L’occupazione nell’industria alimentare

Con oltre 325 mila addetti l’industria alimentare rappresenta, a livello nazionale, il 6,2 % del totale dei dipendenti dell’industria. I movimenti

pre-2.Va posto l’accento sul fatto che ancora una volta, rispetto alla precedente rilevazione, i dati provinciali evidenziano delle variazioni piuttosto consistenti, non giustificabili con l’andamento dell’occupazione. Per esemplificare il fenomeno, la provincia di Rimini lo scorso anno perdeva circa il 20% degli occupati nei servizi, nell’ultima rilevazione presenta un aumento in questo settore di oltre il 25%.

visti, a tutto il 2002, riportano un saldo positivo del 3,3%, come risultato dell’uscita dal settore di 8.862 dipendenti e dell’entrata di 19.635 addetti. Il saldo è in leggerissima diminuzione rispetto alla precedente rilevazione, 64 assunzioni in meno.

Il contributo della regione Emilia-Romagna al totale degli occupati nel settore dell’industria alimentare nazionale è pari al 14,3%. I 46.651 dipen-denti (tab. 7.2) di questo settore industriale rappresentano l’8,7% del totale regionale degli occupati nell’industria al 31 dicembre 2001. I 2,5 punti per-centuali in più rispetto al dato nazionale, in netto calo, sono un primo indica-tore dell’importanza del setindica-tore a livello regionale. In termini di flussi, le en-trate, 2.576 unità, e le uscite di dipendenti, 1.461 unità, comportano un saldo occupazionale positivo (+2,4%), percentualmente meno importante del dato nazionale, nonostante la riduzione del flusso in uscita.

A livello nazionale, in media le classi dimensionali considerate com-prendono circa un quarto del totale delle aziende, con una leggera

preva-Tab. 7.2 - Distribuzione per classi dei dipendenti al 31.12.2001 delle imprese ali-mentari e del saldo occupazionale al 2002

Italia

Emilia-Romagna PC PR RE MO BO FE RA FO RI Dipendenti al 31.12.2001

Totale

325.288 46.651 2.325 11.728 6.247 9.175 5.298 1.929 3.871 4.178 1.900 1-9

addetti 92.415 9.700 561 1.755 1.091 1.634 1.348 638 844 971 858 10-49

addetti 80.857 12.104 898 2.878 1.917 2.237 1.580 744 604 722 524 50-249

addetti 71.337 9.626 487 1.868 865 1.822 1.301 203 1.727 1.027 326 da 250

addetti 80.679 15.221 379 5.227 2.374 3.482 1.069 344 696 1.458 192 Saldo occupazionale 2002

Totale 10.773 1.115 90 118 58 208 156 116 100 197 72 1-9

addetti 7.941 638 54 93 21 117 84 101 72 43 53 10-49

addetti 1.891 265 38 11 48 34 67 13 12 25 17 50-249

addetti 530 79 6 22 2 5 15 2 15 11 1

da 250

addetti 411 133 -8 -8 -13 52 -10 0 1 118 1

Fonte: Unioncamere - Ministero del Lavoro, Sistema informativo Excelsior, 2002.

lenza degli occupati nelle piccolissime imprese. La sola eccezione è rap-presentata dalla classe da 50 a 249 addetti, che conta soltanto circa il 21%

delle imprese. Ben diverso è invece il contributo che ognuna di queste classi dà alla crescita dell’occupazione. Dall’analisi Excelsior emerge net-tamente la relazione inversa tra l’aumento degli occupati e la classe d’ampiezza. Secondo le previsioni, l’occupazione dovrebbe aumentare del 8,6% nel caso delle imprese della classe da 1 a 9 addetti, nella misura del 2,3% e di meno dell’1% rispettivamente per la classe da 10 a 49 e da 50 a 249 addetti. Infine, nel caso delle imprese di maggiore dimensione, quelle che occupano più di 250 dipendenti, si dovrebbe registrare la crescita del numero di occupati dello 0,5%, una percentuale molto più elevata rispetto alla precedente rilevazione, ma ancora molto ridotta.

Confrontando questi dati con quelli regionali emerge come prima consta-tazione una diversa ripartizione dei dipendenti; infatti, le quattro classi d’ampiezza considerate presentano pesi diversi. In particolare la distribuzio-ne degli occupati evidenzia due distinte categorie: le classi da 1 a 9 addetti e da 50 a 249 addetti inquadrano ognuna circa il 21% degli addetti, mentre le altre due classi considerate, quelle da 10 a 49 addetti ed oltre 250, riuniscono rispettivamente circa il 26 ed il 33% dei dipendenti. In particolare la classe di maggiore ampiezza registra, rispetto al dato nazionale, un valore più rile-vante di oltre 8 punti percentuali. La realtà delle grandi imprese caratterizza dunque fortemente la regione. Un dato accentuato dalla minor presenza nella regione di occupati nelle piccolissime aziende, circa 7 punti percentuali in meno.

Diverso è anche il contributo che ognuna di queste classi dà alla crescita dell’occupazione. In Emilia-Romagna, secondo le previsioni, l’occupazione dovrebbe aumentare del 6,6% nel caso delle imprese della classe da 1 a 9 addetti, nella misura di circa il 2,2% per la classe da 10 a 49 addetti. Le clas-si superiori, da 50 a 249 e più di 250 dipendenti, sarebbero cresciute poco più dello 0,8%. Rispetto alla rilevazione precedente si osserva in particolare che la classe superiore registra sia a livello nazionale che regionale una cre-scita, stabilizzando l’inversione della tendenza negativa registratasi nel bien-nio 1999-2000. E’ soprattutto la crescita inferiore degli occupati nelle picco-le imprese a penalizzare la crescita del settore alimentare regionapicco-le.

Scendendo ulteriormente nel dettaglio provinciale, si impongono alcune specificità. Rispetto alla precedente rilevazione troviamo dei saldi in negati-vo solo nella classe delle imprese più grandi, e solo nelle province di Bolo-gna, Reggio Emilia, Parma e Piacenza. Nel caso di Parma la crescita negati-va per questa classe di ampiezza inverte la forte crescita dello scorso anno;

+106 addetti. La forte presenza di aziende di grandi dimensioni localizzate

in questa provincia, le imprese superiori a 250 addetti occupano circa il 45%

dei dipendenti dell’industria alimentare, rende questo calo particolarmente importante. Le difficoltà di specifiche realtà hanno dunque avuto una mag-giore influenza, questo ancor più se si considera che 16 delle 21 grandi realtà operanti ha dichiarato di voler assumere.

Il saldo occupazionale a livello provinciale delle medie imprese, seppur costantemente positivo, fa notare un ridotto dinamismo, mentre particolar-mente intense sono state le possibilità offerte dalle piccole realtà.

Infine, in termini di importanza dell’occupazione dell’industria alimenta-re sul totale dell’industria, Parma con il 22% evidenzia la sua forte e palimenta-recisa vocazione, tanto più che, considerando la classe delle grandi imprese, questa percentuale supera il 35%. Dal lato opposto, Bologna con il 4,3% e anche Ferrara con il 5,7% evidenziano un ridotto contributo, dell’industria alimen-tare all’occupazione.

7.3.2.1. Le caratteristiche dei futuri assunti

L’insieme dei dati sin qui considerati è l’espressione numerica di diverse componenti qualitative, interne al settore. Componenti che possono essere esplicitate in termini anche strategici, passando ad analizzare le tendenze in atto nella richiesta di specifiche tipologie di dipendenti. La distribuzione del-le assunzioni sulla base deldel-le caratteristiche richieste daldel-le imprese consente, infatti, di avere conoscenze più precise sugli orientamenti e sugli sviluppi fu-turi delle imprese, oltre a fornire indicazioni, alle diverse istituzioni, sui pro-grammi di sviluppo o di coordinamento scuola/lavoro da portare avanti.

Per l’industria alimentare sono previste in Italia, alla fine del 2002, 19.635 assunzioni, di cui 2.576 in Emilia-Romagna. Per queste persone, che entreranno o rientreranno nel mondo del lavoro oppure che cambieranno oc-cupazione, l’industria ha manifestato alcune richieste ben precise in termini di requisiti necessari per arrivare a concludere positivamente l’iter selettivo dei futuri occupati.

Età richiesta agli assunti

Il 66,8% degli assunti nel 2002 a livello nazionale dovrebbe avere una età non superiore ai 35 anni (tab. 7.3). Tuttavia, sulla base delle dichiarazioni delle imprese, per il 30,5% delle future assunzioni l’età risulta essere una ca-ratteristica non rilevante. I dati regionali accentuano la crescita della non im-portanza dell’età dei neo assunti, rispetto allo scorso anno. Infatti in Emilia-Romagna per il 40% di assunzioni l’età non è un fattore rilevante, mentre per i giovani sotto i 35 anni la percentuale si attesta al 56%.

Nel documento Volume Rapporto 2002 (.pdf 2.0mb) (pagine 194-200)