7. L’INDUSTRIA ALIMENTARE
7.1. La congiuntura del 2002
7.1.1. In Italia
L’andamento dell’industria manifatturiera ha manifestato nel corso del 2002 una contrazione del 2,5% è quindi stato un anno decisamente negativo, la produzione media nazionale si è contratta dell’1,1%, mentre il valore complessivo del settore agroindustriale, attestandosi a 92 miliardi di euro, ha realizzato un incremento del 3,3% sull’anno 2001, in questo contesto quattro regioni hanno cumulato oltre tre quinti dell’intero fatturato. Questa differenza di andamento del settore è certamente dovuta anche agli scambi:
Federalimentare suggerisce un valore delle esportazioni superiore ai 14 mi-liardi di euro in crescita del 7,3% e un valore dell’import di 11,5 mimi-liardi di euro in calo dello 0,5%.
Nonostante la maturità il settore alimentare riconferma la sua solidità e la sua anticiclicità.
Il numero delle aziende operanti nel settore alimentare è compreso tra 30.000 e 32.000 le quali danno lavoro ad oltre 350.000 addetti, di queste, sempre secondo dati Federalimentare, quelle che presentano più di 9 dipen-denti sono 6.650 ed il numero di addetti è pari a 268.000 unità.
In base alla distinzione operata nell’indagine si evince che la dimensione media in termini di occupati nella categoria “industriale” è pari a 40 dipen-denti, mentre la restante parte delle attività alimentari è svolta da strutture che mediamente impiegano tra le 3 e le 4 unità lavorative.
Sono 19 le macro categorie in cui si suddivide l’attività industriale degli aderenti a Federalimentare e le prime quattro, ovvero lattiero-caseario, dol-ciario, carni e vino, rappresentano il 40% dell’intero fatturato, oltre 37
mi-liardi di euro.
Gli aumenti dei consumi, nel 2002, sono stati dell’ordine del 2,5% e il valore della spesa alimentare degli italiani è stato pari a 164 miliardi di euro, e 52 di questi rappresentano il valore della spesa compiuta fuori casa.
Secondo Unioncamere il 2002 viene archiviato con un valore di inflazio-ne geinflazio-nerale del 3%, anche se inflazio-nel corso dell’anno si sono manifestate fiam-mate di maggiore intensità, comunque compensate: uno degli elementi che maggiormente avrebbe concorso a questi fenomeni è rappresentato dall’andamento delle quotazioni dei prodotti ortofrutticoli
Le esportazioni agro-alimentari verso gli USA, nel 2002, hanno confer-mato le posizioni dell’anno precedente, ma sono state frenate dalla situazio-ne di cambio tra dollaro ed euro; i primi dieci mesi hanno realizzato, su quel mercato, 1,4 miliardi di dollari di fatturato per alimentari e bevande realiz-zando un incremento del 10% rispetto allo stesso periodo del 2001. Il vino da solo ha rappresentato 616 milioni con una crescita complessiva del 23%.
Certamente non concorre positivamente il rallentamento dell’economia tedesca in quanto paese leader per l’attività di esportazione del nostro siste-ma agro-alimentare, in particolare per le produzioni ortofrutticole e per i vi-ni.
Poiché il mercato interno è da ritenersi fondamentalmente stagnante, grande rilevanza assumono le attività di esportazione: i settori che segnano una dinamica positiva sono spesso anche quelli che raggiungono sistemati-camente altri mercati.
Il commercio estero complessivo nazionale ha assistito ad una riduzione pari al 2,8% e il valore delle esportazioni è sceso a 265,3 miliardi di euro, mentre l’attività commerciale relativa al settore alimentare verso i mercati esteri ha visto, nel 2002, mutare la situazione negativa (-3,2% del 2001) del comparto delle lavorazioni della carne in un +6% circa e il comparto della lavorazione del pesce restituisce risultati analoghi. Il comparto degli oli e grassi da un -5% del 2001 si trasforma, nel corso del 2002, in un + 4% e, an-cora, il riso recupera parte di quel -7,7% realizzato nel 2001 con un discreto +3,6%, continua a manifestare dinamiche molto positive il comparto degli alimenti zootecnici che, dopo un +7,6% del 2001, ripropone un +8,3%. Il settore dolciario manifesta un modesto sviluppo, +1%, mentre una contra-zione significativa, circa 3%, colpisce, per il secondo anno consecutivo, il settore di maggiore peso economico nel panorama degli scambi, quello lat-tiero-caseario. I segmenti molitorio e pastaio continuano nella stagnazione e perdono, nel complesso, ancora un punto percentuale nel corso del 2002.
Una voce preoccupante nell’attuale panorama economico nazionale è rappresentata dall’andamento degli investimenti fissi, che nel 2002 non
sa-rebbero andati oltre lo 0,8% di incremento, e che per l’inizio del 2003 si pre-annuncia all’insegna della prudenza.
Infine l’annata agraria 2002 lascia letteralmente sul campo, per situazioni di avversità atmosferica, circa 4 miliardi di euro. Il maltempo, gelo e siccità all’inizio dell’anno, alluvioni, smottamenti e grandine durante la stagione e-stiva hanno creato danni materiali e mancati raccolti.
7.1.2. In Emilia-Romagna
I consumi nella regione, nel corso del 2002, sono cresciuti di uno 0,3%, certamente una situazione più che dignitosa se confrontata con il -1,1% na-zionale e del nord ovest e la stagnazione del nord est, il PIL è cresciuto dello 0,5% .
L’annata agraria 2002 non è certamente da annoverare tra le migliori che la Regione abbia vissuto, la PLV avrebbe perso oltre il 12%: dai 3,99 mi-liardi di euro del 2001 ai 3,5 del 2002. I comparti maggiormente sofferenti sono stati quello ortofrutticolo e quello delle culture industriali.
Il settore vitivinicolo vede contratte le produzioni del 12,5%, ma con ri-sultati qualitativi di buon livello. Il settore zootecnico, che rappresenta il 50% della PLV regionale, in seguito al relativo rientro dell’allarme BSE e alla ripresa dei consumi, ha registrato dinamiche mediamente positive, e tutti i sotto segmenti hanno almeno mantenuto le loro posizioni.
L’Emilia-Romagna vanta, dopo la regione Trentino A.A. (2,6%), il mi-nore tasso di disoccupazione nazionale: secondo Istat solamente il 3,3% dei potenziali lavoratori sarebbe senza occupazione ed in particolare, per la po-polazione maschile il 2,3% e per quella femminile 4,6%. La Provincia che in assoluto presenta il minore tasso di disoccupazione è Reggio Emilia con il 2,2%.
Le imprese della Regione stanno creando rapporti commerciali solidi, ol-tre naturalmente che con altri paesi, con la Cina: dal confronto relativo ai primi semestri del 2002 e del 2001 le esportazioni verso quel paese sono aumentate del 13,6% superando i 210 milioni di euro, le importazioni al con-trario si sono contratte di oltre il 4%. Proprio per questa situazione è nato un progetto, che vede coinvolte Confindustria e Regione, di cooperazione indu-striale e commerciale che ha per obiettivo quello di fornire consulenza e so-stegno: lo spirito è quello di fornire le informazioni e la formazione necessa-rie agli operatori per concretizzare al meglio la propria attività di esportazio-ne o di insediamento in Cina; sono molte le imprese che stanno aderendo a tale iniziativa e tra queste ne troviamo diverse del settore alimentare.
Nel 2002 la Regione, che rappresenta circa il 12% dell’attività
commer-ciale estera nazionale, ha realizzato un incremento nelle proprie esportazioni pari allo 0,3% attestandosi a 31,5 miliardi di euro.
La Regione co-finanzia, assieme al Ministero delle Attività produttive e all’ICE, 38 progetti preventivamente approvati, sull’attività di internaziona-lizzazione che associazioni, Camere di commercio, Fiere e consorzi di e-sportazione intendono realizzare: la Regione ha stanziato 4,9 milioni di euro, ma l’intero progetto prevede apporti finanziari dalle diverse parti che lo proiettano ben oltre gli 8 milioni di euro.
La Bnl investe, in particolare in Emilia ed in Puglia, con ingenti finan-ziamenti nella creazione di un fondo specializzato in uno specifico settore: la Grande Distribuzione. Un finanziamento iniziale di 250 milioni di euro ha come partner Coop Estense e l’iniziativa prometterebbe rendimenti interes-santi, dunque nuova forza e risorse finanziarie per affrontare un futuro di ri-strutturazioni e di crescita in un settore dinamico che ha ancora un buon margine di sviluppo, ma che a medio termine dovrà affrontare situazioni competitive che potrebbero presentarsi dirompenti.
Il Consorzio Agrario di Piacenza apre un punto vendita, affiancato da ri-storante, di prodotti tipici a Berlino, il primo di una serie che vuole offrire ai produttori locali la possibilità di trovare mercati disposti a pagare il maggior costo che il prodotto di qualità, per essere tale, deve sostenere: certificazione e tracciabilità vedono il CAP impegnato in prima persona.
Un’attività in forte sviluppo è rappresentata dalle manifestazioni fieristi-che specializzate, la Fiera di Rimini ne è una dimostrazione, nel 2002 ha rea-lizzato un fatturato di oltre 46 milioni di euro, contro quello del 2001 che non raggiungeva i 30. La Fiera di Bologna, privatizzata e guidata da Luca di Montezemolo, ha avviato un progetto di espansione che porterebbe l’attuale superficie coperta da 150.000 metri quadrati a 200.000, l’investimento do-vrebbe richiedere circa 50 milioni di euro. Questa azienda chiude il bilancio 2002 con 56,3 milioni di fatturato e prevede di raggiungere i 60 nel corso del 2003.
Nell’anno appena trascorso si è assistito, e ancora si sta assistendo, alle trattative e alle questioni relative alla definizione della sede dell’Autority a-limentare: la situazione ipotizzata, Parma per la qualità e Helsinki per la si-curezza, ha naturalmente dato adito a moltissime prese di posizione e pole-miche. Parma, richiede la sede e espone i numeri che la caratterizzano: 5,5 miliardi di euro di fatturato specifico, 8.000 imprese agricole il tutto in un contesto di settore nazionale che rappresenta un settimo del totale europeo.