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La dinamica dei comparti

Nel documento Volume Rapporto 2002 (.pdf 2.0mb) (pagine 179-194)

7. L’INDUSTRIA ALIMENTARE

7.2. La dinamica dei comparti

7.2.1. Il comparto ortofrutticolo, delle conserve vegetali e dei succhi di frutta

Conserve Italia si conferma, con i risultati del 2000-2001 il primo con-sorzio cooperativo europeo nel settore della trasformazione dei prodotti orto-frutticoli. Una crescita del 5,8% consente di realizzare un fatturato comples-sivo di 756,61 milioni di euro. Quindici gli stabilimenti distribuiti in Europa:

undici in Italia, tre in Francia controllati mediante la società Conserves France, uno in Polonia attraverso Konserwa Polska.

Sull’inizio dell’estate è stato raggiunto l’accordo per dare il via alla ri-strutturazione del gruppo, l’investimento che oscilla tra i 100 e i 130 milioni di euro ne vede 80 destinati alla realizzazione del nuovo polo conserviero di Codigoro, mentre il resto alla ristrutturazione degli impianti che il Gruppo ha disseminati sul territorio oltre che al mantenimento di una struttura per lo studio e la realizzazione dei nuovi prodotti nell’area modenese. Il nuovo as-setto e il nuovo impianto dovrebbe aumentare le potenzialità produttive di oltre il 10% e occupare 900 addetti fissi.

Una Fusione di importanti dimensioni vede capofila Apofruit e coinvolte la cooperativa di Cesena e Terre Bolognesi di Altedo, e Vael di Aprilia. A-pofruit con 700 associati che conferiscono patate, cipolle, asparagi, mele e pere, Vael apporta alla fusione 420 soci produttori di kiwi e susine; nelle at-tività del Gruppo lo sviluppo di novità vegetali esempi ne siano Pink Lady, una varietà di mela rosa e Zespri Gold, una varietà di kiwi giallo. La nuova azienda commercializza 160.000 tonnellate di ortofrutta per un giro d’affari complessivo di 135 milioni di euro. Il 50% e oltre delle produzioni di Apo-fruit è già destinato ai mercati esteri, ma i progetti dell’azienda prevedono un forte potenziamento del commerciale estero.

Orogel, società di Cesena, parte del gruppo Fruttadoro e leader nazionale per le verdure surgelate con una quota di mercato pari al 14,2%, ha fatturato nell’anno appena trascorso 125 milioni di euro. Orogel come produttore di surgelati è alle spalle solamente di Unilever e di Nestlè. Anche incoraggiata dalle attività promozionali che la Regione ha operato all’estero, questa a-zienda ha iniziato a rivolgere la sua attenzione ai mercati esteri. Attualmente solamente il 3,5% del fatturato aziendale è dovuto a vendite in altri paesi, tra questi troviamo Stati Uniti, Francia, Inghilterra e soprattutto Giappone. I target a cui si rivolge Orogel in quest’ultimo paese sono la ristorazione, il re-tail, ma anche la Grande Distribuzione assecondando, con i piatti pronti,

l’esplosivo interesse che questo popolo ha manifestato nei confronti della cucina italiana.

Pizzoli, azienda bolognese specializzata nella lavorazione delle patate, ha raggiunto i 28 milioni di euro di fatturato nel 2002 e conta di raggiungere i 35 nell’annata in corso. L’azienda impiega 120 dipendenti e esporta, per ora, solamente il 10% del suo fatturato. L’innovazione di prodotto caratterizza l’attività di questa impresa con particolare attenzione alle tendenze salutiste del consumatore.

Mustiola, cooperativa agroalimentare di Cesena, acquista un nuovo stabi-limento che consente la realizzazione di un doppio turno di lavoro che ga-rantirà il confezionamento di 32 referenze medie al giorno per tutto l’anno.

Sono circa 400 le referenze ortofrutticole da agricoltura biologica che questa cooperativa lavora e confeziona.

7.2.2. Il comparto della macellazione e della lavorazione delle carni Gli effetti del fenomeno BSE si vanno riducendo e per quanto riguarda il gruppo Cremonini, il cui giro d’affari sfiora gli 1,6 milioni di euro, nel corso del 2002 vede crescere i suoi ricavi, complessivamente, del 16,4%, ma nello specifico delle carni del 26,8%. In un’area di mercato come quella in cui si muove il Gruppo – dove anche se certamente possiede posizioni di leader o di competitor molto forte gli indici di redditività sono contenuti e dove la concorrenza è molto spinta – le incertezze e le difficoltà sono notevoli. Con il 20% del suo business nella produzione di carne bovina è leader di merca-to, con l’ingresso di Ibis si divide il mercato dei salumi con pochi altri: Fio-rucci, Veronesi, Ferrarini-Vismara, Unibon e Galbani. Nella carne in scatola, con il marchio Montana, è la terza impresa del settore, dove leader storico è Simmenthal con il 60%, nel food service con Marr è assolutamente leader;

con “Quinta Stagione”, dopo Bo Frost (40%) e Eismann (25%), è la terza impresa del segmento con il 10% di quota di mercato.

Chef Express, ristorazione sui trasporti, è il leader nazionale con il 40%

di quota, e la seconda impresa europea. Altri marchi nella ristorazione com-pletano le attività, anche con situazioni innovative come la nascente Roa-dhouse Grill.

Le condizioni del contratto, assicuratosi da Cremonini attraverso la con-trollata Railrest, per ristorare le linee belghe che partono da Bruxelles preve-dono il servizio su 75 convogli ad alta velocità per 44 mesi.

Il gruppo, avendo la necessità di realizzare la riduzione dell’esposizione finanziaria anche in relazione alle conseguenze dello scandalo BSE, ha deci-so di cedere una quota di Marr: un terzo esatto del pacchetto azionario è

sta-to acquistasta-to, per 100 milioni di euro, da Arca Impresa e Barclays. Una parte della disponibilità così realizzata, dovrebbe sostenere anche altre operazioni di acquisizione che il Gruppo intende effettuare in Italia.

Italia Salumi, joint-venture paritetica costituita nel 2001 tra Unibon e Senfter ha chiuso il 2002 con un fatturato pari a 360 milioni di euro e ed è leader nel segmento del prosciutto di Parma, in quello dello speck, del cotto affumicato, delle coppe e dei precotti. La stessa Italia Salumi è presente sul territorio cinese con 4 impianti per la lavorazione delle carni suine e, con l’impiego di 1.250 dipendenti, crea prodotti per un valore stimato, nel 2002, di 75 milioni di dollari. Gli investimenti iniziati da Senfter già dal ’95 trova-no una nuova forza nel coinvolgimento della Cooperativa emiliana, si parla di 30 milioni di dollari in 5 anni. L’obiettivo è quello di realizzare numerose altre joint-venture con aziende locali sparse sul territorio allo scopo di costi-tuire una rete di centri di allevamento, macellazione e produzione capaci di gestire una filiera produttiva integrata: alimenti zootecnici, allevamento, ma-cellazione e lavorazione di salumi e miglioramento genetico. Infatti occorre-rà lavorare nella direzione di migliorare le razze suine cinesi poco adatte per le lavorazioni di tipo italiano. Un obiettivo, forse non ancora primario, è quello di potere relativamente presto produrre in quel paese per poi esportare nel resto del mondo, anche in Europa.

Il salumificio F.lli Veroni, che possiede cinque stabilimenti ubicati a Correggio, Noceto, Gazzata di S. Martino in Rio, Langhirano e Sala Bagan-za, fattura oltre 73 milioni di euro, il 45% dei quali sono ottenuti dalla vendi-ta di prodotti Dop e Igp.

Le Dop e Igp della salumeria nazionale sono 23 e si dividono le circa 160.000 tonnellate di prodotti realizzati che valgono alla vendita all’incirca 2,82 miliardi di euro rappresentando il 25% del valore dell’intero comparto salumi italiano. Nel segmento dei salumi si è assistito, nel 2001, alla nascita del Consorzio della mortadella Bologna e dello zampone e cotechino di Mo-dena: il Consorzio della mortadella associa 28 aziende tra produttori e con-fezionatori. L’attività di questa organizzazione ha realizzato da subito dei ri-sultati sorprendenti: la crescita delle produzioni ha manifestato nel giro di un solo anno (2002 su 2001) un incremento di poco inferiore al 30%, le vendite invece realizzano un incremento che sfiora il 40%. Il prodotto a marchio Igp sulla produzione complessiva di mortadella rappresenta il 15%, per un valo-re al consumo pari a 350 milioni di euro.

Il Consorzio delle specialità modenesi presenta un incremento nelle ven-dite delle proprie associate dell’ordine del 5%: nel 2001 le aziende associate hanno prodotto 3,7 milioni di chili di zamponi e cotechini Igp, pari al 95%

del prodotto certificato totale e ad oltre il 60% della produzione nazionale. In

questa tipologia di prodotto, considerata a libero servizio, l’importanza del contrassegno Igp ha dimostrato tutta la sua importanza. L’obiettivo fonda-mentale di questo Consorzio è quello di promuovere i consumi dei prodotti rappresentati anche al di fuori del periodo delle festività natalizie, attualmen-te il 90% dei consumi resta concentrato in un mese.

7.2.3. Il comparto lattiero-caseario

Il 2002, ma gli strascichi ancora ci sono, è stato caratterizzato anche dalla questione dell’ultrafiltrazione del latte che ha visto coinvolti i due soggetti industriali, ma anche istituzioni di varia natura e grado.

Il 97% delle famiglie nazionali consuma latte: 2,4 milioni di tonnellate, di questo il 60% sarebbe UHT e il 40% fresco, e il valore complessivo del segmento pari a 2,36 miliardi di euro. Secondo Nielsen, Parmalat è leader nel fresco con il 31,1% di quota di mercato e nel Uht con il 28,9%.

Il Gruppo ha chiuso il 2002 con un fatturato consolidato pari a 7.590 mi-lioni di euro, manifestando una contrazione rispetto all’anno precedente pari al 2,7%, ma con un utile netto consolidato in crescita del 15%. Hermes, in-vestitore istituzionale britannico controllato dal fondo pensione Bt Group, ha acquisito il 2,2% del pacchetto azionario del Gruppo di Collecchio.

Parmalat si inserisce nella riorganizzazione del settore lattiero-caseario siciliano investendo in “Latte Sole” per 6,5 milioni di euro. Latte Sole lavora circa 70.000 tonnellate di latte all’anno, impiega 167 dipendenti e ha fattura-to, nel 2002, 72 milioni di euro. Parmalat si è accordato con l’austriaca Raif-feisen Holding che a sua volta è azionista di maggioranza del principale gruppo lattiero-caseario del paese Nom-Ag. Parmalat diviene titolare del 25% più un’azione di quest’ultimo che fattura 235 milioni di euro ed è quo-tato alla borsa di Vienna.

Il Consorzio Granlatte ottiene il primo certificato di filiera, nell’ambito del lattiero-caseario, dell’Unione europea, il che significa: circa 297 aziende zootecniche distribuite in 11 regioni italiane, 298 fornitori di alimenti zoo-tecnici, 14 cooperative, 56 operatori della raccolta, 8 stabilimenti produttivi e 28 aziende di autotrasporto e una la conseguente immissione sul mercato di 200.000 tonnellate di latte fresco; il marchio di vendita sarà naturalmente Granarolo.

7.2.4. Il comparto della pasta e dei prodotti da forno

Da indagini recenti sembra che il pane sia un prodotto destinato a soffrire

moltissimo in seguito ai cambiamenti nei gusti e nelle abitudini del consu-matore; secondo Nielsen, tra il ’98 e il ’02 oltre il 6% delle famiglie avrebbe abbandonato il consumo di pane e nello stesso periodo il consumo medio annuo pro-capite sarebbe passato da 82,1 a 63,4 kg. Al contrario si diffonde nella ristorazione la tendenza a produrre pane in proprio e a differenziarne l’offerta; forse che il fenomeno che si affaccia sia simile a quello che in ge-nerale sta coinvolgendo i prodotti da circostanza come panettoni e colombe, che il consumatore ricerca, assieme ad un più elevato livello qualitativo, in altre tipologie di punto vendita. Il mercato del pane resta comunque uno dei più caratteristici del panorama agroalimentare: nel nostro paese si identifica-no circa 250 tipi di pagidentifica-notte che prendoidentifica-no oltre 1.500 identifica-nomi diversi e soidentifica-no vendute attraverso una rete di 28.000 panetterie artigianali. Il mondo indu-striale della produzione del pane vede 150 aziende coprire l’8% della produ-zione complessiva. Il confronto può essere fatto sulla produprodu-zione media giornaliera: 300 kg possono rappresentare la media artigianale, mentre poco meno di 5 tonnellate la media dell’industria. Il consumo medio pro capite, superiore ai 60 kg, richiede una spesa media di circa 210 euro. Anche il pane è un prodotto certamente caratteristico delle zone e legato alle modalità di produzione, infatti si inizia a parlare di denominazione anche per questo tipo di prodotto.

Il Gruppo Barilla chiude il bilancio 2002 con un incremento nelle vendite del 12%: 2,47 miliardi di euro ai quali è necessario aggiungere, oltre a quello di Gran Milano, il fatturato realizzato dalla neo acquisita Kamps pari a 1,73 miliardi di euro. La dimensione che scaturisce, 4,4 miliardi di euro, consente a Barilla di posizionarsi quale leader non solo nel suo storico settore, quello della pasta, ma anche in quelli del pane fresco e dei cracker.

L’evidente obiettivo del Gruppo è quello di attrezzarsi per potere compe-tere sul mercato globale: condizione indispensabile è quella di raggiungere con celerità, e gioco forza differenziando, la dimensione necessaria; va evi-denziato che questo obiettivo sembra essere perseguito dal Gruppo senza ce-dere alla pericolosa tentazione di recuperare capitali freschi rivolgendosi alla Borsa. Per ora le è sufficiente ricorrere all’emissione di titoli di debito per procurarsi capitali necessari a rifinanziare il prestito relativo all’acquisto di Kamps. L’operazione vale attorno a 300 milioni di euro, avrà durata quin-quennale e verrà emesso tramite Barilla Finance S.A. (Lussemburgo).

Gran Milano, società della famiglia Barilla, con l’introduzione sul merca-to di un gelamerca-to Sanson che prende il nome dal nomerca-to biscotmerca-to Ringo (Ringo gelato snack) rilancia il segmento dei gelati sandwich. La stessa Gran Mila-no acquisisce da Galbusera il controllo di Mongelo consolidando ulterior-mente la produzione e la commercializzazione di prodotti dolciari e salatini

surgelati raggiungendo il 20% di quota di mercato.

L’attività di Barilla Professional, presto “Academia Barilla” si sviluppa attorno al mondo degli chef proponendo loro un primo assortimento di oli d’oliva, formaggi, salumi e condimenti di livello elevato. Ha inoltre costitui-to una joint-venture per la produzione e distribuzione in Europa di alimenti naturali a marchio “Terre di hain Celestial”.

Gelit, dopo il benestare dell’Antitrust, entra in maniera definitiva sotto il controllo del gruppo Barilla, il giro d’affari di 21 milioni di euro nel seg-mento surgelati e gastronomia di qualità: crêpe ripiene, snack tipici e piatti pronti.

Altra operazione che Barilla realizza sui mercati esteri: firma un accordo con Tank & Rast – la più importante catena di ristorazione tedesca, nonché la terza europea nel food service autostradale – secondo il quale si prevede, nell’anno, la creazione, all’interno dei 110 punti vendita autostradali di que-sta azienda, un “corner Barilla” dove potranno naturalmente essere acquique-stati piatti di pasta variamente condita. Anche in Turchia cresce la presenza del Gruppo di Parma, viene completata l’acquisizione di Filiz Gida, il mancante 45% è stato rilevato dalla Holding Dogus: 200 dipendenti per un fatturato di 32 milioni di euro. Ancora sigla un accordo con la casa di produzione pub-blicitaria Brw&Partners della durata di tre anni per la produzione di almeno il 50% dei propri spot pubblicitari in tutto il mondo.

7.2.5. Il comparto del vino

Secondo Federvini, il comparto vale 50 miliardi di euro: vini e spumanti soprattutto, ma anche distillati, grappe e aceti, coprono il 25% delle esporta-zioni agroalimentari italiane, per un valore di circa 2,5 miliardi di euro.

Circa la metà del valore è attribuibile ai 568.000 ettari di vigneti produt-tivi, a cui si aggiungono i 47.000 relativi ad impianti che hanno meno di tre anni. L’altra metà del valore è ripartito tra le 45.000 cantine e le 915 struttu-re di trasformazione: stabilimenti enologici, distillerie, liquorifici e (76) ace-tifici. Una filiera che impiega circa 1,2 milioni di addetti.

Un annata il 2002 che si è caratterizzata per una contrazione delle produ-zioni nazionali del 14,8%, attestatasi sui 42,4 milioni di ettolitri - le riduprodu-zioni peraltro sono distribuite non uniformemente sul territorio con punte del 25%

ad esempio in Veneto -. Si assiste però alla forte crescita nella richiesta di di-ritti di coltivazione e in questa direzione potrebbe risolvere un problema di aumento di disponibilità anche la presunta e contrastata sanatoria che do-vrebbe valere qualche cosa come 100.000 ettari di vigneti.

Il fatturato del settore, cresciuto dell’8,2%, è salito a 8,5 miliardi di euro,

di questi, 2,7 miliardi di euro si sarebbero realizzati, secondo ICE, sui mer-cati esteri: 16,5 milioni di ettolitri, quantità sostanzialmente analoga a quella dell’anno precedente, con una progressione del valore del 5,4%.

Il Consiglio dei ministri ha consentito, anche se in via provvisoria, l’importazione, dall’Argentina, di prodotti vinicoli ottenuti con metodi di-versi da quelli previsti dalle discipline dell’Unione Europea: facciamo rife-rimento all’operazione di una nota casa nazionale che, avendo investito in quel paese, sta gestendo la sua tradizione produttiva commercializzandola in Europa e anche in Italia. Naturalmente questi prodotti di matrice nazionale, ma di produzione sud americana non potranno avere i medesimi nomi che qui sono protetti da denominazione.

Un comparto in intensissima ristrutturazione, molte aziende del nord stanno lavorando in due direzioni in buona misura sovrapposte: accorpati e fusioni al fine di superare soglie dimensionali strategiche, la prima, men-tre il secondo obiettivo è quello della differenziazione, del “completamento della gamma”, che si concretizza nell’acquisto di vigneti e aziende vitivini-cole in aree molto diverse tra loro. Queste sono operazioni che non coinvol-gono in particolare le imprese dell’Emilia-Romagna, ma che vedono dise-gnarsi uno scenario competitivo molto diverso improntato alle produzioni di pregio, dove comunque le nicchie vengono sostenute da produzioni molto significative. Sono operazioni che richiedono notevoli ma necessari investi-menti. Non dobbiamo perdere di vista la crescita vorticosa che caratterizza aree a “emergente” vocazione vitivinicola nel mondo e la forza con la quale la loro diffusione e presenza sui mercati si manifesta.

Le Cantine Riunite, cooperativa di Reggio Emilia, si assicurano il con-trollo dell’azienda vitivinicola Maschio, acquisendola da Seagram con un investimento che si colloca tra i 32 e i 35 milioni di euro. Questa azienda, che nel 2001 ha prodotto oltre 50 milioni di bottiglie di vino, si colloca al terzo posto a livello nazionale per quantità prodotta dopo Caviro e Gruppo italiano vini, e consolida la sua posizione di leader nel canale dei vini friz-zanti.

Le Riunite, che fatturano oltre 60 milioni di euro e per il 90% con vini frizzanti, rappresenta 1.400 soci, 11 stabilimenti e oltre 550.000 ettolitri di produzione.

Coltiva, il Consorzio che riunisce produttori come Civ, Cevico Roman-diola, Terre Cortesi Moncaro e Dister, realizza nell’annata un aumento del 3% del proprio fatturato; 11.000 ettari di vigneti, 10.000 associati e un giro d’affari superiore a 72 milioni di euro. La quota di mercato del vino in botti-glia di questa azienda è pari al 5% e presenta ottime prospettive di sviluppo nel settore della ristorazione dove, nel 2002, ha realizzato un aumento della

penetrazione pari al 13%; anche nella Grande Distribuzione le situazioni di collaborazione sono sempre maggiori. Sul fronte delle esportazioni i mercati dove è sempre più importante la presenza di Coltiva sono: Stati Uniti, Cen-tro e Sud America, Paesi dell’Est europeo e Sud-Est asiatico.

Sul fronte delle esportazioni, il mercato di sbocco quantitativamente più importante delle nostre produzioni enologiche resta la Germania, ma gli Usa, con una crescita realizzatasi nel 2002 maggiore al 20%, acquisiscono il pri-mato in termini di valore. Significativo è anche il fatto che, sempre sul mer-cato statunitense, si sia realizzato il sorpasso sui Francesi, sorpasso non di stretta misura, ma bensì di notevole entità.

7.2.6. Altri comparti Acque per il consumo umano

In Emilia-Romagna sono presenti 14 stabilimenti che commercializzano 24 etichette. Tre sono i marchi di Spumador (Como) imbottigliati nella sede di San Andrea: acqua Sant’Andrea, Lilia e Fontechiara. Nello stesso stabi-limento nasce “aqua da bere” Parmalat. Norda possiede le due etichette Du-cale e Links, acque imbottigliate in vetro. Cremonini possiede il marchio Montecimone di Modena che è commercializzato da Coop ed è molto pre-sente nei distributori automatici e il cui fatturato si aggira sui 15 milioni di euro.

Cerelia, azienda di proprietà di una famiglia bolognese, di dimensioni contenute se raffrontata alle multinazionali che operano nel settore, ha con-cluso un accordo con il parco divertimenti ravennate di Mirabilandia: il pro-getto di co-marketing prevede la distribuzione di 10 milioni di confezioni che contengono un buono sconto di 2,5 euro utilizzabili per l’ingresso nel parco. L’iniziativa apre la prospettiva di entrare nel circuito dei parchi gio-chi, nicchia valutabile nel medio termine svariati miliardi di euro. Nello stes-so periodo l’azienda sigla un contratto di fornitura per la business class di Lufthansa. Il fatturato complessivo di Cerelia Spa arriva a sfiorare i 30 mi-lioni di euro, anche in relazione agli accordi commerciali siglati con Esse-lunga, FinIper e Sigma-Sidis, accordi che consentono al gruppo di

Cerelia, azienda di proprietà di una famiglia bolognese, di dimensioni contenute se raffrontata alle multinazionali che operano nel settore, ha con-cluso un accordo con il parco divertimenti ravennate di Mirabilandia: il pro-getto di co-marketing prevede la distribuzione di 10 milioni di confezioni che contengono un buono sconto di 2,5 euro utilizzabili per l’ingresso nel parco. L’iniziativa apre la prospettiva di entrare nel circuito dei parchi gio-chi, nicchia valutabile nel medio termine svariati miliardi di euro. Nello stes-so periodo l’azienda sigla un contratto di fornitura per la business class di Lufthansa. Il fatturato complessivo di Cerelia Spa arriva a sfiorare i 30 mi-lioni di euro, anche in relazione agli accordi commerciali siglati con Esse-lunga, FinIper e Sigma-Sidis, accordi che consentono al gruppo di

Nel documento Volume Rapporto 2002 (.pdf 2.0mb) (pagine 179-194)