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I partners commerciali

Nel documento Volume Rapporto 2002 (.pdf 2.0mb) (pagine 135-141)

5. GLI SCAMBI CON L’ESTERO

5.3. I partners commerciali

L’analisi comparata degli scambi commerciali distinti per paese partner dell’Emilia-Romagna e dell’Italia, permette di evidenziare alcune peculiarità degli scambi regionali rispetto al dato nazionale. L’analisi è svolta, come sempre, per gli ultimi due anni, il 2001 e il 2002.

Con riferimento ai paesi fornitori di prodotti agricoli (settore primario nella tab. 5.3), nel 2002 la Francia ha mantenuto il ruolo di primo paese

for-fornitore della regione Emilia-Romagna, con una quota ancora elevata e pari al 15,8%, ma in forte diminuzione rispetto all’anno precedente (19,3%). A livello nazionale, tuttavia, per questi prodotti la Francia ha mantenuto e anzi incrementato leggermente la sua quota passando dal 19,1% al 19,9%. Se-guono, in ordine di quote decrescenti dei flussi di importazione regionali, gli USA e i Paesi Bassi, rispettivamente con quote pari al 15,5% e 9,2% nel 2002, rispetto all’8,3% a al 12,4% rispettivamente dell’anno precedente;

Tab. 5.3 - Importazioni di prodotti agro-alimentari: quote percentuali dei primi paesi di provenienza nel 2001 e 2002

2001 2002 Fonte: Nostre elaborazioni su dati Istat.

mentre è aumentato in misura sensibile, quindi, il flusso di prodotti prove-nienti dagli USA, è diminuita la quota dei prodotti primari proveprove-nienti dai Paesi Bassi con conseguente scambio di posizioni nella graduatoria dei for-nitori di prodotti agricoli del sistema agroalimentare regionale.

Il quarto ed il quinto paese fornitore a livello regionale, rispettivamente Brasile e Spagna, hanno invece mantenuto la stessa posizione dell’anno pre-cedente, anche se il Brasile ha aumentato la sua quota dal 6,6% al 7,6% nel corso dell’ultimo anno, mentre la Spagna l’ha leggermente diminuita (dal 5,8% al 5,3%). Con riferimento ai dati nazionali, tuttavia, la Spagna risulta il paese fornitore più importante dopo la Francia, con una quota del 7,7%, pe-raltro in leggero aumento rispetto al 7,5% del 2001. Seguono, in questo caso, Paesi Bassi e USA, con quote pari rispettivamente a 7,6% e 6,2%, in dimi-nuzione la prima rispetto all’anno precedente quando era del 7,9%, e in si-gnificativo aumento la seconda che invece si fermava al 5,4%. Sembra, e-mergere, quindi, soprattutto a livello regionale ma anche a livello nazionale, un rafforzamento delle importazioni di prodotti del settore primario prove-nienti dagli USA, a discapito soprattutto delle produzioni di origine comuni-taria. Questa relativa specializzazione delle importazioni regionali rispetto agli USA per i prodotti agricoli è probabilmente da ricollegare soprattutto al-le forti importazioni regionali di oal-leoproteaginose e di cereali.

Nel 2002 la Russia acquista un’importanza veramente rilevante come fornitore di prodotti del settore primario sia per la regione che, anche se in misura minore, per l’intero Paese: in ambito regionale la Russia, che nel 2001 non rientrava nemmeno tra i primi 10 fornitori, nel 2002 ha fornito più del 5% delle importazioni complessive, mentre a livello nazionale la sua quota ha raggiunto il 2,9%.

Anche per l’Argentina valgono considerazioni analoghe, sia pure con va-lori numerici meno rilevanti: il paese sudamericano è passato dalla nona po-sizione alla settima tra i fornitori della regione e la sua quota sul totale re-gionale è passata dal 2,6% al 4,9%; con riferimento ai flussi nazionali, la sua quota è pure aumentata, anche se in misura minore, passando dall’1,6%

all’1,8%. Perdono due posizioni, inoltre, sia Germania che Belgio, pur man-tenendo quote sulle importazioni regionali e nazionali non trascurabili e so-stanzialmente in linea con quelle dell’anno precedente.

Resta poi confermata, sia a livello regionale che nazionale, l’importanza relativamente modesta ed in flessione dei fornitori UE: a livello regionale passano da una quota complessiva del 54,5% nel 2001 al 44,0% dell’anno successivo, perdendo quasi 10 punti percentuali; a livello nazionale, invece, la diminuzione risulta marginale: si passa dal 49,8% al 49,7%. Nell’insieme, quindi, si evidenzia un forte ridimensionamento del ruolo di questi paesi

come fornitori in ambito regionale, rispetto ad una sostanziale stabilità del dato nazionale; il dato regionale, inoltre, passa da un valore superiore a quel-lo nazionale ad uno inferiore. Al decimo posto, infine, tra i fornitori di pro-dotti agricoli della regione figura, con una quota del 2,1%, l’Ungheria, uno dei 10 Paesi dell’Europa Centro-Orientale (PECO) che entreranno a far parte dell’UE il 1 maggio 2004.

Le importazioni di prodotti dell’industria alimentare, invece, anche nel corso del 2002 risultano più concentrate di quelle dell’agricoltura: la Ger-mania si conferma di gran lunga primo paese fornitore sia a livello regionale che nazionale: la quota sulle importazioni totali di prodotti dell’industria a-limentare è pari al 17,6% a livello regionale e al 19,0% in ambito nazionale, valori in leggera diminuzione rispetto all’anno precedente quando erano sta-ti, rispettivamente, 18,6% e 19,5%. La Francia conferma sostanzialmente le proprie quote sia a livello regionale (13,7% contro il 13,4% del 2001) che nazionale (15,0% contro il 14,8% nell’anno precedente), tornando ad occu-pare il secondo posto tra i fornitori come due anni prima, dopo aver superato nuovamente i Paesi Bassi. Il terzo fornitore per la regione, ma non per l’intero paese, sono i Paesi Bassi: la loro quota sulle importazioni regionali è scesa dal 14,3% al 11,9%, mentre a livello nazionale è passata dal 10,1% al 9,5%.

Questi tre paesi, quindi, insieme hanno fornito il 43,2% dei prodotti dell’industria alimentare importati a livello regionale, ed il 43,4% a livello nazionale. Il ruolo dell’insieme dei paesi dell’Unione Europea, inoltre, è as-sai più rilevante per i prodotti dell’industria alimentare rispetto a quelli del settore primario, anche se la tendenza alla riduzione di questa quota è evi-dente anche in questo caso: l’Emilia-Romagna ha acquistato il 68,8% dei prodotti alimentari dai paesi UE nel 2002, contro il 72,1% dell’anno prece-dente; con riferimento all’intero paese, invece, la quota appare in leggero aumento: dal 74,6% al 75,3%. Tra i fornitori della regione, inoltre, si nota l’incremento della quota dell’Argentina, divenuta il quarto fornitore, nel 2002, con una quota dell’8,0% (contro il 6,3% del 2001), davanti alla Dani-marca che ha visto diminuire il suo contributo dal 7,7% al 6,3%. Seguono, in ordine di importanza decrescente, altri tre paesi dell’UE quali Spagna, Bel-gio e Austria, con quote rispettivamente pari al 6,2%, 4,1% e 3,1%. Rispetto all’anno precedente questi paesi confermano sostanzialmente sia le quote che la loro posizione in graduatoria. Se per Belgio e Austria, inoltre, il peso sugli scambi regionali è simile a quello sugli scambi nazionali, per la Spagna la quota sugli scambi nazionali è assai più rilevante, raggiungendo, nel 2002, l’11,4%.

Dal lato delle esportazioni (tab. 5.4), la Germania si conferma ancora una

volta il primo mercato di destinazione sia per i prodotti del settore primario che per quelli dell’industria alimentare, sia a livello regionale che nazionale.

Con riferimento ai soli prodotti del settore primario, nel 2002 la sua quota sulle esportazioni totali ha raggiunto il 38,1% a livello regionale e il 34,0%

in ambito nazionale, in leggera diminuzione rispetto al 2001, quando era sta-ta pari al 38,9% e al 35,0% rispettivamente. Regno Unito e Francia, sono i due paesi di destinazione dei prodotti del settore primario che seguono in or-Tab. 5.4 - Esportazioni di prodotti agro-alimentari: quote percentuali dei primi paesi di destinazione nel 2001 e 2002

2001 2002 Fonte: Nostre elaborazioni su dati Istat.

dine di importanza a livello regionale, e, in ordine inverso, anche a livello nazionale: infatti, mentre nel 2002 il Regno Unito ha una quota sulle espor-tazioni regionali del 10,2% e la Francia del 6,8%, in ambito nazionale i valo-ri sono pavalo-ri, valo-rispettivamente, al 6,3% e al 10,3%. Rispetto al 2001 l’evoluzione delle quote dei due paesi sui flussi regionali è stata, tuttavia, di segno opposto: mentre è diminuita per il Regno Unito, è aumentata per la Francia. I paesi Bassi restano il quarto mercato di destinazione dei prodotti agricoli regionali, con una quota che è passata dal 5,2% al 6,0%; la loro quo-ta sugli scambi nazionali è rimasquo-ta, invece, sosquo-tanzialmente immuquo-taquo-ta sul 4,7%. Nel 2002, inoltre, Spagna e Svizzera si sono scambiate le posizioni ri-spetto all’anno precedente: rispettivamente la 5° e la 7° nel 2002, il contrario nell’anno precedente. L’Austria continua ad occupare, invece, la quinta po-sizione con una quota scesa dal 4,1% al 3,9%. Seguono, in ordine di impor-tanza immutato rispetto al 2001, Svezia, Polonia e Danimarca.

Complessivamente i 15 paesi dell’Unione Europea rappresentano ancora una quota assolutamente predominante sulle esportazioni totali sia regionali che nazionali, anche se in leggera diminuzione rispetto al 2001, almeno per il dato regionale: per l’Emilia-Romagna, infatti, tale quota è passata dal 79,2% al 78,6%, mentre per l’intero paese si è mantenuta sul 76,4%. Prose-gue, quindi, specie a livello regionale, un lento processo di apertura anche verso mercati non-UE, anche per i prodotti agricoli, anche se da questo pun-to di vista il dapun-to nazionale risulta costantemente più basso.

Anche per i prodotti dell’industria alimentare, dopo la Germania, che de-tiene una quota del 20,8% in ambito regionale e del 19,2% a livello naziona-le, vengono, in ordine di importanza decrescente, Francia e Regno Unito con quote sulle esportazioni regionali pari rispettivamente al 19,5% e al 9,1%, sostanzialmente in linea con quelle dell’anno precedente (rispettivamente il 19,8% ed il 9,0%). A livello nazionale, invece, dopo la Germania ci sono gli USA che, con una incidenza pari al 12,7%, peraltro in leggero aumento ri-spetto all’anno prima (12,4%) superano la Francia che detiene una quota del 12,6%. A livello regionale, invece, gli USA restano in quarta posizione con una quota assai più modesta, il 5,7%, solo di poco superiore a quella dell’anno precedente quando era stata del 5,4%. Anche in questo caso la concentrazione sembra evidenziare una leggera tendenza alla diminuzione:

se si considerano i primi 4 paesi di destinazione dei prodotti agricoli, sia a livello nazionale che regionale, la quota cumulata risulta in diminuzione, sia pure leggera, tra i due anni. Con riferimento ai soli flussi regionali, infine, Spagna e Grecia mantengono anche nel 2002 rispettivamente la 5° e la 6°

posizione con quote pari rispettivamente al 4,8% e al 4,3%, in leggero au-mento rispetto all’anno prima; le posizioni di Belgio e Austria, invece,

risul-tano invertite rispetto all’anno prima, ma solo a seguito di piccole variazioni.

I paesi dell’Unione Europea a 15 considerati nell’insieme, inoltre, pur mantenendo un ruolo di assoluto rispetto, non raggiungono nel complesso la quota raggiunta dai prodotti del settore primario: a livello regionale la loro incidenza si ferma al 73,2% (era pari al 72,9% nel 2001), mentre a livello nazionale scende fino al 61,4%, contro il 61,5% dell’anno precedente. A dif-ferenza di quanto ipotizzato come tendenza di medio termine per i prodotti del settore primario, per i prodotti dell’industria alimentare non si evidenzia un’evoluzione verso un sempre maggior peso dei mercati extra-UE: sembra invece confermarsi, in sostanza, l’attuale struttura degli scambi.

Nel documento Volume Rapporto 2002 (.pdf 2.0mb) (pagine 135-141)