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La formazione del prezzo del caffè

Nel documento PRODOTTI AGRICOLI MERCATI GLOBALI (pagine 122-125)

3 Il mercato delle principali commodities

3. La formazione del prezzo del caffè

di caffè solubile, la sola Nestlè detiene il 50% del mercato. Altre multinazionali operano sui mercati domestici, come Lavazza in Italia e Tchibo in Germania. Negli ultimi anni si assiste ad una forte concorrenza tra torrefattori e traders. I primi cercano di espandere la presenza diretta nell’approvvigionamento del caffè verde. I traders stanno allargando i servizi offerti, fino alle fasi industriali. La fase di consolidamento settoriale promuove processi di acquisizione e fu-sione. Nel 1998, i due principali traders internazionali (Neumann e Volcafè) controllavano il 30% del commercio di caffè; nei primi anni 2000, con la fu-sione di Volcafè ed ED&F Man da una parte e di Esteve e Cargill in ECOM dall'altra, i tre principali gruppi internazionali detenevano la metà del mercato. I traders internazionali detengono forti vantaggi competitivi rispetto agli esportatori locali, tra cui l'accesso al credito e costi di finanziamento inferiori. I torrefattori rispondono ai cambiamenti del mercato adattando la tecnologia, al fine di incrementare l'impiego di qualità più economiche di caffè, come la Ro-busta, a discapito delle miscele più pregiate. I miglioramenti nella logistica permettono la riduzione delle scorte, adottando approvvigionamenti just in time scaricano il rischio di mercato sui produttori.

3. La formazione del prezzo del caffè

La volatilità del prezzo è un fattore caratteristico anche del caffè, il cui mercato è naturalmente instabile. La misura della volatilità si basa sulla variazione quo-tidiana del prezzo.

Il primo fattore d’instabilità deriva dalla variabile climatica, che ha un effetto immediato sulla situazione dei rifornimenti.

In presenza di una domanda inelastica, ciò si ripercuote nella variazione dei prezzi.

Il ciclo produttivo della pianta di caffè è piuttosto lungo (5-7 anni dalla nascita alla fase produttiva). Le fluttuazioni dei prezzi odierni influenzano l’output fu-turo, originando così fenomeni ciclici di lungo periodo. Prezzi elevati incenti-vano i produttori ad ampliare le coltivazioni fino all'eccesso della produzione. Prezzi bassi inducono la riduzione degli investimenti in piantagioni, compor-tando il ripetersi del ciclo. L’esistenza di uno scostamento temporale di 5-7 anni tra semina e raccolto amplifica l'effetto delle decisioni dei coltivatori.

Fino al 1989, anche a dispetto degli eventi atmosferici, il mercato del caffè è rimasto relativamente stabile grazie al cartello dell'International Coffee Agree-ment (ICA), che regolava il prezzo attraverso il meccanismo delle quote regola-trici. Quando i prezzi scendevano sotto il livello prestabilito, la fissazione di quote massime esportabili consentiva la protezione delle quotazioni. Il

falli-mento dell'accordo per l'emergere di nuovi attori produttivi (Vietnam e Indone-sia) ha incentivato la liberalizzazione delle esportazioni. Dopo 27 anni di ac-cordi, le ripercussioni sul mercato, per la prima volta governato da domanda e offerta, ha condotto alla caduta dei prezzi.

In particolare, le circostanze che hanno favorito il prolungato calo delle quota-zioni derivano dall'incremento della produzione e delle superfici coltivate in Pa-esi come Brasile e Vietnam, dall'immissione sul mercato delle scorte accumu-late, dal miglioramento tecnologico nelle piantagioni e dall'aumento della pro-duttività, dalla concentrazione degli stadi a valle della filiera, in presenza di un assestamento dei consumi.

Un ruolo particolare nell'evoluzione dei prezzi è svolto dalla speculazione. I grandi investitori finanziari, quando i prezzi sono bassi, oppure quando si pre-vede il calo delle produzioni, acquistano ingenti partite di caffè. L’improvvisa domanda si ripercuote sui prezzi, e ciò consente agli speculatori di raccoglierne gli utili. Sembra, perciò, che la speculazione acuisca le fluttuazioni dei prezzi, prodotte originariamente da cause reali, sia verso l'alto che verso il basso. La recente contrazione dell'offerta mondiale (120,6 milioni di sacchi nel 2010, in calo del 6,6% rispetto al 2009) e la crescita dei consumi fino a 130 milioni di sacchi, si traducono nel rialzo delle quotazioni specie per la qualità Robusta, a seguito della maggiore domanda dell'industria di trasformazione.

Prezzo del caffè

Per il mercato del caffè rilevanti sono le relazioni tra commercio a pronti e le transazioni a termine, che si svolgono soprattutto al Board of Trade di New

York per la qualità Arabica e al London International Financial Futures Exchanges (LIFFE) di Londra per la Robusta.

Sui mercati a pronti, per consegna immediata, il caffè viene acquistato franco magazzino, o con clausola CIF (Cost, Insurance and Freight) a termine di im-barco, definendo il porto di arrivo (New York, Londra, Amburgo, Brema, Le Havre).

Il regolamento delle operazioni a pronti avviene nell'arco di tempo necessario per il trasferimento dei titoli negoziali e del corrispettivo in denaro.

Le transazioni a termine, invece, sono strumenti di copertura finanziaria di fronte a possibili evoluzioni dei prezzi. Attraverso i futures, il caffè viene acqui-stato dalle società di importazione prima della raccolta, fissando il termine di consegna. Solo circa il 2% delle transazioni porta allo scambio della merce, usualmente la posizione viene chiusa precedentemente.

Le contrattazioni sul mercato borsistico hanno l’effetto di contenere le varia-zioni dei prezzi. I contratti a termine sono utilizzati dai Paesi esportatori per at-tuare politiche di sostegno ai produttori. In Colombia, ad esempio, la maggior parte del caffè viene venduto attraverso contratti a termine con durata di un anno, sottoscritti dalla Federación Nacional de Cafeteros (Federazione Nazio-nale dei Produttori di Caffè) con i principali torrefattori.

Tuttavia, i produttori locali dei Paesi in via di sviluppo hanno accesso limitato a questi strumenti finanziari, che sono in grado di fornire efficaci strumenti di co-pertura di fronte ad una volatilità di breve periodo, ma non a fluttuazioni nei prezzi correlate al ciclo produttivo delle piantagioni.

I sistemi per proteggere i Paesi produttori dalla discesa dei prezzi risiedono nella diversificazione delle esportazioni attraverso la differenziazione dell'of-ferta. Gli stabilizzatori sociali hanno il fine di limitare la perdita di reddito della popolazione rurale. Alcuni Paesi in via di sviluppo (Uganda e Mali) hanno cre-ato agenzie di acquisto che garantiscono un prezzo minimo ai produttori locali. La gestione internazionale delle scorte storicamente si è rivelata inefficace per stabilizzare i prezzi, a causa dell'incapacità dei Paesi produttori di rispettare gli accordi.

Il mercato delle assicurazioni è relativamente ampio e sviluppato, ma l’accesso è riservato ai Paesi sviluppati ed alle multinazionali a fronte di eventi e disastri naturali.

L'accesso agli strumenti di copertura è poco diffuso. Un esperimento interes-sante è l'Associazione Nazionale del Caffè del Guatemala (ANACAFE) che ha sviluppato un sistema per facilitare il contatto tra produttori, banche ed espor-tatori.

L'International Task Force on Commodity Risk Management (ITF) è una partnership tra istituzioni pubbliche e private, patrocinata dalla Banca Mondiale, nell'obiettivo di diffondere l’impiego di strumenti di mercato nella copertura dei rischi.

Nonostante ci siano numerosi strumenti di gestione del rischio, la maggior parte di questi non viene utilizzata dai Paesi in via di sviluppo. Misure di sostegno finanziario da parte di Unione Europea, Banca Mondiale, ONU, Fondo Moneta-rio Internazionale e di molte istituzioni internazionali e nazionali aiutano i Paesi in via di sviluppo ad affrontare i mercati.

4. L'International Coffee Organization

L’International Coffee Organization riveste il compito di stipulare accordi sul caffè tra Paesi importatori ed esportatori. Ha sede a Londra, creata nel 1963, dopo l’entrata in vigore del primo accordo internazionale ICA (1962).

Ne fanno parte 77 stati membri, 45 esportatori e 32 importatori (tra cui l’Italia). L’organo deliberante, l’International Coffee Council, si riunisce due volte l’anno, mentre l’Executive Board implementa gli accordi. Dalla sua nascita sono stati stipulati diversi accordi: 1968, 1976, 1983, 1994, 2001 e 2007. Gli obiettivi degli accordi sono la creazione di un forum internazionale sui pro-blemi legati al caffè; di contribuire, tramite la trasparenza delle operazioni, alla regolazione del mercato; di perfezionare il ruolo degli enti che monitorano gli scambi (International Commodity Body of Coffee) e che concedono finanzia-menti (Common Fund for Commodities); di favorire il commercio equo e soli-dale; di promuovere lo scambio di informazioni tra i soggetti della filiera. Così, il Coffee Industry and Trade Associations Forum (CITAF) ha lo scopo di co-stituire un forum di discussione per il settore privato.

L’accordo ha durata di 10 anni, con possibilità di estensione per altri otto.

I mercati in diretta, da Il sole 24 ore

Volatilità e rincari per il caffè, di Alberto Gattegno, 6 novembre 2010.

Ancora aumenti e violente oscillazioni sui mercati a termine del caffè. Robusta e arabica sono arretrati dai record, rispettivamente da 2 e da 13 anni, che avevano aggiornato. Un'ulteriore conferma della forte volatilità dimostrata: in ottobre lo scarto tra quotazione minima e massima è stato del 21% a Londra e del 19% a New York. Sulla borsa londinese dei caffè robusta ottobre è iniziato a 1.725 dollari per tonnellata, il giorno 7 c'è stato il minimo mensile a 1.621, poi un crescendo fino a raggiungere alla fine del mese quota 1.965 $/ton, record biennale. In maniera molto simile, gli arabica a New York avevano iniziato

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