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Fig. 1 Il Carrozzone. Luca Fiorentino (Luca Abramovich), Luisa Saviori, Sandro Lombardi, Federico Tiezzi, Teresa Saviori (Alga Fox), Pier Luigi Tazzi, Loriana Nappini (Marion D’Amburgo).

In occasione del seminario con Eugenio Battisti il gruppo del Carrozzone aveva incontrato Luisa e Teresa Saviori ‒ due sorelle originarie di Brescia ‒, e Luca Fiorentino, proveniente da Bari, tutti studenti della Facoltà di Architettura che dal 1976 si unirono alla compagnia93.

92 Tra i musicisti con cui Il Carrozzone ebbe modo di collaborare figurano, oltre ad artisti internazionali come Brian Eno e John Hassel, compositori con i quali la compagnia ha sviluppato un’assidua collaborazione a partire dagli anni Ottanta fino ai nostri giorni. È il caso ad esempio del lavoro con Giancarlo Cardini, che si è formato e ha svolto la sua attività a partire dall’esempio di compositori internazionali e dalla collaborazione con esponenti del panorama musicale avanguardistico di area toscana e fiorentina come Sylvano Bussotti e Giuseppe Chiari. Cfr. Attraversamenti. La musica in Toscana dal 1945 ad oggi, a cura di Daniele Lombardi, Edizioni dell’Assemblea, 2009; Atti del convegno nazionale Il comporre musicale nello spazio educativo e nella dimensione artistica Firenze, Palazzo Medici Riccardi – Fiesole, Villa La Torraccia 3-4-5 giugno 1981, Centro di Ricerca e Sperimentazione per la didattica musicale, Fiesole 1982; Paolo Somigli, La Schola Fiorentina, Nardini Editore, Firenze 2011.

93 I nuovi componenti presero parte inizialmente a due performance: Miracolo della neve (un uomo guarda la luna attraverso un vetro rotto) (cfr. qui, pp. 243-244) e I portatori di peste (cfr. qui, pp. 243-244). Il primo intervento fu realizzato e messo in scena, con il contributo anche di altri partecipanti – tra i quali Monica Gazzo e Pier Luigi Tazzi –, il 13 gennaio 1976 a Firenze, per una durata complessiva di 15 minuti; il secondo fu preparato e messo in scena il 6 febbraio dello stesso anno ai Lavatoi Contumaciali di Roma.

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Oltre all’inserimento dei nuovi componenti del gruppo, nella stagione 1975-1976 Il Carrozzone si costituisce come associazione culturale e, grazie alla Legge Regionale del 5 giugno 197494, usufruisce per la prima volta di un finanziamento. Primo dei lavori realizzati a seguito di questi importanti cambiamenti è lo spettacolo Lo spirito del giardino delle erbacce in cui continua a essere preponderante l’interesse per i motivi simbolici, esplicitati qui anche più che nei precedenti spettacoli. Ispirato a uno dei casi studiati dallo psichiatra Rudolf Laing e riportati nel suo libro L’Io diviso95, anche Lo spirito del giardino delle erbacce rappresenta un viaggio iniziatico ma, se i lavori proposti fino a quel momento si svolgevano in spazi molto ampi in cui allo spettatore era richiesto di addizionare mentalmente i diversi luoghi teatrali in cui aveva luogo la rappresentazione, ora, non solo gli spazi, ma anche le immagini si condensano fino a portare la gestualità rallentata dei primi lavori ad un’immobilità statuaria96 ma vibrante.

Di conseguenza anche la drammaturgia affidata alle immagini subisce una trasformazione: è qui che la compagnia inizia a formulare analiticamente uno spazio individuato come stanza chiusa97, il cui centro è l’unica garanzia che l’attore ha di fare, prima o poi, ritorno ad un punto. Come scriveva Marion D’Amburgo (nome d’arte scelto e utilizzato da Loriana Nappini a partire da questa stagione), nel viaggio ripetutamente messo in scena da La donna stanca incontra il sole fino a Lo spirito del giardino delle erbacce, lo spazio da percorrere ‒ labirintico e spaesante fin dagli inizi ‒ si fa sempre più delineato:

94 È possibile consultare il testo integrale della Legge sul sito internet della Regione Toscana, all’indirizzo:http://jtest.ittig.cnr.it/cocoon/regioneToscana/xhtml?doc=/db/nir/RegioneToscana/1974/urn_ nir_regione.toscana_legge_1974-06-05n30&css=&datafine=20160502 (Data ultima consultazione: 02/05/2016). Per le informazioni relative alle sovvenzioni erogate alle associazioni culturali in Italia e in Toscana tra anni Settanta e Ottanta, cfr. I nuovi poteri delle Regioni e degli enti locali. Commentario al decreto n. 616 di attuazione della Legge 382, a cura di Augusto Barbero e Franco Bassanini, Il Mulino, Bologna 1979. Per un quadro della politica culturale delle regioni nello stesso periodo cfr. Carla Bodo, Rapporto sulla politica culturale delle regioni. Le leggi, la spesa, gli interventi, le prospettive, Franco Angeli, Milano 1982.

95 Rudolf Laing, L’Io diviso. Studio di psichiatria esistenziale, Einaudi, Torino 1969.

96 Cfr. Lorenzo Mango, Il teatro dei miti, in Teatro di poesia. Saggio su Federico Tiezzi, Bulzoni, Roma 1994, p. 60.

97 «Nelle lingue anglosassoni la parola indicante “spazio” significa anche “stanza”. Di fronte ad uno spazio vuoto, il problema è quello di occuparlo, ma prima è necessario interiorizzarlo, o meglio assumerlo come stanza ‒ spazio vuoto; ipotetico spazio vitale, personale, privato, dotato non solo di valenze fisiche, ma anche più largamente territoriali (rapporto con l’esterno, che è contemporaneamente concetto astratto contrapposto ad interno: realtà geografica storica antropologica e sociale). Allora lo spazio viene ad essere un insieme di luoghi che possono essere occupati da cose e l’occupazione di luogo è realizzazione di una possibilità di localizzazione. Ogni installazione è perciò relativa: al luogo, al tempo, all’esterno, all’interno». (S. Lombardi, Analisi come materialità, in «Il Carrozzone», n.1, Milano 1978, s.i.p.).

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La formazione teorica di uno spazio è il momento che mette fine, nell’attore, alla tensione provocata dal relativismo e dall’ansietà conseguente al disorientamento dato dalla quantità e dalla sovrabbondanza di immagini, è la prima fase che dà respiro alla visione continua di immagini terrificanti. […] Nello Spirito del giardino delle erbacce il centro è dato dalla palude di canne, luogo di visioni e di maggior pericolo. Il viaggio procede da sinistra verso destra, dall’oscurità alla luce, l’ascesa alla montagna è l’ultima prova.98

Nel 1976 la compagnia produsse due spettacoli, Il giardino dei sentieri biforcati, presentato al quarto festival di Salerno Rassegna-Incontro Nuove Tendenze e Presagi del Vampiro. Studi per ambiente a Cosenza, dove la parola studi aveva un significato prettamente scenico, legato alla semplice «localizzazione di oggetti nello spazio»99 e, contemporaneamente, veniva ad opporsi all’idea di spettacolo come prodotto finito, permettendo agli attori di proporre, nelle diverse occasioni in cui gli Studi furono messi in scena, delle scomposizioni non solo del lavoro in sé, ma del concetto stesso di teatro.

A partire da Il giardino dei sentieri biforcati, la nuova formazione fu al completo grazie all’ingresso in compagnia di Pier Luigi Tazzi, professore di architettura a Firenze dal 1976 e critico d’arte contemporanea, il quale favorì l’avvicinamento del gruppo al mondo dell’arte concettuale e della performance e ricoprì il ruolo di attore.

98 Marion D’Amburgo, Spazio simbolico, in Giuseppe Bartolucci, Per un teatro analitico esistenziale, cit., pp. 66-67.

99 «Un giorno, quando provavamo i Presagi del vampiro, Federico e Luca riportarono da una qualche scorreria una porta, una finestra e delle scarpe col tacco a spillo. Abbiamo cominciato a girare attorno a questi oggetti dal fascino indecifrabile, quasi con la paura di toccarli, ad accarezzarli con lo sguardo, con la luce, che farne? Poi la porta fu appoggiata a una parete, sul fondo, e cominciò ad assomigliare stranamente alla porta di Duchamp; le scarpe sarebbe stato troppo stupido calzarle e finirono sopra un tavolino bianco sotto una luce a cono che le portava lentamente alla vista con variazioni infinitesimali ma percepibili di intensità; la finestra venne messa davanti: le scarpe allora si intravedevano distorte dietro il vetro sporco (che non fu mai pulito). Di tutto fu fatto un altro uso, e queste prime localizzazioni di oggetti nello spazio furono i nodi attorno ai quali in seguito snodammo i nostri corpi nel definire gli studi dei Presagi del vampiro». (Sandro Lombardi, L’orizzonte degli eventi, in Nascita della visione. Verso il teatro di poesia, a cura di gianni Manzella, Ripostes, Salerno-Roma 1985, pp. 42-43).

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