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Con il Progetto Agamennone la compagnia si era ripromessa di indagare la classicità partendo dai dati del contemporaneo mentre, per le nuove stagioni teatrali 1986- 1987, il Progetto Artaud intendeva fare una ricognizione dal punto di vista dell’evoluzione nel campo della drammaturgia e delle messe in scena in particolare di Artaud, Appia, Craig e Brecht. Ad un’attenzione alle realizzazioni si sarebbe dovuto affiancare quindi, nel corso dei due anni di durata previsti per il progetto, non solo lo studio delle diverse forme drammaturgiche proposte dalle avanguardie storiche ma anche l’approfondimento nei campi della sonorità e delle arti visive e in particolar modo

205 La lettera, datata 5 marzo 1986 è scritta in risposta ad una indirizzata a Pecora nel mese di dicembre del 1985 da Lombardi, in seguito alla pubblicazione di un articolo del poeta sugli avvenimenti del mattatoio. Il carteggio è conservato nell’ASL.

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dell’attore. Tutto il lavoro aveva infatti lo scopo di elaborare un nuovo tipo di attore per il nuovo millennio.

A differenza del Progetto Agamennone che recuperava «la parola come mezzo espressivo» in grado di restituire «il senso di un significato semantico ritrovato non a scapito ma ad ulteriore esaltazione della visualità scenica»206, il nuovo progetto cercava uno sviluppo ulteriore, che andasse oltre le premesse di una parola significante, già indagate nella Trilogia della memoria. Bisognava questa volta arrivare alla creazione di un dramma che desse luogo e storia ai cambiamenti del nostro tempo e che progettasse da capo, per la nostra scena contemporanea, un mondo nuovo a partire dai drammaturghi del Sei e del Settecento. La riduzione e l’adattamento scenico del testo Come è di Beckett fu il primo obiettivo del progetto, mentre un laboratorio su teatro, suono e parola letteraria avrebbe dovuto accompagnare il lavoro per la messa in scena della tragedia Artaud e, lo spettacolo Alla meta di Thomas Bernhard, la cui realizzazione era prevista in questa seconda fase, non fu mai messo in scena. Rimase però viva l’intenzione di selezionare attori da differenti gruppi teatrali del teatro di ricerca cercando una trascrizione teatrale dei temi adatta a fare in modo che le singole esperienze potessero mescolarsi senza alterarsi. Del progetto che era stato previsto sul teatro di Heiner Müller, e che prevedeva la scrittura di un testo appositamente per il lavoro laboratoriale della compagnia Magazzini, rimasero le messe in scena di Hamletmaschine e Medeamaterial. Lo spettacolo Artaud. Una tragedia venne messo in scena in occasione della rassegna

Documenta 8 a Kassel, che quell’anno fu dedicata al rapporto tra arte e tecnologia207.

Il progetto Artaud. Drammaturgie prevedeva la durata di due anni e avrebbe dovuto comprendere le stagioni 1987-1988 (la fine del progetto era prevista per il mese di dicembre). Come ci informava Gabriele Rizza dalle pagine del quotidiano «Paese sera», in seguito ai fatti di Riccione il «legame scandaloso» tra il comune di Scandicci e il teatro fu rinnovato,

206 Cfr. Il documento Magazzini - Scandicci. Centro di ricerca linguaggi teatrali. Progetto Agamennone, datato 3 marzo 1984, conservato nell’ACLT.

207 Le informazioni sono estrapolate dalla copia del documento dattiloscritto di presentazione del progetto. Il documento, non datato e conservato nell’ufficio della compagnia Lombardi Tiezzi, presenta una ripartizione per i due anni di durata della convenzione (e non tre come scriveva Rizza nell’articolo citato a seguire). Nel primo anno erano previste tre fasi di lavoro, divise in base alle messe in scena degli spettacoli costruite sulla base delle idee proposte ome base per i laboratori, e in particolare il rapporto tra drammaturgia e suono e la colonna sonora come testo parallelo; per l’ultimo anno si proponeva di compiere un esame della drammaturgie contemporanee che facessero un uso particolare della parola.

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«Di fatto ‒ ammette Valerio Valoriani, assessore alla Cultura del Comune di Scandicci e convinto assertore della validità culturale dell’operazione ‒ si veniva a creare, attraverso il meccanismo rigido della convenzione un rapporto intrigante fra Ente locale e Compagnia che risultava essere controproducente, per l’uno e per l’altra fino a sfociare in una sorta di abbraccio soffocante. Da qui l’esigenza di passare ad una fase di relazione più duttile e morbida, un ridisegnare i contorni della collaborazione partendo da ipotesi progettuali diverse da quelle del passato.» Ferme restando le affinità elettive […] adesso si discute caso per caso, progetto per progetto. Saranno i contenuti, confrontandosi sul terreno della progettualità a risultare vincenti. Non andò in porto lo scorso anno il Come è di Beckett, ce l’ha fatta il Progetto Muller […]. Già partito con una serie di incontri (Achille Mango, Renata Molinari, Leo De Berardinis, Gianni Manzella, Nicola Savarese) vede stasera l’avvenimento più atteso […] arriva per tre sere al Palasport Hamletmaschine. Coprodotto dai Magazzini, il centro per la Sperimentazione teatrale di Pontedera e il Comune di Scandicci […]. 208

Lo studio della voce e delle sue possibilità era stato approfondito durante e dopo l’esperienza della Trilogia ed era culminato con la produzione dei Magazzini, Legami letture sceniche che mettevano in voce un processo simile a quello che verrà esperito anche attraverso il video in occasione dei Ritratti. Con Legami, letture sceniche di Federico Tiezzi e Sandro Lombardi da testi dei maggiori poeti del Novecento, gli attori lavoravano, in omaggio alle ricerche del musicista e musicologo greco Demetrio Stratos, su una voce della poesia e una diversa, per qualità, poesia della voce dell’attore, in maniera da indagare la qualità autonomamente espressiva del mezzo vocale rispetto alla parola. Legami fu una tappa suggerita dalle idee per i nuovi lavori intorno a testi teatrali che la compagnia stava mettendo in progetto, e fu altrettanto indubbiamente legata agli studi sull’Euritmia teorizzata da Rudolf Steiner (i Magazzini tennero un seminario sull’Euritmia a Santarcangelo con gruppi amici, nel luglio del 1985), ma con queste letture poetiche I Magazzini, che nell’ottobre 1985 avevano abbandonato ufficialmente la definizione di ‘criminali’, variando nuovamente la denominazione della compagnia, si riallacciavano ad esperienze teatrali precedenti; dal Teatro di Poesia ai precedenti spettacoli per costruire una nuova direzione di lavoro basata su un’ulteriore cristallizzazione delle idee che, dal tempo in cui teorizzavano una liberazione per il teatro, li accompagnano ancora.

In un passo del volume sul Teatro di Poesia dedicato allo spettacolo Genet a Tangeri, Federico Tiezzi parlava in questi termini del suo modo di lavorare:

[Genet a Tangeri] è forse lo spettacolo più importante, (insieme a Punto di rottura) della mia esperienza teatrale. Mi è apparso chiaro un modo di lavorare che consiste nella somma di tre testi: il testo poetico, il testo musicale e il testo dell’attore. […] Ma, come si può aprire la mente dello spettatore al Pensiero, all’Idea che il testo esprime, a un ragionare e conversare con l’idea proposta?

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Credo che sia possibile attraverso la narrazione del personaggio: e l’attore (al di là dell’estraniazione o della trasformazione) lo deve rappresentare (un mezzo, questo, tipico dell’Opera di Pechino). L’attore non è il semplice pittore, il mero riproduttore della realtà: egli punta il suo sguardo visionario nel cuore del personaggio, e la rappresentazione della realtà ne esce ingrandita, esaltata, scoprendo (o ricoprendo) il suo mistero, il suo esotismo.209

I Magazzini, con il Teatro di Poesia, intrapresero in quegli anni una ricerca per «accendere – teatralmente – un fuoco da un’altra parte».

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PARTE II

Gli spettacoli della compagnia (1972-1988)

CAP. I Gli anni Settanta