Extra domum: nuovi spazi e occasioni della comunicazione femminile in Urbe ed extra moenia
4. Extra moenia: le donne romane presso le truppe
4.2 Fulvia dux femina: la protagonista della guerra di Perugia
“Ma a Roma Fulvia, moglie di Antonio e suocera di Cesare, esercitava femminilmente il comando, così da lasciare incerti, in questo trapasso dal fastigio consolare a quello regio, se debba esser considerata ultima del potere declinante o prima di quello nascente: era il suo, in ogni caso, un comportamento superbo persino verso coloro dai quali era stata messa in condizione d’insuperbire”7.
Fulvia divenne protagonista dell’azione politica tra il 41 e il 40 a.C. in occasione della guerra di Perugia, un nuovo scontro tra i due triumviri, ma che di fatto contrappose Ottaviano alla moglie e al fratello di Antonio8
. Grazie al legame familiare con i due triumviri più potenti, Fulvia era ormai diventata la donna più importante sulla scena politica, nonché l’interlocutore privilegiato per il popolo e i senatori: interveniva nelle sedi pubbliche, si faceva promotrice di iniziative politiche e assumeva sempre più un ruolo di comando anche in abito militare.
Dopo la battaglia di Filippi, i triumviri avevano stabilito una spartizione degli incarichi: Antonio sarebbe rimasto in Oriente per raccogliere finanziamenti e riorganizzare i territori, mentre Ottaviano sarebbe tornato in Italia e si sarebbe occupato della distribuzione delle terre ai soldati che avevano combattuto contro i Cesaricidi9
. Si trattava di collocare ventotto legioni per un numero complessivo di circa centocinquantamila uomini. L’operazione era molto delicata dal momento che la mancanza di terre libere nella Penisola, aveva costretto l’erede di Cesare ad espropriare le terre di diciotto città ai precedenti proprietari, suscitando non poco
6 Sulla sovrapposizione dei due episodi cfr. HEMERLIJK 1987, pp. 217-240.
7 Oros. Hist. VI, 18, 17: At Romae Fulvia, uxor Antoni, socrus Caesaris, dominatum ut mulier
agitabat, incertum in hac mutatione consularis regiique fastigii utrum deficientis potentiae ultima an incipientis prima numeranda, certe etiam in eos insolens, per quos ut insolesceret agebatur.
8 Sulla guerra di Perugia cfr. SYME 1939 (2014), pp. 224-239.
malcontento10
. Sembra che nella distribuzione dei lotti Ottaviano avesse privilegiato i suoi reparti a discapito di quelli di Antonio e inoltre il ruolo di deduttore gli garantiva prestigio e popolarità presso i soldati11
. Questi due fatti contingenti avevano scatenato l’ostilità di Fulvia e Lucio12
, incaricati di proteggere gli affari di Antonio in Italia durante la sua assenza, i quali instaurarono un rapporto di stretta collaborazione13 e si fecero portavoce degli interessi dei veteres possessores, dei
quali si guadagnarono la fiducia e la gratitudine14. In questo momento inoltre la plebe
urbana, alla quale si aggiunse la massa di contadini espropriati, contestava duramente le iniziative di Ottaviano, ritenuto responsabile del mancato approvvigionamento dell’Urbe, causato dal contrasto irrisolto con Sesto Pompeo che controllava la Sicilia
10 Tra i terreni espropriati vi erano anche quelli di Virgilio nel Mantovano; grazie all’intermediazione
prima di Asinio Pollione, governatore della Transpadana, e poi di Alfieno Varo, il poeta riuscì a riappropriarsi dei propri campi. Cfr. Virg. Bucoliche I, 70-72: “Empio questi maggesi venerati avrà un soldato, un barbaro i miei campi. Ecco dove la discordia condusse i cittadini, sventurati: per loro seminammo queste zolle”. (Impius haec tam culta novalia miles habebit,/ barbarus has segetas: en,
quo discordia civis/ produxit miseros; his nos convenimus agros.)
11 Sulla distribuzione delle terre ai veterani cfr. Dio XLVIII 6, 1: “Tanto Ottaviano che Lucio Antonio
e Fulvia vedevano nella distribuzione delle terre il mezzo più sicuro per accrescere il proprio potere, e per essa cominciarono a litigare. Ottaviano voleva di persona distribuire le terre a tutti quelli che avevano combattuto con lui e con M. Antonio, secondo gli accordi presi dopo la vittoria, allo scopo di acquistarsi la riconoscenza dei soldati”. (ὅ τε γὰρ Καῖσαρ αὐτὸς πᾶσιν τοῖς τε ἑαυτῷ καὶ τοῖς τῷ Ἀντωνίῳ συστρατευσαμένοις ἤθελεν α ὐτὴν κατὰ τὰς συνθήκας τ ὰς μετὰ τὴν νίκην α ὐτοῖς γενομένας, ὅπως ἐς εὔνοιάν σφας ὑπαγάγηται, ποιήσασθαι). Cfr. anche Dio XLVIII 5, 1-2.
12 Nel 41 a.C. Lucio Antonio ricopriva il consolato con Publio Servilio Vatia Isaurico, cognato di
Lepido. Nel 43 a.C. i triumviri avevano stabilito preventivamente le coppie consolari che si sarebbero succedute nei cinque anni successivi alla stipula del loro accordo.
13 Lucio divenne ben presto uno strumento al servizio delle ambizioni di Fulvia. Cfr. Dio XLVIII 4, 1-
4: “Lucio per esempio desiderava celebrare il trionfo, in quanto vincitore di certe popolazioni alpine:
finché Fulvia si oppose, nessuno lo appoggiò; quando poi la donna, dopo molte preghiere, diede il suo assenso, tutti approvarono il relativo decreto. Per questo, apparentemente era Lucio Antonio
ad aver ottenuto il trionfo sulle popolazioni che diceva di aver vinto (a dire il vero non aveva compiuto nessuna impresa che meritasse il trionfo, anzi non aveva neppure tenuto un comando militare in quella regione), ma in realtà era Fulvia …e che celebrava il trionfo. Per questo successo Fulvia era molto più orgogliosa di lui, e aveva ragione, perché dare a uno la possibilità di celebrare il trionfo è cosa più importante che celebrare un trionfo ottenuto con l’aiuto di un altro. Se escludiamo il fatto che Lucio indossò l’abito trionfale, che salì sul cocchio ed eseguì tutte le operazioni connesse con tale cerimonia, possiamo dire che era Fulvia che dava lo spettacolo, servendosi di Lucio come
assistente”. (τοῦ γοῦν Λουκίου α ὐτοῦ σπουδάζοντος ἐπινίκιά τινων ἐν ταῖς Ἄλπεσιν οἰκούντων, ὡς καὶ νικήσαντός σφας, πέμψαι, τέως μ ὲν ἡ Φουλουία ἀντέλεγεν, ο ὐδείς ο ἱ συνεχώρησεν, ἐπεὶ δὲ ἐκείνη θεραπευθεῖσα ἐπέτρεψε, πάντες ἐψηφίσαντο, ὥστε τῷ μὲν λόγῳ τὸν Ἀντώνιον καθ’ὧνπερ κεκρατηκέναι ἔλεγεν (οὔτε γ ὰρ ἔπραξέ τι νικητηρίων ἄξιον, ο ὔθ’ ὅλως ἡγεμονίαν ἐν τοῖς χωρίοις ἐκείνοις ἔσχε), τ ῇ δ’ ἀληθείᾳ τὴν Φουλουίαν ... καὶ πομπεῦσαι. πολ ὺ γοῦν πλεῖον ἐκείνου, ἅτε καὶ ἀληθέστερον, ἐσεμνύνετο· τ ὸ γὰρ δο ῦναί τινι ἐξουσίαν τ ῆς τ ῶν νικητηρίων πέμψεως μεῖζον τοῦ διεορτάσαι α ὐτὰ παρ’ἑτέρου λαβόντα ἦν. πλήν γε ὅτι τήν τε σκευὴν τ ὴν ἐπινίκιον ὁ Λούκιος ἐνεδύσατο κα ὶ τοῦ ἅρματος ἐπέβη, τά τε ἄλλα τ ὰ καθήκοντα ἐπὶ τοῖς τοιούτοις ἔπραξεν, αὐτὴ ἡ Φουλουία τὴν πανήγυριν, ὑπηρέτῃ ἐκείνῳ χρωμένη, ποιεῖν ἔδοξεν). 14 Cfr. Dio XLVIII 7, 1.
e che con la sua flotta impediva alle navi cariche di grano di raggiungere Roma15
. Data la difficoltà della sua posizione16
, egli tentò di arrivare ad una soluzione pacifica del conflitto, attivando una serie di trattative diplomatiche, prima direttamente e poi attraverso la mediazione dei soldati17
. Dopo che queste lunghe trattative si rivelarono fallimentari, Fulvia e Lucio dichiararono guerra a Ottaviano e nel 41 a.C. scoppiò la cosiddetta guerra di Perugia, che si concluse nella primavera del 40 a.C. con la vittoria del triumviro, dopo il lungo assedio della città, durante il quale il console rimase isolato, rischiando di morire di fame. I generali antoniani furono ripetutamente sollecitati da Fulvia ad intervenire in soccorso di Lucio, ma i cattivi rapporti tra loro e il totale silenzio da parte di Antonio fecero sì che si ritirassero senza neanche ingaggiare battaglia e abbandonassero Perugia al nemico18
. Dopo la caduta della città, Lucio fu lasciato in vita e inviato in Spagna in qualità di governatore; Fulvia fuggì a Brindisi, accompagnata da Planco e dai figli, e da qui salpò per la Grecia, dove si sarebbe ricongiunta al marito19
; la città invece venne data alle fiamme20
.
Dopo la sua esperienza nella vita politica romana, che l’aveva portata a relazionarsi con senatori ed equites, in questo frangente vediamo agire Fulvia in un nuovo contesto, quello militare, a cui mai nessuna donna aveva potuto e osato avvicinarsi21
. Durante i preparativi e nel corso del conflitto, lei e il cognato si divisero i compiti ed effettuarono nuove leve:
15 Su Sesto Pompeo cfr. SYME 1939 (2014), pp. 226-240.
16 La posizione di Ottaviano era ulteriormente aggravata dal fatto che buona parte delle province era
governata da amici e sostenitori di Antonio; in particolare in Africa Tito Sestio, ex governatore, avviò una campagna vittoriosa di conquista contro il nuovo governatore alleato del triumviro d’Occidente, incrementandone l’isolamento. Cfr. SYME 1939 (2014), pp. 240-254.
17 Dio XLVIII 10, 2: “Ottaviano allora temette che la situazione peggiorasse, e cercò quindi di venire a
un accordo con Fulvia e il console. Poiché, pur mandando alcuni suoi messaggi, non ottenne nulla, si rivolse ai soldati e cercò di condurre trattative per loro mezzo”. (ἐφοβήθη τε ὁ Καῖσαρ μ ὴ καὶ σφαλῇ τι, καὶ καταλλαγῆναι τῇ τε Φουλουίᾳ καὶ τῷ ὑπάτῳ ἠθέλησεν. ἐπειδή τε οὐδὲν ἰδίᾳ καὶ καθ’ ἑαυτὸν προσπέμπων σφίσιν ἐπέραινεν, ἐπὶ τοὺς ἐστρατευμένους ὥρμησε καὶ δι’ αὐτῶν τὰς συναλλαγὰς ἔπραττεν). Cfr. Dio XLVIII 11, 1-2.
18 Si trattava di Gaio Asinio Pollione nella Gallia Cisalpina, Quinto Fufio Caleno nella Gallia
Narbonense e Publio Ventidio Basso nella Gallia Comata. Per il ruolo dei generali di Antonio cfr. SYME 1939 (2014), pp. 226-240; VALENTINI 2008, pp. 115-140.
19 Per la sorte di Fulvia dopo la guerra di Perugia cfr. Vell. II, 76, 2; Plut. Ant. 32, 1; App. Civ. V, 210-
211.
20 Sulla guerra di Perugia e le sue conseguenze cfr. ROHR 2014b, pp. 112-123.
21 Se escludiamo l’episodio della decimazione dei soldati a cui aveva assistito Fulvia a Brindisi nel 44
“Ottaviano dunque cominciò a prepararsi, mentre Fulvia e Lucio badavano a fare provviste e a raccogliere truppe. Ambedue le parti mandavano ambascerie e inviavano soldati e ufficiali in varie direzioni”22.
Fulvia impartiva ordini, disponeva provvedimenti e, come un vero generale, occupò Preneste, scelta come quartier generale perché ritenuta più sicura rispetto a Roma, dove Ottaviano, in qualità di triumviro, godeva di una guardia personale. “Ciò diede coraggio a Lucio e a Fulvia, che cercarono di assicurarsi il favore di quanti avevano perduto i propri poderi. Lucio correva qua e là per unirli tutti insieme e distaccarli da Ottaviano; Fulvia occupò Preneste e prese vari provvedimenti insieme ai senatori e ai
cavalieri, mandando ordini dove occorresse”23.
Per fare in modo che la sua figura sostituisse quella di Antonio, Fulvia doveva appropriarsi dei simboli militari, di cui la spada rappresentava uno più appariscenti, poiché la comunicazione doveva essere prima di tutto visiva:
“Un’altra guerra fu suscitata dalla divisione delle terre, poiché Cesare doveva pagare ai veterani del padre il compenso del servizio militare. Il carattere di Antonio, già in ogni occasione pessimo, allora era incitato anche da Fulvia, moglie energicamente virile, cinta
dalla spada”24.
In un secondo momento il suo ruolo di comando si concretizzò con iniziative sul campo, tanto che le fonti le attribuiscono ‘una virile audacia’: arruolava nuove truppe, inviava ordini, frequentava l’accampamento e il campo di battaglia. Dalla semplice comunicazione visiva Fulvia era passata quindi a quella gestuale, in quello che F. Rohr identifica come un climax ascendente che da semplice soldato cinto di spada la portò ad assumere le caratteristiche prima di un ufficiale che comunicava la 22 Dio XLVIII 13, 1: ὅ τε ο ὖν Καῖσαρ παρεσκευάζετο, καὶ ἡ Φουλουία καὶ ὁ Λούκιος τά τε πρόσφορα ἐπορίζοντο κα ὶ τὰς δυνάμεις συνεκρότουν. κ ἀν τούτῳ καὶ ἀντεπρεσβεύοντο καὶ διέπεμπον ἑκασταχόσε κα ὶ στρατιώτας κα ὶ στρατιάρχους ἑκάτεροι, κα ὶ τὰ μὲν προκατελάμβανον τῶν δ’ ἀπεκρούοντο. 23 Dio XLVIII 10, 3: ἐκεῖνοι δ ὲ τούτοις ἐπαιρόμενοι κα ὶ τοὺς στερομένους τ ῆς χώρας προσποιούμενοι, Λούκιος μ ὲν πανταχόσε συνιστάς τε α ὐτοὺς καὶ ἀπὸ τοῦ Καίσαρος ἀποσπῶν περιῄει, Φουλουία δὲ τό τε Πραινέστε κατέλαβε καὶ προσεταιριστοὺς βουλευτάς τε καὶ ἱππέας ἔχουσα τά τε ἄλλα πάντα μετ’ α ὐτῶν ἐβουλεύετο, κα ὶ τὰς παραγγέλσεις ὡς ἑκασταχόσε ἐχρῆν ἔπεμπε.
24 Flor. epit. II 16, 1-2: Alterum bellum concitavit agrorum divisio, quod Caesar veteranis patris
pretium militiae persolvebat. Semper alias Antonii pessumum ingenium Fulvia tum gladio cincta virilis audaciae uxor agitabat. Ergo depulsos agris colonos incitando iterum in arma ierat.
parola d’ordine ai soldati e poi di un vero e proprio comandante che incitava le truppe prima della battaglia25
.
Ma ciò che veramente in questo contesto segna l’allontanamento di Fulvia dal
mos maiorum e porta a compimento il suo graduale processo di appropriazione dei
luoghi e delle forme comunicative maschili è l’uso della voce, questa volta non più limitata ai lamenti e ai gemiti, ma nella sua forma più realizzata ed efficace, la parola.
“E perché meravigliarsi di ciò, se pensiamo che ella cingeva anche la spada e dava la parola d’ordine ai soldati e spesso arringava anche le truppe, tanto da procurare seri fastidi a Ottaviano?”26
Fulvia impartiva disposizioni, comunicava la parola d’ordine ai soldati e soprattutto per la prima volta parlava in pubblico: compì una vera e propria adlocutio, il discorso di incitamento che il generale era solito rivolgere ai soldati poco prima della battaglia. Coniugando ancora una volta simboli, gesti e parole, Fulvia stravolse completamente le consuetudini sociali e scelse di farlo nel contesto più tradizionalista, gerarchico e ‘maschilista’.
Accanto a lei in queste circostanze erano presenti anche i figli, la cui vicinanza conferiva legittimità anche alle sue azioni:
“Ed avendo essi stessi condotto innanzi alle truppe Fulvia e i figli di Antonio, pregavano, in modo da suscitare grande animosità che non tollerassero che egli fosse privato della gloria o della riconoscenza per i suoi benefici verso di loro”27.
Nonostante Iullo e Antillo fossero ancora troppo piccoli per essere in grado di esercitare la propria influenza dal punto di vista politico, la loro presenza al cospetto degli eserciti bastava alla madre per garantire che le sue iniziative, così come quelle di Lucio, fossero state stabilite con l’appoggio di Antonio. Probabilmente in questa stessa ottica bisogna interpretare il fatto che, quando Ottaviano stava distribuendo le 25 Cfr. ROHR VIO 2013, pp. 103-121. 26 Dio XLVIII 10, 4: καὶ τί τα ῦτα θαυμάσειεν ἄν τις, ὁπότε καὶ ξίφος παρεζώννυτο καὶ συνθήματα τοῖς στρατιώταις ἐδίδου, ἐδημηγόρει τε ἐν α ὐτοῖς πολλάκις; ὥστε κα ὶ ἐκεῖνα τ ῷ Καίσαρι προσίστασθαι. 27 Appian. Civ. V 56: καὶ ἐς τὸν στρατὸν αὐτοὶ τήν τε Φουλβίαν παράγοντες καὶ τὰ παιδία τὰ Ἀντωνίου, μάλα ἐπιφθόνως ἱκέτευον μὴ περιιδεῖν Ἀντώνιον ἢ δόξης ἢ χάριτος τῆς ἐς αὐτοὺς ὑπηρεσίας ἀφαιρούμενον.
terre ai veterani, Fulvia si presentò personalmente di fronte ai soldati, insieme ai due bambini, per ricordare loro la riconoscenza e la gratitudine che dovevano ad Antonio. In seguito inviò il cognato a sorvegliare Ottaviano nella sua missione e lo fece accompagnare dai figli, che avrebbero potuto rappresentare meglio il padre assente, mentre lei si sarebbe ritirata presso Lepido28
.
“Poiché Cesare si recava a dedurre le ultime colonie, ella inviò a seguirlo i figli di Antonio insieme con Lucio, affinché Cesare comparendo solo non si procurasse maggior favore
tra le truppe”29.
Presentandosi davanti alle truppe tentava di fronteggiare una situazione eccezionale ricorrendo ad un comportamento al di fuori del mos maiorum: la sua presenza e quella dei figli non erano altro che la rappresentazione simbolica e la legittimazione dell’azione politica degli uomini della sua famiglia, il cognato e il marito assente30
.
28 Appian. civ. V 82: “Fulvia si ritirò presso Lepido, dicendo appunto che temeva per i suoi figli: per
questo ella lo preferiva a Cesare”. (ἀνεχώρει δ ὲ καὶ Φουλβία πρὸς Λέπιδον, ἤδη λέγουσα περὶ τοῖς τέκνοις δεδιέναι·). 29 Appian. civ. V 76: ἐξιόντος δ ὲ τοῦ Καίσαρος ἐς τ ὰ λοιπὰ τῶν κατοικίσεων, ἔπεμπεν ἑψομένους αὐτῷ τοὺς Ἀντωνίου παῖδας ἅμα τῷ Λευκίῳ, ὡς μηδὲν ἐκ τῆς ὄψεως ὁ Καῖσαρ ἐν τῷ στρατῷ πλέον ἔχοι. ἱππέων δ ὲ Καίσαρος ἐκτρεχόντων ἐπὶ τὴν Βρεττίων ἠιόνα, πορθουμένην ὑπὸ Πομπηίου, δόξας ὁ Λεύκιος ἢ ὑποκρινάμενος ἐφ’ ἑαυτὸν καὶ τοὺς Ἀντωνίου παῖδας τόδε τ ὸ ἱππικὸν ἀπεστάλθαι, διέδραμεν ἐς τ ὰς Ἀντωνίου κατοικίας, συλλεγόμενος φρουρὰν τῷ σώματι, καὶ τὸν Καίσαρα τῷ στρατῷ διέβαλλεν ἐς ἀπιστίαν πρὸς Ἀντώνιον.