75 LEWIS 1988 76 COARELLI 1978.
2.5 Ottavia: un’epistola per Antonio
Ottavia tornò ad essere protagonista due anni dopo gli accordi di Taranto, quando svolse ancora una volta un ruolo di mediazione e venne in contatto con l’ambiente militare. Dopo la partenza di Antonio per l’Asia, presumibilmente i due coniugi mantennero i rapporti attraverso una corrispondenza epistolare. Sicuramente uno scambio di missive di interesse politico avvenne nel 35 a.C. quando Ottavia tornò in Grecia per portare rifornimenti militari e duemila uomini ad Antonio, che si trovava ad Alessandria. In questa circostanza il marito le comunicò che non
97 La datazione è ricavata dalla menzione della lettera in Appian. civ. V, 63, 267-268. Cfr.
MALCOVATI 1938; CUGUSI 1972, pp. 112-160.
98 Aug. Ep. 57: OÛtw kaqomilîn tÕn Ka…sara Ð Kokk»ioj ™keˆnhn te t»n ¹mran ™xen…eto
par’aÙtù ka… ™de‹to ™piste‹la… ti tù Antwn…ῳ, neèteron ὂnta presbutrῳ. Ὁ dὲ polemoànti mn ti oÙk fh gr£fein: oÙd g¦r kenon: mmyesqai d/aÙtoà tÍ mhtr , Óti suggen¾j oâsa ka protimhqesa k pάνtwn Øf/aØtoà fÚgoi t¾n Ίtalίan kaq£per oÙ teuxomnh p£ntwn Øf/aØtoà fÚgoi t¾n Ἰtalˆan kaq£per oÙ teuxomnh p£ntwn æj par/uoà. Ὧde mn ka Ð Kasar tcnaze ka pstelle tÍ Ίoul ᾳ.
l’avrebbe incontrata, ma che avrebbe accettato i rifornimenti che lei gli aveva portato100
:
“Giunta a d Atene, Ottavia ricevette una lettera di Antonio, che le diceva di restare là e le annunciva la sua spedizione. Ella, benché ne fosse addolorata e comprendesse che si trattava di un pretesto, pure gli scrisse, per chiedergli dove voleva che mandasse ciò che portava: aveva portato molte vesti per i soldati, molte bestie da soma, denaro e doni per i suoi ufficiali e per i suoi amici; inoltre, duemila soldati scelti per servire come coorti pretorie, dotati di splendide armature”101.
La ragione del rifiuto di vedere Ottavia da parte di Antonio probabilmente risiedeva nel mancato adempimento delle promesse del 37 a.C. da parte di Ottaviano. La storiografia tende ad esasperare la crudeltà di Antonio nei confronti della moglie e a sottolineare invece le premurose attenzioni che essa riceveva dal fratello. Antonio era stato ormai assorbito completamente dalle spire della regina d’Egitto e dimenticava la sua legittima consorte romana, attirandosi l’odio del popolo, poiché trascurava una donna tanto virtuosa da scegliere di rimanere ugualmente nella casa del marito e di allevare i figli avuti da lei e da Fulvia102
. In questo stesso anno Ottaviano concesse alla sorella e alla moglie Livia onori particolari, quali la
sacrosanctitas, riservata solo ai tribuni della plebe, e l’esenzione dalla tutela103
. Nonostante gli sforzi per mantenere la pace e il comportamento irreprensibile di Ottavia, nel 32 a.C. Antonio le inviò la lettera del ripudio: la donna si traferì nella
domus del fratello, che interpretò il gesto di Antonio come una vera e propria
dichiarazione di guerra104
.
Conosciuta per le capacità dialettiche e di mediazione, elogiata per le sue virtù rispettose del mos maiorum tradizionale, stimata da intellettuali e letterati105
,
100 Non è chiaro se queste truppe siano quelle poi intercettate da Sesto Pompeo (Appian. civ. V, 138),
comunque dovevano far parte degli accordi stipulati a Taranto. Cfr. Plut. Ant. 53, 2; Dio 49, 33, 4.
101 Plut. Ant. 53, 2-3: γενομένη δ’ ἐν Ἀθήναις, ἐδέξατο γράμματα παρ’ Ἀντωνίου, κελεύοντος αὐτόθι προσμένειν καὶ τὰ περὶ τὴν ἀνάβασιν δηλοῦντος. ἡ δὲ καίπερ ἀχθομένη καὶ νοοῦσα τὴν πρόφασιν, ὅμως ἔγραψε πυνθανομένη ποῦ κελεύει πεμφθῆναι τὰ κομιζόμενα πρὸς αὐτόν. ἐκόμιζε δὲ πολλὴν μὲν ἐσθῆτα στρατιωτικήν, πολλὰ δ’ ὑποζύγια καὶ χρήματα καὶ δῶρα τοῖς περὶ αὐτὸν ἡγεμόσι καὶ φίλοις· ἐκτὸς δ ὲ τούτων στρατιώτας ἐπιλέκτους δισχιλίους, ε ἰς στρατηγικὰς σπείρας κεκοσμημένους ἐκπρεπέσι πανοπλίαις.
102 Sul rifiuto di Ottavia di abbandonare la casa del marito cfr. Plut. Ant. 54, 2-3. 103 Sui privilegi riservati a Ottavia e Livia cfr. SCARDIGLI 1982, pp. 61-64.
104 Sul ripudio di Ottavia cfr. Plut. Ant. 57, 3; Dio L, 3, 2; Liv. Per. 132; Oros. VI, 19, 4.
105 La considerazione di cui godeva Ottavia tra intellettuali e letterati è testimoniata da vari episodi: i
versi recitati da Virgilio alla presenza di Ottaviano e della matrona, cfr. Serv. Comm. in Verg. Aen. VI 861; Donato. Vita Verg. 105-110; la dedica di un’opera da parte di Atenodoro, figlio di Sandone,
Ottavia è oggetto di elogi da parte della tradizione storiografica e viene descritta come una matrona modello. Morì nell’11 a.C., le sue ceneri furono deposte nel Mausoleo di Augusto vicino a quelle del figlio Marcello e le furono tributati tutti gli onori degni di una donna del suo rango106
. Ottavia era stata la prima donna vivente ad essere onorata con emissioni monetali107
, ma dopo la sua morte le furono dedicate c statue, il famoso portico e la biblioteca annessa.
“Quando sua sorella Ottavia morì, fece tumulare il suo corpo nella Tomba Giulia, dopo aver utilizzato anche in quell’occasione un velo per celare la salma. Augusto in persona pronunciò sul luogo un’orazione funebre, ed un’altra ne pronunciò anche Druso dai rostri; infatti venne osservato il lutto pubblico e i senatori cambiarono il loro abito. Il corpo di Ottavia venne portato i proocessione dai suoi generi […]”108.
2.6 Sulpicia
Per quanto riguarda la poesia, rimangono pochissimi nomi di autrici femminili e Sulpicia, nata in età augustea e appartenente all’élite romana, rappresenta l’unica donna che si dedicò alla poesia di cui si sia conservata, almeno in parte, la produzione. La tradizione ha tramandato a suo nome sei brevi elegie, inserite nel terzo libro del corpus Tibullianum, nelle quali la poetessa esprimeva il proprio amore per Cerinto, la cui identità non è altrimenti nota109.
Di Sulpicia possediamo pochissime notizie biografiche, desumibili dalla sua produzione. In uno dei suoi componimenti lei stessa si definisce ‘Servi filia’: sulla base di questa indicazione, la poetessa è stata identificata con la figlia di Servio
ricordata in Plut. Pobl. 17, 5; la menzione di lei nella prefazione del De Architectura, in Vitr. De
arch., 2.
106 Svetonio suggersce invece che la morte di Ottavia sia avvenuta tra il 23 settembre 10 a.C. e il 23
settembre 9 a.C. Cfr. Svet. Aug. 61, 2.
107 Forse Fulvia venne raffigurata su emissioni monetali prima di lei. Cfr. infra. Per le monete che
raffigurano Ottavia cfr. GRUEBER 1910, p. 502, n. 133-134; SYDENHAM 1975, pp. 192-199; RPC p. 377, n. 2201.
108 Dio 54, 35, 4: ἐν δὲ τῷ ἔτει ἐκείνῳ τήν τε Ἰουλίαν τῷ Τιβερίῳ συνῴκισε, καὶ τὴν Ὀκταουίαν
τὴν ἀδελφὴν ἀποθανοῦσαν προέθετο ἐπὶ τοῦ Ἰουλιείου ἡρῴου, παραπετάσματι καὶ τότε ἐπὶ τοῦ νεκροῦ χρησάμενος. καὶ αὐτός τε ἐκεῖ τὸν ἐπιτάφιον ε ἶπε, κα ὶ ὁ Δροῦσος ἐπὶ τοῦ βήματος· δημόσιον γὰρ τὸ πένθος ἀλλαξαμένων τὴν ἐσθῆτα τῶν βουλευτῶν ἐγένετο. καὶ τὸ μὲν σῶμα αὐτῆς οἱ γαμβροὶ ἐξήνεγκαν […]. Sugli onori ricevuti da Ottavia cfr. anche Svet. Aug. 61, 2; Liv. Per. 140.
109 Per le elegie di Sulpicia cfr. Tib. III, 13; 14; 15; 16; 17; 18; SANTIROCCO 1979, pp. 229-239:
Sulpicio Rufo, figlio dell’omonimo giurista, e di Valeria, sorella di Marco Valerio Messalla Corvino, promotore del famoso circolo letterario nonché patrono di Tibullo110
. La conservazione dei suoi componimenti è stata attribuita al fatto che facesse parte del circolo dello zio, il che farebbe ipotizzare una sua possibile collaborazione e revisione dei testi con altri esponenti del circolo.
Per lungo tempo la critica ha ritenuto che la destinazione dei componimenti di Sulpicia fosse di carattere privato; M. Santirocco è stato il primo a notare, invece, che il componimento introduttivo contraddiceva tale convinzione e avanzò l’ipotesi della stesura a scopo di pubblicazione111
. Nell’elegia di apertura Sulpicia dichiara infatti di voler rendere pubblico il proprio amore ed esprime la convinzione che soltanto la poesia aveva la capacità di farlo conoscere al mondo:
“Finalmente è giunto l’amore e sarebbe per me maggior vergogna tenerlo nascosto di quanto sia infamante manifestarlo a qualcuno. Citerea, supplicata dai miei versi, lo condusse a me, lo depose sul mio seno. Venere ha compiuto le promesse: narri i miei piaceri colui di cui si dirà che non ha avuto i suoi. Io non vorrei confidare nulla alle tavolette sigillate, affinché nessuno lo sappia prima del mio amato. Ma sono contenta di aver peccato; mi dà fastidio atteggiare il volto preoccupata per la mia reputazione. Si dirà che sono stata con un uomo degno di me e che io sono degna di lui”112.
Gli studiosi sono ormai concordi nel ritenere che la produzione di Sulpicia fosse destinata alla pubblicazione; per il momento invece non è stato possibile stabilire con certezza se ciò sia avvenuto mentre la poetessa era ancora in vita o se si tratti piuttosto di una pubblicazione post mortem, ma il fatto che i suoi componimenti
110 Cfr. Tib. III, 16: “Mi piace che ormai tu ti permetta molte cose senza preoccuparti di me, che possa
cadere tutt’a un tratto malamente da sciocca. Curati pure di una toga e di una sgualdrina col suo pesante paniere, piuttosto che di Sulpicia, figlia di Servio. Vi sono delle persone che sono in ansia per me, che io non abbia a cedere, questa la causa più grande del loro dolore, ad un letto ignobile”. (Gratum est, securus multum quod iam tibi de me/ permittis, subito ne male inepta cadam./ Sit tibi
cura togae potior pressumque quasillo/ scortum quam Servi filia Sulpicia:/ Solliciti sunt pro nobis, quibus illa dolori est,/ ne cedam ignoto, maxima causa, toro). Sull’identità di Sulpicia cfr. DAVIES
1973, pp. 125-135.
111 SANTIROCCO 1979, pp. 229-239.
112 Tib. III, 13: Tandem uenit amor, qualem texisse pudori/
Exorata meis illum Cytherea Camenis/ Venus: mea gaudia narret,/ dicetur si quis non habuisse sua./ tabellis,/ taedet: cum digno digna fuisse ferar.
siano stati inseriti nel terzo libro del corpus di Tibullo farebbe propendere per questa seconda possibilità113
.
Dal punto di vista stilistico le elegie di Sulpicia presentano notevoli affinità con la produzione dei poeti elegiaci, ai quali si rifaceva, e dall’analisi dei suoi componimenti emergono tre tematiche fondamentali, che si spingono ben oltre l’analisi stilistica e poetica: il ritratto di sè come poetessa, la relazione tra la poesia e la sua reputazione e soprattutto l’inversione dei ruoli di genere114. Sulpicia ribalta
completamente quelli che erano stati fino a questo momento i canoni poetici tradizionali: si impadronisce di un mezzo comunicativo nuovo, la scrittura poetica, che prima di lei nessuna donna aveva osato sperimentare; si appropria del ruolo, tradizionalmente maschile, del poeta che celebra la persona amata, celandola sotto uno pseudonimo greco; sceglie di rendere pubblici sentimenti e turbamenti che le donne dovevano mantenere celati nel proprio animo, nel rispetto del pudor matronale secondo i limiti imposti dal mos maiorum. Lo stile di Sulpicia tuttavia presenta anche delle caratteristiche proprie rispetto alla poesia elegiaca: la complessità sintattica, l’uso di colloquialismi e ripetizioni, l’assenza di riferimenti mitologici e della terminologia militare, legata alla metafora del ‘servitium amoris’, per lungo tempo sono stati ascritti all’inesperienza poetica, mentre recenti studi hanno dimostrato che rispondessero a prescise scelte stilistiche115
. Nel ruolo di poetessa, Sulpicia si trovò di fronte alle due anime della propria femminilità, che in questo frangente entrarono in contrasto: da una parte la donna esponente dell’élite, che doveva rispettare i limiti imposti dal canone matronale, difendere la propria reputazione e proteggere il pudor, celando al mondo le proprie emozioni; dall’altra invece la puella, la poetessa, desiderosa di manifestare al mondo il proprio amore e di trasmetterlo attraverso l’abilità poetica.
113 Per l’ordine letterario con cui sono stati tramandati i componimenti di Sulpicia cfr. SANTIROCCO
1979, pp. 229-239; MERRIAM 1990, pp. 95-98.
114 Per le caratteristiche dei componimenti cfr. HEMELRIJK 1999, pp. 151-160. 115 SANTIROCCO 1979, pp. 229-239.