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G IUSEPPE U GOLINI

Nel documento … O RIENTE ,O CCIDENTEEDINTORNI (pagine 137-151)

(1826-1897)

PITTORE DELLA CORTE IMPERIALE GIAPPONESE

Lia Beretta

La mostra “Modern Art of Europe – Revaluation of Forgotten Works” tenutasi al museo Sannomaru Shōzōkan di Tōkyō nel gennaio-marzo 1997 ha portato all’attenzione degli studiosi e del pubblico una parte dell’opera del pittore italiano Giuseppe Ugolini (1826-1897) che, nella seconda metà dell’Ottocento, aveva lavorato su commissione della corte giapponese senza tuttavia recarsi mai in Giappone. In quell’occasione infatti furono esposti solo i ritratti dei capi di stato che all’inizio dell’epoca Meiji erano firmatari di trattati con il Giappone eseguiti dall’Ugolini nel 1874 e che erano nella disponibilità del Museo. Non furono invece mostrati i ritratti dell’Imperatore e dell’Imperatrice Meiji che lo stesso Ugolini aveva dipinto in tempi diversi: la prima coppia nel 1874 e la seconda nel 1878.

Il museo Sannomaru Shōzōkan fu creato all’interno del recinto del Palazzo imperiale di Tōkyō dopo la morte dell’Imperatore Hirohito quando nel 1989 il nuovo imperatore Akihito trasferì allo stato giapponese parte dei gyobutsu, le opere del patrimonio della famiglia imperiale. Il Museo fu aperto nel 1992 e le sue collezioni sono ora a disposizione degli studiosi e sono state esposte al pubblico con una serie di mostre. Si tratta di dipinti, sculture e oggetti di varia provenienza: ricevuti in dono o acquistati dalla famiglia imperiale durante i periodi storici Meiji, Taishō e Shōwa.1

Non risultano chiari i criteri seguiti nello stabilire quali opere trasferire al Sannomaru Shōzōkan e quali mantenere nella collezione privata della famiglia imperiale, cioè continuare a tenerli classificati come gyobutsu. Nel caso delle opere di Giuseppe Ugolini è comprensibile che l’Agenzia imperiale abbia trattenuto le due coppie di ritratti dell’Imperatore e dell’Imperatrice Meiji e il busto dell’Imperatore Meiji, ma risulta più difficile capire perchè dei 14 ritratti dei capi di stato dipinti dall’Ugolini, 13 siano stati trasferiti al Sannomaru Shōzōkan e uno, quello del presidente americano Grant, sia rimasto nella collezione della famiglia imperiale.

In occasione della suddetta mostra tenutasi al Sannomaru Shōzōkan venne in luce anche un altro fatto singolare: i ritratti di due capi di stato successori di quelli già ritratti da Ugolini nel 1874, non furono più commissionati ad Ugolini, ma ad Achille Sangiovanni (Napoli 1840-?) che nel 1880, dopo l’infelice parentesi di Prospero Ferretti (1836-1893), sarebbe subentrato nella cattedra di insegnamento di pittura che era stata dal 1876 al 1878 di Antonio Fontanesi alla Scuola Superiore Tecnica di Belle Arti di Tōkyō. I due ritratti dipinti da Sangiovanni, quello del

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presidente americano Rutherford Birchard Hayes (1822-1893) succeduto a Grant nel 1877 e quello del re d’Italia Umberto I succeduto al padre Vittorio Emanuele II nel 1878 in custodia al Sannomaru Shōzōkan, sono entrambi firmati ‘Napoli 1878’ quindi antecedenti il 1880 quando Sangiovanni fu chiamato ad insegnare in Giappone. A tutt’oggi di Achille Sangiovanni si sa poco e non sono ancora stati chiariti quali rapporti egli avesse intrattenuto con l’ambiente giapponese in Italia prima di recarsi ad insegnare in Giappone e non si hanno notizie sulle circostanze della commissione di questi due ritratti.

Nel 1998 alla mostra “130th Anniversary Exhibition of the Charter Oath – Portraits of Emperor Meiji” tenutasi nei mesi di maggio-giugno al Meiji Jingū a Tōkyō, furono esposti i ritratti dell’Imperatore e dell’Imperatrice Meiji eseguiti da Ugolini nel 1874.2

Nel 1999-2000, alla mostra “Treasures of the Imperial Collections – The Essence of Art and Tradition” tenutasi al Museo Nazionale di Tōkyō, furono esposti i ritratti dell’Imperatore e dell’Imperatrice Meiji e i 13 ritratti dei capi di stato stranieri eseguiti da Ugolini nel 1874.3

Il ritratto dell’Imperatore Meiji del 1874 fu esposto di nuovo nel 2001 alla mostra “Portraits of the Imperial Family – Album of the Meiji Imperial Family”

tenutasi a Yokohama al Kanagawa Prefectural Museum.4

Non sono invece stati ancora esposti al pubblico i ritratti dell’Imperatore e dell’Imperatrice Meiji dipinti da Ugolini nel 1878 e il busto dorato dell’Imperatore da lui scolpito nello stesso anno. Questi ritratti dell’Ugolini, benché conosciuti dagli storici della famiglia imperiale, non furono in realtà mai usati per diffondere l’immagine del sovrano, come avverrà invece negli anni 1890 per i ritratti dei sovrani fatti da Edoardo Chiossone (1833-1898).

Vale la pena ripercorrere la storia dei ritratti della coppia imperiale. Ugolini non andò mai in Giappone e non ebbe mai modo di vedere i sovrani giapponesi, ma ciò non era per il suo metodo di lavoro una eccezione essendo un ritrattista noto per la sua abilità a lavorare su fotografie. E’ una storia che si inserisce direttamente nel processo di modernizzazione del Giappone dell’inizio dell’epoca Meiji che implicava intrattenere rapporti con le nazioni straniere e conseguenti scambi di cortesie fra i capi di stato anche a livello personale in politica estera mentre in politica interna diventava sempre più evidente la necessità di una maggiore famigliarizzazione del popolo giapponese con la figura dell’imperatore attraverso la diffusione della sua immagine in tutta la nazione.

L’Imperatore Meiji (1852-1912) era stato fotografato da Uchida Kuichi a 20 anni nel 1872 in abiti tradizionali giapponesi di corte e ancora a 21 anni nel 1873 in uniforme occidentale. Nel 1873 lo stesso Uchida Kuichi aveva fotografato anche l’Imperatrice in abito formale giapponese.

La fotografia di per sè era un mezzo che offriva il vantaggio della facile riproduzione e avrebbe potuto essere usata per la diffusione dell’immagine ufficiale

2 Gokajō no goseimon happu hyakusanjūnen, 1998. 3 Kōshitsu no meihō, 1999.

Giuseppe Ugolini 107 dell’Imperatore, se non che la fotografia dell’Imperatore del 1872 dava l’immagine di un Giappone ancora feudale quindi non rispondente agli scopi della politica di modernizzazione e di internazionalizzazione allora in atto, mentre la fotografia del 1873 ritraeva un imperatore abbandonato su una poltrona con i piedi incrociati in una posa assai poco regale e non confacente ad un sovrano e così entrambe furono ritenute non adatte allo scopo che la corte e il governo si prefiggevano. Si aggiunga poi che l’Imperatore dopo queste esperienze, per decenni rifiutò sempre di essere fotografato di nuovo con grande imbarazzo della corte che non sapeva che soluzione trovare a questo apparentemente insolubile problema.

Dell’importanza politica di poter scambiare le fotografie dei capi di stato, ed in particolare quelle dei sovrani, si rese conto stando all’estero e leggendo i giornali il console giapponese a Venezia Nakayama Jōji che nel 1874 propose all’Agenzia Imperiale di far dipingere secondo lo stile di moda in Europa i ritratti dell’Imperatore, dell’Imperatrice e dei capi di stato dei paesi che avevano sottoscritto trattati con il Giappone.5

Nakayama, che svolgeva anche compiti di console a Milano, si rivolse a Giuseppe Ugolini che era allora uno dei più noti ritrattisti italiani al quale erano commissionati i ritratti di personalità come lo Zar di Russia, Vittorio Emanuele II e il Papa Leone XIII.

Giuseppe Ugolini6 era nato a Reggio Emilia il 5 giugno 1826. Dopo aver studiato

con Prospero Minghetti (1786-1853) che ebbe fra i suoi allievi anche Antonio Fontanesi, andò a Livorno dove lavorò a ritratti miniati in avorio; si trasferì quindi in Corsica dove dipinse pale d’altare e poi a Marsiglia per un lungo soggiorno. Nel 1850 rientrò a Reggio Emilia dove cominciò a ricevere commissioni per ritratti della borghesia locale e per decorazioni di edifici pubblici come il Teatro di Reggio e quello di Carpi.

Nel 1860 Ugolini mise studio a Milano dove svolse una intensa attività dipingendo ritratti, quadri storici, quadri di genere, paesaggi e affreschi in luoghi sacri. Nel 1874 e poi nel 1878 dipinse i ritratti dei sovrani giapponesi. Nel 1880, per motivi di salute, si trasferì a Roma dove già risiedevano i due figli. Qui godette la fiducia del Papa Leone XIII che gli commissionò ritratti. Nel periodo romano dipinse vari ritratti di Leone XIII commissionati da prelati; scolpì un busto della Regina Margherita per Agostino De Pretis; dipinse i ritratti di Marco Minghetti, dell’onorevole Zanardelli, di Agostino De Pretis, dello Zar Nicolò III e della Zarina. Ammalatosi, si trasferì per la convalescenza a San Felice a Circeo dove lavorava

5 Nakayama Jōji (1839-1911), diplomatico e imprenditore, nato a Tōkyō, nel 1857 era andato a studiare scienze occidentali e inglese a Nagasaki e nel 1865 studiò francese a Yokohama. Nel 1870 era venuto in Italia per aprire la strada alla esportazione di semebachi giapponese in Italia. Entrato nel Ministero delle finanze, nel 1872 fu inviato come console a Venezia dove nel maggio del 1873 aprì l’ufficio del consolato. Nel 1874 il governo giapponese decise, per ragioni di economia, di chiudere il consolato e nel mese di ottobre Nakayama tornò in Giappone. Dal 1875, per dieci anni, lavorò per il Ministero della Casa Imperiale e nel 1885 andò alle Hawaii dove si occupava degli emigrati giapponesi. Nel 1895 tornò in Giappone, ma continuò ad occuparsi degli emigranti fino alla sua morte avvenuta nel 1911. (Umi o

koeta nihon jinmei jiten, Nichigai Associates, Tōkyō).

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il figlio, ma vi morì il 28 ottobre 1897. Il comune gli tributò solenni onoranze.7 Prima della mostra del 1997 al Sannomaru Shōzōkan, pur essendo conosciuta l’esistenza dei due ritratti dell’Imperatore e dell’Imperatrice dipinti da Ugolini nel 1874, nulla si sapeva dei ritratti dei capi di stato e di come fossero stati commissionati allo stesso Ugolini.

Sfogliando i giornali giapponesi in lingua inglese di quell’epoca, era capitato di leggere su The Japan Daily Herald del 24 aprile 1874 una notizia che avevamo ritenuto di grande interesse e alquanto sorprendente che ci aveva stimolato ad iniziare una ricerca su Giuseppe Ugolini per cercare di saperne di più su questo ormai ignorato pittore e sui suoi rapporti con il Giappone. La notizia era di poche righe:

Il Mikado sembra che abbia dato istruzioni al Sig. Nakayama, console giapponese a Milano, di far dipingere ad olio, a mezzo busto, quasi a grandezza naturale, i ritratti dei capi delle 14 nazioni con le quali egli è alleato con trattati. La commissione è stata affidata al Sig. G. Ugolini e sarà presto portata a termine.

In occasione della sopraccitata mostra del 1997 al Sannomaru Shōzōkan fu deciso di esporre i ritratti dei capi di stato dell’Ugolini e fu necessario completare le ricerche a Reggio Emilia, città natale dell’Ugolini, oltre che negli archivi giapponesi, e i risultati furono presentati per la prima volta in Giappone nel catalogo della mostra stessa.8

L’origine della commissione dei ritratti all’Ugolini è fedelmente registrata anche nel Meiji Tennōki (Annali dell’Imperatore Meiji) alla data del 5 novembre 1874:

È stata discussa la questione di donare al Kunaichō (Agenzia della Casa Imperiale, ndr) i ritratti dei capi di stato dei paesi firmatari di trattati con il Giappone. Queste opere sono state eseguite per ordine del Ministero degli esteri che in tal senso aveva dato istruzioni al console giapponese a Venezia. In esecuzione di queste istruzioni, avendo constatato che questa è prassi lodata sui giornali e diffusa in Europa, accolta la volontà dell’Imperatore di fare un gesto di cortesia verso i paesi alleati, Jōji (Nakayama, ndr) procuratesi le fotografie dell’Imperatore e dell’Imperatrice fatte nell’ottobre 1873, le ha fatte copiare dal pittore Ugolini di Milano. Tornato in Giappone un po’ di tempo fa, il giorno 4 ultimo scorso ha informato il Ministro della Casa Imperiale chiedendogli di accettare la donazione. Il giorno stesso è stata approvata e sono stati dati a Jōji 500 yen, un rotolo di broccato rosso e sei rotoli di crêpe rossi e bianchi.9

La stessa notizia è confermata, con maggiori particolari, in una successiva

7 L’italia Centrale, 6 novembre, 1897. 8 Yoroppa no kindai bijutsu, 1997. 9 Meiji Tennōki, 1969, p. 332.

Giuseppe Ugolini 109 annotazione dello stesso Meiji Tennōki (Annali dell’Imperatore Meiji) dell’estate del 1875:

L’anno scorso in febbraio, su richiesta del console a Milano Nakayama Jōji, il pittore di Milano Giuseppe Ugolini ha dipinto per essere esposti nel Palazzo imperiale i ritratti dei sovrani di 10 paesi con i quali abbiamo sottoscritto trattati: Russia, Olanda, Inghilterra, Portogallo, Germania, Belgio, Italia, Danimarca, Svezia e Austria e dei presidenti di Stati Uniti, Francia, Svizzera e Perù. Ugolini, che è un eminente artista, ha considerato questa richiesta un onore e vi ha lavorato diligentemente. Quest’anno a marzo ha completato il lavoro. Oggi come ricompensa gli sono stati devoluti 500 yen.10

Questa insolita e importante commissione non passò inosservata a Milano e il giornale Il Pungolo di Milano vi dedicò un lungo articolo ripreso dal Corriere di

Reggio nell’Emilia del 11 marzo 1875 nel quale si rifà la storia della commissione e si

descrivono i capi di stato raffigurati che erano:

l’imperatore di Russia Alessandro II, il re d’Olanda Guglielmo III, la regina d’Inghilterra Vittoria, il re del Portogallo Luigi I, l’imperatore di Germania Guglielmo, il re del Belgio Alberto I, il re d’Italia Vittorio Emanuele II, il re di Danimarca Cristiano IX, il re di Svezia Oscar II, l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe II, il presidente della Francia Patrice de MacMahon, il presidente della Svizzera Jakob Scherer, il presidente del Perù Manuel Pardo y Lavalle e il presidente degli Stati Uniti d’America Ulysse Grant. Nell’articolo succitato si legge fra l’altro:

Sua Eccellenza Nakajama (sic), ambasciatore giapponese, avendo soggiornato qualche po’ in Milano, chiese di un abile ritrattista. Gli fu suggerito il signor Ugolini, assai noto per questo genere di pittura, nella quale compete colla fotografia per la perfetta rassomiglianza, per la precisione degli accessori e per la finitezza, egli sta poco addietro, relativamente, per la rapidità del lavoro, visto che a rigore gli basta anche una sola seduta per metter giù un ritratto ad olio, che poi porta a termine, aiutandosi con una immagine fotografica. Il signor Ugolini fece un ritratto e S. E. Nakajama lo portò nella sua patria ove lo fece vedere al Suo Signore, che ne restò altamente meravigliato, desiderando d’aver il suo proprio ritratto e quello della sua augusta consorte fatti dalla stessa mano, assieme a quelli di tutti i capi delle nazioni d’Europa e d’America coi quali trovasi in relazioni ufficiali. Avute le fotografie, l’Ugolini si mise all’opera, ed ora non gli resta a fare che il ritratto dell’Imperatore del Brasile (che non farà, ndr); quelli dell’imperatore e dell’imperatrice sono già in Giappone, gli altri stanno per esservi mandati. Prima però d’inviarli l’abile ritrattista pensò di esporli a beneficio della scuola professionale femminile di Milano.11

10 Ivi, p. 485.

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L’articolista non manca di fare anche qualche sarcastico commento su questi eminenti personaggi e fa osservare che i sovrani, tranne la regina Vittoria, sono tutti in uniforme militare, mentre i presidenti, tranne il francese MacMahon, sono in abiti civili e fanno un contrasto un po’ mesto con le sfavillanti uniformi militari ornate di decorazioni.

La notizia di questi ritratti ebbe eco soprattutto in Oriente e la troviamo riportata nel London and China Express e nel The Far East dai quali la riprende in Giappone The Japan Weekly Mail del 15 maggio 1875:

L’anno scorso l’Imperatore del Giappone, attraverso il suo console a Milano, ordinò al pittore italiano Ugolini, i ritratti a grandezza naturale di tutti gli imperatori, re e presidenti europei per decorare la sua residenza di Tokyo. Allo stesso tempo furono ordinati anche i ritratti del Mikado e di sua moglie e a questo scopo furono mandate in Italia le loro foto. Il lavoro è stato ora completato e una dozzina di quadri sono esposti alla Esposizione permanente di Milano. I ritratti del Mikado e dell’Imperatrice sono già stati mandati in Giappone e sono stati accolti con tale soddisfazione che è stato deciso di fondare in Giappone una scuola italiana di pittura e di chiamare degli artisti italiani come insegnanti.12

I ritratti dell’Imperatore e dell’Imperatrice giunti in Giappone furono trasferiti

quasi subito nel palazzo imperiale di Kyōto dove ancora sono conservati.13

I due ritratti dell’Imperatore e dell’Imperatrice furono eseguiti ad olio su tela, a colori, usando le fotografie dei sovrani fatte da Uchida Kuichi nel 1873 che erano state leggermente colorate a mano, hanno le stesse dimensioni di cm 139x108 con ricche cornici dorate che portano le dimensioni dei quadri a cm 194x147. Sono firmati e datati “G. Ugolini, Milano 1874” quello dell’Imperatore in basso a destra e quello dell’Imperatrice in basso a sinistra. Le cornici di forma ovale portano in alto uno stemma con i simboli della famiglia imperiale: il fiore di crisantemo sopra e il fiore di paulonia sotto, con nastri a cimasa che scendono lungo le cornici ai due lati degli stemmi.

Come accennato sopra, Ugolini per poter dipingere il ritratto dell’Imperatore ricevette una fotografia che era stata scattata da Uchida Kuichi l’8 ottobre 1873 nella quale il sovrano appare a figura intera in uniforme, seduto su una poltrona di stile occidentale in una posizione quasi afflosciata e con le mani sovrapposte delle

Primo a beneficio della Scuola Professionale Femminile.

12 Non risulta che sia mai stata presa in considerazione dagli studiosi la possibilità che i ritratti fatti da Ugolini abbiano influenzato la creazione della Scuola Tecnica Superiore di belle arti (Kōbu Daigaku

Bijutsu Gakkō) nella quale all’inizio furono chiamati ad insegnate il pittore Antonio Fontanesi, lo scultore

Vincenzo Ragusa e l’architetto Giovanni Vincenzo Cappelletti. La tesi accreditata è invece che la Scuola sia sorta come risultato di iniziative e contatti del Ministro Alessandro Fè D’Ostiani e dei suoi ottimi rapporti con i membri del governo giapponese che avevano partecipato alla Missione Iwakura che visitò l’Italia nel 1873.

13 Tōkyō Nichinichi Shimbun, 3 agosto 1875. Il giornale dà notizia della spedizione per nave a Kyōto del ritratto dell’Imperatrice che sarà accolto dalla città imbandierata a festa.

Giuseppe Ugolini 111 quali non si distinguono i particolari. Ugolini, pur riproducendo fedelmente i tratti somatici e l’abbigliamento, apporta significative modifiche per farne un ritratto nel quale la figura del sovrano abbia dignità regale secondo i dettami della moda europea dei ritratti ufficiali: riduce la figura a 7/10 tagliandola a metà delle gambe, elimina i dettagli dell’arredamento della stanza in modo da far spiccare la persona da uno sfondo più neutro. L’Imperatore è seduto in modo più eretto con le mani che acquistano importanza perchè la sinistra tiene la spada e la destra è appoggiata sul pomo dell’elsa; gli occhi sono puntati su chi guarda e la figura è leggermente girata a sinistra, cioè dalla parte dove sarà disposto il ritratto dell’Imperatrice.

Anche nel ritratto dell’Imperatrice la figura è ridotta a 7/10 tagliandola nella parte inferiore, è leggermente girata, questa volta verso destra e lo sguardo è rivolto verso un punto indefinito. La sovrana è seduta su una poltrona all’occidentale, ma veste ancora il costume tradizionale giapponese di corte perchè solo dopo il 1887 l’imperatrice cominciò a vestire all’occidentale come infatti apparirà nel ritratto fattole da Edoardo Chiossone. Tiene in mano un ventaglio chiuso e

porta un particolare diadema dorato.14

Nel 1878, questa volta sembra di sua propria iniziativa, Ugolini dipinge di nuovo i ritratti della coppia imperiale. Il modello sono sempre le stesse fotografie fatte da Uchida Kuichi nel 1873, ma questa volta il pittore cambia la posizione delle figure, le fa in piedi e non più sedute.

Il ritratto dell’Imperatore presenta la figura in piedi a 8/10 dell’intero, la mano destra sfiora un tavolo e la sinistra è appoggiata alla spada. A differenza del ritratto del 1874, il sovrano ha una fascia che gli attraversa il petto dalla spalla destra al fianco sinistro con la decorazione del crisantemo che era stata approvata dal senato nel gennaio 1878. Il dipinto, olio su tela a colori, firmato, ma senza data, misura cm 139x108 e con la cornice passa a cm 178x140. È una cornice ovale dorata molto simile a quella del ritratto del 1874, ma non è sormontata da nessuno stemma.

Anche il ritratto dell’Imperatrice presenta la figura in piedi a 8/10 dell’intero ed è basato sulla stessa fotografia usata per il ritratto precedente che era stata scattata il 14 ottobre 1873. È un dipinto a olio su tela a colori delle stesse dimensioni e con

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