• Non ci sono risultati.

I nuovi percorsi degli anni Settanta

Nel documento … O RIENTE ,O CCIDENTEEDINTORNI (pagine 85-89)

L O STUDIO DELLA SOCIETÀ NELLO SPAZIO

3. I nuovi percorsi degli anni Settanta

La centralità dell’uomo e delle sue attività nella società (comportamenti, problematiche sociali) guadagna peso nel pensiero geografico a partire dai primi anni Settanta, quando rapidi cambiamenti e trasformazioni delle società non possono essere elusi dalla comunità geografica. Sono gli anni della crisi economica strutturale e di grandi tensioni sociali: la contestazione studentesca, la disoccupazione, la povertà, il disagio degli immigrati sono solo le più evidenti spie di una condizione diversa della realtà francese, come di tutte le società avanzate. La stagione della geografia quantitativa, di matrice neopositivista, non appare più vincente e la critica a quest’approccio in geografia viene portata tanto dal pensiero marxista, quanto da nuove correnti interpretative, in particolare quella comportamentale e quella umanistica.29 In Francia, si deve a Paul Claval un tentativo di riscrittura e sistematizzazione del pensiero geografico sulla falsariga di questi nuovi filoni di indagine, cercando di fornire alla geografia umana una struttura e una coerenza di cui è stata sempre priva.30 La geografia sociale viene definita da questo geografo “un ambito di difficile delimitazione ponendosi come

27 Noin, 1983. 28 Coppola, 1986. 29 Caldo, 1996. 30 Claval, 1980.

FABIO AMATO

54

ambizioso obiettivo quello di descrivere e spiegare gli aspetti della vita associata che contribuiscono alla differenziazione delle parti del mondo”.31

Claval si rivolge alla geografia sociale – oramai quasi del tutto scomparsa dall’insegnamento e dalle indagini di campo, se si eccettua la scuola lionese della Rochefort32 – con un lavoro fortemente inspirato ai principi della decisione della

scuola psicologica behaviourista, cioè comportamentale. 33 Secondo Claval,

l’inserimento del corpo sociale nello spazio non può essere più ignorato dagli studi geografici e la vita sociale deve essere declinata nei suoi vari aspetti (economici, culturali, politici e sociali) non potendo più continuare a considerarli separatamente. L’ambito della geografia sociale, pertanto, comprende l’architettura dei gruppi umani (la morfologia dei gruppi e le loro rappresentazioni), gli aspetti culturali come quelli economici e politici della vita quotidiana, l’analisi delle strutture territoriali e delle loro dinamiche nel tempo (dalle società arcaiche a quelle post-industriali). L’accento è posto con decisione sulle dimensioni culturali e psicologiche nella rappresentazione dello spazio. Un passaggio rilevante è la considerazione della geografia culturale come forma di geografia sociale.34 La considerazione se da una parte ripropone la tradizionale relazione tra dimensione sociale e fattori culturali intesi come civilizzazione, dall’altra anticipa i temi oggi più di moda, instradando la combinazione geografica dei due termini culturale e sociale, oggi inscindibili nella manualistica divulgativa francese ma anche inglese ed italiana.

L’eco degli studi culturali e comportamentali anglosassoni, come la contaminazione di altre scienze sociali, apre un fronte francese, indipendente dal pensiero di Claval, che si riconduce all’accattivante dizione di espace vécu (spazio vissuto) formulata e concettualizzata da Armand Frémont (1978). L’espressione diventa uno strumento per lo studio della regione e del territorio, rivalorizzando l’occhio e la parola come mezzi di conoscenza geografica. L’uomo non è più visto come un oggetto neutro all’interno di una regione, percependo in maniera diseguale lo spazio che lo circonda.35 L’immaginario letterario e cinematografico irrompe, in maniera quasi sacrilega, nello studio geografico e lo studio si avvale, oltre che degli abituali documenti, anche delle biografie, delle inchieste mediante questionari, dei colloqui liberi individuali e di gruppo. Le indagini di quegli anni si concentrano su ambiti differenti: il bocage normanno, l’agglomerazione parigina e il delta del Niger in Ciad. Questa regione viene studiata da Jean Gallais già alla fine degli anni

31 Claval, 1989, p. 85.

32 Tra i temi di ricerca si ricordano la gioventù, gli anziani, il ruolo di identità sociale dei bar lionesi. Ma merita una menzione lo studio curato dalla stessa Rochefort sulla gioventù maghrebina di Vénissieux, periferia dell’agglomerazione lionese. Una ricerca che anticipa di alcuni anni le tensioni delle banlieues esplose nel 1981 e, in maniera pervasiva e mediaticamente più rilevante, nell’autunno del 2005 (Rochefort, 1974). Tra le università di Tolosa e Lione si è mosso anche Robert Bergeron, autore di una considerevole indagine sulla regione Basilicata, che, pur ponendosi nel solco tradizionale degli studi regionali, assume i connotati di un’indagine di geografia sociale (Bergeron, 1994).

33 Claval, 1973; Lombardi, 2006. 34 Claval, 1973, p. 30 ss. 35 Ivi, p. 24 ss.

Lo studio della società nello spazio 55 Sessanta, egli prova a smontare la rassicurante percezione dello studioso tradizionale: non si tratta di una regione umana uniforme, il delta è molto più articolato, secondo le percezioni delle differenti etnie, prova ne è che non esiste alcun nome dialettale che ne consacri l’esistenza.36 Al di là degli scetticismi che questo tipo di approccio genera, è indubitabile che lo spazio vissuto produce una rottura nella continuità degli studi regionali francesi di matrice tradizionale, stabilendo proficui contatti con le altre scienze sociali.

Sempre in quegli anni, la tradizione di studi geografici d’ispirazione sociale trova diverse applicazioni. Una coscienza più viva per le questioni di più stretta attualità si spiega tanto più con il cambiamento, sempre negli anni Settanta, del profilo biografico dell’accademia: il reclutamento universitario nelle classi meno abbienti è crescente e l’utenza studentesca è sempre più delle classi medie e popolari. Si traccia un arcipelago di poli universitari, quasi mai in relazione tra di loro, che è comunque filiazione più o meno diretta dei geografi pionieri. A Lione intorno al CREGS (Centre de recherche), fondato dalla Rochefort, emergono gli studi di André Vant e Marc Bonneville.37 La scuola marxista di Pierre George costituisce singole “isole” di ricerca a Tolosa (Bernard Kayser), a Montpellier (Roger Dugrand) a Parigi (Yves Lacoste e la rivista Hérdote sui temi di geografia politica; Guy Burgel e la rivista Ville en Parallèle sui temi di geografia urbana).

Anche gli studi di geografia della popolazione,38 diretti da Daniel Noin (sempre a

Parigi), indirizzano le ricerche sulla dimensione sociale, superando la tradizionale impostazione di distribuzione spaziale delle genti: emergono nuovi temi come le migrazioni,39 l’invecchiamento della popolazione delle città e delle zone rurali,40 le strutture socio-professionali,41 il lavoro e la disoccupazione.42 Da questo gruppo prende corpo la rivista Espaces, Population, Sociétés che accoglie le principali ricerche sul tema. Il legame con i temi di geografia sociale è abbastanza forte ed è opportuno sottolineare che la commissione di geografia della popolazione (presieduta dallo stesso Noin) diventa promotore del primo convegno di Geografia sociale di Lione del 1982, considerato da quelli che si considerano appartenenti a questo filone (i geografi della Francia occidentale di cui si dirà nei prossimi paragrafi) come il vero atto di nascita di dell’approccio.43

I diversi centri di studio trovano, alla fine degli anni Settanta, un denominatore comune grazie all’Azione Tematica Programmata (ATP) del CNRS sul tema

36 Gallais, 1967.

37 Si vedano i casi di St. Etienne (Vant, 1981) e Villeurbanne (Bonneville, 1978), dove l’immagine e la percezione dei quartieri operai si fonda su un lungo lavoro di inchiesta, lasciando spazio ai contatti personali, alle intuizioni e ad una scrittura letteraria che apra la geografia al grande pubblico, secondo la lezione della Rochefort.

38 È forse opportuno ricordare che Pierre George è considerato anche il padre fondatore degli studi di geografia della popolazione con due manuali scritti nei primi anni Cinquanta del Novecento e, soprattutto, che sempre egli ha rivestito a lungo la carica di direttore dell’Institut de Démographie. 39 Thumerelle, 1986.

40 Paillat, 1983. 41 Noin, 1984. 42 Langevin, 1983. 43 Noin, 1983.

FABIO AMATO

56

“changement social et cultural” (CSC) che concerne ben sessantadue centri di studio sparsi in Francia. Si tratta di ricerche collettive e multidisciplinari che si pongono luoghi precisi di interesse (un comune, un cantone rurale, un quartiere, un’impresa ecc.). È ancora Armand Frémont protagonista di questa fase, conducendo una approfondita indagine sulla condizione degli operai e delle operaie della periferia industriale di Caen.44

L’approccio qualitativo e l’inchiesta di terreno sono i due elementi metodologici fondanti di tutta la ricerca, pertanto i geografi coinvolti si confrontano con un lavoro che oggi definiremmo “transcalare”: porre in relazione il cambiamento globale con le trasformazioni economiche e sociali a scala locale. La trasformazione della società viene studiata attraverso la dimensione spaziale che essa acquisisce: le migrazioni interne e internazionali, le forme di appropriazione e controllo degli spazi, produzione e trasformazioni dell’abitato.45 I nuclei forti di geografi dell’ATP sono il Grande Ovest, la regione tolosana, la regione bordolese e la rete Lione – S. Etienne – Grenoble. Il peso attribuito alla dimensione qualitativa non sminuisce il ruolo degli strumenti quantitativi d’analisi: trattamento informatizzato delle indagini su campione, utilizzo di voluminose banche dati, passando attraverso il trattamento manuale di dossier relativi a differenti aspetti (dichiarazione dei redditi, domande di lavoro, offerte di abitazioni ecc.).

Grazie alla ricerca CSC, la società entra a pieno titolo negli interessi geografici, facendo emergere ámbiti di studio poco battuti in precedenza. I temi affrontati sono essenzialmente urbani, se si eccettua il caso della Francia occidentale, dove i contesti rurali della Normandia e della Bretagna sono studiati con maggiore

attenzione.46 Le indagini di geografia sociale si concentrano, come è immaginabile,

sul contesto francese, ma questa fase di ricerca registra anche un attenzione per il contesto spagnolo: la società latifondista andalusa, studiata da Michel Drain, viene analizzata dal versante del proletariato agricolo, mentre Robert Hérin rintraccia la formazione del microfondo nelle zone ortive della Spagna arida, approfondendo il tema del lavoro stagionale.47 Le città suscitano, a scala di quartiere come di sistema urbano, vivo interesse sui temi della segregazione socio-spaziale, studi promossi soprattutto da Jacques Brun dell’Università di Parigi I.48 Il disagio urbano e la segregazione spaziale diventano un ricco filone di studi che coinvolge, oltre ai geografi, anche gli urbanisti e i sociologi francesi tra la fine degli anni Ottanta e la prima metà degli anni Novanta, in corrispondenza di una rinnovata politica urbana governativa per combattere l’esclusione sociale, espressione più evidente della crisi che colpisce i quartieri difficili delle grandi città.49

44 Frémont, 1981. 45 Hérin, 1984. 46 Ibidem. 47 Ibidem. 48 Brun – Chauvire, 1983. 49 Brun – Rhein, 1994.

Lo studio della società nello spazio 57

4. Lo sviluppo pieno degli anni Ottanta nella rete universitaria della Francia

Nel documento … O RIENTE ,O CCIDENTEEDINTORNI (pagine 85-89)