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I pionieri del secondo dopoguerra

Nel documento … O RIENTE ,O CCIDENTEEDINTORNI (pagine 82-85)

L O STUDIO DELLA SOCIETÀ NELLO SPAZIO

2. I pionieri del secondo dopoguerra

Le tracce impostate da Reclus, Vallaux e soprattutto da Brunhes sono rimaste prive di eco fino al secondo dopoguerra. A differenza di quanto accaduto nei primi decenni del secolo, le condizioni sociali e politiche successive al 1945 (la ricostruzione, la crescita dei partiti di sinistra, le grandi riforme sociali) appaiono come un terreno favorevole allo sviluppo di una maggiore coscienza ed impegno da parte della nuova generazione di geografi, tra cui si distinguono Abel Chatelain, Pierre George e successivamente Renée Rochefort.

Chatelain intraprende per primo un’apertura nei confronti di una “geografia sociologica comparata” che si delinea studiando e confrontando i differenti aspetti geografici dei comportamenti elettorali, religiosi, di consumo e di formazione,

prendendo spunto dagli studi di Siegfried.17 Una priorità assicurata alla

dimensione sociale che, benché sia osservata con diffidenza dagli epigoni di Vidal non ha ancora un fondamento di analisi che vada oltre la tradizionale prospettiva della ripartizione dei fenomeni nello spazio.18

Un impalco teorico viene fornito da isolati pionieri che utilizzano la matrice del

16 Febvre, 1980.

17 Chatelain, pp. 266-270, citato in Hérin, 1984.

18 Bisogna ricordare che “la corrente di geografia sociale molto attenta ai comportamenti, al lavoro e alle classi sociali si esprime [anche attraverso il lavoro del 1953] E. Juillard che, nel suo studio sulla vita rurale nella piana della Bassa Alsazia, analizza le strutture della società rurale nel loro funzionamento e nella loro evoluzione” (Hérin, 1984, p. 65).

Lo studio della società nello spazio 51 materialismo storico, elaborando e applicando alle scienze sociali il pensiero di Karl Marx, allo studio e all’interpretazione di tipo geografico. È il lessico che cambia, facendo il loro ingresso nella letteratura geografica transalpina termini come classe e categorie sociali, conflitti e disuguaglianze.

Pierre George rappresenta l’esponente assoluto di questo approccio che, già in un’opera del 1936 (Géographie économique et sociale de la France), aveva introdotto in uno studio tradizionale prospettive diverse (la ripartizione sociale della popolazione, l’industria vista attraverso le strategie del capitalismo ecc.) e soprattutto un linguaggio del tutto nuovo (masse operaie, proletariato industriale, sfruttamento capitalista ecc.). Il testo più significativo, ai fini della nostra analisi, viene pubblicato dieci anni dopo con il titolo esplicito La Géographie sociale du

monde. È un affresco sintetico (esce nella collana divulgativa Que sais-je?) del

pianeta di allora ripartito in grandi insiemi socio-economici riconducibili a due grandi famiglie: le società rurali e le società industriali. Ma anche all’interno delle realtà più complesse George delinea i dualismi tra nazioni più avanzate e meno avanzate, facendo emergere l’ineguale ripartizione della ricchezza all’interno delle singole entità statali. Le strutture sociali, le caratteristiche e i comportamenti dei gruppi sociali, sono evocati quasi come un invito a lavori di approfondimento a scale più dettagliate, un suggerimento che cade nel silenzio della comunità dei geografi francesi. George enuncia, per la prima volta in maniera esplicita, il ruolo della geografia sociale che deve essere allo stesso tempo geografia delle strutture sociali ed estrema sintesi di una disciplina che si deve scrollare della dettagliata

analisi della dimensione fisica.19 Nonostante i numerosi lavori che George produrrà

negli anni successivi sui temi più diversi – sempre tenendo fede alla griglia interpretativa marxista che assicura un ruolo principale alla dimensione economica a scala planetaria – il suo interesse e quello dei suoi allievi si concentra nell’ambito delle ricerche di geografia rurale sulla distribuzione del capitale fondiario e sui rapporti di produzione assicura alla dimensione sociale il debito interesse, ma il tipo di lavori che si immaginava sulla spinta della Géographie sociale du monde non trova reale seguito. Negli stessi anni, la scuola di impronta possibilista cerca, con l’opera di Max Sorre, di riprendere gli insegnamenti della geografia umana per riproporre un lavoro aggiornato di sintesi, descrizione e classificazione dei fenomeni sulla terra, destinando un ruolo di primo piano ad una attualizzazione del concetto di genere di vita.20 Sorre non manca di riprendere il tema del rapporto tra geografia e sociologia, cercando di impostare una più proficua collaborazione tra discipline di confine, avendo gli studi regionali destinato sempre più spazio ai fatti sociali.21 Egli cerca, nel solco della tradizione vidaliana, di tracciare la complementarietà tra le due scienze e l’arricchimento di cui può beneficiare la geografia a contatto con le scienze sociali, destinando al sapere geografico lo studio dello spazio inteso come supporto dei fatti sociali e della relativa distribuzione. Anche Pierre George affronta, un decennio dopo, la delimitazione dei campi di

19 George, 1946, pp. 5-7. 20 Claval, 1980. 21 Sorre, 1957.

FABIO AMATO

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interesse delle due discipline, attribuendo però alla geografia una funzione di sintesi e di studio alla ricerca del continuo e del discontinuo di singole realtà, generalizzabile attraverso la rappresentazione cartografica.22 In questo testo, lo spazio e il tempo sono illustrati nelle differenti dimensioni (geografica e sociologica), sancendo il definitivo distacco dallo studio di geografia fisica, enfatizzando il ruolo dinamico della geografia per comprendere il presente, non senza aver dimenticato il necessario “ricorso alla conoscenza storica per spiegare l’evoluzione dei rapporti economici e sociali”.23 Sembra un’opera destinata a presentare ai sociologi tutte le potenzialità della geografia, assicurando il necessario peso all’indagine di campo. Le aree di interesse sono relative al lavoro e all’esistenza declinata nei vari aspetti (residenza, consumi, uso dei servizi e spostamenti).

I due autori si cimentano in un confronto con la sociologia, ma presentano un’idea della geografia diversa: da una parte Sorre pur essendo consapevole del bisogno di modernizzare la branca disciplinare non si allontana dalla descrizione dello spazio su cui agiscono i fatti sociali, George, dall’altra, destina alla geografia una funzione di sintesi dei vari saperi sociali, collocandola nell’attualità e attribuendole un ruolo nella pianificazione territoriale. Bisogna, tuttavia, sottolineare che in entrambe le opere, benché la società sia diventata, in forme diverse, un elemento con cui fare i conti, non si trovano più tracce della dizione “geografia sociale” e la prospettiva di interpretazione è ancora di tipo descrittivo e classificatorio.

Se il confronto tra le due scienze è un tema ancora battuto, si può dire che la declinazione sociale della geografia cade nuovamente sotto silenzio dopo il 1955, se si eccettua la voce isolata di Renée Rochefort. La geografa francese produce nel 1961 uno studio regionale (il debito con la scuola vidaliana viene sempre esplicitato dall’autrice) assolutamente singolare, collocando, senza mezzi termini, il lavoro e le sue patologie al centro dello studio dell’economia e della società siciliana. La regione italiana viene sviscerata nei suoi aspetti culturali, storici, sociali, produttivi, con un prolungato lavoro di terreno, che le permette una esplicita denuncia delle condizioni di sottosviluppo e delle sue cause.24 La giovane ricercatrice riesce, alla fine degli anni cinquanta, con un lavoro di ricerca durato cinque anni, a soddisfare l’ambizione della geografia sociale di “collocare gli uomini in società al centro delle preoccupazioni e delle ricerche”.25 Grazie ad una intensa pratica di terreno, la geografa si colloca alla confluenza delle discipline antropologiche, storiche e sociologiche, manifestando “acute capacità di osservatrice nel leggere il territorio, guardando la realtà della nostra isola quale doveva apparirle cinquant’anni fa, ora con la partecipazione ora con il distacco della studiosa che guarda da lontano”.26 La strutturazione sociale dello spazio diventa una preoccupazione dominante e

22 George, 1976. 23 Ivi, p. 68. 24 Rochefort, 2005. 25 Gandolfo Giacomarra, 2005, p. 16. 26 Ivi, p. 20.

Lo studio della società nello spazio 53 l’ambiente viene preso in considerazione solo in funzione di una società o di una cultura da cui è prodotto. Non è un caso che all’inizio degli anni Ottanta, quando la geografia ritroverà un forte interesse per la sua dimensione sociale sia affidato alla Rochefort di aprire i lavori di un’opera collettiva. Nella sua introduzione, ella ribadisce ancor più chiaramente il proprio pensiero invitando ad invertire l’ordine dei fattori, ponendo, negli studi geografici, prima i gruppi umani e poi lo spazio nell’interesse geografico.27

Lo slancio dato dall’autrice cade completamente nel vuoto, altri temi (città e ancora regione vista in una dimensione funzionale), nuovi metodi (analisi quantitativa) occupano gli interessi della mainstream lungo tutti gli anni Sessanta. Quest’approccio, di derivazione anglosassone, delinea un ruolo attivo dei geografi nella pianificazione territoriale che istituzionalizza la disciplina, e, soprattutto, considera con sospetto l’impegno sociale e politico di critica allo status quo. L’uso del linguaggio matematico induce a considerare l’ordine spaziale come indipendente dai processi storici e dalle dinamiche sociali.28

La rapida complessificazione del reale non appare più governabile con gli strumenti del marxismo e lo stesso Pierre George – sempre fedele a questa ideologia come chiave di lettura – pone, nelle successive edizioni della stessa opera sulla geografia sociale mondiale, sempre di più l’accento sulla dimensione economica, abbandonando del tutto – con i suoi allievi – le questioni sociali a scala locale. Lo spazio sociale diventa così terreno privilegiato di interesse per sociologi (Ledruit, Castells), etnologi (Chaumbart de Lowe) e filosofi (Lefebvre) che trovano nella rivista Espace et Société una eccellente cassa di risonanza.

Nel documento … O RIENTE ,O CCIDENTEEDINTORNI (pagine 82-85)