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GARRETT HARDIN E LA TRAGEDIA DEI BENI COMUNI

III.IV AMBIENTE E MERCATO

III.IV.II PROBLEMA DEI BENI COMUNI

III.IV.II.I GARRETT HARDIN E LA TRAGEDIA DEI BENI COMUNI

Garrett Hardin scriveva, nel 1968, l’articolo The Tragedy of the

Commons88, nel quale riconosceva come causa dei problemi ambientali

precisamente questo sovra sfruttamento delle risorse naturali, o la loro utilizzazione, per dire al minimo, inadeguata. Si intende come “tragedia dei beni comuni” la condizione per cui le persone, nell’utilizzare le risorse naturali, come aria, acqua, foreste, animali, che sono di proprietà comune o che non hanno una proprietà ben definita per fini economici, si comportano come fossero gli unici proprietari, senza così preoccuparsi della conservazione di tali risorse. Ossia, come se fossero gli unici proprietari, li esauriscono e dopo li abbandonano; quando serve richiamare alla responsabilizzazione per la conservazione o addirittura per il recupero di tali risorse, non vi è chi lo faccia; non vi è un soggetto responsabile.

Simone Costa fa l’esempio89 dello strato di ozono. Quando qualcosa

non ha una proprietà definita, o non ha un proprietario che paghi per il suo utilizzo, noi non ci preoccupiamo del suo mantenimento, giacchè non possiede, per noi, un valore economico. Il vantaggio economico di questi beni comuni è molto superiore per colui che li utilizza fino all’esaurimento, rispetto ai costi che sono ripartiti tra tutti; così, poichè il costo della “materia prima” sarà molto basso, l’agente sfrutterà fino al limite delle sue necessità o esaurimento, senza preoccuparsi della conservazione. Ossia, siccome il costo

88 HARDIN, Garrett. "The Tragedy of the Commons". Science, vol. 162, No. 3859 (13

dicembre 1968), pp. 1243-1248.

89 COSTA, Simone S. Thomazi. Análise, v. 16., nº 2. Porto Alegre, ago/dez 2005, p.

per l’agente sarà molto basso, (poichè ripartito tra tutta la società), sfrutterà il bene fino all’esaurimento.

Ma torniamo all’esempio dello strato di ozono. Non avendo chi paghi per il suo uso (definizione del diritto di proprietà), ogni eventuale deterioramento dello strato di ozono pregiudicherà tutti in egual misura, indipendentemente dall’aver contribuito alla distruzione. Così, probabilmente chi fabbrica frigoriferi, spray e isopor, o altri prodotti che contengano gas nocivi per lo strato di ozono, non si preoccuperà di ciò, poichè starà facendo profitti con tale attività e i pregiudizi saranno distribuiti tra tutti gli individui del pianeta, in modo uguale.

Come evitare questa “tragedia dei beni comuni”? Vi sono certamente diverse risposte alla domanda. Una, per molti ambientalisti, sarebbe cambiare la natura umana attraverso la coscientizzazione e l’educazione90, per la

conservazione dell’equilibrio ambientale, ma anche mediante l’applicazione

90 In Brasile, la Legge n. 9.795, del 27 aprile 1999, dispone sull’educazione ambientale,

istituisce la Politica Nazionale di Educazione Ambientale ed emette provvedimenti. Nel testo, possono essere rintracciati gli obiettivi, che sono:

I –lo sviluppo di una comprensione integrata dell’ambiente nelle sue multiple e complesse relazioni, coinvolgendo aspetti ecologici, psicologici, legali, politici, sociali, economici, scientifici, culturali ed etici;

II –la garanzia di democratizzazione delle informazioni ambientali;

III – lo stimolo e il rafforzamento di una coscienza critica sulla problematica ambientale e sociale;

IV – l’incentivo alla partecipazione individuale e collettiva, permanente e responsabile, nella conservazione dell’equilibrio dell’ambiente, intesa come la difesa della qualità ambientale come valore inseparabile dall’esercizio della cittadinanza;

V – lo stimolo alla cooperazione tra le diverse regioni del Paese, a livello microregionale e macroregionale, con lo sguardo orientato alla costruzione di una società equilibrata dal punto di vista ambientale, fondata sui principi di libertà, uguaglianza, solidarietà, democrazia, giustizia sociale, responsabilità e sostenibilità;

VI – lo stimolo e il rafforzamento dell’integrazione con la scienza e la tecnologia; VII – il rafforzamento della cittadinanza, autodeterminazione dei popoli e solidarietà come fondamenti per il futuro dell’umanità.

di tasse e multe. Ancora, per coloro che credono che lo stesso mercato potrà adeguarsi, “alcuni incentivi che facciano sì che le curve di domanda e offerta di tali

prodotti siano controllate e siano prossime ad un punto di equilibrio”91.

III.IV.II.II IL COMPORTAMENTO FREE RIDER

Tendenzialmente, gli individui o gli agenti economici utilizzeranno le risorse naturali nella misura in cui questi siano disponibili gratuitamente. Quando, tuttavia, un onere sia imposto, o tenderanno a ridurre o ad eliminare il suo uso. É il cosiddetto comportamento “free rider”.

Simone da Costa riporta un esempio di questo comportamento92: una

data impresa emette inquinanti (le acque di scarico ad esempio) non trattati e in modo clandestino in un fiume. Poiché non avrà costi per tale condotta, non si preoccuperà di adottare misure di prevenzione o minimizzazione degli impatti, con la costruzione di un impianto di trattamento delle acque reflue. Dunque, con tale comportamento, l’azienda starà “approfittando” dei costi sociali di bonifica dei fiumi. Ossia, l’inquinamento prodotto dalla sua attività industriale non è internalizzata; al contrario, tutto il costo sarà del governo, che avrà bisogno di investimenti e politiche pubbliche adeguate per la bonifica dei fiumi.

Tuttavia, quando questo fatto viene scoperto dagli organi di controllo, che propongono alternative per l’impresa, questa potrà adottare comportamenti differenti, dalla cessazione della attività fino all’adozione di

91 Idem, p. 320. 92 Idem, p. 321

tutte le misure suggerite per il controllo dell’inquinamento. Questo tuttavia comporterebbe dei costi, talvolta anche alti. E per tale ragione, potrà anche risolversi di continuare ad inquinare clandestinamente, finchè il governo (organo ambientale) non adotti qualche misura estrema, poiché ricondurre i costi relativi al controllo dell’inquinamento all’interno del proprio processo produttivo non è conveniente per l’impresa stessa.

Vari fattori potranno influenzare la decisione dell’impresa di continuare ad inquinare. E non sono poche le possibilità. In paesi con un alto grado di corruzione, in cui le risorse pubbliche sviate attraverso il ricorso a contratti superfatturati, e di lì ricondotte nel patrimonio privato, che finiscono poi per finanziare le campagne politiche di quei candidati che si “compromettono” con gli interessi privati93, ovvero quei casi di mancanza di

politiche pubbliche, appositamente pensate per funzionare in maniera inefficace nella battaglia contro i danni ambientali, sono appena due esempi che danno vita al comportamento free rider. Gli agenti economici che non si preoccupano di evitare danni ambientali o di incorporare i costi ambientali contano su tali strutture governative inadeguate, a volte costose, nonchè inefficaci, per continuare ad inquinare. Fanno una relazione costi benefici e comprendono che le possibilità di essere colti nella violazione sono minime e, qualora accadesse, potranno contare su leggi carenti, colme di lacune,

93 Indagini della Polizia Federale (PF) mostrano che il gruppo societario Carlos Augusto

Ramos, o Carlinhos Cachoeira, ha usato un’impresa per ottenere risorse ripassate dalla costruttrice Delta, perno di uno scandalo oggetto di indagine anche da parte della Commissione Parlamentare di Inchiesta nel 2012 in Brasile. A PF sospetta che il denaro tragga origine da contratti di appalti con il settore pubblico e sia stato usato dal gruppo Cachoeira per finanziare dei politici nella campagna elettorale del 2010. Disponibile su: http://www.dpf.gov.br/agencia/pf-na-midia/jornal/2012/abril/folha-de-s.-paulo-pf-

interrogativi, e su di un Potere Giudiziario ugualmente inefficace, lento e – addirittura - corrotto.

Così converrà continuare ad inquinare. E faranno questo!