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LE POLITICHE AMBIENTALI E LA NECESSITÀ DI LIMIT

III.IV AMBIENTE E MERCATO

III.IV.VII LE POLITICHE AMBIENTALI E LA NECESSITÀ DI LIMIT

L’ECONOMIA ECOLOGICA

Come osservato nella parte iniziale di questo lavoro, a partire dagli anni 60/70, con l’emergere del movimento ambientalista e il diffondersi delle idee relative alla limitatezza o finitudine delle risorse naturali, portando il tema ambientale o la cosiddetta “questione ambientale” nel campo economico, si iniziavano ad intravedere, nelle discussioni che traevano origine nel Club di Roma, l’incompatibilità dei modelli di crescita economica e della popolazione, seguiti all’epoca, con la conservazione delle risorse

naturali, fino ad un punto tale che lo stesso sviluppo era a rischio. Si proponeva, allora, una “crescita economica zero”, dato lo scenario catastrofico che si presentava, dinanzi l’esaurimento delle risorse ambientali. Questa posizione, conosciuta come “neo-malthusiana”, ha dato luogo ad una veemente opposizione dei paesi del terzo mondo, che invece sostenevano un “diritto alla crescita”. La sintesi fu ottenuta attraverso la Conferenza di Stoccolma, nel 1972, con la tesi dell’“ecosviluppo”, secondo la quale lo sviluppo economico e la conservazione ambientale non erano, né potevano essere cose incompatibili, bensì apparivano necessariamente complementari. Posizione poi riemersa anche nella tesi dello sviluppo sostenibile, riportata nel Rapporto Bruntland nel 1987 - già analizzato in precedenza -, ma che in questo caso doveva essere considerata “per l’efficienza economica, l’equilibrio ambientale e l’equità sociale”.121

Questo dibattito dell’incorporazione della variabile ambientale nell’economia costituiva quella che venne poi definita come economia ambientale, il cui obiettivo principale era il controllo del cattivo uso dei beni ambientali, mediante proposte basate su politiche di controllo e successivamente di sviluppo ecologico122. Il mercato ha riconosciuto la

propria incapacità di fare fronte ai gravi problemi esistenti, poichè non ammetteva la possibilità – o addirittura la necessità – di internalizzare i costi ambientali. Da lì è nata l’idea di risolvere la questione facendo ricorso a delle

121 AMAZONAS, Maurício de Carvalho. Economia Ecológica. Disponibile su:

<www.ecoeco.com.br>

122 LOYOLA G., Roger. A Economia Ambiental e a Economia Ecológica:Uma discussão

imposte correttive (tasse Pigouviane)123, o, mediante previa e chiara

definizione del diritto di proprietà, per cui le parti coinvolte avrebbero potuto trovare un accordo giungendo così ad una soluzione ottima (soluzione di Coase). Tuttavia, i costi di transizione sono alti e queste stesse transizioni sono poste in essere da uomini, condizioni che consentono il verificarsi di condotte opportuniste, in grado di portare a soluzioni non ottime dal punto di vista economico.

Per gli economisti ambientali, non esiste il problema di scarsità assoluta, ma relativa, poichè la mancanza di risorse è solo un problema tecnologico, nulla impedendo che le risorse non rinnovabili siano sostituite da rinnovabili, attraverso il progresso tecnologico. Così, i problemi si risolverebbero unicamente con la legge di conservazione della materia.124

Per LOYOLA125,

“In poche parole si può affermare che l’economia ambientale ha come base l’economia neoclassica, ma riconosce che esistano delle imperfezioni nel mercato che è necessario correggere. Le sue ricette sono fondate sull’efficienza allocativa nel mercato e nelle possibilità di cambiamento tecnologico, prendendo in considerazione solo la prima legge della termodinamica.”

Negando questa proposizione degli “economisti ambientali”, gli “economisti ecologici”sostengono che tale visione è parziale, incompleta e insufficiente. Limitare la discussione a questioni puntuali, con la sufficienza dell’internalizzazione dei costi ambientali, è un equivoco, poichè è necessario addentrarsi in un campo multidisciplinare, dato che la legge della

123 Si veda supra, capitolo specifico. 124 LOYOLA, op. cit.

termodinamica è una legge rivoluzionaria e le decisioni economiche avranno impatto immediato sullo sviluppo di tutta la società o dei restanti sistemi sociali.

Sostiene AMAZONAS, tuttavia:

“Nulla implica che l’ottimizzazione dei costi benefici con l’inclusione di queste esternalità conduca a una utilizzazione sostenibile delle risorse ambientali. ‘Ottimalità’ non significa ‘sostenibilità’; salvo fosse possibile conoscere tutta la complessità delle relazioni dell’uomo con la natura e anche i desideri e i diritti delle generazioni future. L’Economia Ecologica sostiene che nell’interazione tra il sistema economico e l’ambiente vi sono relazioni fondamentali i cui ‘valori’ non sono individuabili sulla base della ‘prezzificazione’ secondo le preferenze degli individui...” 126.

In questo modo, l’economia ecologica incorpora una variabile etica alla discussione, nella misura in cui cerca di inserire la definizione di scala sostenibile. Internalizzare le esternalità è una soluzione di breve termine e insufficiente (ancorchè necessaria), giacchè dimostra che le risorse ambientali sono utilizzate abusivamente, come evidenziano Veiga Neto e Peter May127,

ricordando Daly (1992):

“...l’economia ecologica punta alla necessità di una scala sostenibile, ossia, l’esistenza di uno stock di capitale naturale che sia capace di supportare le funzioni ecosistemiche basiche, così come la fornitura di materie prime e la capacità di assorbimento dei rifiuti generati dalle attività economiche nel tempo. E in questo aspetto, qualunque crescita economica che va al di là del punto ove i costi ecologici superino i benefici economici è inefficiente e eccede la scala desiderabile. Detto in altro modo, i limiti della crescita fondati sulla scarsità delle risorse naturali sono reali e non necessariamente superabili per mezzo del

126 Op. cit.

127 VEIGA NETO, Fernando Cesar da; MAY, Peter H. Mercados para serviços

ambientais. In MAY, Peter H. (org). Economia do Meio Ambiente: Teoria e Prática. 2ª Ed. – Rio de Janeiro: Elsevier, 2010. P. 314.

progresso tecnologico. La scala sostenibile è quella che si adatta in maniera graduale alle innovazioni tecnologiche, in modo che la sostenibilità non si riduca nel tempo.”

La scarsità delle risorse naturali è qualcosa di assoluto, non relativo e, pertanto, l’aumento dell’efficienza energetica o altra misura di miglioramento tecnologico non risolverà in maniera definitiva la scarsità di tali risorse. Dunque, la soluzione del problema ambientale passa per una ristrutturazione degli attuali modelli di consumo, stante l’affermata scarsità assoluta, e nega la possibilità al mercato di farsi carico della tutela dell’ambiente. I modelli attuali di sviluppo e consumo porteranno, con domande intensive di energia, inesorabilmente, all’esaurimento delle risorse naturali, che sono per natura finite. Sarà necessario uno studio attento dei processi fisici e biologici, in modo da comprendere quale sia il limite della sostenibilità.128 Questo

definisce i contorni dell’economia ecologica: “un campo transdisciplinare il quale

cerca l’integrazione tra le discipline nell’economia e ecologia, e le restanti discipline correlate, per una analisi integrata dei sistemi”. Principi economici e biofisici si

rivelano oggetto prevalente di analisi, caratterizzando l’eterogeneità dell’economia ecologica. Allo stesso tempo ci si avvale sia dei concetti di economia convenzionale, che dei principi biofisici, in particolare i principi termodinamici – legge della conservazione (prima principio della termodinamica) e legge dell’entropia (secondo principio della termodinamica)129, i quali acquisiscono sempre maggiore importanza.

128 Idem.

IV PARTE – STRUMENTI DI POLITICA AMBIENTALE

IV.I POLITICHE AMBIENTALI E RISPETTIVI STRUMENTI: NOTE