di Cecilia Lazzarotto e Anna Maria Pioletti
3. Geografia politica come strumento di conoscenza
Nel 1885 Pëtr Alekseevič Kropotkin4 scriveva, in maniera un po’ uto-
pistica:
la geografia deve insegnarci, sin dalla nostra infanzia, che siamo tutti fratel- li, a prescindere dalla nostra nazionalità. Nei nostri tempi di guerra, di gelo- sia nazionalistiche e di odi, abilmente nutriti da gente che ha come obiettivo quello di perseguire i propri egoistici interessi, di classe o personali che sia- no, la geografia deve essere, sino a che la scuola può fare qualche cosa per controbilanciare le influenze cattive, un mezzo per dissipare i pregiudizi e per creare sentimenti più elevati di umanità (in Dell’Agnese, 2016, p.109).
Parole forti che nella società odierna potrebbero sollevare polemiche o conflitti. Si tratta di affermazioni che risalgono alla fine del XIX secolo, ma ancora oggi attuali e ricche di spunti per far riflette gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado. Molte volte i ragazzi si chiedono quale sia l’importanza e l’utilità di una materia, perché spesso non riconoscono nella disciplina un legame con la vita quotidiana. Le parole di Pëtr Alekseevič
Kropotkin possono, quindi, essere un buon punto di partenza per spiegare l’importanza dello studio della geografia, che non è soltanto lo studio mnemonico delle capitali o l’elenco dei principali corsi d’acqua in Italia. Lo studio della geografia politica, in particolare, può dare ottime risposte ai ragazzi che oggi appaiono sempre più confusi e lontani dagli argomenti af- frontati in classe. La geografia, materia interdisciplinare per eccellenza, può aiutare non solo i docenti a trovare un filo conduttore con molti argomenti, ma può stimolare i ragazzi ad una lettura dell’attualità in modo critico e consapevole.
Se le affermazioni di Pëtr Alekseevič Kropotkin possono sembrare quasi un sogno irrealizzabile, in realtà dalle sue parole emerge quello che do- vrebbe essere il ruolo della geografia politica all’interno delle istituzioni scolastiche. Uno strumento efficace che possa consegnare nelle mani dei ragazzi le competenze per un’analisi critica delle vicende che caratterizzano non solo il Medioriente, ma anche l’Europa. Alcuni studi internazionali hanno rilevato forti carenze da parte degli studenti in materia di geografia politica. Dai dati forniti dalla National Geographic Society, relativi ad un’indagine condotta nel 2006 su un campione di ragazzi americani tra i 18 e i 24 anni, è emerso che 6 persone su 10 non sapessero collocare l’Iraq su una carta del Medio Oriente, nonostante fossero state inviate truppe ameri- cane ormai da tre anni (Roper Public Affairs, Final Report, 2006, p.24). In Italia, invece, dallo studio iniziato dalla Caritas nel 2003 “Conflitti dimen- ticati” è emerso che i mass media, internet, le Istituzioni (italiane ed euro- pee) e in generale la popolazione prestano poca attenzione ai conflitti mon- diali, in alcuni casi semplificando e banalizzando situazioni drammatiche. Dai risultati si evince che il 25% delle persone intervistate non sia stata in grado di citare alcun Paese coinvolto in una guerra. Dall’analisi su quattro quotidiani: La Repubblica, Il Corriere della Sera, La Stampa e Avvenire è emerso che alcuni conflitti, le cosiddette “guerre dimenticate” occupano so- lo il 4,8% dello spazio dedicato all’argomento, confermando che l’atten- zione per le guerre geograficamente più vicine sia nettamente superiore, occupando più del 95% dello spazio. Si legge, inoltre, nello studio come la stampa italiana dia maggiore risalto alla cronaca diplomatica e militare, tra- lasciando, invece, le cause e le conseguenze dei conflitti. Dati molto simili riguardano il web, le radio e la televisione (Caritas, 2003). Lo studio è pro- seguito negli anni e l’attenzione non è stata posta solamente sulla cono- scenza dei conflitti, ma anche sulle questioni ambientali ad essi strettamen- te legate (Caritas, 2009) o ancora il rapporto tra guerre e problemi alimenta- ri (Caritas, 2015).
Alla luce di questi dati è importante, per i singoli insegnanti, capire qua- li siano le conoscenze di base dei loro studenti e stimolare la loro curiosità
sulla complessità dello scenario geopolitico attuale, un aspetto bene evi- denziato in un’intervista rilasciata a Riccardo Canesi da Carlo Freccero, esperto di comunicazione e consigliere di amministrazione della Rai. Frec- cero ha sottolineato l’importanza dello studio della geografia politica nelle scuole italiane: «Tutte le ultime guerre, (…), se fossero state spiegate attra- verso la geografia politica e attraverso le carte, ci avrebbero fatto capire dove si trovava il petrolio e avremmo avuto subito una chiave interpretativa chiara e semplice di quello che stava succedendo (…). Basterebbe una carta geografica per capire molte cose. In Italia c’è un problema di cultura geo- grafica (…). Anche in Rai non si fa geografia (…) però paradossalmente si fa lo storytelling (…), si raccontano delle storie, che chiaramente fanno più audience, però non fanno capire la complessità di alcune guerre, di alcune aree geografiche» (Canesi, 2016).
3.1. La geografia politica nelle Indicazioni Nazionali per le scuole
secondarie di secondo grado
L’insegnamento della geografia nelle scuole italiane è previsto nel bien- nio degli istituti tecnici. Le Linee Guida del MIUR (D.P.R. 15 marzo 2010, art.8, comma 3. pag.55) prevedono che al termine dei due anni di corso gli studenti acquisiscano competenze di base atte a: «comprendere il cambia- mento e le diversità dei tempi storici in una dimensione diacronica attraver- so il confronto fra epoche e in una dimensione sincronica attraverso il con- fronto fra aree geografiche e culturali»; «osservare, descrivere ed analizzare fenomeni appartenenti alla realtà naturale e artificiale e riconoscere nelle varie forme i concetti di sistema e di complessità».
Inoltre, è importante ricordare che gli studenti devono sviluppare «cono- scenze relative ai processi e ai fattori di cambiamento del mondo contem- poraneo (globalizzazione economica, aspetti demografici, energetici, geo- politici,...) », ma anche acquisire abilità volte ad «analizzare i processi di cambiamento del mondo contemporaneo» e sapere «riconoscere gli aspetti fisico-ambientali, socio-culturali, economici e geopolitici dell’Italia, del- l’Europa e degli altri continenti».
Proprio questi ultimi due punti sono significativi per comprendere l’importanza che lo studio della geografia politica deve avere nelle scuole italiane5. Infatti, i processi di cambiamento del mondo contemporaneo han-
no ricadute non solo a scala globale, ma anche a livello locale. Analizzare i
5 Si ricorda anche l’importanza dell’uso della fotografia. Un caso tra i tanti Antonio Ot-
processi di cambiamento è fondamentale in una scuola in cui le classi mul- tietniche sono in progressivo aumento. Inoltre, stabilire collegamenti tra le tradizioni culturali locali, nazionali ed internazionali, è un obiettivo impre- scindibile anche ai fini della mobilità di studio e di lavoro, come indicato nella relazione adottata dal Consiglio dei Ministri europei dell’Istruzione nel novembre 2015, all’interno del “Quadro strategico: istruzione e forma- zione 2020” (C.E., 2015).