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di Valentina Evangelista 

M. di pros simità su

6. Una questione di equità

Il fenomeno della mobilità interregionale pone l’accento sulla questione dell’equità, concetto complesso (Joseph and Phillips, 1984; Bloom and McIntyre, 1998; Bloom, 2001) al centro del dibattito sanitario e geografico sanitario internazionale (McIntyre and Gilson, 2002). Se infatti l’equità è da intendersi come l’assenza di differenziazioni non necessarie, evitabili ed ingiuste nelle performance sanitarie (Whitehead, 1992; Braveman and Gru- skin, 2003), essa risulta evidentemente frustrata laddove un sistema sanita- rio, non incontrando le esigenze qualitative o quantitative della domanda, genera flussi passivi di pazienti costretti a rivolgersi ad altri sistemi sanitari per soddisfare le proprie esigenze.

In una lettura geografica l’equità è infatti da intendersi non come l’e- guale distribuzione quantitativa di servizi sanitari nei territori (Joseph and Phillips, 1984) quanto come la garanzia dell’accessibilità agli stessi (Ex- worthy and Peckham, 2006) ossia la possibilità di veder soddisfatta qualita-

tivamente oltre che quantitativamente la domanda di salute nello spazio re- lazionale di riferimento.

Tab. 3 – Alcuni indicatori dei divari sanitari interregionali. Fonte: elaborazione propria su dati Ministero della Salute, 2014.

Spesa sanita- ria pro capite

Spesa sanita- ria su PIL Posti let- to*1000 abi- tanti Medici SSN *1000 Abi- tanti Soddisfazione Piemonte 1.805 2,2 3,6 1,95 55,0 Valle d'Aosta 2.094 2,4 3,8 2,67 37,29 Lombardia 2.014 1,9 3,6 1,29 52,47 P.A. Bolzano 1.842 1,6 3,7 1,78 64,67 P.A. Trento 2.187 1,4 3,7 1,78 64,67 Veneto 1.924 1,7 4,1 1,60 52,5 Friuli V.G. 1.726 2,1 3,4 1,97 43,69 Liguria 1.960 2,8 3,6 1,58 47,57 Emilia-Romagna 1.855 2,1 4,0 1,92 50,05 Toscana 1.832 1,9 3,2 2,16 35,77 Umbria 1.850 2,1 3,0 2,17 56,58 Marche 1.781 2,1 3,4 1,85 40,20 Lazio 1.904 1,6 3,4 1,37 42,0 Abruzzo 1.753 2,0 3,2 2,01 28,90 Molise 2.226 2,3 3,6 1,72 23,6 Campania 1.689 2,1 2,7 1,65 28,2 Puglia 1.783 2,5 3,0 1,52 28,25 Basilicata 1.829 2,8 3,2 2,02 25,9 Calabria 1.711 2,8 2,7 2,03 32,36 Sicilia 1.707 2,2 2,9 1,98 17,64 Sardegna 2.041 2,3 3,4 2,50 28,24

Il problema è destinato ad auto-alimentarsi se non opportunamente fron- teggiato, contribuendo a solcare ancor più i divari interregionali esistenti: «Il Mezzogiorno del Paese è l’area che mostra da un lato, indicatori di salute meno favorevoli e, dall’altro, le maggiori limitazioni nell’accessibilità, nella qualità e negli esiti delle cure. […] allora viaggiare per la salute potrebbe si- gnificare non solo la ricerca della soluzione migliore [...] ma anche un mecca- nismo che aggrava le disuguaglianze di salute» (Costa e Cislaghi, 2012, p. 9).

La mobilità interregionale andrebbe dunque opportunamente governata affinché da strumento di perequazione “spontanea” e volontaria dei divari interregionali non diventi ulteriore modalità di aggravamento degli stessi: dunque occorrerebbe mappare compiutamente le determinanti oggettive e soggettive della mobilità e, ove possibile, ridurre i differenziali regionali dell’offerta sanitaria.

A tal fine il legislatore nazionale dovrebbe fornire alle Regioni di fuga ed emigrazione strumenti e direttive per migliorare il proprio sistema di offerta al fine di calmierare gli effetti economici, sociali e sanitari derivanti dagli ab- normi flussi di mobilità nonché superare i divari di spesa, di efficienza ed ef- ficacia al fine di garantire quel diritto alla salute sancito nella Carta Costitu- zionale. A livello intra-regionale gli amministratori dovrebbero quanto meno evitare l’aggravarsi della diversa dotazione di offerta che i territori hanno ereditato, perequando l’accessibilità e potenziando la collaborazione tra i di- versi nodi del sistema al fine di sopperire alle lacune locali.

Per concludere, considerare le implicazioni sociali e personali (e non so- lo economico-numeriche) del fenomeno della mobilità sanitaria, osservare la sostanziale inadeguatezza dei LEA a superare i preesistenti divari regio- nali, rilevare il ruolo della territorialità nella soddisfazione dei bisogni di salute, dovrebbero (tornare ad) essere priorità del dibattito geografico sani- tario italiano e delle politiche sanitarie, al fine di garantire quel principio di equità, cardine di ogni modello di giustizia sociale, ancora, evidentemente insoddisfatto, nonostante il susseguirsi di iniziative ed interventi.

«Si rielaborano continuamente leggi e programmi, ma i problemi cui es- si intendevano rispondere per la maggior parte permangono e ne sorgono dei nuovi, le cui soluzioni rimangono spesso intrappolate nel vicolo cieco degli adattamenti marginali, che impediscono il rilancio di una pianifica- zione sanitaria» (Barilaro, 1995, p. 415) che possa porsi attivamente, in un dialogo continuo con le esigenze e le pratiche territoriali, come priorità il superamento delle iniquità territoriali.

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