3.4 Gli obiettivi e gli effetti delle attività di IR
3.4.3 Gli effetti prodotti dalle relazioni con gli investitori
Brennan e Tamarowski propongono un interessante schema secondo cui la comunicazione economico-finanziaria e, in particolare, le investor relations influiscono indirettamente sul valore di mercato delle azioni di un’impresa. In base a tale schema, infatti, esiste una forte correlazione tra le attività di comunicazione finanziaria e il numero di analisti che seguono l’impresa: una maggiore copertura dei titoli incrementa la loro liquidità, comportando una riduzione del costo del capitale e apportando, quindi, un beneficio al loro prezzo (Figura 3.3) [Brennan e Tamarowski, 2000].
Figura 3.3: Gli effetti delle investor relations
Fonte: elaborazione personale.
Soluzione 2 Valore d’impresa Investor Relations Numero degli analisti Liquidità del titolo Costo del capitale
Il primo elemento è rappresentato dagli analisti finanziari, i quali sono la categoria di interlocutori più importanti con i quali le investor relations stringono un rapporto stretto e costante di comunicazione. I fattori che inducono gli analisti a seguire i titoli di un’azienda sono fondamentalmente due: da un lato, i livelli di commissioni garantiti alle investment bank (per cui lavorano gli stessi analisti) e, dall’altro, il costo sostenuto per la raccolta ed elaborazione delle informazioni necessarie alla valutazione dell’impresa. In generale, quindi, la scelta degli analisti di seguire o meno un’impresa dipende da un semplice calcolo costi-benefici. I benefici dipendono dalla dimensione aziendale, dal numero di potenziali investitori e dalla liquidità del mercato che indica la misura in cui un’informazione può essere sfruttata prima che il prezzo la rifletta. I costi dipendono dalla dimensione e complessità delle operazioni, nonché da quanto l’impresa rende disponibile e accessibile un’informazione agli investitori. Tutte le attività che riducono il costo delle informazioni, stimolano pertanto il seguito di azionisti e analisti, aumentando l’accordo e l’accuratezza delle loro previsioni [Brennan e Tamarowski, 2000].
Solitamente gli analisti preferiscono seguire aziende di medie/grandi dimensioni con capitalizzazione di mercato importante, dotate di poche linee di business che consentono una maggiore e più facile trasparenza e in cui il flottante sia equamente distribuito tra gli azionisti, evitando che la quota dell’azionista di maggioranza sia troppo elevata [Bhushan, 1989b]. L’analista è interessato non solo alla performance dell’impresa e alle scelte del management, ma anche alle competenze e alla professionalità del soggetto deputato alla gestione dei rapporti con la comunità finanziaria, in cui riporre la propria fiducia.
Il compito dell’investor relations manager non consiste solo nel comunicare con gli analisti che già seguono il titolo, ma aumentare il loro numero, facendo percepire quali sono gli elementi sui quali l’impresa vuole fondare il proprio valore in futuro. Altrettanto importante è anche la scelta di broker con sufficiente esperienza per garantire valutazioni corrette.
Il secondo elemento è rappresentato dalla liquidità del titolo azionario, cioè se è prontamente ed economicamente vendibile. La liquidità può essere misurata in base al
tempo e al costo necessari per trovare una controparte con cui effettuare la transazione. Dato che il mercato non è efficiente, esistono dei costi di negoziazione, primo fra cui il bid-ask spread, ossia la differenza tra il prezzo che un soggetto dovrebbe pagare per acquistare un titolo sul mercato e il prezzo che otterrebbe se vendesse lo stesso titolo in quel momento. Un maggior numero di analisti riduce il peso delle asimmetrie informative e, quindi, porta a ridurre anche questa differenza di prezzo. Inoltre negoziazioni di importanti dimensioni provocano un movimento nel prezzo dei titoli, anche per motivi di tipo informativo, dato che gli operatori meno informati seguono gli autori di tali operazioni, nella convinzione che possiedano informazioni riservate. La liquidità degli strumenti finanziari è quindi importante nella valutazione d’impresa e del tasso di rendimento dei titoli azionari, che aumenta al diminuire della liquidità. Per un’azienda come Mediaset le attività di investor relations sono state un fattore chiave per la riuscita dell’IPO nel 1996, portando ad una minore volatilità del titolo e aumentandone la liquidità [Tamarowski e Renzetti, 2000].
Infine ultimo elemento è il costo del capitale che, naturalmente, è inversamente correlato al valore economico d’impresa. Infatti una disclosure tempestiva e trasparente può ridurre il costo del capitale riducendo la stima del rischio e l’asimmetria informativa tra investitori e insiders.
Riassumendo, quindi, l’attività degli analisti è associata ad una maggiore liquidità delle azioni che ha un maggiore impatto sul volume di negoziazione, sul valore di mercato dell’impresa e sul prezzo delle azioni. Infatti quanto più elevata è la liquidità tanto minore sarà il costo delle negoziazioni e, quindi, il costo del capitale, aumentando così il prezzo delle azioni.
Questo risultato è coerente con il ruolo degli analisti quali intermediari di informazioni, i cui report riducono l’asimmetria informativa, come confermato da altri studi. Dempsey [1989] dimostra che in presenza di un maggior numero di analisti minori sono le sorprese riguardo agli annunci degli utili. Brennan et Al. [1993] dimostrano come il prezzo delle azioni si aggiusta più velocemente alle notizie macroeconomiche quanto più è elevato il numero di analisti che seguono un titolo. Secondo Hong et Al. [1998] il prezzo delle azioni si aggiusta alle informazioni negative
riguardo ad una specifica azienda più lentamente se sono pochi gli analisti che la seguono.
Per di più l’evidenza empirica suggerisce che esiste un una forte relazione tra i cambiamenti nei prezzi di mercato e nelle raccomandazioni degli analisti sulle azioni, dovuta non solo al riconoscimento degli analisti dal mercato, ma anche dal riconoscimento del brand della banca di investimento, dai depositi remunerati, dalla fase del ciclo economico e dalla dimensione del cambiamento.
Certamente le raccomandazioni dipendono dal target price22, ma non è vero il
contrario. Infatti il target price riflette il premio e lo sconto che il mercato applica per una maggiore crescita, la struttura di capitale, la quota di mercato, ecc. La raccomandazione non solo riflette il punto di vista degli analisti riguardo ad una certa azione, ma anche il relativo potenziale picco (positivo/negativo) confrontato con il suo target price. Le raccomandazioni degli analisti (buy, hold e sell) sembrano influire in modo significativo sui cambiamenti del prezzo delle azioni piuttosto che su quelli del target price [Giussani, 2011].
Infine è stata riscontrata una relazione significativa negativa tra la qualità delle investor relations, misurata dalla valutazione annuale espressa dalla Financial Analysts Federation Corporate Information Committee, e la dispersione delle previsioni degli analisti sugli utili per azione. Non sembra esserci, invece, alcuna relazione significativa tra la qualità delle IR e l’accuratezza delle previsioni sugli utili per azione [Farragher, Kleiman e Bazaz, 1994].
Oltre agli effetti indicati nello schema degli autori, non bisogna dimenticare che un valido programma di gestione delle relazioni con gli investitori consente di ottenere il giusto riconoscimento e credibilità all’interno della comunità economica. Riconoscimento e credibilità, a loro volta, possono migliorare il morale e la fedeltà dei propri dipendenti, aiutare le vendite e contribuire a buone relazioni con il governo e la stampa [Ellis, 1985].
22 Gli analisti costruiscono dei modelli valutativi nei quali inseriscono le proprie previsioni circa i ricavi e
le altre grandezze fondamentali riguardanti i risultati aziendali, per giungere ad una valutazione di medio/ lungo periodo di quale possa essere il target price del titolo azionario considerato. Per target price si intende un indicazione orientativa di un prezzo congruo e rappresentativo del valore intrinseco dell’impresa. In base al confronto tra tale valore e il prezzo di mercato, essi emettono un giudizio sintetico, o meglio una raccomandazione di investimento (o disinvestimento) per gli investitori.