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L’influenza della carta stampata sui prezzi azionari

1.6 Studi empirici sul ruolo dell’informazione nel mercato

1.6.3 L’influenza della carta stampata sui prezzi azionari

Interessante è anche lo studio condotto da Ferretti e Pattarin riguardo all’influenza esercitata dai giornali sui prezzi azionari. Solitamente la reazione dei prezzi riguarda le small caps, a conferma del fatto che i piccoli investitori ottengono ancora informazioni pubbliche principalmente dalla carta stampata.

Abbiamo già affermato nei paragrafi precedenti che l’efficienza informativa è un prerequisito fondamentale per la valutazione dei titoli e l’allocazione del capitale. Gli investitori, infatti, stabiliscono il valore intrinseco delle attività finanziarie (fair value) e di conseguenza decidono se acquistare o vendere in base alle loro aspettative che dipendono dalla quantità e qualità dell’informazione a disposizione e dalla loro capacità di elaborarle correttamente [Ferretti e Pattarin, 2008].

I media hanno un ruolo importante nel rendere le informazioni di pubblico dominio e quindi ampiamente disponibili al mercato. I principali canali con cui l’informazione viene resa disponibile sono la stampa tradizionale, la radio, la televisione, le agenzie di stampa (per esempio Bloomberg e Reuters), le piattaforme di trading on-line e i siti web aziendali.

La velocità è l’essenza delle nuove informazioni e dipende fortemente dal canale di comunicazione scelto. I giornali tradizionali pubblicano le informazioni un giorno in ritardo, ponendo così alla pari i propri lettori per quanto riguarda l’informazione con coloro che hanno accesso ad altri canali (per esempio gli investitori professionisti hanno accesso alle agenzie di stampa). Nemmeno le interviste alle figure chiave dell’impresa

dà ai giornali un vantaggio informativo: le informazioni price-sensitive devono essere comunicate attraverso i canali del mercato azionario ufficiale e delle agenzie di stampa.

Il problema della velocità accresce le generali difficoltà che i giornali stanno vivendo nei confronti di Internet e televisione, almeno nei Paesi più avanzati. Le regolamentazioni UE hanno armonizzato gli obblighi di trasparenza per le società quotate in mercati regolamentati (Direttiva 2004/109) e sembrano privilegiare Internet e i nuovi mezzi di comunicazione per la comunicazione finanziaria.

È ragionevole chiedersi se e in quali termini i giornali abbiano ancora un ruolo come canale per la trasmissione di informazioni importanti per la determinazione del prezzo dei titoli quotati.

Huberman e Regev hanno dimostrato che la stampa è in grado di influenzare i prezzi anche pubblicando nuove notizie che sono classificate come nonevents. Gli autori interpretano questi eventi mostrando che la stampa, semplicemente cambiando enfasi, può innescare reazioni di prezzo anche con la pubblicazione di notizie vecchie [Huberman e Regev, 2001]. Ciò è coerente con quanto affermato da Dick e Zingales:

≪Media coverage is different than other information disclosure by the firm in that space is at a premium and coverage is more selective. Newspaper editors inevitably provide a spin in their coverage, choosing whether to include or exclude a piece of news, positioning it on the first or last page, or in the first or the last paragraph≫ [Dick e Zingales, 2003: 2-3].

Inoltre, Ho e Michaely rivelano che i commenti negativi dei giornalisti relativi a specifiche azioni hanno causato un significativo calo del loro prezzo dal giorno precedente la pubblicazione fino al giorno successivo e questo brusco calo è particolarmente elevato nel caso di piccole aziende [Ho e Michaely, 1988].

Il grado di influenza è più elevato quando gli investitori hanno poche fonti di informazione alternative rispetto alla carta stampata e quando la reputazione del quotidiano è buona. Pertanto, anche se è stata appena pubblicata o è disponibile anche in altri canali, l’informazione trasmessa dai giornali riceve considerazione dagli investitori e influisce sui prezzi perché la carta stampata allarga il pubblico degli investitori informati e gode di maggiore credibilità rispetto al web.

Pertanto i giornali possono influenzare i prezzi pubblicando informazioni già note, ma di fatto distribuite a pochi operatori di mercato. Il ruolo giocato dalla carta stampata in relazione ai prezzi delle azioni non necessariamente deriva dalla rielaborazione delle informazioni o dall’enfasi con cui viene presentata ai lettori: anche la semplice pubblicazione del dato grezzo ha un effetto significativo sui prezzi12.

I risultati dello studio suggeriscono che anche i piccoli investitori usano le informazioni per finalità di trading e ricoprano un ruolo relativamente importante sul mercato azionario delle small cap. Le azioni di queste imprese, infatti, ricevono scarsa attenzione da parte degli investitori istituzionali e spesso dispongono di scarsa liquidità, di un basso tasso e di dimensioni ridotte; in queste condizioni l’attività di piccoli investitori può avere un impatto vitale sui prezzi di mercato [Ferretti e Pattarin, 2008].

Inoltre, Shanthikumar mostra che la reazione dei piccoli investitori è rinforzata dalla successione degli annunci (positivi e negativi), a differenza dei professionisti che dimostrano una sorta di inerzia nel reagire alle notizie. Le decisioni di trading dei piccoli investitori sembrano essere ancora più facilmente influenzabili dalla pubblicità, di conseguenza i giornali continuano ad essere dei canali importanti per l’informazione finanziaria, nonostante lo sviluppo e la maggiore velocità di radio, televisione e Internet [Schanthikumar, 2006].

12 A partire dal 1°marzo 2002 Il Sole 24 Ore ha iniziato a pubblicare i price-to-book value (PBV) delle

azioni quotate alla Borsa Italiana su base giornaliera. In linea di principio, la pubblicazione di questi dati nei giornali non dovrebbe avere avuto alcun effetto significativo sulle prestazioni delle azioni. Tuttavia, le ricerche rivelano un aumento medio del prezzo dei cinquanta titoli con il più basso PBV, che non poteva essere ridotta solamente dalle dinamiche di mercato. Questa variazione è in linea con la teoria che gli investitori considerino la cifra pubblicata un’informazione preziosa e così, hanno aumentato la loro domanda per le azioni interessate, nella convinzione che fossero, in media, sottovalutate.

CAPITOLO 2

LA COMUNICAZIONE ECONOMICO-FINANZIARIA D’IMPRESA

2.1 Introduzione

Dopo aver chiarito il concetto generale di comunicazione d’impresa, il capitolo distingue le diverse tipologie di comunicazione aziendale con particolare riferimento alla comunicazione interna ed esterna. Tra le principali aree di comunicazione ci si concentrerà su quella economico-finanziaria data la sua importanza ai fini della creazione del valore. Nei paragrafi successivi verranno descritte le sue caratteristiche principali (standard contabili, qualità e trasparenza) e le diverse tipologie, focalizzandosi soprattutto sulla distinzione tra informativa obbligatoria e volontaria. Nella seconda metà del capitolo verrà descritto nel concreto il processo di comunicazione finanziaria messa in atto dalle imprese, gli obiettivi che tenta di raggiungere con essa e i soggetti ai quali si rivolge. Infine il capitolo descrive le principali conseguenze prodotte dall’attività di comunicazione d’impresa sull’efficienza informativa, sul costo del capitale e sul seguito degli analisti, senza tralasciare gli effetti delle comunicazioni della Banca Centrale.