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Global Mindset: “to be global one must first think globally”

Nel documento Aziende Born Global e loro determinanti (pagine 48-52)

I fattori del successo di un’azienda Born Global

2.1. Global Mindset: “to be global one must first think globally”

Il primo aspetto del successo aziendale di una Born Global riguarda la mentalità globale che appartiene propriamente alle aziende che abbiamo analizzato nel capitolo precedente. Senza quest’aspetto infatti, non potrebbe trovare attuazione l’aspetto più importante, ovvero la loro internazionalità fin dalla nascita. Questo concetto è strettamente legato alla precedente esperienza dell’imprenditore e molti autori considerano questi aspetti come unica variabile ma qui si sceglie di differenziare la global mindset dalla prior experience e considerarle distintamente per una semplice ragione: l’esperienza precedentemente sviluppata dall’imprenditore non deve essere considerata solo in un contesto globale perché potrebbe invece essere stata acquisita nel Paese domestico; in questo caso non si potrebbe collegare al concetto di global mindset perché non consentirebbe di sviluppare una mentalità globale ma piuttosto terrebbe l’imprenditore racchiuso nel suo ambiente locale; la mentalità globale si acquisisce soltanto attraverso le diverse esperienze all’estero. È in ragione a ciò che si preferisce considerare separatamente i due concetti.

La mentalità globale “is a way of being rather than a set of skills. It is an orientation of the world that allows one to see certain things that others do not. A global mindset means the ability to scan the world from a broad perspective, always looking for unexpected trends and opportunities that may constitute a threat or an opportunity to achieve personal, professional or organizational objectives” (Rhinesmith, 1993). Da altri autori viene definita come una mentalità caratterizzata da un alto grado sia di differenziazione e sia di integrazione in un contesto multiculturale. La prima è intesa come apertura alla diversità tra culture e mercati differenti; l’integrazione viene invece considerata come abilità di integrare ed incorporare la diversità. In sostanza la global mindset è l’interpretazione del mondo con apertura e consapevolezza della diversità esistente tra le diverse culture e la propensione ad incorporare tale diversità (Gupta e Govindarajan, 2002). Chi ha una mentalità globale non avverte alcuna distinzione tra clienti nel mercato domestico e clienti nel mercato straniero e percepisce come irrilevanti i confini del suo mercato nazionale (Phelan et al., 2006).

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Figura 3: Definizione di mentalità globale

L’interrogativo che risulta più ovvio dopo aver formulato la definizione del concetto sta nel chiedersi come si possa acquisire una mentalità globale. La risposta, per quanto possa sembrare semplice, sta nelle diverse esperienze all’estero vissute dall’imprenditore (come da qualsiasi altro soggetto che ricopra anche ruoli inferiori): il suo background influenza fortemente il percorso di internazionalizzazione, plasma la sua mentalità e diminuisce la distanza psichica (Madsen e Servais, 1997). Queste esperienze infatti aprono la mentalità di qualsiasi persona, anche semplicemente nella sfera privata di chiunque. Per sviluppare (e mantenere) una mentalità globale il manager ha bisogno anche di conoscenze e capacità: “a manager needs to have knowledge of different aspects of the interdependent world. Skills, on the other hand, are certain human and behavioural abilities that managers have that help them to do their work more effectively in the global context” (Kedia e Mukherji, 1999). La giusta combinazione di conoscenze e capacità (che non sono altro che l’abilità di mettere in pratica la conoscenza) permette lo sviluppo di una mentalità globale. Nello specifico, le conoscenze sono la padronanza della tecnologia, dei sistemi informatici e delle telecomunicazioni, oltre che più in generale la comprensione dei fattori sociali, politici, culturali ed economici che hanno i diversi Paesi e che possono impattare sulle decisioni del management. Dall’altro lato le capacità rappresentano invece la leadership per gestire la diversità. La global mindset si può creare quindi attraverso la combinazione delle conoscenze dei diversi Paesi sotto tutti i loro aspetti e la capacità di integrare queste differenze in luoghi diversi: a livello pratico, l’acquisizione della mentalità internazionale può avvenire tramite viaggi all’estero, attraverso esperienze di lavoro (come dipendente o in maniera autonoma) in Paesi diversi dal proprio di origine, attraverso la possibilità di frequentare persone di culture diverse in luoghi diversi. Tutte queste opzioni permettono di acquisire la conoscenza delle culture diverse e aiuta a capire come gestirle. Ed è importante in un contesto di aziende BG perché si ha a che fare con sistemi

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legislativi, religiosi e culturali diversi e bisogna sapere come gestire il business con persone di svariate nazionalità. Questo si può notare anche nei semplici gesti quotidiani del business. Per esempio, in un incontro tra manager di diversa nazionalità, alcune culture hanno l’usanza di omaggiare l’ospite con un simbolo di riconoscenza. Ma bisogna far attenzione a quali regali possono essere apprezzati e quali invece possono rivelarsi offensivi o comunque poco graditi e questo può andare ad impattare la riuscita della pratica commerciale.

Se si persegue un obiettivo di crescita e di successo, non è sufficiente acquisire una mentalità globale ma è necessario mantenerla per tutto il periodo di attività imprenditoriale. La global mindset si mantiene attraverso la continua crescita delle conoscenze e delle capacità. Ciò che può aiutare è per esempio la propensione ad essere “curiosi del mondo” (Kedia e Mukherji, 1999) e l’impegno a diventare sempre più esperti di come esso funziona, l’esposizione alla diversità e novità, il desiderio di sviluppare una visione che sappia tessere insieme diversi filoni di conoscenza delle culture e dei mercati (Gupta e Govindarajan, 2002).

Come precedentemente detto, per avere una mentalità globale è necessario avere alta differenziazione ed integrazione. Al mancare di uno dei due prerequisiti, cade la possibilità di sviluppare una mentalità internazionale. Se per esempio un imprenditore è lacunoso nel grado di differenziazione, avrà una mentalità ristretta e provinciale (chiamata “parochial mindset”). Questo significa che ha una buona abilità di integrarsi in un suolo nazionale diverso dal suo territorio originario, però non ha una sufficiente apertura alla diversità tra culture. Per esempio IKEA, azienda originaria della Svezia, quando ha iniziato la commercializzazione negli Stati Uniti continuava ad applicare la sua mentalità svedese e gli standard che aveva utilizzato nel mercato domestico senza badare alle abitudini americane: per esempio la non consegna al domicilio dei mobili o la vendita di lenzuola che non rispettavano gli standard statunitensi. Nell’ espansione verso gli Stati Uniti, l’applicazione della strategia svedese, si è rivelata una forte barriera al successo; successivamente l’azienda ha dovuto rivedere le sue decisioni e conformarsi alla diversità per poter sviluppare una mentalità internazionale ed ottenere buoni risultati nel suolo statunitense (Gupta e Govindarajan, 2002).

Lo sviluppo di mentalità diverse è legato anche alle caratteristiche del Paese in cui vive l’imprenditore. Pensiamo ai manager europei e a quelli americani. Questi ultimi vivono all’interno di un ambiente omogeneo in cui ci sono poche lingue diverse, si ha la prevalenza dell’inglese, e si ha una sola cultura. Gli europei invece hanno sempre vissuto all’interno di un ambiente molto eterogeneo per quanto riguarda la lingua e la cultura (Kedia e Mukherji, 1999). In base a ciò, vediamo come possono essere classificate le diverse mentalità, sottolineando già da subito che tra esse si può individuare un legame basato su un processo evolutivo:

1. Defender: è un imprenditore orientato al mercato interno e totalmente disinteressato alle altre culture; è convinto che il diverso rappresenti sempre qualcosa di pericoloso e per questo cerca protezione (spesso richiedendo allo Stato l’imposizione di barriere commerciali); nella sua strategia non si intravede alcun elemento di internazionalità;

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2. Explorer: anch’esso ha una visione orientata al mercato domestico ma, a differenza del defender, riconosce che all’estero ci possono essere delle interessanti opportunità; per questo fa qualche operazione all’estero, ma al contempo agisce con molta attenzione e cautela, infatti tutte le attività estere (prevalentemente esportazioni), anche le più semplici, sono severamente controllate dall’interno;

3. Controller: ha molte operazioni all’estero, per questo è forzato a capire le culture straniere; vorrebbe però poter applicare i sistemi interni anche nei nuovi Paesi in cui si espande; sulle operazioni estere mantiene un controllo ancora più forte rispetto a quello dell’explorer;

4. Integrator: rappresenta il massimo grado di mentalità globale, con la giusta conoscenza e capacità; può intrattenere qualsiasi operazione nel mondo; è prevalentemente uno attento e competente; sviluppa le sue capacità manageriali e la sua global mindset ricercando informazioni sul mondo ed usandole con esperienza.

Come si può notare, si tratta di un processo evolutivo, che vede da una parte una mentalità fortemente concentrata all’interno (defender), per arrivare ad una mentalità totalmente internazionale (integrator). Alcuni managers, quelli che non gestiscono un’ azienda BG, rimangono ai primi stadi. Il manager di una BG invece è propriamente un integrator. Ha le giuste capacità di gestione e gode di una ottima flessibilità di adattamento.

È importante avere una mentalità orientata all’internazionalità perché l’odierna eterogeneità dei mercati non può essere ignorata (Gupta e Govindarajan, 2002) e perché la globalizzazione comporta diverse e sempre maggiori sfide (Kedia e Mukherji, 1999) per gli imprenditori, tra cui appunto quella di saper sviluppare una mentalità di questo genere per far fronte al fenomeno globalizzativo che si manifesta anche nel settore aziendale.

I benefici che si possono ricavare dal vantare una mentalità globale sono molteplici. La strategia aziendale dipende fortemente dalla mentalità che un imprenditore ha sviluppato (Gupta e Govindarajan, 2002); avere una global mindset non può che comportare una strategia aziendale ad ampio raggio, appunto internazionale, che è propria delle BG: “how managers perceive and interpret the global social and economic environment around them has a major impact on the strategies that they pursue and the success of these strategies”. L’altro lato della medaglia sta nel fatto che un imprenditore con mentalità globale, per arrivare al successo, deve

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avere anche la capacità di non perdere di vista le necessità locali (questo sarà ripreso nel paragrafo dedicato alla glocalizzazione). Gli altri benefici (Gupta e Govindarajan, 2002) che può ottenere un’azienda si possono manifestare in uno o più dei seguenti vantaggi competitivi:

 il vantaggio di essere tra i primi a saper identificare le opportunità emergenti;

 una maggiore raffinatezza e una più fine analisi nel trade-off tra adattamento locale e standardizzazione globale;

 un più agevole coordinamento tra attività complementari distribuite tra confini diversi;  una più rapida ed efficiente condivisione transnazionale delle migliori pratiche tra filiali.

Perché è importante che una BG abbia una mentalità globale? Le BG hanno una visione di questo genere proprio per la definizione che abbiamo dato di esse. Infatti una Born Global nasce spesso perché l’imprenditore ha sviluppato una precedente esperienza che gli ha permesso di avere una mentalità globale e quindi può creare il suo business avendo di fronte il panorama del mondo intero e non una semplice porzione di esso. È importante che abbiano una global mindset perché, se così non fosse, verrebbe a mancare un tassello fondamentale della BG che è intrinseco nella sua stessa nascita e che quindi può compromettere la buona riuscita del business. Se infatti un’azienda vuole espandersi come fa una BG ma poi vengono a mancare le peculiarità che caratterizzano la global mindset (il grado di integrazione e di differenziazione), sarà dotata di una mentalità più ristretta che non le permetterà di agire con ottima strategia nel suo business e quindi non la farà arrivare al successo.

In sintesi, le diverse esperienze all’estero permettono all’azienda di acquisire un’ottima mentalità internazionale che deve cercare di mantenere durante il suo business: “to be global one must first think globally” (Oviatt e McDougall, 1995).

Nel documento Aziende Born Global e loro determinanti (pagine 48-52)