1. Il governo di Arias Navarro: dal dialogo alla rottura delle relazioni con la Conferenza episcopale
“Concordia discordante” è l’espressione coniata da Luis Ortega per descrivere sinteticamente ma altrettanto efficacemente lo stato dei rapporti tra Chiesa e Spagna negli anni di cui si discute608. In effetti, come si è già avuto modo di osservare, i
rapporti tra la Chiesa e lo Stato erano andati progressivamente deteriorandosi sia sul piano internazionale – l’avvio di formali trattative per la revisione del Concordato era avvenuto contestualmente allo scambio di note diplomatiche sui fatti di Zamora –, sia a livello interno – la stragrande maggioranza di vescovi e sacerdoti avevano assunto posizioni critiche nei confronti del regime alla quali le autorità statali avevano risposto riducendo le sovvenzioni economiche, imponendo multe elevatissime ed entrando nei luoghi sacri senza previa autorizzazione –. Tale situazione critica giungeva al culmine durante la celebrazione delle esequie di Carrero Blanco quando l’estrema destra, al grido di “Tarancón al paredón” e “obispos rojos a la horca”, aveva accusato la Chiesa di essere complice dell’assassinio del presidente del governo609, e l’allora ministro di Educación y Ciencia, Julio Rodríguez Martínez, si era rifiutato di scambiare il segno
della pace con Tarancón610.
La morte di Carrero Blanco segnava uno spartiacque nella storia politica spagnola dal momento che poneva fine al desiderio del caudillo di assicurare continuità al
608 L’espressione è di J. Luis Ortega, Pablo VI y la Iglesia de España, cit., p. 70.
609 Per un resoconto dettagliato degli eventi si vedano V.E. Tarancón, Confesiones, cit., p. 599 ss..; V.Cárcel Ortí, Pablo VI y España, cit., p. 78 ss..
610 V.E. Tarancón, Confesiones, cit., p. 619-620; I.C. Ibán, Factor religioso y sociedad civil en España, cit., p. 48; P.M. de Santa Olalla Saludes, La Iglesia que se enfrentó a Franco, cit., p. 316-317; P.M. de Santa Olalla Saludes – J.F. Serrano Oceja, 50 años de la Conferencia Episcopal Española, cit., p. 74.
franchismo anche dopo il suo decesso611. In effetti, il nuovo esecutivo aveva lasciato
supporre una evoluzione del regime, in senso più aperturista, dovuta, secondo parte della dottrina, alla scomparsa dalla compagine governativa dei tecnocrati membri dell’Opus Dei, e di López Rodó, - unico soggetto in grado di garantire la sopravvivenza del regime, dopo la morte di Franco e di Carrero Blanco612 -, sia per l’attitudine
inizialmente manifestata dal nuovo presidente dell’esecutivo, Carlos Arias Navarro. Il 12 febbraio, Arias aveva annunciato l’imminente approvazione di uno Estatuto de
Asociaciones, finalizzato ad aprire canali di partecipazione politica attraverso la
costituzione di associazioni. Si trattava in sostanza di creare dei “surrogati di partiti politici”613 che, sotto lo stretto controllo del governo avrebbero funzionato da canali di
partecipazione per le forze del regime614. In realtà tale spirito ‘aperturista’615 veniva ben
presto disatteso dal momento che lo Statuto616, approvato soltanto a dicembre del 1974,
imponeva quali requisiti indispensabili per la costituzione di un’associazione politica un numero non inferiore a 25000 affiliati, una presenza in quindici province e l’obbligo di iscrizione delle associazioni al Movimiento Nacional617. Siffatte condizioni se per un
verso erano pensate per impedire la legalizzazione di qualsiasi associazione basca o catalana, per un altro avevano il chiaro obiettivo di chiudere le porte all’opposizione democratica dal momento che nessun partito politico avrebbe mai accettato di trasformarsi in un’associazione del Movimiento618.
La morte di Carrero Blanco segnava un cambiamento anche con riferimento ai rapporti Chiesa-Stato. Il 12 febbraio, Arias aveva sottolineato la necessità di “alcanzar un
adecuado intendimiento, a todas luces factible, sin perdernos en lo accesorio y encontrándose en lo fundamental”. Nel pensiero del presidente del governo, “las relaciones entre la Iglesia y el estado ha(bía)n de continuar sobre la base de la mutua
611 I.C. Ibán, Factor religioso y sociedad civil en España, cit., p. 48; P.M. de Santa Olalla Saludes, El rey,
la Iglesia y la transición, cit., p. 45.
612 G. Di Febo – S. Juliá, Il franchismo, cit., p. 103.
613 L’espressione è di G. Di Febo – S. Juliá, Il franchismo, cit., p. 104. 614 G. Di Febo – S. Juliá, Il franchismo, cit., p. 104.
615 P. Casanellas Peñalver, Los últimos zarpazos del franquismo: el decreto-ley sobre prevención del
terrorismo de agosto 1975, in Historia del presente, n. 12, 2008, p. 156 parallelamente alla dichiarata
apertura in materia politica, il governo manteneva una posizione rigida con riferimento al tema dell’ordine pubblico e della sicurezza soprattutto per frenare i fenomeni contestatari che da episodi isolati si erano pian piano trasformati nella “política de mayorías”.
616 M. Oreja Aguirre, Memoria y esperanza. Relatos de una vida, La esfera de los libros, Madrid, 2011, p. 116.
617 G. Di Febo – S. Juliá, Il franchismo, cit., p. 106; P.M. de Santa Olalla Saludes, La Iglesia que se
enfrentó a Franco, cit., p. 322.
independencia y de una sana colaboración manifestada en el respeto recíproco de ambas potestades”. In ragione di ciò, il governo avrebbe consentito alla Chiesa di
“desempeñar sin trabas su sagrada misión y el ejercicio de su apostolado” ma non anche di emettere un giudizio sulle cose temporali, riservate queste ultime al “al juicio y
decisión de la comunidad civil”619.
Quantunque tale limitazione si ponesse in palese contrasto con i principi conciliari, in particolare con il paragrafo n. 76 della Gaudium et Spes che riconosceva alla Chiesa il diritto di esprimere il proprio giudizio morale, anche su cose che riguardano l’ordine politico, quando ciò è richiesto dai diritti fondamentali della persona e dalla salvezza delle anime, attraverso mezzi conformi al Vangelo, la gerarchia spagnola aveva guardato con particolare favore al nuovo esecutivo sia per via della scomparsa dei membri dell’Opus Dei “que en nada favorecían a la Iglesia”620, sia perché i nuovi
ministri avevano dato prova di voler dialogare con la CEE621 segnando, almeno
apparentemente, un cambio di atteggiamento rispetto al passato622.
La rinnovata concordia era presto interrotta – per non essere mai più recuperata – dal cosiddetto ‘caso Añoveros’, scoppiato a seguito della lettura di un’omelia concernente la questione basca, il 24 febbraio 1974623. L’omelia, pensata allo scopo di “lograr una mayor fidelidad del pueblo de Dios en Vizcaya”, si basava su alcuni passi dell’enciclica Pacem in terris, di Giovanni XXIII, secondo cui “una azione diretta a comprimere e a
soffocare il flusso vitale delle minoranze è grave violazione della giustizia; e tanto più lo è quando viene svolta per farle scomparire. Risponde invece ad un’esigenza di giustizia che i poteri pubblici portino il loro contributo nel promuovere lo sviluppo umano delle minoranze, con misure efficaci a favore della loro lingua, della loro cultura,
619 Per il discorso di Arias si veda V. Cárcel Ortí, La cárcel «concordataria» de Zamora y el «caso
Añoveros», cit., p. 62-63.
620 Informe, ASP, b. 137.2.11, cit.
621 Nel senso di una collaborazione feconda tra le autorità statali e la CEE andavano anche alcune affermazioni dei ministri degli esteri, della Información e della Educación Nacional. Sul punto si veda
Informe, ASP, b. 137.2.11, cit.
622 Informe, ASP, b. 137.2.11, cit. In questo mutato contesto, il 31 dicembre 1973, Tarancón scriveva al nuovo presidente del governo, oltre che per le congratulazioni di rito, per offrire la “colaboración
cordial” dell’episcopato. A tale proposta, Arias rispondeva: “me muestro indentificado con su idea de que, mediante un diálogo abierto y amistoso entre ambas potestades, pueda establecerse la colaboración […] acojo con satisfacción su deseo de continuar las conversacioes iniciadas con mi predecesor”. Sul
punto si veda V.E. Tarancón, Confesiones, cit., p. 623-624.
623 V. Cárcel Ortí, La cárcel «concordataria» de Zamora y el «caso Añoveros», cit., p. 57; A. Barroso,
Sacerdotes bajo la atenta mirada del régimen franquista, cit., p. 407-408 l’omelia faceva parte del Plan Diocesano de Pastoral, approvato dal vescovo di Bilbao, mons. Añoveros, nell’ottobre del 1973, tutto
teso a sottolineare la scarsa attenzione prestata “al respeto y promoción de los legítimos derechos de las
del loro costume, delle loro risorse ed iniziative economiche” (n. 52) e dell’enciclica
Populorum progressio, di Paolo VI, che al n. 10 afferma “Inoltre l’urto tra le civiltà
tradizionali e le novità portate dalla civiltà industriale ha un effetto dirompente sulle strutture, che non si adattano alle nuove condizioni […] il conflitto delle generazioni si carica di un tragico dilemma: o conservare istituzioni e credenze ancestrali, ma rinunciare al progresso, o aprirsi alle tecniche e ai modi di vita venuti da fuori, ma rigettare in una con le tradizioni del passato tutta la ricchezza di valori umani che contenevano. Di fatto, avviene troppo spesso che i sostegni morali, spirituali e religiosi del passato vengano meno, senza che l’inserzione nel mondo nuovo sia per altro assicurata”. Muovendo da tali presupposti, il documento in commento riconosceva “el
derecho de los pueblos a conservar su identidad incluye también la facultad de estar dotados de una organización sociopolítica que proteja y promueva su justa libertad y su personalidad colectiva” e sanciva l’obbligo delle autorità statali a rispettare il
pluralismo socio-culturale del Paese. Queste ultime, infatti, non dovevano per nessun motivo “ceder a la tentación de sacrificar las características y valores peculiares del
propio país a las ventajas que reporta el simple crecimiento económico”. Con specifico
riferimento al caso spagnolo, il testo in commento riconosceva al popolo basco “el
derecho de conservar su propia identidad, cultivando y desarollando su patrimonio espiritual […] dentro de una organización sociopolítica que reconozca su justa libertad”. Tuttavia – continuava il documento –, nel momento attuale, il popolo basco
era gravemente impedito nell’esercizio del suo diritto. Un esempio in questo senso era dato dall’impossibilità di utilizzare la lingua basca nelle scuole e nei mezzi di comunicazione. L’omelia terminava con un invito rivolto alle autorità civili a modificare tali situazioni in accordo con i documenti pontifici e conciliari e con l’assunzione dell’impegno da parte della Chiesa di “ajustar su acción pastoral a las
características propias de la población que ha de evangelizar”624.
Le autorità governative avevano interpretato il testo come un grave attacco all’unità della Nazione625 e, in ragione di ciò, avevano costretto mons. Añoveros agli arresti
domiciliari, in palese contrasto con le disposizioni concordatarie, e chiesto alla Santa
624 Il testo dell’omelia, El cristianismo, mensaje de salvación para los pueblos, può essere consultato su V.E. Tarancón, Confesiones, cit., p. 631 ss..
625 Nota oficial del Ministerio de Información y Turismo, del 3 marzo 1974. Per la nota si vedano V. Cárcel Ortí, La cárcel «concordataria» de Zamora y el «caso Añoveros», cit., p. 73-73; V.E. Tarancón,
Sede di richiamare il vescovo a Roma, dichiarandosi pronte, nel caso di mancata accettazione di tali condizioni, a rompere unilateralmente i rapporti. Dal canto suo, la Santa Sede aveva inviato una nota all’ambasciatore spagnolo per precisare che essa “deplora(ba) cualquier actividad terrorista y subversiva de cualquier procedencia y en
cualquier región del país”, non era stata previamente informata del contenuto
dell’omelia e, anche quando ne era venuta a conoscenza, non aveva ritenuto opportuno intervenire nei confronti del vescovo e del vicario pastorale per motivi canonici. La Santa Sede non mancava di sottolineare le gravi ripercussioni che un eventuale allontanamento del vescovo avrebbe potuto produrre soprattutto con riferimento all’unità e alla pace dello Stato626.
Tale orientamento era stato suggerito dal Consiglio permanente della CEE627 secondo
cui l’arresto del vescovo – decisione assunta dal governo prescindendo da qualsiasi dialogo con la CEE –, rendeva impossibile “acceder al deseo del Gobierno de que le
llame para infromar la Santa Sede. Parecería delante de todos que es la misma Santa Sede lo que le desterraba o accedía voluntariamente a ello”. Tale organismo aveva pure
precisato che in caso di espulsione del vescovo, avrebbe pubblicato una nota di protesta richiamando il canone 2334 in base al quale “excommunicatione latae sententiae
speciali modo Sedi Apostolicae reservata plectuntur […] qui impediunt directe vel indirecte exercitium iurisdictionis ecclesiasticae sive interni sive externi fori, ad hoc recurrentes ad quamlibet laicalem potestatem”628.
Di fatto, il ‘caso Añoveros’ si concludeva con le dichiarazioni di amore per la Spagna rese dal vescovo dinanzi alla Commissione permanente della CEE629, di modo che “no cede(ba) ante una exigencia del Gobierno sino que informa y aclara ante sus hermanos en el episcopado”630 e con la contestuale pubblicazione di un documento, da parte della
Commissione permanente della CEE, in cui si ribadiva il diritto di ogni vescovo “al
libre y pleno ejercicio de su podere espiritual y de su jurisdicción, así como el de proyectar la luz de los principios cristianos sobre un problema temporal concreto que
626 V. Cárcel Ortí, La cárcel «concordataria» de Zamora y el «caso Añoveros», cit., p. 75-76; P.M. de Santa Olalla Saludes, La Iglesia que se enfrentó a Franco, cit., p. 331.
627 Composto dai cardinali Tarancón, Jubany e Bueno Monreal, il vicario castrense, López Ortiz, e il segretario della CEE, Yanes).
628 V. Cárcel Ortí, La cárcel «concordataria» de Zamora y el «caso Añoveros», cit., p. 73. 629 V. Cárcel Ortí, La cárcel «concordataria» de Zamora y el «caso Añoveros», cit., p. 77-78. 630 V.E. Tarancón, Confesiones, cit., p. 658.
afecte a los católicos de su diócesis” e il diritto esclusivo della Santa Sede a giudicare i
vescovi nell’esercizio della loro attività pastorale631.
L’affaire Añoveros oltre a dimostrare, ancora una volta, l’inattualità delle disposizioni concordatarie, segnava un repentino cambiamento dei rapporti tra governo e CEE632,
accusata di aver apertamente sostenuto il vescovo di Bilbao.